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lunedì 12 giugno 2023

STORICITA' DI RE ARTU'


LA VERA STORIA DI RE ARTU' E DEL MAGO MERLINO


Il mitico re Artù.


STORICITA' DI RE ARTU': E' DAVVERO ESISTITO?



Re Artù, Mago Merlino, Ginevra ed i Cavalieri della Tavola Rotonda, figure ormai mitologiche, sono davvero esistiti o sono frutto della fantasia?.(leggi il mio articolo sul Mito di Atlantide).


Ginevra.


Di Merlino ed Artù, si hanno notizie nel 1135, quando il vescovo gallese, Goffredo di Monmouth, nel suo libro "Storia dei re di Britannia", racconta che il guerriero Bruto, avesse raggiunto dalla città di Troia in fiamme la Britannia, (IN PROPOSITO LEGGI QUI IL MIO POST SULLE PROFEZIE DI MERLINO).



Goffredo di Monmouth.


Goffredo cita che un re di nome Vortigern, un personaggio storico davvero esistito, che era intenzionato ad innalzare una grande torre sul monte Snowdon, in Galles, ma ogni volta che un pezzo veniva costruito, questo crollava immediatamente.


Dopo vari tentativi, i suoi consiglieri gli dissero di spruzzare, alla base della torre, del sangue di un bambino orfano di padre. 


Il re Vortigern.

All'istante i suoi uomini andarono alla ricerca di un ragazzo, che era intento a giocare con dei suoi amici, che si chiamava Merlino.


Vortigern chiamò i suoi genitori, lei era la figlia del re del Galles del Sud, che confessò che una notte era stata sedotta da un giovane misterioso che l'aveva messa incinta e, dunque, siccome Merlino era senza padre, il suo sangue avrebbe bagnato le fondamenta della torre.


 

Il mago Merlino.


Questi si ribellò chiedendo di poter dimostrare perchè la torre crollasse, dicendo: "Volete sapere perchè la torre crolla continuamente? Perchè sotto terra esiste una caverna colma d'acqua che mina le fondamenta".


Sentito questo, Vortigern ordinò di scavare trovando un lago e Merlino ordinò di prosciugarlo, al fine di tovare due grandi Draghi o Serpenti.


Quando ciò accadde, Merlino fú rilasciato non prima di aver predetto la morte di Vortigern, bruciato all'interno di una torre, cosa che avvenne tempo dopo, quando la Britannia fu invasa dal re Aurelio Ambrogio, il quale incendiò la torre di Vortigern.


Ambrogio fu poi avvelenato dal fratello ed il tronò passò a Uther Pendragone, il quale conquistata la Scozia, invitò tutti i nobili del regno alla sua incoronazione.


Uther Pendragone detto anche Uther Pendragon.


Tra questi vi era il duca di Gorlois di Cornovaglia assieme alla sua bellissima moglie, Igerna, di cui Uther si innamorò all'istante, costringendo Gorlois a lasciare nottetempo il castello.


  

Uther Pendragon e Igerna.


Offeso da questi, Uther mosse guerra a Gorlois, il quale aveva rinchiuso la moglie nel castello di Tintagel, costruito su un isolotto e collegato alla terra ferma da un piccolo braccio di terra.


Uther non pensava ad altro che Igerna e Merlino gli cambiò le sembianze, tramite magia, in Gorlois. 



Castello di Tintagel.


Sotto queste mentite spoglie era riuscito a penetrare nel castello ed unirsi all'ignara regina, concependo un figlio che sarebbe diventato re Artù.


Nel frattempo il suo esercito stava attaccando il castello, uccidendo il vero Gorlois e lasciando che Uther potesse sposare Igerna, facendone diventare la sua regina.


Quindici anni dopo Uther fu assassinato ed al suo posto divenne re Artù, anche se in questo racconto non vengono menzionati la spada nella roccia, la Tavola Rotonda e tanti episodi che oggi conosciamo.


Tavola Rotonda dei cavalieri di re Artù.

Queste vennero aggiunte in seguito nel racconto di Thomas Malory, dal titolo "La morte di Artù", pubblicata da William Caxton nel 1485, il quale era un lestofante che saccheggiava monasteri e rubava bestiame e che, in almeno due occasioni aveva stuprato una donna di nome Joan Smyth, moglie di un certo Hugh Smyth.


Malory scrisse, dunque, il suo libro nella prigione di Negate, dove venne sepolto in seguito, dove narra che Artù era stato adottato da Merlino, il quale lo aveva dato in affidamento a Sir Ector, la cui moglie lo aveva cresciuto forte e sano.


Thomas Malory.


Un monaco di nome san Gilda, nella sua opera "De Excidio et conquestu Britanniae", menziona storicamente la battaglia del monte Badon, senza citare Artù, anche se un altro cronista del tempo, Caradoc di Llancarfan, autore di una biografia su san Gilda, ricorda che Artù uccise proprio uno dei fratelli del santo e, forse a tal proposito, non fu menzionato dall'autore.


Sir Ector tutore del giovanissimo re Artù.


Di Artù sappiamo che non fú un re ma un condottiero generale, inoltre, non andava in giro su un cavallo bianco con indosso una pesante armatura medievale, poichè nacque in un periodo storico precedente, ovvero intorno al 470 d.C., quando i romani stavano abbandonando la Britannia.


Infatti, nel 410 d.C. i Romani lasciarono definitivamente la Britannia e Vortigern si autoproclamò re, muovendo guerra contro il popolo dei selvaggi Pitti, che vivevano a nord, al confine con la Scozia.


Il monaco san Gilda o Gildas.


Il re richiamò sull'isola orde di mercenari sassoni, affinchè combattessero assieme al suo esercito, cosa che avvenne ma, nel momento del loro pagamento, Vortigern non fu in grado di soddisfare le loro richieste e quindi, i mercenari conquistarono da soli le terre della Britannia.


Gli abitanti, che a quei tempi erano i Celti, dovettero abbandonare le loro terre, finchè tempo dopo alla guida di Ambrogio Aureliano, i Celti riconquistarono le terre perdute, ricacciando gli invasori oltre mare.


Alla sua morte salì al trono il fratello, Uther Pendragone, il quale grazie al suo comandante, di nome Artorius, ovvero il leggendario re Artù, sconfisse i Sassoni proprio nella battaglia del Monte Badon, nel 518 d.C..


Le sue gesta furono epiche fino alla battaglia di Camlann, nei pressi del fiume Camel in Cornovaglia, quando Artù fu ucciso dal nipote Mordred ed il suo corpo venne portato sull'isola di Avalon.


Mordred.


Nell'estate del 1113 un gruppo di preti francesi si presentò a Bodmin, in Cornovaglia, portandosi dietro alcune sacre reliquie, i quali sentirono la storia che Artù non fosse morto, ma stesse vegliando in un posto sicuro, pronto ad intervenire in soccorso della sua gente.


Uno dei preti, nell'ascoltare questa storia derise i presenti, scatenando l'irruzione di uomini armati, all'interno della Chiesa per dar loro una lezione, cosa che non avvenna grazie all'intervento di alcuni pacieri.


L'episodio ci dimostra come quella di Artù fosse già una figura leggendaria, prima dei racconti di Goffredo, e citato numerose volte nei poemi gallesi, scritti un secolo dopo la sua scomparsa.


Il monaco Nennio, tra l'800 e l'820 d.C., nei suoi "Annali Pasquali", in cui cita che nella battaglia di Badon, Artù portò sulle spalle, per tre giorni e tre notti, la croce di Gesù Cristo, grazie alla quale i Britanni ne uscirono vincitori.


 

Il monaco Nennio.

Un'altra citazione è relativa all'anno 539, nel quale racconta dell'eccidio di Camlann in cui morirono Artù e Modred.


Scontro tra re Artù e Mordred nella battaglia di Camlann.


Nel 1184, il re Enrico II, durante una spedizione in Galles, si era imbattuto in un cantore, che gli aveva rivelato che Artù era sepolto nelle cripte dell'Abbazia di Glastonbury, esattamente tra due piramidi e che, per proteggere il corpo dalle vendette dei Sassoni, era stata scavata una fossa profonda cinque metri.


Enrico II di Francia.


Recatosi all'abbazia, Enrico confidò la cosa all'abate, il quale non fu per nulla turbato ed interessato alla storia, in quanto l'abbazzia era già una delle più ricche del paese e non intendeva attirare nuovi pellegrini.


Abbazia di Glastonbury.


Il 25 maggio del 1184 l'abbazia fu distrutta da un incendio, dal quale si salvò soltanto l'immagine di Nostra Signora di Glastonbury, che fu ritenuta un segno divino, dopo la devastazione.


Enrico propose una colletta per la ricostruzione ed un monaco, morto nel 1191, chiese di essere sepolto sotto l'edificio, in mezzo alle due croci.


Nel soddisfare la richiesta, vennero scoperte due colonne marmoree, che potevano essere le due piccole piramidi.


Scavando per altri cinque metri, scoprirono una lastra di pietra che, sollevandola riportava un'iscrizione latina su una croce di piombo: "Hic jacet sepultus inclytus rex Artorius in insula Avalonia", (tradotto: "Qui giace sepolto il celebre re Artù, nell'isola di Avalon").


Eccitati dal ritrovamento, i monaci continuarono a scavare, finchè non fu trovato un enorme sarcofago, ricavato da un tronco di quercia, dentro il quale giaceva uno scheletro umano, il cui cranio presentava profonde ferite, assieme ad un altro scheletro più piccolo, attribuito a Ginevra, visto che nell'iscrizione si citava anche la "Regina Wenneverla".


La croce di piombo venne conservata per secoli, finchè nel 1607, un antiquario di nome William Camden, la studiò a fondo, rinvenendo nel testo la parola "Arturius" ed avvalorando la tesi della tomba di quest'ultimo.


William Camden.


Nel 1963, C.A. Radford, eseguì degli scavi, dimostrando la fondatezza dei monaci nell'essersi spinti a scavare fino a cinque metri, alla ricerca della tomba di Artù, fino ad allora anche sede della tomba di Giuseppe di Arimatea, che aveva sepolto Gesù nei giorni della sua resurrezione e di cui erano sorte leggende legate alla Britannia ed al mito del Santo Graal, anche se pare ovvio come mai i monaci non pensarono di riportare alla luce anche la sua tomba, (leggi qui il mio articolo su Rennes Le Chateau).


Giuseppe d'Arimatea.


Da tutto ciò sembra dedursi che, il re Artù o il generale Arturius, sia relamente esistito, distinguendosi per la sua straordinaria bravura nel combattere e comandare.


Altri studiosi sono convinti di aver identificato la vera collocazione geografica, del mitico regno di Camelot.


Nel 1542, lo scrittore John Legand, sosteneva che una collina fortificata di South Cadbury, nel Somerset, fosse in realtà Camelot, tanto che nel 1966 si iniziò a scavare proprio nel castello di Cadbury, dal quale emersero rovine romane e resti di edifici, collocabili ai tempi del re Artù.


Cristo con il Sacro Graal.


Nel 1924, durante una visita a Tintagel, Rudolf Steiner, fece una seduta spiritica, identificando la Tavola Rotonda ed il dormitoio dei cavalieri, in questo castello costruito nel 1140.


Rudolf Steiner.


Nell'estate del 1983, esplose un incendio che bruciò la vegetazione della piccola isola, che portò alla luce le fondamenta di un centinaio di costruzioni rettangolari e di un edificio, composto da una singola stanza grande circa venticinque metri.


Sotto la collina emerse un piccolo porticciolo naturale, in cui furono scoperte anfore e giare, che avrebbero dovuto contenere vino ed olio, assieme a tumuli sepolcrali celtico-cristiani, vicino ai quali fu rinvenuta una roccia con un'impronta ben modellata sopra, cosa in uso al tempo quando i potenti lasciavano il segno del loro potere, ad indicare il loro predominio sul territorio conquistato.


Riguardo la famosa spada di Artù, chiamata Excalibur, Goffredo di Monmouth, afferma che si chiamasse "Caliburn", che è la combinazione di due parole che significano "Fiume".


Visto che la spada, per essere temprata ha bisogno dell'acqua fredda, visto che "Cale" significa freddo e quindi, caliburn potrebbe essere tradotto come "corrente gelida".


Quindi la spada potrebbe aver ricevuto il suo nome dal fiume Cale, che scorre nei pressi di Sturminster, nel Dorset, dove venne creata.


Per quanto riguarda invece il "Santo Graal", la sacra coppa usata da Gesù nell'ultima cena e da Giuseppe d'Arimatea per raccogliere le gocce del sangue di Cristo sulla croce, si pensa fosse stata portata a Glastonbury da Giuseppe.


Nel 1959, durante gli scavi in una villa romana nel nord Africa, venne alla luce una grande urna marmorea, databile al periodo in cui visse Artù, su cui era scolpita una croce e sul coperchio erano presenti dei fori che formavano una sagoma di una croce, che era andata perduta e l'urna conteneva le spoglie mortali di un santo e veniva usata in qualche rito religioso.


Su Merlino, invece, bisogna considerare che avesse molti più anni di Artù, a quei tempi un ragazzino, quando era ancora in vita il re Vortigern, secondo i racconti di Goffredo.


Myrddin.


Nella sua opera, però, Merlino è al servizio del re Rodarco, impegnato a combattere il re degli Scoti chiamato Guennolous, due personaggi storici realmente esistiti cento anni dopo la presunta morte di Artù.


Nikolai Tolstoy.


Per ovviare a questo anacronismo, Goffredo lo giustifica asserendo che Merlino, visse cento anni dopo la morte di Artù, quindi da ultracentenario e potrebbe essere veritiera, se si accetta che Merlino corrisponda al poeta gallese di nome Myrddin, in vita nel 573 d.C., ipotesi avvallate da Robert Graves, nel suo libro "La dea Bianca" del 1948 e Nikolai Tolstoy, nel suo "The Quest for Merlin" del 1985, (leggi la storia del fantasma di Robert Grave).


Robert Graves.


Ma nel 1988, nel suo libro "Merlino", la professoressa Norma Lorre Goodrich, sostenne l'esistenza di Merlino, che aveva trent'anni più di Artù, nato in Galles e morto in Scozia, e che il nome "merlino" era un uccello rapace e che il vero Merlino, altri non era che un vescovo di nome Dubricio, che aveva incoronato Artù re dei Britanni, mentre Myrddin era un uomo selvatico dei boschi, dotato di poteri magici.


Norma Lorre Goodrich.


Quindi si deduce esistano due teorie contrastanti tra loro: una che ci parla dei due Merlino e quella di un solo Merlino, il cui vero nome era Myrddin.


Forse Merlino era l'ultimo dei "Druidi", una forma di religione dei Celti, approdati in Britannia attorno al 600 a.C., dei quali riprende il ruolo di intermediario tra l'essere umano ed il mondo spirituale.


Merlino ultimo dei Druidi.


Ad oggi il mito si mescola con la realtà e non è dato sapere se effettivamente sia o meno esistito Artù e tutto il suo reame di Camelot, anche se gli indizi e la mancanza di prove storiche porta alla conclusione che sia tutta una favola.










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