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venerdì 10 febbraio 2023

ALCHIMIA

LA RICERCA OSCURA DELLA PERFEZIONE



Gli alchimisti perseguivano due mete: una materiale e l'altra spirituale, dualismo che si riflette nei loro procedimenti. La padronanza delle forze spirituali era perseguita con tecniche scientifiche: in questa miniatura del 1589, il maestro studia i testi di alchimia mentre si occupa del suo crogiolo.


Tra i personaggi che popolano la storia della magia, spicca la figura, cara all'iconografia popolare, del vegliardo canuto dalla lunga barba bianca e la veste cenciosa che, borbottando tra sé oscuri incantesimi, rimescola una strana mistura gorgogliante, nella speranza che diventi oro, ovvero l'Alchimista, (leggi qui il mio articolo su Kremmerz). 
 
Essi inventarono un linguaggio estremamente oscuro e complesso, per descrivere le loro attività, in quanto le autorità pubbliche li guardavano con sospetto.
 
Era l'antica scienza sacra, coacervo di nozioni che poi sfociarono nelle moderne tecniche chimiche e farmaceutiche, filosofia pratica della natura, che da sempre si contrappone alle metodologie scientifiche e processo spirituale e psichico votato alla sola trasmutazione interiore dell'uomo.
 
Uno dei più grandi filosofi, Aristotele, (leggi qui il mio articolo), aveva insegnato che tutta la materia è composta di 4 elementi: aria, terra, acqua e fuoco, i quali possiedono insieme le 4 proprietà fondamentali: caldo, freddo, umidità e secchezza.
 
Si riteneva che le varie combinazioni di questi elementi, potessero spiegare tutte le forme note di materia ed inoltre, la proporzione di ogni elemento, poteva essere mutata per trasformare un tipo di materia in un altro.
 
La trasmutazione dei metalli comuni in oro, era naturalmente la meta di molti alchimisti anche se, per la maggior parte di essi, il lucro era un fine secondario.
 
L'eventuale produzione di oro era il corrispettivo tangibile di un'ambizione più elevata: l'Immortalità spirituale e fisica, procurando all'uomo la perfezione.
 
Era questa la meta inafferrabile, talvolta chiamata "Pietra Filosofale", talvolta "Elisir di Lunga Vita".
 

 

Alchimista nel suo laboratorio.

L'alchimia era quindi un sistema filosofico che si proponeva di penetrare i misteri della vita, oltre quelli della formazione delle sostanze inanimate.
 
Le più antiche forme di sapienza alchemica, sono fiorite in Cina, nel IV secolo a.C., ed in Egitto, nel II secolo a.C., nelle quali comportava l'esercizio delle pratiche, sia psichiche che di laboratorio, mentre in India, fu l'aspetto farmaceutico a prevalere con il trascorrere del tempo.
 
Alberto Magno, Ruggero Bacone ed Isaac Newton si annoverano tra i più grandi uomini di cultura che studiarono l'alchimia.
 
Nei primi anni della sua carriera Newton fu influenzato dalla tradizione ermetica e si dedicò all'alchimia, per le sue ricerche sulla struttura e sulla filosofia della natura.
 
Nella sua opera Scritti di Ottica, osserva che la natura sembra gradire molto le trasmutazioni e che poteva essere trasmessa a tutti gli elementi in natura.
 
Ma la ricerca alchimistica attrasse anche un buon numero di truffatori ed illusi, e tra essi il chimico tedesco, Johann Rudolf Glauber.
 
Riuscì a convincere non pochi suoi contemporanei di aver scoperto il componente vitale dell'elisir di lunga vita, nelle acque di una certa fonte minerale, ma il minerale contenuto nell'acqua era il solfato di sodio, noto ancora oggi con il nome di "Sale di Glauber" ed usato come lassativo.
 
In alcuni casi, l'alchimia diede luogo a tragiche conseguenze, come nella vicenda del chimico inglese, James Price.
 
Questi nel 1782, affermò di aver trasformato il mercurio in oro, convincendo perfino lo stesso re Giorgio III, che volle esaminare i campioni del nuovo metallo e, trovandolo autentico, chiese di produrne dell'altro.
 
Ma Price disse di aver esaurito la provvista di polveri necessarie alla trasmutazione, ma la Royal Society, fece pressione per indurlo a ripetere l'esperimento.
 
Nel giorno stabilito, Price fece visitare ai dotti signori il suo laboratorio, chiese il permesso di allontanarsi per un momento, ingiottì un bicchiere di veleno e morì.
 
Il più famoso ed esperto alchimista fu senza dubbio Teofrasto Bombaso von Hohenheim, più conosciuto come Paracelso.
 

Paracelso, mentre tiene una lezione sull'elisir di lunga vita. Egli contribuì ad avviare l'alchimia medievale verso la chimica moderna. Mise a punto nuovi procedimenti e li usò per preparare farmaci anziché per tentare di fabbricare l'oro.

Nato in Svizzera nel 1493, imparò da solo tutto lo scibile sulla medicina, astrologia e scienze affine e poi si mise a praticare la professione medica ed insegnare in tutta Europa e Medi Oriente.
 
La modestia non era certo la sua più grande virtù, come quella volta quando disse, di fronte ad un uditorio di eminenti dottori: "Lasciatemi dire questo, il più sottile capello della mia nuca ne sa più di voi e di tutti i vostri scribi, le fibbie delle mie scarpe sono più sapienti del vostro Galeno o di un vostro Avicenna e la mia barba ha più esperienza di tutte le vostre università".
 
Indisponeva i suoi colleghi facendo lezione nel suo dialetto svizzero-tedesco anzichè in latino, che era la lingua colta.
 
Paracelso scrisse parecchio e fra i suoi contributi vi è la proposta di curare le malattie veneree, con una blanda soluzione di mercurio, che fu usata fino all'avvento degli antibiotici.
 
Nel XIX secolo gli assiomi sui quali si basava l'alchimia, furono scalzati dalla prova che gli elementi erano molto più di 4.
 







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