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giovedì 28 marzo 2024

IL LUPO MANNARO DI VILLA SAN GIOVANNI


IL LUPO MANNARO DI VILLA SAN GIOVANNI




LA STORIA DEL LUPO MANNARO ZI MASI



lupo mannaro villa san giovanni

Zi Masi rincorre dei ragazzi all'uscita della discoteca Il Pilone - (foto di Domenico Arcudi)




Le storie di licantropia si tramandano da secoli e raccontano di uomini che, durante le notti di luna piena, uscivano di casa ululando ed aggredendo chiunque incontrassero nel loro cammino.


Come citato nel mio articolo, che puoi leggere cliccando qui, queste persone erano affette da molte patologie, tra cui l'ipertricosi, che provoca la crescita di peli in tutto il corpo, che nell'immaginario collettivo, davano luogo a questi miti e leggende.


A Villa San Giovanni, in provincia di Reggio Calabria, è ancora viva la storia del lupo mannaro del luogo, chiamato Zi Masi o semplicemente Masi.


Questo era un pescivendolo del luogo che, da giovane, si era recato presso uno dei ex Forti Umbertini, a Matiniti sopra Campo Calabro, che fungevano da batterie e polveriere a difesa dello Stretto di Messina ed ancora oggi esistenti.


Qui Masi, come raccontò in seguito, fu attaccato da un lupo mannaro: 


"Mi ricordo che in compagnia di alcuni amici, visitammo di notte il Forte Siacci di Matiniti Superiore, perchè ci avevano raccontato alcune storie di fantasmi e volevamo andare di persona a verificare".


Lo stesso Zi Masi, continua il suo racconto, aggiungendo:


"Era una notte di piena estate, parcheggiammo l'auto ed iniziammo a percorrere il muro di cinta che delimita la stradina che conduce al portone principale. Qui, passando sopra il ponte levatoio, arrivammo davanti il grande portone che in alto recava la scritta 1888 e delle palle di cannone. Non c'era nessuno ed entrammo nel piccolo atrio, dove sia a destra che a sinistra si diramavano corridoi bui, pieni di stanze, mentre di fronte di usciva nel grande cortile. Ad un certo punto, mentre ci addentravamo nei corridoi, dall'esterno udimmo strani versi e rumori di rami calpestati. Io, assieme ad il mio amico, uscimmo verso il cortile ed in alto, sopra le scale, vedemmo un'ombra gigante che scomparve dietro un muro. Gli altri due amici rimasti indietro, si affrettarono a guadagnare l'uscita dal forte, mentre io ed il mio amico rimanemmo li, incuriositi. Mi affrettai a salire le scale, dove poco prima avevo visto qualcosa ed il mio amico mi seguì. Ad un certo punto udimmo un ululato, che inizialmente associammo ad un cane, visto che nella zona ci sono molti pascoli e quindi molti cani da gregge. Mi affacciai dal muro, alle fine delle scale, e vidi una figura scura, alta e pelosa, girata di spalle, che guardava la luna piena. Lo dissi al mio amico, il quale impaurito scappò giù per le scale, raggiungendo gli altri. Io, invece, volevo appurare cosa avessi visto ed andai verso la figura". 


Incisione del XVIII secolo raffigurante un feroce attacco di un lupo mannaro ad una donna con al collo una croce, che non vale a salvarla dal suo destino.



Zi Masi ha gli occhi lucidi e si ferma un attimo nel suo racconto, poi ripresosi continua:


"Questa si girò di scatto e mi morse sulla gamba destra. Sentii un dolore lancinante ed i denti conficcarsi nella carne, mentre davanti a me, quel mostro aveva gli occhi rossi iniettati di sangue e due grandi mani pelose con unghie lunghissime. Ad un certo punto sentii i miei amici gridare e venire in mio soccorso e la creatura sparire saltando un muro. Raccontai il tutto ai miei amici, ma gli stessi dissero che secondo loro ero stato morso da un cane od addirittura un cinghiale. Non andai in ospedale ma mi feci portare a casa. La notte seguente, mentre stava calando il buio ed in cielo appariva la luna piena, sentii lo stomaco contrarsi in dolori lancinanti ed ebbi la voglia di gridare, o meglio ululare. Mi spaventai moltissimo ed uscii fuori di casa preso dal panico. Andai verso la mia pescheria e durante il tragitto iniziai a sentirmi trasformare, nel vero senso della parola. Mi crescevano i peli e le mani ed il corpo si stavano trasformando, poi non ricordo più nulla. Mi ricordo soltanto che mi ritrovai sulla spiaggia di Porticello, con i vestiti strappati e la bocca e le mani piene di sangue. Non so cosa avevo fatto ma capii che forse ero stato tramutato in un lupo mannaro e la cosa mi spaventò molto. Uscivo solo la notte per paura di fare del male a qualcuno e, nei momenti di luna piena, vedevo assumere nuove sembianze, anche se al risveglio non ricordavo mai nulla".


Questa fu l'unica testimonianza diretta di Masi, in quanto non raccontò più a nessuno la sua storia.


In città molti avvistarono il lupo mannaro durante la notte, ma non ci furono mai casi di assassinio di persone ma soltanto la sparizione o la morte di molti animali.


Si ritiene fossero state vittime del lupo mannaro Zi Masi, come disse un pastore del posto, Don Mico:


"Una notte mentre stavo dormendo sentii del frastuono provenire dal mio porcile, con gli animali che grugnivano all'impazzata. Mi affacciai dalla finestra e vidi una figura alta e pelosa, che tra i denti aveva un pezzo di maiale insanguinato, scappare via verso le montagne. Quando il mattino dopo andai a verificare, vidi che era rimasta mezza carcassa di maiale, che sicuramente era stata sbranata dal lupo, che ne aveva portato con se solo una parte. Da quel giorno non lo vidi più, anche se mi ero preparato il fucile in caso di una sua nuova visita".


Intanto la popolazione si domandava, tra realtà e fantasia, cosa si stesse aggirando per le vie della città e se c'era il pericolo fondato di una minaccia tra la gente.


Iniziarono ronde notturne senza però dare risultati concreti, finchè le cose per un pò non si calmarono.


Una notte d'estate, alcuni ragazzi stavano tornando a casa, a fine serata trascorsa nella famosa discoteca "Il Pilone", presso il Bordo di Santa Trada, in motorino, quando il guidatore si accorse che, dietro di se, qualcosa li stava seguendo.


L'amico dietro si girò ed urlò, chiedendo all'altro di accelerare per seminare quello che gli sembrava un grande lupo.


Ma Zi Masi, come noto per i lupi mannari, era più veloce e li raggiunse.


Con una zampata fece cadere i due ragazzi dal motorino che si trovarono di fronte quella orrenda figura, quando ad un tratto altre persone in auto, che stavano anche loro uscendo dalla discoteca, iniziarono a suonare i clacson ed impaurire il lupo.


Questi scappò ed i due ragazzi si salvarono dalla furia famelica del lupo mannaro, riportando soltanto qualche escoriazione, dovuta alla caduta, e segni di graffi, dovuti alla zampata del lupo.


Tempo dopo, altri testimoni raccontano di averlo visto in compagnia di un gruppo di cani a seguito, di cui sicuramente lui era il capo branco, che andavano in giro ululando e mangiando tutto ciò che trovavano.


Altri, invece, hanno assistito ad attacchi su animali, ma impauriti dalla bestia, hanno preferito scappare.


Anni dopo Zi Masi morì e con lui morì l'ultimo lupo mannaro di Villa San Giovanni.






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