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lunedì 13 febbraio 2023

MANOSCRITTO VOYNICH


STORIA DEL MANOSCRITTO VOYNICH


Pagina del manoscritto di Voynich.


Era il 1912 quando un collezionista di libri rari, Wilfred Voynich, era riuscito ad acquistare il manoscritto, ritrovato in un antico baule conservato nella scuola gesuitica di Mondragone a Frascati, datato tra il 1404 ed il 1438.


Il volume, di circa 16 per 22 cm, composto da 204 pagine, di cui 28 andate perdute, era scritto in cifrato con calligrafia medievale su pergamena di vitello.


Le pagine erano ricamate con lievi disegni di corpi nudi femminili, diagrammi astronomici ed ogni genere di pianta a più colori.


Wilfrid Voynich.


Il manoscritto era accompagnato da una lettera, datata 19 agosto 1666, scritta da Joannes Marco Marci, rettore dell'Università di Praga, ed indirizzata al gesuita Athanasius Kircher, dove si descriveva l'acquisto del libro per 600 ducati dall'imperatore del Sacro Romano Impero, Rodolfo II di Praga.


Secondo alcuni studi il libro arrivò a Praga portato dall'Inghilterra, nel 1584 da John Dee, mago di corte della regina Elisabetta.

Il rettore dell'Università di Praga, Joannes Marco Marci.

Dee avrebbe ottenuto il manoscritto dal duca di Northumberland, che aveva saccheggiato i monasteri inglesi su ordine di Enrico VIII.


John Dee, mago alla corte della regina Elisabetta, portò il manoscritto di Voynich a Praga.




DESCRIZIONE DEL MANOSCRITTO VOYNICH


 

A prima vista il libro potrebbe essere definito un erbario, viste le tavole riportanti svariati tipi di fiori e piante, alcune delle quali non più esistenti.



Anche la presenza di diagrammi e tavole astronomiche e  zodiacali è giustificata dal fatto che, le piante venivano raccolte con la luna piena o quando stelle e pianeti si trovavano in una certa data e collocazione celeste.



Presenta, inoltre, varie lingue tra cui latino, inglese medievale e lingua d'Oc assieme a molti nomi immaginari, come per le costellazioni.



L'alfabeto in cui è scritto il codice, è un insieme di simboli e ignoti, senza punteggiatura autonoma, sostituita da alcuni simboli sulle lettere, per indicare accenti ed organizzazioni delle frasi.



Tutte le lettere sono minuscole e non ci sono casi di consonanti doppie nelle parole e si trovano abbreviazioni in latino.



Il libro è suddiviso in sezioni, a seconda del tema delle illustrazioni:


  • Sezione I (fogli 1-66): chiamata botanica, contiene 113 disegni di piante sconosciute.

  • Sezione II (fogli 67-73): chiamata astronomica o astrologica, presenta 25 diagrammi che sembrano richiamare delle stelle. Vi si riconoscono anche alcuni segni zodiacali. Anche in questo caso risulta alquanto arduo stabilire di cosa effettivamente tratti questa sezione.

  • Sezione III (fogli 75-86): chiamata biologica, nomenclatura dovuta esclusivamente alla presenza di numerose figure femminili nude, sovente immerse fino al ginocchio in strane vasche intercomunicanti contenenti un liquido scuro.

  • Subito dopo questa sezione vi è un foglio ripiegato sei volte, raffigurante nove medaglioni con immagini di stelle o figure vagamente simili a cellule, raggiere di petali e fasci di tubi.

  • Sezione IV (fogli 87-102): detta farmacologica, per via delle immagini di ampolle e fiale dalla forma analoga a quella dei contenitori presenti nelle antiche farmacie. In questa sezione vi sono anche disegni di piccole piante e radici, presumibilmente erbe medicinali.

  • L'ultima sezione del manoscritto Voynich comincia dal foglio 103 e prosegue sino alla fine. Vi figurano solo stelline a sinistra delle righe, e si crede si tratti di una sorta di indice.




DECIFRAZIONE DEL MANOSCRITTO VOYNICH

 

Il gesuita Athanasius Kircher, il primo che cercò di decifrare il codice Voynich.

Uno dei primi fu senza dubbio Athanasius Kircher, che cercò di decifrare il testo ma senza successo.


Successivamente molti analisti, filologi, studiosi, linguisti, astronomi e persino la Biblioteca Vaticana, cercarono invano di scoprire il segreto o codice, che avrebbe permesso la sua decifrazione.


Nel 1921 il professor William Romaine Newbold, annunciò di essere riuscito a decifrare il codice Voynich.


Il filologo William Romaine Newbold.


Secondo lui, la chiave era far corrispondere a ciascun simbolo una lettera dell'alfabeto romano, riducendo il gruppo da 29 a 17 unità.


Utilizzando il vocabolo latino "Conmuto" o "Commuto", che significa permuto, come parola chiave, era riuscito a ricavare più di quattro versioni del testo, di cui l'ultima derivata da vocaboli latini e da loro anagrammi.


Rimettendo assieme il tutto, aveva ottenuto una copia leggibile del manoscritto, ma il crittografo David Kahn, poneva in risalto alcuni punti deboli del metodo proposto.


Il metodo, che consiste nel raddoppio delle lettere che compongono una parola, da la soluzione al testo con l'ausilio della parola chiave conmuto e con l'aggiunta della lettera "q", dunque è certamente possibile decifrare i messaggi ma è impossibile decrittarli.


Il crittologo David Kahn.

Provò ad immaginare perchè l'ipotetico redattore del manoscritto, ci tenesse tanto a nascondere il suo lavoro, ricordando un caso più antico di occultamento, ovvero quello rinvenuto su una tavoletta di argilla, impressa con caratteri cuniformi e databile attorno al 1.500 a.C..


Alla morte di Newbold, nel 1926, il suo amico Roland G. Kent, diede alla stampa il risultato delle sue ricerche, accettato dalla maggior parte degli studiosi.



Il Dottor John Matthews Manly, allievo di Newbold, massimo esperto di decodifica di testi e membro dei servizi segreti degli Stati Uniti, non era soddisfatto delle ricerche.
 


 

John Matthews Manly.

Famoso per aver decifrato una lettera in codice, ritrovata nel bagaglio di una spia tedesca, che si faceva chiamare Lothar Witzke, catturata nel 1918 a Nogales, in Messico, riuscì a svelare il testo davanti la Corte Marziale e far incriminare Witzke.


Manly si dedicò all'analisi del libro di Newbold e del suo metodo, giungendo alla conclusione che l'autore si sia autoingannato.


Ovvero, molte frasi potevano essere anagrammate in dozzine di frasi tutte diverse tra loro e si era reso conto che, alcuni tratti calligrafici abbreviati, osservati con la lente di ingrandimento, erano semplici impuntature della penna, che forse si era incastrata nella pergamena, lasciando segni e lettere incompleti.



Questo suo studio dimostrò che Newbold non aveva trovato la chiave di decodifica del testo.



Nel 1933 il medico, Leonell C. Strong, pubblicò alcuni frammenti di traduzione, rivelando che il testo altro non era che un erbario, scritto da un certo Anthony Ascham.


Nel 1947 Leonell C. Strong pubblicò una traduzione di due pagine del manoscritto Voynich in cui affermava che l'autore era Anthony Askham.


Ma Strong non riuscì mai a chiarire il sistema con il quale era giunto alla comprensione del testo e quindi gli studiosi non gli diedero credito.


William F. Friedman, durante gli ultimi anni della Seconda Guerra Mondiale, aveva fondato un gruppo di studiosi per studiare il manoscritto Voynich, anche lui senza risultati.


William Friedman.


Nel 1960, alla morte di Ethel Voynich, moglie di Wilfrid Voynich, l'antiquario Hans Kraus entrò in possesso del libro e lo mise all'asta per la cifra di 160.000 sterline.


Ma non lo acquistò nessuno e nel 1969 lo donò all'Universita di Yale, dove si trova tutt'ora, in attesa di qualche studioso capace di decifrarlo.


Negli ultimi anni decine di moderni ricercatori hanno annunciato di aver decifrato il libro, come fece Nicholas Gibbs nel 2017, quando dichiarò che il codice altro non era che un manuale per la salute delle donne, con ricette per preparare medicamenti.


Nicholas Gibbs.


Nel 2018, l'ingegnere turco Ahmet Ardiç, sostenne che il testo era una versione fonetica del turco antico.


L'ingegnere turco Ahmet Ardiç.


Gerard Cheshire, ricercatore dell'Università di Bristol, nel 2019 dichiarò di aver decifrato l'incomprensibile testo e che fosse stato redatto da una suora domenicana del convento del Castello Aragonese di Ischia e dedicato alla regina d'Aragona Maria di Castiglia, contenente una specie di manuale medico.


Gerard Cheshire.

Purtroppo ad oggi il manoscritto rimane indecifrato in attesa di svelarne i suoi segreti.







mercoledì 7 dicembre 2022

CODICI PIU' DIFFICILI DA DECIFRARE AD OGGI

 

CODICI E TESTI MAI DECIFRATI

Disco di Festo

Linear A

Linear B

Kryptos

Cifrario delle Sette Barre d’Oro cinesi

Cifrario di Beale

Manoscritto di Voynich

Cifrario di Dorabella

Cifrario di Chao

Cifrario di Agapeyeff

Taman Shud o Mistero dell'uomo di somereton

  

DISCO DI FESTO


Disco di Festo proveniente da Creta


Scoperto nel 1903, rappresenta la testimonianza più importante tra le inscrizioni geroglifiche provenienti da Creta.

Entrambi i lati del disco sono decorati da geroglifici disposti a spirale, incisi nell’argilla ancora fresca. Sono stati catalogati 45 simboli grafici alcuni dei quali sono stati identificati come appartenenti al periodo Protopalaziale della civiltà minoica (2000-1700 a.C.), (CLICCA QUI PER IL MIO ARTICOLO IN PROPOSITO).


LINEAR A E LINEAR B


Linear A di Creta

Si tratta di una delle due testimonianze di scrittura lineare rinvenute a Creta.

Il suo gemello Linear B è stato decifrato nel 1952 da Michael Ventris ed era in sostanza una sorta di grammatica della prima forma di greco, conosciuta come miceneo. 

Alcuni simboli grafici sono presenti in entrambe le iscrizioni e Linear A è stato parzialmente compreso, ma restano delle lacune nell’interpretazione dello scritto: infatti combinando le sillabe di Linear A e quelle di B si ottengono parole che non appartengono a nessuna delle lingue conosciute all’uomo.

KRYPTOS

Kryptos davanti la sede della CIA

E' una scultura che fa bella mostra di sè sul lato nord-ovest del cortile della nuova sede della CIA a Langley (Virginia) dal 1990. 

Il suo autore (l’artista statunitense Jim Sanborn), adoperando principalmente del granito rosso, ha creato un testo scritto con i 26 caratteri dell’alfabeto latino-americano con l’aggiunta del punto interrogativo. 

Il testo contiene quattro messaggi distinti, ognuno codificato con un cifrario differente e i caratteri totali sono 1.738.

CIFRARIO DELLE SETTE BARRE D'ORO CINESI

Sette lingotti d’oro, risalenti al 1933, sui quali sono incise figure, ideogrammi cinesi, un linguaggio sconosciuto e crittogrammi in lettere latine.

CODICE BARRA ORO CINESE
Cifrario Sette Barre Cinesi

La tesi dominante è che fossero state rilasciate da una banca americana a un certo generale Wang di Shangai come certificazione di un deposito da 300 milioni dollari che è ancora oggetto di contesa. 

Chi svelerà il significato delle sette barre d’oro potrebbe mettere fine alla disputa.

CIFRARIO DI BEALE

Cifrario di Beale ancora oggi non decifrato

Tre messaggi numerici cifrati che sono una vera e propria mappa del tesoro.

Grazie alla loro soluzione si potrebbe ritrovare il tesoro di Thomas Jefferson Beale che nel 1822 consegnò a un amico il cifrario, con l’impegno di leggerli solo se non fosse tornato dal viaggio che stava per intraprendere. 

Il tesoro (due vagoni pieni di tonnellate di oro, argento e pietre preziose) sarebbe sepolto nella Contea di Bedford, in Virginia. 

Degli enigmi, basati su tre libri, il secondo è stato svelato (la chiave era la Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti): indica i pesi rispettivi delle materie preziose sepolte, dà generiche indicazioni sulla loro posizione e soprattutto sottolinea che è il primo messaggio quello che contiene le esatte coordinate che conducono al tesoro.

MANOSCRITTO DI VOYNICH


Una delle pagine misteriose del Manoscritto di Voynich

Noto anche come il libro più misterioso del mondo, è un manoscritto di 232 pagine interamente redatto in una lingua che non appartiene a nessuno dei ceppi conosciuti, (CLICCA QUI PER LEGGERE IL MANOSCRITTO DI VOYNICH).

Al suo interno trovano posto illustrazioni di piante sconosciute, ricette di erboristeria, diagrammi astrologici e piccole figure umane. 

Il volume, datato tra il Quindicesimo e il Sedicesimo secolo, ha subito innumerevoli tentativi di decrittazzione, ma a tutt’oggi il suo significato rimane oscuro.

 CIFRARIO DI DORABELLA


Lettera cifrata chiamarta Cifrario di Dorabella

E' una lettera cifrata scritta dal compositore inglese Edward Elgar alla Signorina Dora Penny nel 1897, che non fu mai in grado di decifrarne il significato. 

Consiste di 87 caratteri scritti su tre linee di testo ed è apparentemente basato su un alfabeto di 24 simboli che ricordano vagamente la scrittura araba. 

Il contenuto della lettera non è mai stato interpretato.

CIFRARIO DI CHAO


Un metodo inventato nel 1918 da John F.Byrne che per quarant’anni tentò di convincere le intelligence americane ad adottarlo. 

Byrne, che ha spiegato il funzionamento del suo metodo nell’autobiografia Silent Years, arrivò al punto di mettere a disposizione una ricompensa per chi fosse riuscito a capire il suo codice ma nessuno ha mai incassato il premio. 

Esistono solo tre persone al mondo in gardo di usare il sistema ideato da Byrne: suo figlio John e due editori del giornale Cryptologia ai quali lo ha spiegato nel 1990.

CIFRARIO D'AGAPEYEFF

Cifrario d'Agapeyeff

A tutt’oggi irrisolto, apparve nella prima edizione del 1939 di Codes and Ciphers, un semplice libretto sulla crittografia pubblicato dal cartografo inglese di origini russe Alexander D’Agapeyeff

Iniziato come sfida di decifratura lanciata ai lettori è diventato un cifrario irrisolvibile poiché l’autore fece uno sbaglio durante l’operazione di cifratura e tutti i tentativi di ricostruire il testo originale fallirono. 

Lo stesso D’Agapeyeff lo tolse dalle successive ristampe del libro perché incapace di ricordarsi come aveva ottenuto quel testo cifrato.

 

TAMAN SHUD O MISTERO DELL'UOMO DI SOMERTON


Il cadavere dell'uomo ritovato assieme al codice

E' conosciuto anche come il Mistero dell’Uomo di Somerton. 

Nel primo giorno di dicembre del 1948 venne ritrovato a Somerton Beach nella zona di Adelaide (Australia) il cadavere di un uomo che indossava un maglione e un cappotto nonostante fosse estate. 

Le indagini per l’identificazione dell’uomo fecero ricorso all’esame delle impronte digitali e delle arcate dentali ma non arrivarono ad alcuna conclusione. 

L’ipotesi sulla causa di morte fu di avvelenamento poichè l’uomo presentava una grave congestione emorragica a livello dello stomaco e di altri organi interni ma durante l’autopsia non venne rilevata la presenza di sostanze tossiche. A breve distanza dalla morte venne ritrovata una valigia appartenuta all’uomo ritrovato cadavere sulla spiaggia di Somerton. 

All’interno del bagaglio, scoperto nel deposito della stazione ferroviaria di Adelaide, venne rinvenuto un paio di pantaloni nei quali, in una tasca segreta, fu trovato un piccolo frammento di carta strappato da un libro sul quale erano stampate le parole Taman Shud

Il piccolo pezzo di carta venne confrontato con una rara edizione di Rubayat di Omar Khayyám (il titolo che lo scrittore inglese Edward Fitzgerald diede alle sue traduzioni di poemi persiani, dei quali un migliaio erano opera di Omar Khayyám (1048–1131), un poeta, astronomo e matematico persiano) che un uomo trovò abbandonata all’interno della propria auto la notte del 30 novembre, a poche ore dal ritrovamento del corpo dello sconosciuto. 

Il frammento risultò essere stato asportato proprio da quel volume, sul retro del quale gli investigatori scoprirono cinque righe di lettere maiuscole tracciate a matita che si ipotizzò fossero la chiave di un codice ancora irrisolto. 

La traduzione di Thaman Shud significa finito, concluso.



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