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venerdì 10 febbraio 2023

LA MALEDIZIONE DEL DIAMANTE HOPE


LA MALEDIZIONE DEL DIAMANTE BLU DI FRANCIA


Il diamante Hope.

Il diamante in questione venne acquistato da Luigi XIV, nel 1688 da un commerciante di nome Jean-Baptiste Tavernier, che lo aveva sottratto dall'incavo dell'occhio di un idolo in un tempio indiano. 

Luigi XIV di Francia acquistò il diamante Hope da Jean-Baptiste Tavernier.

  

Jean-Baptiste Tavernier che trovò il diamante Hope.

Luigi fece tagliare il diamante a forma di cuore, per donarlo a Madame de Montespan, (leggi qui il mio articolo in proposito), una delle sue amanti preferite, praticante di magia nera. 

Madame de Montespan, amante ufficiale di Luigi XIV.

Come descritto nel mio articolo, che ti invito a leggere, la Montespan era solita far sacrificare neonati sull'altare, con l'aiuto dell'abate Guiborg.

Quando questa storia venne a galla, lo scandalo fu soffocato e la Madame perse i favori regali, cosa che scaturì dall'influsso negativo del diamante.

Un secolo dopo venne donato da Luigi XVI alla sua sposa Maria Antonietta, la quale fu decapitata durante la Rivoluzione Francese. 

 

Luigi XVI e Maria Antonietta.

Stessa sorte toccò alla principessa di Lamballe, la quale morì incitata dalla folla, dopo aver ricevuto in affidamento il diamante da Maria Antonietta.

 

Maria Teresa Luisa di Savoia-Carignano, vero nome della principessa di Lamballe.

Tempo dopo il diamante riapparve a Londra in forma ridotta, ovvero era passato da 112,5 a 44,5 carati e nel 1830 venne acquistato dal banchiere, Henry Thomas Hope, da cui prese il nome.

 

Henry Thomas Hope, da cui prese il nome il famoso diamante.

Finchè fu nelle mani di Hope, ad egli ed i suoi familiari non accadde nulla, ma quando arrivò nelle mani della cantante, May Yohè, la stessa riconobbe i poteri negativi della pietra, tanto da farle rompere il matrimonio con Lord Francis Hope e morendo in povertà, maledicendo la pietra.

 

La cantante May Yohé.

All'inizio del novecento, Lord Hope, decise di vendere il diamante a Jacques Colot, il quale si suicidò, non prima di aver venduto la pietra al principe russo, Kanitovski.

Questi, dopo averla donata ad una giovane ballerina, la uccise proprio quando la stessa indossò la pietra.

La pietra passò nelle mani del greco Simon Matharidies, che morì precipitando da una rupe e nel 1908 fu acquistata dal sultano turco, Abdul Hamid. 

 

Il sultano turco Abdul Hamid ed il diamante Hope.

L'anno dopo il sultano fu deposto e diventò pazzo e la pietra fu acquistata da Habib Bey, che morì annegato.

Giunto nelle mani di Pierre Cartier, lo stesso lo aveva venduto ad Edward Beale Maclean, proprietario del giornale "Washington Post", al quale morirono la madre e le due cameriere di casa. 

Edward Beale McLean, proprietario del giornale Washington Post.

Il figlio Vinson, controllato a vista da guardie del corpo, l'unico giorno in cui sfuggì al controllo, morì investito da un'auto di fronte casa.

Maclean, dopo essersi separato dalla moglie, morì in preda all'alcolismo, mentre lei aveva donato alla figlia, il giorno del suo matrimonio, il diamante e la stessa morì avvelenandosi.

Nel 1947, alla morte di Evalyn Maclean, il diamante fu acquistato da Harry Winston, che dopo averlo messo in mostra a New York, lo spedì allo Smithsonian Institute. 

 

Il gioielliere Harry Winston che donò il diamante Hope allo Smithsonian Institute.

Nel valutare il caso del diamante Hope, gli scettici usano lo stesso metro di misura adottato per la cosiddetta maledizione del faraone Tutankhamon, ovvero che i proprietari non subirono alcun danno dal possesso dell'oggetto.

Altri tendono a spiegare che gli oggetti, come il diamante, sono sensibili alle vibrazioni della mente umana, e ne potrebbe conseguire che in certe circostanze, la maledizione possa essere impressa, in modo voluto e deliberato, cosa che accadeva agli antichi egizi, i quali maledivano le tombe, in caso di loro profanazione. 








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