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mercoledì 8 febbraio 2023

PISTIS SOPHIA


LIBRO DEL SALVATORE



LIBRO DEL SALVATORE



Il Pistis Sophia (gr. πίστις: "Fede" e σοφία: "Conoscenza"), o Libro del Salvatore (Τεύχη του Σωτῆρος), è un vangelo gnostico scritto in lingua copta probabilmente nella seconda metà del III secolo.

Come altri vangeli gnostici contiene una rivelazione segreta di Gesù risorto ai discepoli in assemblea (inclusa Maria Maddalena, la Madonna, e Marta), durante gli undici anni successivi alla sua resurrezione.

Perduto per secoli, è studiato dal 1772 grazie al codice Askew. Ne sono state ritrovate varianti tra i Codici di Nag Hammadi nel 1945.

Non va confuso con altri testi gnostici: la Sapienza di Gesù Cristo o Sofia di Gesù Cristo; il Dialogo del Salvatore; il Vangelo del Salvatore.  

 

CONTENUTO E TESTO DEL PISTIS SOPHIA



Il testo proclama che Gesù rimase sulla terra dopo la resurrezione per altri 11 anni, ed in questo periodo insegnò ai suoi discepoli portandoli fino al primo (principianti) livello dei misteri. Esso inizia con un’allegoria che compara la morte e resurrezione di Gesù alla discesa ed ascesa dell’anima. Dopo questo procede nella descrizione di importanti figure della cosmologia gnostica, e poi, infine, elenca 32 desideri carnali da superare prima che sia possibile la salvezza; proprio il superarli costituiva la salvezza. In esso vengono esposte le complesse strutture e gerarchie dei cieli contenute negli insegnamenti gnostici. Il Pistis Sophia allude anche a riferimenti temporali copti e a nomi di demoni o divinità contenuti nei testi magici egiziani.

 

COSMOGONIA

 

La struttura cosmogonica ed il suo stile letterario fanno pensare che il manoscritto appartenga alla setta gnostica degli Ofiti.
 
Al vertice dell’universo si trova un Dio ineffabile, infinito, inaccessibile, dalla cui luce deriva ogni cosa. Questi è immerso in tre spazi, nei quali risiedono i più grandi misteri a cui l’uomo può accedere:
 
il I spazio o spazio dell’ineffabile;
il II spazio o primo spazio del Primo Mistero;
il III spazio o secondo spazio del Primo Mistero.
 
Tutte le emanazioni furono originate dal Primo Mistero. Esso, immagine perfetta del Dio ineffabile, governa l’universo. Fu per suo comando che iniziarono le vicissitudini di Sophia ed è lui che protegge l’umanità dal potere degli arconti e che diede i natali a Gesù. Esso, in quanto mistero che guarda dentro (verso l’assoluto), si contrappone a Gesù inteso come mistero che guarda fuori (verso il contingente).
 
Sotto i tre spazi dell’ineffabile e del Primo Mistero si schiude il mondo della luce pura, suddiviso, a sua volta, in tre immense regioni:
 
la regione del tesoro della luce, in cui si radunano le anime che hanno avuto accesso ai misteri; qui stazionano le emanazioni e gli ordini con i sette amen, le sette voci, i cinque alberi, i tre amen, il fanciullo del fanciullo, i dodici salvatori che presiedono i dodici ordini e i nove custodi delle tre porte del tesoro della luce;

La regione di destra in cui si trovano i sei grandi principi, il cui compito è quello di estrarre dagli eoni e dal cosmo inferiore le particelle di luce e di riunirle al tesoro, e il grande messaggero, Jeu, chiamato anche primo uomo, vescovo della luce e provveditore del cosmo inferiore;

La regione di mezzo in cui abitano sei grandi entità di grande spicco:

Melchisedec il grande ricevitore della luce;
il Grande Sabaoth chiamato anche padre di Gesù poiché prese la sua anima e la inviò nel grembo di Maria;

Il Grande Jao, al cui servizio sono i 12 diaconi dai quali Gesù estrasse le anime dei 12 apostoli;

Il Piccolo Jao, a cui Gesù tolse una forza luminosa per inviarla nel grembo di Elisabetta e predisporre la nascita di Giovanni Battista, suo predecessore;

Il Piccolo Sabaoth;

la vergine luce, preposta al giudizio delle anime e dispensatrice di felicità eterna o di tormenti; al suo servizio sono posti i ricevitori, sette vergini con quindici assistenti.
 
Sotto il mondo della luce giace il mondo degli eoni. Caratteristica peculiare di questo livello è la commistione tra luce e materia, quale conseguenza della rottura dell’integrità originaria. 

È qui che viene svolta l’operazione attraverso la quale i due elementi vengono divisi e la luce inviata verso la sua origine (nel tesoro della luce), mentre la materia viene messa da parte in attesa della sua distruzione. Anche questo mondo è diviso in tre regioni:
 
la regione di sinistra. In principio, all’epoca della integrità, era la regione di 12 eoni: sei di questi dipendevano da Sabaoth Adamas, e sei da suo fratello Jabraoth. I loro Arconti erano uniti in tre sizigie o coppie, ma i due fratelli, con l’intenzione di creare un regno composto da esseri inferiori alle loro dipendenze, furono presi dalla brama sessuale: in questo modo perturbarono l’integrità e fecero irrompere la materia nel mondo della luce. 

Il primo mistero, allora, ordino a Jeu di legarli per sempre alle loro sfere terrestri, ma Jabraoth si pentì insieme ai suoi Arconti e fu creato, per loro, un tredicesimo eone (che in altri scritti gnostici, è detto ogdoade) che sovrastava gli altri dodici. Gesù, in seguito, trasferì in questo eone Abramo, Isacco e Giacobbe. 

Nel tredicesimo eone si trovano anche il padre primordiale, i tre dotati di triplice forza, i tre ricevitori (o ricevitori vendicativi) preposti alla selezione delle anime giuste che non sono state messe a parte dei sacri misteri (uno di questi è l’Arrogante), i 24 invisibili, emanati dal padre primordiale, fratelli e compagni di Pistis Sophia;

La regione degli uomini; la regione inferiore (inferi, caos, tenebre).
 

LA PERMANENZA DI GESU'

 

Secondo il Pistis Sophia, dopo la resurrezione, Gesù, allo scopo di istruire gli apostoli sui misteri, si trattenne sulla terra per undici anni. In questo lasso di tempo, indicato nel primo capitolo dell’opera, Gesù portò i suoi discepoli solo fino ad un certo livello di conoscenza, per poi portarli, in seguito, a gradi di conoscenza superiori. Il Pistis Sophia, infatti, fa capire che la trasmissione di una conoscenza (gnosi) superiore richiese a Gesù l’ascesa al cielo con la relativa trasfigurazione, così come viene descritta nei capitoli successivi.
 

IL RUOLO DELLE DONNE

 

«Detto questo ai suoi discepoli, soggiunse: – Chi ha orecchie da intendere, intenda! Udite queste parole del salvatore, Maria rimase un’ora (con gli occhi) fissi nell’aria; poi disse: – Signore, comandami di parlare apertamente. Gesù, misericordioso, rispose a Maria: – Tu beata, Maria. Ti renderò perfetta in tutti i misteri di quelli dell’alto. Parla apertamente tu il cui cuore è rivolto al regno dei cieli più di tutti i tuoi fratelli» (capitolo 17).
 
Questo passo del capitolo 17 mostra una donna che si erge a protagonista all’interno dell’opera. Nei capitoli precedenti si trovano solo due riferimenti, indiretti, a figure femminili: nel capitolo 7, quando viene citata Elisabetta, a cui venne deposto in grembo lo spirito di Elia per permettere la nascita di Giovanni Battista, e nel capitolo 8, quando Gesù racconta come, sotto le spoglie dell’Arcangelo Gabriele, infuse nel grembo di sua madre terrena la prima forza, cioè il Padre. 

Da questo passo può iniziare un’analisi più approfondita del ruolo delle donne sia nell’economia del Pistis Sophia sia all’interno dello gnosticismo cristiano dell’epoca. 

L’autorità e la dignità qui riconosciute alla donna non si trovano in nessun altro scritto così antico. Per questo motivo, si può anche ipotizzare un’aperta contrapposizione dell’ambiente da cui proviene il Pistis Sophia alla Chiesa di Roma sul ruolo della donna all’interno della comunità e del culto cristiano che, all’epoca, erano retti dal monito di San Paolo: mulieres in ecclesia taceant (le donne tacciano durante l’assemblea). All’interno dell’opera, in tutti e quattro i libri gli interlocutori di Gesù sono i suoi discepoli, accompagnati da quattro discepole: Maria, madre di Gesù, Salomè, Marta e Maria Maddalena. 

La Madre di Gesù interviene tre volte (capitoli 59, 61, 62), Salomè altre tre volte (capitoli 54, 58 e 145) e Marta quattro (capitoli 38, 57, 73 e 80). Tuttavia, Maria Maddalena interviene, in contesti sempre molto importanti, sessantasette volte. Gesù arriva a lodarla varie volte e lei arriva persino ad intercedere presso di lui quando i discepoli non capiscono qualche passaggio (capitolo 94). All’interno del Pistis Sophia, Maria Maddalena è sposa e sacerdotessa di Gesù, e come tale simboleggia la conoscenza (gnosi).
 

PISTIS SOPHIA E L'ARROGANTE

 

Dal capitolo 29 in poi, la figura centrale dell’opera diventa Pistis Sophia. Ma cosa rappresenta? A livello puramente intellettuale, questa figura rappresenta il devoto, l’iniziato, l’adepto, e quindi tutta la promanazione eonica della creazione, all’interno della quale l’anima umana, caduta dal tredicesimo eone al caos della materia, trova l’opportunità per risalire e tornare al Dio ineffabile. 

Tutta la vicenda del Pistis Sophia altro non è che la rappresentazione della vicenda umana: dalla creazione alla salvezza, passando per la caduta. 

Gesù trova Pistis Sophia nel dodicesimo eone, dove è caduta, nel caos della materia, a causa dell’inganno dell’Arrogante, un arconte del tredicesimo eone, che le mostrò una luce dal volto di leone, inducendola a seguirla. 

Pistis Sophia seguì la luce perché la scambiò per una luce superiore, simbolo dell’anelito umano al raggiungimento di un essere superiore. Tale rappresentazione ricorda la caduta di Pistis Sophia nel mito valentiniano, che cade negli abissi a causa del suo anelito egoistico di ricerca del Padre ineffabile e prende il nome di ‘’Prunico’’, la lasciva.

 

PISTIS SOPHIA E I MOSAICI DI AQUILEA

Alcuni studi hanno individuato possibili legami tra la cosmogonia gnostica esposta nel Pistis Sophia e varie immagini raffigurate su alcuni mosaici della Basilica di Santa Maria Assunta (Aquileia).

 

PISTIS SOPHIA - LIBRO DEL SALVATORE

PRIMO LIBRO

CAPITOLO 1

 

Dopo che Gesù risorse dai morti trascorse undici anni con i suoi discepoli durante i quali si intrattenne con essi istruendoli soltanto fino ai luoghi del primo comandamento e fino ai luoghi del primo mistero al di là della cortina, all’interno del primo comandamento, cioè il ventiquattresimo mistero esterno e inferiore; questi (ventiquattro misteri) si trovano nel secondo spazio del primo mistero, anteriore a tutti i misteri: il padre dall’aspetto di colomba. 

Disse Gesù ai suoi discepoli: «Io venni da quel primo mistero che è l’ultimo mistero, cioè dal ventiquattresimo». I discepoli non sapevano e non capivano che c’era qualcosa all’interno di quel mistero; pensavano che quel mistero fosse il capo di tutto, il capo di tutti gli esseri; pensavano che fosse il compimento di tutti i compimenti giacché a proposito di quel mistero Gesù aveva detto loro che circonda il primo comandamento, le cinque incisioni, la grande luce, i cinque assistenti e tutto il tesoro della luce. 

Gesù inoltre, ai suoi discepoli, non aveva parlato dell’intera disposizione di tutti i luoghi del grande invisibile, dei tre dotati di triplice forza, dei ventiquattro invisibili, di tutti i loro luoghi, dei loro eoni, di tutti i loro ordini secondo la loro disposizione – sono le emanazioni del grande invisibile -, dei loro non generati, dei loro autogenerati, dei loro generati, delle loro stelle, dei loro non appaiati, dei loro arconti, delle loro potenze, dei loro signori, dei loro arcangeli, dei loro angeli, dei loro decani, dei loro ministri, di tutte le loro dimore, delle loro sfere e di tutti gli ordini di ognuno di loro. 

Gesù non aveva parlato ai suoi discepoli dell’intera disposizione delle emanazioni del tesoro né delle disposizioni dei loro ordini, né aveva parlato dei loro salvatori secondo l’ordine di ognuno, di quale sia il custode di ogni (porta) del tesoro della luce; non aveva parlato del luogo del salvatore gemello, che è il figlio del figlio; non aveva parlato del luogo dei tre «amen», in quali luoghi siano disposti; non aveva parlato dei luoghi in cui sono disposti i cinque alberi, né in merito alla disposizione del luogo degli altri sette «amen», cioè le sette voci. 

Gesù non aveva parlato ai suoi discepoli del tipo dei cinque assistenti, o dei luoghi nei quali sono stati portati; non aveva detto loro in quale maniera si è disposta la grande luce o in quali luoghi è stata portata; non aveva detto in quali luoghi sono state portate le cinque incisioni e il primo comandamento. Allorché li ammaestrava, aveva soltanto accennato a queste cose, alla loro esistenza, ma non ne aveva detto la disposizione, gli ordini dei loro luoghi, il modo in cui esistono. Essi perciò non sapevano che all’interno di quel mistero esistevano altri luoghi. 

Non aveva detto ai suoi discepoli: «Sono uscito da questi e da quei luoghi per entrare in quel misteroe per uscire da esso». Allorché li ammaestrava, aveva detto loro: «Sono uscito da quel mistero». 

Essi dunque pensavano che quel mistero fosse il compimento di tutte le perfezioni, il capo di tutto, l’intera pienezza. Gesù, infatti, aveva detto ai suoi discepoli: «Quel mistero avvolge tutto ciò che vi ho detto dal giorno in cui vi ho incontrato fino al giorno d’oggi». 

Perciò i discepoli pensavano che all’interno di quel mistero non ci fosse nulla.

 

CAPITOLO 2

Accadde così che mentre i discepoli sedevano insieme sul monte degli Ulivi e pensavano a queste parole, con grande gioia si dicevano l’un l’altro in allegria: «Siamo i più beati di tutti gli uomini della terra poiché il salvatore ci ha manifestato questo, abbiamo ricevuto la pienezza e l’intera perfezione». 

Parlavano così mentre Gesù era seduto un po’ discosto da essi. Ma il quindicesimo giorno della luna, nel mese di tibi – che è il giorno della luna piena -, in quel giorno, dunque, allorché il sole uscì per il suo corso, fu seguito da una grande forza luminosa, molto splendente, la cui luce era al di là di ogni misura. 

Era uscita, infatti, dalla luce delle luci, era uscita dall’ultimo mistero, che è il ventiquattresimo mistero, dall’interno verso l’esterno: questi (misteri) si trovano negli ordini del secondo spazio del primo mistero.

Quella forza luminosa scese su Gesù e lo avvolse  interamente, mentre era seduto discosto dai suoi discepoli: divenne tutto splendente, e la luce riversatasi su di lui era al di là di ogni misura. 

A motivo della grande luce nella quale si trovava o era in lui, i discepoli non videro più Gesù: la grande luce nella quale si trovava, aveva accecato i loro occhi; vedevano soltanto la luce che emetteva molti raggi luminosi. I raggi luminosi non erano uguali, e la luce aveva aspetti diversi e forma diversa dal basso in alto, un raggio più splendente dell’altro… in uno splendore di luce incommensurabile che dalla terra giungeva fino al cielo. 

Alla vista di quella luce i discepoli furono colpiti da grande paura e da grande eccitazione.

 

CAPITOLO 3

Allorché dunque quella forza luminosa discese su Gesù poco alla volta lo avvolse completamente; diventato molto splendente, Gesù si levò, volò in alto, in una incommensurabile luce. 

I discepoli lo guardavano, senza parlare, fino a quando giunse in cielo: erano tutti immersi in un grande silenzio. 

Questo accadde il quindici della luna, nel mese di tibi, nel giorno della luna piena. 

Tre ore dopo l’arrivo di Gesù in cielo, tutte le potenze del cielo furono sconvolte e si mossero tutte le une contro le altre: esse e tutti i loro eoni, tutti i loro luoghi, tutti i loro ordini. 

Si scosse l’intera terra con tutti i suoi abitatori; furono sconvolti tutti gli uomini del mondo e anche i discepoli. 

Tutti pensavano: «Forse il mondo sta per venire arrotolato!». Dall’ora terza del quindici della luna di tibi fino all’ora nona del giorno seguente, tutte le potenze dei cieli e il mondo intero seguitarono ad essere sconvolte e a muoversi le une contro le altre. 

Tutti gli angeli e i loro arcangeli e tutte le potenze dell’alto inneggiavano tutte all’interno degli interni, sicché il mondo intero udì la loro voce protrarsi fino all’ora nona del giorno seguente.

 

CAPITOLO 4

Seduti insieme, i discepoli avevano paura; erano molto sconvolti e intimoriti a motivo del grande terremoto che aveva avuto luogo; piangevano insieme dicendo: «Che accadrà, dunque? Forse il salvatore distruggerà tutti i luoghi». 

Intorno all’ora nona del giorno seguente, mentre essi piangendo insieme dicevano tali cose, si aprirono i cieli e videro Gesù discendere tutto splendente: la luce nella quale si trovava era al di là di ogni misura. 

Era, infatti, più splendente di quanto era stato nell’ora in cui era salito nei cieli, sicché gli uomini del mondo non potevano descrivere la luce che era in lui: da essa scaturivano molti raggi luminosi, raggi al di là di ogni misura, la sua luce non era uniforme ma di aspetto diverso e di forma diversa, certi (raggi) infinite volte più splendenti di altri. 

Tutta la luce era compatta e in tre forme, l’una infinite volte più splendente dell’altra: la seconda – quella di mezzo – era più splendente della prima, che era in basso; la terza, che era al di sopra delle altre, era più splendente di ambedue quelle inferiori. Il primo raggio, cioè il più basso di tutti, assomigliava alla luce discesa su Gesù prima che salisse nei cieli; la sua luce aveva un solo (termine di) paragone: se stessa. 

Ognuna delle tre specie di luce aveva un aspetto diverso e una forma diversa, e certi raggi erano infinite volte più splendenti di altri.
 

CAPITOLO 5

Alla vista di ciò i discepoli si spaventarono molto e furono sconvolti. Gesù, misericordioso e clemente, vedendo che i suoi discepoli erano molto sconvolti, si rivolse a loro, dicendo: «Coraggio, sono io. Non abbiate paura!».

 

CAPITOLO 6

Udita questa parola, i discepoli dissero: – O Signore, se sei tu, ritrai la tua luce splendente affinché possiamo star diritti, altrimenti i nostri occhi sono accecati e noi – come il mondo intero – restiamo sconvolti a motivo della grande luce che è in te -. 

Gesù, allora, ritrasse a sé lo splendore della sua luce; tutti i discepoli ripresero coraggio, si avvicinarono a Gesù, si prostrarono tutti insieme e con grande gioia lo supplicarono, dicendo: – Rabbi, dove sei andato? Qual era il tuo servizio per il quale sei partito? Perché, soprattutto, avvennero tutte quelle scosse e tutti quei terremoti? 

Allora Gesù, il misericordioso, disse loro: – Da questa ora rallegratevi e gioite poiché io sono andato nei luoghi dai quali ero venuto. Da oggi in avanti parlerò con voi apertamente dall’inizio della verità fino alla sua perfezione, parlerò con voi faccia a faccia senza parabole. 

Da quest’ora in avanti non vi nasconderò più nulla sulla altezza e sul luogo della verità. 

Dall’ineffabile e dal primo mistero di tutti i misteri mi fu dato, infatti, il potere di parlare con voi dall’inizio fino alla pienezza, dall’interno fino all’esterno e dall’esterno fino all’interno.

Ascoltate, dunque, tutte le cose che vi dico. Sedevo un po’ discosto da voi sul monte degli Ulivi e pensavo all’ordine del servizio per il quale ero stato inviato; era terminato, ma il mio abito non mi era ancora stato mandato dall’ultimo mistero, cioè dal ventiquattresimo mistero, dall’interno fino all’esterno – questi (misteri) si trovano nel secondo spazio del primo mistero, nell’ordine di quello spazio. 

Avevo compreso che l’ordine del servizio per il quale ero stato inviato era terminato, e che quel mistero non mi aveva ancora mandato l’abito che avevo lasciato in esso fino all’espletamento del suo tempo: è pensando a questo ch’io sedevo un po’ discosto da voi sul monte degli Ulivi.
 

CAPITOLO 7

Allorché, dunque, il sole si levò in oriente, il primo mistero – quello che esisteva fin dall’inizio, dal quale tutto ebbe origine, dal quale io stesso sono ora venuto, non nel tempo anteriore alla mia crocifissione, bensì ora – per ordine dunque di quel mistero mi fu mandato il mio abito luminoso; egli me lo aveva dato fin dall’inizio e io l’avevo deposto nell’ultimo mistero cioè nel mistero ventiquattresimo, dall’interno all’esterno: questi (ventiquattro misteri) si trovano negli ordini del secondo spazio del primo mistero.

Quell’abito l’avevo lasciato nell’ultimo mistero fino a quando fosse giunto il tempo di rivestirmene per iniziare a parlare col genere umano e rivelare tutto dall’inizio della verità fino al suo compimento trattando dell’interno degli interni fino all’esterno degli esterni e dall’esterno degli esterni fino all’interno degli interni.

Rallegratevi ancor più e gioite poiché a voi è concesso di essere i primi con i quali io parlo dall’inizio della verità fino al suo compimento. È per questo che vi ho scelto dall’inizio per mezzo del primo mistero: rallegratevi dunque e gioite.

Allorché mi manifestai al mondo portavo con me, fin dall’inizio, dodici potestà che presi dai dodici salvatori del tesoro della luce conformemente al comando del primo mistero – come vi ho detto fin dall’inizio -. 

Venuto nel mondo, le gettai nel seno di vostra madre; e oggi sono nel vostro corpo. Vi furono date prima che al mondo intero affinché voi, che salverete il mondo intero, siate nella condizione di potere resistere alla minaccia degli arconti nel mondo, alle sofferenze del mondo, ai loro pericoli e a tutte le persecuzioni che gli arconti dell’alto faranno venire su di voi.

Più volte vi ho detto che la forza che è in voi la portai io dai dodici salvatori del (che si trovano nel) tesoro della luce. Per questo vi dissi, fin dall’inizio, che non siete del mondo; e anch’io non lo sono.

Tutti gli uomini che si trovano nel mondo ricevettero le anime dalla (forza) degli arconti degli eoni, mentre la vostra forza viene da me: la vostra anima appartiene all’alto. Le dodici forze dei dodici salvatori del Tesoro della Luce, da me portate, le presi da una parte della mia forza, che per primo avevo ricevuto.

Allorché mi manifestai al mondo, andai in mezzo agli arconti della sfera e assunsi l’aspetto di Gabriele, angelo degli eoni; gli arconti degli eoni non mi riconobbero: pensavano ch’io fossi l’angelo Gabriele. 

Quando ero in mezzo agli arconti degli eoni, per comando del primo mistero, guardai giù verso il mondo dell’umanità e trovai Elisabetta, la madre di Giovanni Battista, prima che lo concepisse: seminai in lei una forza ricevuta dal piccolo Jao, quello buono, quello che è nel mezzo, affinché (il Battista) fosse in grado di predicare prima di me, di preparare la mia via e di battezzare con l’acqua del perdono dei peccati.

Quella forza ora si trova nel corpo di Giovanni.

Inoltre in luogo dell’anima degli arconti che era destinato a ricevere, trovai – negli eoni della sfera – l’anima del profeta Elia: presi lui, tolsi la sua anima, la portai alla vergine luce, lei la passò ai suoi ricevitori, questi la portarono alla sfera degli arconti e la spinsero nel seno di Elisabetta.

La forza del piccolo Jao, che è nel mezzo, e l’anima del profeta Elia sono unite nel corpo di Giovanni Battista. 

Quando vi dissi: «Giovanni ha asserito: “Io non sono il Cristo”» voi avete dubitato e mi rispondeste: «Nella Scrittura è scritto: “Quando verrà il Cristo, sarà preceduto da Elia che preparerà la sua via”»; e io vi risposi: «Elia è già venuto, ha preparato ogni cosa – come sta scritto – ed essi lo trattarono a loro piacimento».

Visto che voi non capivate ch’io mi riferivo all’anima di Elia la quale è unita a Giovanni Battista, mi rivolsi a voi con un linguaggio chiaro, faccia a faccia: «Se volete accogliere Giovanni Battista, egli è l’Elia al quale mi riferivo allorché dissi che sarebbe venuto» -.

 

CAPITOLO 8

Gesù seguitò a parlare, dicendo: – In seguito, al comando del primo mistero, guardai giù verso il mondo dell’umanità e trovai Maria, che, secondo il corpo materiale, è detta «mia madre»: le parlai sotto la forma di Gabriele e, allorché si rivolse in alto verso di me, immisi in lei la prima forza che avevo preso da Barbelo, cioè il corpo, che ho portato in alto.

In luogo dell’anima, immisi in lei la forza che avevo preso dal grande e buono Sabaoth, che si trova nel luogo di quelli della destra; le dodici forze dei dodici salvatori del tesoro della luce, che avevo preso dai dodici inservienti, che sono nel mezzo, le spinsi nella sfera degli arconti.

I decani degli arconti e i loro ministri pensarono che fossero anime degli arconti: i ministri le presero e le vincolarono nei corpi di vostra madre. Compiutosi il vostro tempo, siete nati nel mondo: ma in voi non c’erano anime di arconti.

Avete ricevuto la vostra parte dalla forza che l’ultimo assistente ha soffiato nella miscela, forza mescolata con tutti gli invisibili, con tutti gli arconti e con tutti gli eoni, mescolata, in una parola, con il mondo della perdizione, il quale appunto è la miscela.

Forza, questa, che dall’inizio trassi da me stesso e immisi nel primo comandamento; il primo comandamento ne immise una parte nella grande luce; la grande luce immise nei cinque assistenti una parte di quanto aveva ricevuto; l’ultimo assistente prese una parte di quanto aveva ricevuto e lo immise nella miscela: e tale parte risultò in tutto ciò che si trova nella miscela, come ora vi ho detto -.

Questo disse Gesù ai suoi discepoli sul monte degli Ulivi.

Gesù proseguì poi a parlare con i suoi discepoli. – Rallegratevi, gioite, e aggiungete gioia alla vostra gioia giacché per me è giunto il tempo di indossare l’abito, pronto fin dall’inizio, che avevo deposto nell’ultimo mistero fino al tempo del suo compimento. 

E il tempo del suo compimento, è il tempo nel quale il primo mistero mi comanderà di intrattenermi con voi sull’inizio della verità fino al suo compimento e sull’interno degli interni [fino all’esterno degli esterni]: il mondo, infatti, verrà salvato da voi.

Rallegratevi e gioite poiché siete più beati di tutti gli uomini della terra: voi, infatti, siete quelli che salveranno il mondo.

 

CAPITOLO 9

Quando Gesù ebbe finito di dire queste parole ai suoi discepoli, proseguì nuovamente a parlare: – Ecco, ho portato il mio abito, e il primo mistero mi ha conferito ogni potere.

Ancora un poco e vi comunicherò il mistero del tutto e la pienezza del tutto; da quest’ora in poi non vi nasconderò più nulla ma vi perfezionerò alla perfezione in tutta la pienezza, in tutta la perfezione e in tutti i misteri – presenti nel mio abito – che sono la perfezione di tutte le perfezioni, la pienezza di tutte le pienezze, la conoscenza di tutte le conoscenze.

Vi manifesterò tutti i misteri dall’esterno degli esterni fino all’interno degli interni. Ascoltate, dunque, e vi dirò tutte le cose che mi sono capitate.

 

CAPITOLO 10

Allorché, in oriente, sorse il sole discese una grande forza luminosa e in essa c’era l’abito ch’io avevo deposto nel ventiquattresimo mistero, come già vi dissi. Nell’abito trovai un mistero scritto in cinque parole di quelli (che abitano) in alto: zama, zama, wzza, racama, wzai (zama, zama, ozza, rachama, ozai): questa è la loro spiegazione.

O mistero che è fuori nel mondo e dal quale ebbe origine il tutto – questo è l’intera uscita e l’intera salita, dal quale sorsero tutte le emanazioni e quanto in esse si trova, dal quale ebbero origine tutti i misteri e tutti i loro luoghi – scendi su di noi che siamo tue membra; noi tutti siamo con te, siamo una stessa cosa.

Tu sei il primo mistero che esisteva dall’inizio, nell’ineffabile, prima di uscire: tutti noi siamo il nome di quello.

Ora tutti insieme ci avviciniamo a te presso l’ultimo confine, cioè presso l’ultimo mistero dal di dentro: esso è una parte di noi.
Ora ti abbiamo inviato l’abito che ti appartiene fin dall’inizio, che hai deposto nell’ultimo confine, cioè nell’ultimo mistero dal di dentro, fino a quando il suo tempo giungesse a compimento, conforme al comandamento del primo mistero.

Ecco che il suo tempo si è compiuto: rivestilo, vieni da noi.

Noi tutti, infatti, venivamo da te per rivestirti del primo mistero e di tutto il suo splendore, perché lui stesso l’ha comandato; è il primo mistero che ce lo ha dato – esso consta di due abiti – affinché noi te lo indossiamo oltre a quello che ti abbiamo inviato: tu ne sei degno giacché sei anteriore a noi ed esisti prima di noi. 

Per questo, il primo mistero, per mezzo di noi, ti ha inviato il mistero di tutto il suo splendore consistente in due abiti. Nel primo si trova l’intero splendore di tutti i nomi di tutti i misteri, e di tutte le emanazioni degli ordini, degli spazi, dell’ineffabile.

Nel secondo abito c’è l’intero splendore del nome di tutti i misteri e di tutte le emanazioni che si trovano negli ordini di ambedue gli spazi del primo mistero.

In quest’abito che adesso ti abbiamo inviato si trova lo splendore del nome del mistero del messaggero, cioè del primo comandamento, del mistero delle cinque incisioni e del mistero del grande messaggero dell’ineffabile, la grande luce, e del mistero delle cinque guide, cioè dei cinque assistenti.

In quest’abito si trova lo splendore del nome del mistero di tutti gli ordini delle emanazioni del tesoro della luce e dei suoi salvatori, del mistero degli ordini degli ordini, cioè i sette «amen» e le sette voci, i cinque alberi, i tre «amen» e il salvatore gemello, cioè il figlio del figlio, e del mistero dei nove custodi delle tre porte del tesoro della luce.

In esso, inoltre, c’è l’intero splendore del nome di tutti coloro che si trovano a destra, e di tutti coloro che si trovano nel mezzo; ed ancora l’intero splendore del nome del grande invisibile, il grande primo padre; il mistero dei tre dotati di triplice forza e il mistero di tutto il loro luogo; il mistero di tutti i loro invisibili e di tutti coloro che si trovano nel tredicesimo eone; il nome dei dodici eoni, di tutti i loro arconti, di tutti i loro arcangeli, di tutti i loro angeli, di tutti coloro che sono nei dodici eoni; l’intero mistero del nome di tutti coloro che si trovano nel destino e in tutti i cieli; l’intero mistero del nome di tutti coloro che si trovano nella sfera, dei loro firmamenti, di tutti coloro che sono in essi, e di tutti i loro luoghi.

Ecco, ora ti abbiamo inviato quell’abito non riconosciuto da alcuno del primo comandamento verso il basso; poiché lo splendore della sua luce era nascosto, le sfere e tutti i luoghi del primo comandamento verso il basso non l’hanno riconosciuto. Indossa presto questo abito e vieni da noi; noi ci avviciniamo a te per rivestirti dei tuoi due abiti, che dall’inizio si trovano presso il primo mistero, per comando del primo mistero, fino a quando fosse compiuto il tempo stabilito dall’ineffabile. Ora, ecco, il tempo si è compiuto.

Vieni presto da noi affinché te ne rivestiamo fino a quando tu abbia condotto a compimento l’intero servizio della perfezione stabilito dall’ineffabile. Ora, vieni presto da noi, affinché te ne rivestiamo, assecondando il comando del primo mistero. Ancora un breve spazio, molto breve, e tu verrai da noi e lascerai il mondo. Ora, vieni presto, affinché tu possa ricevere l’intero tuo splendore, cioè lo splendore del primo mistero.

 

CAPITOLO 11

Allorché vidi, nell’abito che mi era stato inviato, il mistero di tutte queste parole lo indossai subito; divenni straordinariamente splendente, volai in alto.

Giunsi davanti alla porta del firmamento: ero straordinariamente splendente, e la luce che era in me sorpassava qualsiasi misura.
Nell’eccitazione, le porte del firmamento si scossero l’una contro l’altra e si aprirono tutte insieme.

Nell’eccitazione, si scossero tutti gli arconti, tutte le potenze e tutti gli angeli che vi si trovano a causa della grande luce che era in me; guardarono lo splendente abito luminoso che indossavo e videro il mistero contenente i loro nomi, ed ebbero molta paura; i vincoli che li legavano si sciolsero, ognuno lasciò il proprio ordine, si prostrarono tutti davanti a me e mi pregarono, dicendo: «Come, attraverso di noi è passato il Signore del tutto, e non ce ne siamo accorti?».

E tutti insieme lodarono l’interno degli interni; ma non videro me, bensì videro soltanto la luce. Avevano molta paura, erano molto sconvolti, e lodarono l’interno degli interni.

 

CAPITOLO 12

Lasciai dietro di me quel luogo, e salii alla prima sfera: splendevo quarantanove volte più di quanto splendetti nel firmamento. Giunto alla porta della prima sfera, le sue porte si scossero, e si aprirono insieme da sole.

Tutto pieno di luce – la luce che era in me sorpassava qualsiasi misura – entrai nelle case della sfera, si scossero l’uno contro l’altro tutti gli arconti, tutti coloro che si trovavano in quella sfera; videro la grande luce che era in me, guardarono il mio abito, videro su di esso il mistero del suo nome, e il loro sconvolgimento fu ancora più grande.

Ebbero molta paura, e dissero: «Come ha fatto ad attraversarci il signore del tutto senza che noi ce ne accorgessimo?». Si sciolsero tutti i loro vincoli, i loro luoghi, e i loro ordini: ognuno lasciò il suo ordine, si prostrarono tutti insieme davanti a me o al mio abito; tutti insieme pregarono e inneggiarono all’interno degli interni, in uno stato di grande paura e sconvolgimento.

 

CAPITOLO 13

Lasciai quel luogo dietro di me e andai alla porta della seconda sfera, cioè del destino.

Tutte le sue porte si sconvolsero, si aprirono da sole, e tutto splendente entrai nelle case del destino; la mia luce era al di là di ogni misura: nel destino ero quarantanove volte più splendente di quanto ero nella sfera.

Tutti gli arconti e tutti coloro che si trovano nel destino, alla vista della grande luce che era in me, restarono sconvolti, caddero l’uno sull’altro, furono presi da grande paura: guardarono il mio abito luminoso, videro sul mio abito il mistero del suo nome, e rimasero ancora più sconvolti e maggiore fu la loro paura. Esclamarono: «Come ha fatto ad attraversarci il signore del tutto senza che noi ce ne accorgessimo?».

Si sciolsero i vincoli dei loro luoghi, dei loro ordini e delle loro case; vennero tutti insieme, si prostrarono davanti a me e, tutti insieme, pregarono e inneggiarono all’interno degli interni, in uno stato di grande paura e sconvolgimento.

 

CAPITOLO 14

Lasciai quel luogo dietro di me, mi diressi in alto verso i grandi eoni degli arconti, e giunsi tutto splendente davanti alle loro cortine e ai loro troni: la mia luce era al di là di ogni misura.

Allorché giunsi dai dodici eoni, le loro cortine e le loro porte si sconvolsero l’una contro l’altra. Le cortine si scostarono da sole, le porte si aprirono l’una verso l’altra e, tutto splendente, entrai tra gli eoni: la mia luce era al di là di ogni misura, era quarantanove volte superiore alla luce che splendeva in me quando mi trovavo nelle case del destino.

Tutti gli angeli degli eoni, i loro arcangeli, i loro arconti, i loro dei, i loro signori, le loro potenze, i loro tiranni, le loro forze le loro scintille le loro stelle, i loro non appaiati, i loro invisibili, i loro padri primordiali, i loro dotati di triplice forza mi videro tutto splendente – la mia luce era al di là di ogni misura – e l’uno contro l’altro ne furono sconvolti: alla vista della mia grande luce, li colse una grande paura. 

Nel loro grande sconvolgimento e nella loro grande paura pervennero fino al luogo del grande e invisibile padre primordiale e dei tre grandi dotati di triplice forza.

In preda ad una grande paura, a motivo del loro sconvolgimento, il padre primordiale – e con lui i tre dotati di triplice forza – iniziò a correre qua e là nel suo luogo; a motivo della grande paura che li aveva presi non riuscirono a chiudere tutti i loro luoghi.

In preda alla paura e molto sconvolti a causa della mia grande luce, si mossero tutti i loro eoni, tutte le loro sfere e tutti i loro ordini; non si trattava della luce della mia precedente condizione allorché mi trovavo sulla terra dell’umanità quando mi raggiunse l’abito luminoso – il mondo, infatti, non avrebbe potuto sopportare la luce quale essa è veramente poiché il mondo e quanto si trova in esso ne sarebbe rimasto tutto annientato -, si trattava invece della luce che era in me mentre mi trovavo tra i dodici eoni, luce ottomila settecento miriadi di volte superiore a quella che avevo nel mondo vicino a voi.

 

CAPITOLO 15

Allorché tutti coloro che si trovano nei dodici eoni videro la mia grande luce ne furono tutti sconvolti l’uno contro l’altro e iniziarono a correre qua e là negli eoni; tutti gli eoni, tutti i cieli e l’intero loro ornamento si muovevano l’uno contro l’altro a motivo della grande paura che li aveva colpiti: non conoscevano, infatti, il mistero che aveva luogo.

Adamas, il grande tiranno, e tutti i tiranni che si trovano in tutti gli eoni iniziarono a fare guerra, inutilmente, contro la luce: ignoravano contro chi facevano la guerra, giacché non vedevano altro all’infuori della luce straordinaria.

Mentre combattevano contro la luce venivano, l’uno dopo l’altro, debilitati e cadevano negli eoni diventando morti e privi di spirito vitale come gli abitanti della terra.

Da tutti io tolsi un terzo della loro forza affinché le loro cattive azioni fossero inefficaci e affinché quando gli uomini del mondo li invocano nei loro misteri – quelli che hanno portato giù gli angeli trasgressori, cioè le magie -, affinché dunque quando li invocano non possano portare a compimento le loro azioni cattive.

Il destino e la sfera, retti da essi, io li ho girati e ho fatto in modo che per sei mesi siano rivolti e compiano i loro influssi a sinistra, e che per altri sei mesi guardino e compiano i loro influssi a destra. 

Al comando del primo comandamento e al comando del primo mistero, il sovrintendente della luce, Jeu, li aveva invece deposti in modo che in ogni tempo essi guardassero a sinistra e compissero i loro influssi e le loro azioni.

 

CAPITOLO 16

Quando, dunque, giunsi al loro luogo, mi si contrapposero e mossero guerra contro la luce; io tolsi un terzo della loro forza affinché non siano più in condizione di compiere le loro cattive azioni; il destino e la sfera, retti da essi, li ho girati e disposti in modo che per sei mesi siano rivolti e compiano i loro influssi a sinistra, e li ho disposti in modo che per altri sei mesi siano rivolti e compiano i loro influssi a destra.

 

CAPITOLO 17

Detto questo ai suoi discepoli, soggiunse: – Chi ha orecchie da intendere, intenda!

Udite queste parole del salvatore, Maria rimase un’ora (con gli occhi) fissi nell’aria; poi disse: – Signore, comandami di parlare apertamente.

Gesù, misericordioso, rispose a Maria: – Tu beata, Maria. 

Ti renderò perfetta in tutti i misteri di quelli dell’alto. Parla apertamente tu il cui cuore è rivolto al regno dei cieli più di tutti i tuoi fratelli.

 

CAPITOLO 18

Maria disse allora al salvatore: – Signore, spiega la parola che ci hai detto: «Chi ha orecchie da intendere, intenda!», affinché comprendiamo la parola che hai proferito.

Ascolta, Signore, quanto dico apertamente.

La parola che hai detto: Ho tolto un terzo della forza degli arconti di tutti gli eoni, ho girato il destino e la sfera retti da essi affinché quando il genere umano li invoca nei suoi misteri – quelli insegnati dagli angeli trasgressori per portare a compimento le loro cattive e inique azioni nel mistero della loro magia – da quest’ora in poi non siano più in condizione di portare a compimento le loro inique azioni perché tu hai tolto un terzo della sfera da loro, dai loro astrologi, dai loro indovini e da coloro che, nel mondo, predicono agli uomini le cose future; sicché da quest’ora in poi non comprendano più, non predicano più nulla di ciò che accadrà, poiché hai girato le loro sfere disponendole in modo che passino sei mesi rivolte a sinistra, compiendo così i loro influssi, e altri sei mesi verso destra, compiendo così i loro influssi.

A motivo di questa parola, Signore, ha parlato anche la forza che si trovava nel profeta Isaia a proposito della «visione sull’Egitto» annunziando con una similitudine spirituale: «Dove sono ora, Egitto, dove sono i tuoi indovini e i tuoi astrologi, quelli che gridano dalla terra e quelli che gridano dal loro ventre? Ti annunzino fin d’ora le cose che farà il signore Sabaoth».

Prima che tu venissi, la forza che si trovava nel profeta Isaia ha preannunciato che tu avresti tolto la forza dagli arconti degli eoni, e girato la loro sfera e il loro destino affinché d’ora in poi non sappiano nulla. È per questo che ha detto pure: «Ora non saprete più ciò che farà il signore Sabaoth», cioè nessun arconte saprà ciò che d’ora in poi tu farai: essi sono l’Egitto, perché sono la materia. La forza che si trovava in Isaia ti ha dunque preannunziato, dicendo: «Ora non saprete più ciò che farà il signore Sabaoth».

In virtù della forza luminosa presa dal buon Sabaoth, che si trova nel luogo di coloro che sono a destra, e che oggi è nel tuo corpo materiale tu, mio Signore Gesù, ci hai detto: «Chi ha orecchie da intendere, intenda!» sicché tu conosca il cuore di colui che è decisamente rivolto verso il regno dei cieli.

 

CAPITOLO 19

 

Allorché Maria terminò di pronunciare queste parole, egli disse: Benissimo, Maria! Tu, infatti, sei la più beata di tutte le donne della terra, poiché tu sarai la pienezza di tutte le pienezze e il compimento di tutti i compimenti.

Udendo il salvatore pronunciare queste parole, Maria se ne rallegrò molto, si avvicinò a Gesù, si prostrò davanti a lui, adorò i suoi piedi, e gli disse: – Mio Signore, prima che tu ci parli dei luoghi nei quali sei andato, ascolta ciò che ti domando a proposito di questa parola -. 

Gesù rispose e disse a Maria: – Parla apertamente, non temere. Ti rivelerò ogni cosa sulla quale mi interroghi.

 

CAPITOLO 20

Disse: – Mio Signore, tutti gli uomini che conoscono il mistero della magia di tutti gli arconti di tutti gli eoni, e la magia degli arconti del destino e di quelli della sfera, come è stata loro insegnata dagli angeli trasgressori, allorché nei loro misteri li invocano – cioè nelle loro perverse magie – allo scopo di ostacolare le buone azioni, d’ora in poi avranno successo oppure no?

Gesù rispose a Maria: «Non avranno successo come invece l’avevano dall’inizio: io, infatti, ho tolto un terzo della loro forza. Tuttavia contrarranno un prestito da coloro che conoscono i misteri della magia del tredicesimo eone.

Se, dunque, invocano i misteri della magia di coloro che si trovano nel tredicesimo eone avranno di certo un sicuro successo: in conformità al comando del primo mistero, io non ho infatti tolto alcuna forza da quel luogo.

 

CAPITOLO 21

Quando Gesù terminò queste parole, Maria riprese a dire: – Mio Signore, d’ora in poi gli astrologi e gli indovini non prediranno più ciò che accadrà loro?

Ma Gesù rispose a Maria: – Se gli astrologi trovano il destino e la sfera girati verso sinistra – in conformità della loro primitiva disposizione -, le loro parole avranno riscontro: essi diranno ciò che deve accadere. Ma se incontrano il destino e la sfera girati verso destra, non si curano di dire il vero: io, infatti, ho girato i loro influssi, i loro quadrati, i loro triangoli, e la loro figura a otto. Ora li ho obbligati a passare sei mesi girati verso sinistra e sei mesi verso destra.

Colui che saprà scoprire il loro calcolo dal tempo in cui li ho girati – allorché ho stabilito che passassero sei mesi rivolti alla loro parte sinistra e sei mesi rivolti ai corsi di destra -, colui pertanto che sarà capace di osservarli in questa maniera saprà certamente i loro influssi e predirà tutte le cose che essi faranno. 

Così pure gli indovini: se invocano i nomi degli arconti e li trovano mentre essi sono rivolti a sinistra, diranno con certezza ogni cosa sulla quale li interrogheranno i loro decani.

Se invece gli indovini invocano i loro nomi mentre essi sono rivolti a destra, non li ascolteranno poiché offrono un’altra figura rispetto alla loro primitiva posizione nella quale li aveva determinati Jeu: altri sono i loro nomi allorché essi sono girati a sinistra, e altri sono i loro nomi allorché sono girati a destra. Se vengono invocati mentre sono girati a destra non dicono la verità, bensì generano grandi confusioni e minacce.

Coloro che non conoscono il loro corso, i loro triangoli, i loro quadrati e le loro figure mentre sono girati a destra, non troveranno nulla di vero, si smarriranno in una grande confusione, si troveranno in un grande inganno e in un grosso errore; le azioni che una volta compivano nei loro quadrati, nei loro triangoli e nella loro figura a otto, nelle quali agivano rivolte costantemente a sinistra, le ho girate, costringendole a passare sei mesi con le loro posizioni girate a destra sicché l’intera loro relazione induca in grande confusione.

Le ho costrette a passare sei mesi girate a sinistra compiendo le azioni dei loro influssi e tutte le loro posizioni sicché gli arconti che si trovano negli eoni, nelle loro sfere, nei loro cieli e in tutti i loro luoghi siano tratti in grande confusione e in grosso inganno non riuscendo a comprendere i loro propri corsi.

 

CAPITOLO 22

Allorché Gesù terminò di pronunciare queste parole – mentre Filippo, seduto, scriveva tutte le parole che Gesù diceva -, Filippo si avvicinò, si prostrò, adorò i piedi di Gesù, e disse: – Mio Signore e salvatore, concedimi il permesso di parlare davanti a te e di interrogarti a proposito di questa parola, prima che tu ci parli dei luoghi ove sei andato a motivo del tuo servizio.

Il misericordioso Salvatore rispose a Filippo: – Ti è concesso il permesso di esporre la parola che vuoi.

Allora Filippo prese la parola e disse a Gesù: – Mio Signore, per amore di quale mistero hai voltato la compattezza degli arconti, dei loro eoni, del loro destino, della loro sfera, e di tutti i loro luoghi, mettendo il loro corso in una grande confusione e ponendo inganno sul suo cammino? Hai fatto questo per amore della salvezza del mondo, oppure no?

 

CAPITOLO 23

Gesù rispose dicendo a Filippo e a tutti i discepoli insieme: – Ho voltato il loro corso per la salvezza di tutte le anime. In verità in verità vi dico: se non avessi girato il loro corso, una quantità di anime sarebbe stata annientata; se non fossero stati annientati gli arconti degli eoni e gli arconti del destino e della sfera, tutti i loro luoghi, tutti i loro cieli e tutti i loro eoni, le anime avrebbero avuto bisogno di molto tempo, avrebbero trascorso lungo tempo fuori, quaggiù, si sarebbe protratto il compimento del numero delle anime perfette che – attraverso i misteri – sono state annoverate per l’eredità dell’alto, e saranno nel tesoro della luce.

Ora ho cambiato il loro corso affinché siano sconvolti, siano votati allo smarrimento, e restituiscano la forza che si trova nella materia del loro mondo e che essi trasformano in anime: saranno così presto purificate e tratte in alto quelle che saranno salvate – esse e l’intera forza -, mentre saranno presto annientate quelle che non saranno salvate.

 

CAPITOLO 24

Allorché Gesù terminò di pronunciare queste parole, si avvicinò Maria – bella nel suo dire e beata -, cadde ai piedi di Gesù, e disse: «Mio Signore, permettimi di parlare davanti a te, non irritarti con me sebbene troppo ti incomodi interrogandoti».

Il Salvatore, compassionevole, rispose a Maria: – Di’ la parola che vuoi, e io te la manifesterò chiaramente -. Maria, allora, riprese, dicendo: – Mio Signore, in quale maniera le anime verrebbero trattenute fuori, quaggiù, e in quale modo saranno presto purificate?

 

CAPITOLO 25

Gesù rispose e disse a Maria: – Benissimo, Maria! La tua domanda è molto opportuna e illustra ogni cosa con sicurezza e precisione. D’ora in poi non vi nasconderò più nulla, bensì vi manifesterò ogni cosa con certezza e apertamente.

Ora, ascolta, Maria, e udite voi tutti discepoli. Prima ch’io predicassi a tutti gli arconti degli eoni, a tutti gli arconti del destino e alla sfera, si trovavano tutti uniti nei loro vincoli, nelle loro sfere e nei loro sigilli come all’inizio li aveva uniti Jeu, il sovrintendente della luce.

Ognuno di essi perseverava nel suo ordine, e seguiva il suo cammino come li aveva sistemati Jeu, sovrintendente della luce.

Quando giungeva il tempo del numero di Melchisedek, il grande ricevitore della luce, egli era solito entrare fra gli eoni e fra tutti gli arconti che sono uniti nella sfera e nel destino; da tutti gli arconti degli eoni, da tutti gli arconti del destino e da quelli della sfera egli asportava la luce purificata – alimentando tra loro ciò che era motivo di smarrimento -: metteva in movimento il diligente, che è sopra di loro, accelerava i loro cicli mentre il diligente portava via la loro forza, l’alito della bocca, le acque dei loro occhi, e il sudore dei loro corpi.

Melchisedek, ricevitore della luce, purifica quelle forze e porta la loro luce nel tesoro della luce; i ministri di tutti gli arconti radunano insieme la loro materia, i ministri di tutti gli arconti del destino e i ministri della sfera, che sono al di sotto degli eoni, la prendono e ne fanno anime di uomini, di bestie, di rettili, di animali, di uccelli, e le mandano giù nel mondo dell’umanità. Inoltre allorché i ricevitori del sole e della luna, guardando in alto, vedono le posizioni dei corsi degli eoni, le posizioni del destino, e della sfera, prendono la loro forza luminosa: i ricevitori del sole la preparano e la depongono per consegnarla ai ricevitori di Melchisedek, purificatore della luce, ne portano il resto materiale alla sfera, che sta sotto gli eoni, e ne fanno anime di uomini, di rettili, di animali, di bestie e di uccelli conformemente al ciclo degli arconti di quella sfera, e conformemente a tutte le posizioni della loro rotazione che poi gettano in questo mondo dell’umanità, in questo luogo ove diventano anime, come vi ho detto sopra.

 

CAPITOLO 26

Questo avveniva costantemente prima che fosse ridotta la loro forza, e diventassero diminuiti, o fiacchi. Fu così, dunque, che essi restarono fiacchi: la loro forza, infatti, aveva iniziato a diminuire in quanto la forza che era in essi divenne debole; la luce, che si trovava al suo luogo, diminuì, il loro regno fu annientato e, presto, il tutto fu tolto.

Allorché si rendevano conto di questo, si attuava il numero della cifra di Melchisedek, il ricevitore (della luce): egli uscì di nuovo, entrò in mezzo agli arconti di tutti gli eoni, in mezzo a tutti gli arconti del destino e a quelli della sfera: li pose in agitazione, fece sì che presto abbandonassero i loro cicli e, sotto la pressione, emisero subito la forza dall’alito della bocca dalle lacrime dei loro occhi e dal sudore dei loro corpi.

Melchisedek, ricevitore della luce, li purificò, come fa sempre, e portò la loro luce al tesoro della luce.

Tutti gli arconti degli eoni, gli arconti del destino e della sfera si volgono alla materia del resto (delle loro forze) divoratrici, non permettendo che se ne vada e diventi anima del mondo. Divorarono la loro materia, per non diventare fiacchi e deboli, perché non abbia fine la loro forza e non sia annientato il loro regno.

Essi la divorano per non essere annientati, per potere indugiare, per far passare molto tempo fino al compimento del numero delle anime perfette che giungeranno nel tesoro della luce.

CAPITOLO 27

Gli arconti degli eoni quelli del destino e quelli della sfera, compiendo la loro roteazione, agivano costantemente in questo modo – divoravano il resto (delle forze) della materia e non permettevano che diventasse anime nel mondo dell’umanità – per poter indugiare, (per seguitare a) essere dominatori, e quelle forze che sono in loro, cioè le anime, trascorrevano molto tempo fuori di qui: perseveravano compiendo questo costantemente in due cicli.

Allorché io volli salire per il servizio al quale ero stato chiamato dal comando del primo mistero, giunsi nel mezzo dei tiranni degli arconti dei dodici eoni, indossando il mio abito luminoso: risplendevo molto, e la luce che era in me era al di sopra di ogni misura.

Vista la luce che era in me, quei tiranni – il grande Adamas, il tiranno, e tutti i tiranni dei dodici eoni – incominciarono tutti insieme a combattere contro la luce del mio abito: lo volevano trattenere per sé per poter indugiare ancora nel loro dominio. Essi agivano così senza sapere contro chi combattevano.

Quando essi si contrapposero lottando contro la luce, io – in conformità del comandamento del primo mistero – voltai i corsi e i tragitti dei loro eoni, i corsi del loro destino e delle loro sfere: per sei mesi li lasciai guardare a sinistra, come prima, ai triangoli, ai quadrati, a quelli che hanno di fronte, e alla loro figura di otto, proprio come facevano prima. 

Poi girai verso un ordine diverso la loro rotazione e direzione: per altri sei mesi feci girare verso la destra le opere dei loro influssi nei quadrati, nei triangoli, in quelle che hanno di fronte, e nella loro figura di otto; portai a un grande smarrimento gli arconti degli eoni, tutti gli arconti del destino e quelli della sfera: li posi in una grande confusione.

D’ora in poi, essi non sono più in condizione di volgersi al resto della loro materia per divorarla allo scopo di fare continuamente indugiare i loro luoghi e di protrarre il tempo della loro dominazione.

Infatti, allorché tolsi un terzo della loro forza, voltai le loro sfere di modo che trascorrano un tempo rivolti a sinistra e un altro tempo rivolti a destra. Ho cambiato l’intero loro corso e il loro cammino; ho accelerato il loro corso e il loro tragitto affinché (le forze) siano presto purificate e presto siano tolte; ho ridotto i loro cicli e alleggerito il loro corso, sicché risultarono assai più veloci.

Furono turbati nel loro corso di modo che d’ora in poi non sono più in condizione di divorare la materia del resto della loro luce purificata.

Ho inoltre ridotto i loro tempi e i loro periodi affinché più in fretta si compia il numero delle anime che riceveranno i misteri e saranno nel tesoro della luce.

Se non avessi voltato il loro tragitto e ridotto i loro periodi, non avrebbero lasciato venire nel mondo alcuna anima – a motivo della materia del loro resto, che essi divorano -, e avrebbero annientato molte anime. Perciò vi dissi, una volta: «Per amore dei miei eletti ho ridotto i tempi, altrimenti nessuna anima avrebbe potuto salvarsi».

Ho ridotto i tempi e i periodi per amore del numero perfetto delle anime che riceveranno i misteri, cioè degli eletti; se non avessi ridotto i loro periodi, nessuna anima materiale si sarebbe salvata: sarebbero state distrutte dal fuoco che è nella carne degli arconti.

Questa, dunque, è la parola sulla quale tu mi hai interrogato con precisione.

Quando Gesù terminò di dire queste parole ai suoi discepoli, questi si prostrarono tutti insieme, l’adorarono, e gli dissero: – Siamo i più beati di tutti gli uomini poiché tu ci hai rivelato queste grandi gesta.

 

CAPITOLO 28

Gesù proseguì ancora il discorso ai suoi discepoli dicendo: – Udite, udite quanto mi accadde tra gli arconti dei dodici eoni, presso tutti i loro arconti, i loro signori, le loro potenze, presso i loro angeli e arcangeli. Quando videro l’abito splendente che avevo – sia essi sia i non appaiati -, ognuno vide il mistero del suo nome, che si trovava sull’abito splendente che avevo; tutti si prostrarono, adorarono l’abito splendente che avevo, e gridarono tutti insieme: «Come ha potuto passare attraverso di noi il Signore del tutto, senza che ce ne accorgessimo?».

E tutti insieme lodarono l’interno degli interni: i loro dotati di triplice potenza, i loro grandi padri primordiali, i loro non generati, i loro autogenerati, i loro generati, i loro dei, le loro scintille luminose, le loro stelle, in una parola, tutti i grandi, videro che i tiranni del loro luogo diminuivano la propria forza, diventavano deboli e in preda a una grande paura al di là di ogni misura.

Guardavano sul mio abito il mistero del loro nome: avevano cominciato a venire ad adorare il mistero del loro nome scritto sul mio abito, ma non erano in condizione di adorarlo a causa della grande luce che era in me. Alquanto distanti da me adorarono la grande luce del mio abito e tutti insieme alzarono la voce inneggiando all’interno degli interni.

Mentre accadeva questo ai tiranni che si trovano sotto gli arconti, tutti rimasero debilitati, caddero al suolo sui loro eoni e diventarono morti come gli abitatori della terra, come era avvenuto allorché sottrassi la loro forza.

Quando uscii da quegli eoni, ognuno di coloro che si trovano nei dodici eoni fu legato nel suo ordine portando a compimento la sua opera come avevo stabilito: girando e compiendo le sue opere sei mesi rivolto a sinistra nei loro quadrati, nei loro triangoli e in coloro che si trovano di fronte a loro, e altri sei mesi rivolto verso destra ai triangoli, ai quadrati e a coloro che si trovano di fronte a essi.

D’ora in poi, dunque, quanti si trovano nel destino e nella sfera compiranno così (il loro corso).

 

CAPITOLO 29

Mi diressi poi in alto verso le cortine del tredicesimo eone. 

Quando giunsi, le cortine si ritrassero da sole, aprendosi a me. 

Entrai nel tredicesimo eone, al di sotto del tredicesimo eone trovai Pistis Sophia tutta sola: nessuno era con lei. Se ne stava in quel luogo triste e malinconica perché non era stata accolta nel suo luogo superiore, nel tredicesimo eone; inoltre era triste a motivo delle sofferenze che le aveva arrecato l’Arrogante, uno dei dotati di triplice forza. 

Ma quando vi parlerò della sua distribuzione, allora vi spiegherò il mistero e cioè come le accadde questo.

Allorché Pistis Sophia mi vide tutto splendente – la luce che era in me era al di là di ogni misura -, rimase profondamente smarrita e guardò la luce del mio abito: vide sul mio abito il mistero del suo nome e tutto lo splendore del suo mistero, giacché lei prima si trovava nel luogo dell’alto, nel tredicesimo eone. Aveva cura di lodare in ogni modo la luce superiore che aveva visto nella cortina del tesoro della luce.

Mentre lei perseverava nella lode della luce superiore, tutti gli arconti – che sono presso i due grandi dotati di triplice forza -, il di lei invisibile compagno e le altre ventidue invisibili emanazioni guardavano giù.

Pistis Sophia, infatti, il suo compagno e le altre ventidue emanazioni formano le ventiquattro emanazioni emanate dal grande e invisibile padre primordiale e dai due grandi dotati di triplice potenza.

 

CAPITOLO 30

Dopo che Gesù disse queste cose ai suoi discepoli, si fece avanti Maria e domandò: – Mio Signore, una volta ti ho sentito affermare: «Anche Pistis Sophia è una delle ventiquattro emanazioni» e come mai non è nel loro luogo, bensì tu hai detto «l’ho trovata al di sotto del tredicesimo eone».

 

LA STORIA DI PISTIS SOPHIA

 

Gesù rispose e disse ai suoi discepoli: – Quando Pistis Sophia si trovava nel tredicesimo eone, nel luogo di tutti i suoi fratelli, (nel luogo) degli invisibili, cioè delle ventiquattro emanazioni, per ordine del primo mistero Pistis Sophia guardò verso l’alto: vide la luce della cortina del tesoro della luce, e bramò giungere in quel luogo, ma non era in condizione di giungere in quel luogo; smise, però di eseguire il mistero del tredicesimo eone, iniziò a lodare la luce dell’alto, quella che aveva visto nella luce della cortina del tesoro della luce.

Siccome lei lodava il luogo dell’alto, tutti gli arconti – che sono al di sotto – nei dodici eoni, l’odiarono perché aveva abbandonato i loro misteri e aveva bramato di andare in alto per trovarsi al di sopra di loro. Si irritarono contro di lei, e l’odiarono.

(Così fece) anche il grande dotato di triplice forza, l’arrogante, cioè il terzo dotato di triplice forza, che si trova nel tredicesimo eone, quello che era stato disobbediente – (in quanto) non aveva emanato l’intera forza purificata che si trova in lui, né aveva dato la sua luce purificata nel tempo in cui gli arconti avevano dato la loro, poiché voleva dominare sui tredici eoni su quanti si trovano al di sotto di esso.

Allorché, dunque, gli arconti dei dodici eoni si irritarono contro Pistis Sophia, superiore a loro, e l’odiarono, anche il grande dotato di triplice forza, l’arrogante, del quale vi ho appena parlato, si alleò agli arconti dei dodici eoni; anch’egli si irritò contro Pistis Sophia e l’odiò molto giacché lei aveva pensato di andare da una luce superiore a lui.

Egli emanò da sé una grande forza dall’aspetto di leone, dalla sua materia emanò una quantità di altre emanazioni materiali molto vigorose, e le inviò nei luoghi inferiori, nelle parti del caos, affinché insidiassero Pistis Sophia e le togliessero la sua forza, poiché lei aveva pensato di andare verso l’alto, al di sopra di tutti loro, aveva smesso di eseguire il suo mistero ed era invece sempre triste e bramosa della luce che aveva visto.

L’odiavano gli arconti, costanti e perseveranti nell’eseguire il mistero, e l’odiavano anche tutti i custodi che stanno alle porte degli eoni.

Per ordine del primo comandamento, il grande dotato di triplice forza, l’arrogante, uno dei tre dotati di triplice forza, perseguitava Sophia nel tredicesimo eone affinché guardasse verso le parti inferiori e vedendo in quel luogo la di lui forza luminosa dall’aspetto di leone, la bramasse, andasse in quel luogo e le fosse così tolta la sua luce.

 

CAPITOLO 31

Lei, dunque, guardò in basso e, nelle parti inferiori, vide la forza luminosa di lui: lei ignorava che questa era del dotato di triplice forza, dell’arrogante; pensava che provenisse dalla luce vista all’inizio in alto, che provenisse dal velo del tesoro della luce.

Pensava: voglio andare in quel luogo senza il mio compagno, prendere la luce e crearmi degli eoni luminosi per essere in condizione di recarmi alla luce delle luci, nell’altezza delle altezze.

Con questo pensiero uscì dal suo luogo, cioè dal tredicesimo eone, e discese al dodicesimo eone.
Gli arconti degli eoni la inseguirono adirati contro di lei perché aveva pensato alla gloria.
Uscita dai dodici eoni, andò nei luoghi del caos e si avvicinò alla potenza luminosa, dal volto di leone, per divorarla.

Ma la circondarono tutte le emanazioni materiali dell’arrogante: la grande forza luminosa dal volto di leone divorò le forze luminose di Sophia, purificò la sua luce e la divorò; la sua materia fu gettata nel caos e, nel caos, diventò un arconte dalla faccia di leone metà fuoco e metà tenebre, cioè Yaldabaoth del quale più volte vi ho parlato.

Dopo questo, Sophia divenne molto debole: quella forza luminosa dalla faccia di leone cominciò a eliminare tutte le forze luminose di Sophia; tutte insieme le forze materiali dell’arrogante circondarono e oppressero Sophia.

 

CAPITOLO 32

Gridò forte, Pistis Sophia, gridò alla luce delle luci, da lei vista all’inizio – allorché in lei pose la sua fiducia -, e recitò questa penitenza, dicendo:

1.- «O luce delle luci, nella quale, all’inizio, io posi la mia fiducia, ascolta, luce, la mia penitenza! Cattivi pensieri sono penetrati in me, salvami, luce!

2.- Guardai, o luce, alle parti inferiori e vidi una luce; pensai: voglio recarmi in quel luogo a prendere quella luce. Andai, e mi trovai nelle tenebre del caos inferiore, ma non fui più in condizione di affrettarmi a uscirne per ritornare al mio luogo; mi oppressero, infatti, tutte le emanazioni dell’arrogante, e la forza dall’aspetto di leone mi tolse la luce che era in me.

3.- Alzai grida di aiuto, ma la mia voce non proruppe dalle tenebre. Guardai in alto affinché mi venisse aiuto da quella luce nella quale avevo posto fiducia.

4.- Allorché guardai in alto vidi tutti gli arconti degli eoni che, numerosi, guardavano giù verso di me e si rallegravano: non avevo fatto loro alcun male, essi mi odiavano senza motivo.

Quando le emanazioni dell’arrogante videro che gli arconti degli eoni si rallegravano a mie spese, compresero che gli arconti degli eoni non sarebbero venuti in mio aiuto. Quelle emanazioni, che mi opprimevano con forza, si fecero coraggio e mi sottrassero la luce, che io non avevo preso da loro.

5.- Ora, o luce vera, tu sai che ho agito così nella mia ingenuità, pensando che la luce dall’aspetto di leone fosse tua. Il peccato che ho commesso ti è manifesto.

6.- Non lasciarmi depauperata, signore! Nella tua luce, infatti, ebbi fiducia fin dall’inizio, o signore, o luce delle forze! Non lasciarmi depauperata della mia luce.

7.- È per tuo motivo e per amore della tua luce che mi trovo in questa angustia, e sono coperta di vergogna.

8.- È per amore della tua luce che sono diventata estranea ai miei fratelli, agli invisibili, e alle grandi emanazioni di Barbelo.

9.- Ciò mi è accaduto, o luce, perché anelavo la tua dimora; venne, invece, su di me l’ira dell’arrogante perché mi trovavo nel suo eone, ma non compivo il suo mistero; egli è colui che non ascoltò il tuo comando di emanare dalla emanazione della sua forza.

10.- Tutti gli arconti degli eoni mi deridevano.
11.- In quel luogo io ero triste e cercavo la luce che avevo visto in alto.

12.- I custodi delle porte degli eoni mi cercavano, e tutti coloro che restavano nel loro mistero mi deridevano.

13.- Mentre io guardavo in alto verso di te, o luce, e avevo fiducia in te, eccomi ora oppressa nelle tenebre del caos, o luce delle luci: se tu vuoi venire a salvarmi – la tua misericordia è grande! – ascoltami in verità e salvami.

14.- Salvami dalla materia di queste tenebre affinché io non sprofondi in esse, sia liberata dalle opprimenti emanazioni del divino arrogante e dalle sue malignità.

15.- Non permettere che queste tenebre mi sommergano, non permettere che questa forza dall’aspetto di leone divori completamente tutta la mia forza, non permettere che questo caos copra la mia forza.

16.- Esaudiscimi, o luce! La tua grazia è preziosa. Volgi quaggiù il tuo sguardo conformemente alla grande misericordia della tua luce.

17.- Non distogliere da me il tuo volto: grande è il mio tormento.

18.- Affrettati a esaudirmi, salva la mia forza.

19.- Salvami dagli arconti che mi odiano! Tu conosci, infatti, la mia oppressione, il mio tormento e il tormento della mia forza che essi hanno tolto da me. Coloro che mi hanno circuito con tutta questa malvagità, sono davanti a te: trattali secondo il tuo volere.

20.- Di mezzo al caos e di mezzo alle tenebre, la mia forza guardò fuori: aspettavo che venisse il mio compagno e combattesse per me, ma non è venuto. Attesi che venisse e mi desse forza, ma non l’ho trovato.

21.- Quando cercavo la luce, mi diedero tenebre; quando cercavo la mia forza, mi diedero materia.

22.- O luce delle luci, le tenebre e la materia addossatemi dalle emanazioni dell’arrogante diventino per loro una trappola: vi restino impigliate, ripagale, sia loro di inciampo e non possano giungere al luogo del loro arrogante.
23.- Restino nelle tenebre, non volgano lo sguardo alla luce, contemplino per sempre il caos, non volgano lo sguardo in alto.

24.- Su di esse cada la loro vendetta, le avvolga il tuo castigo.

25.- D’ora in poi non permettere che arrivino al loro luogo, al loro divino arrogante; d’ora in poi non permettere che le sue emanazioni giungano ai loro luoghi: il loro dio è, infatti, empio e arrogante.

Riteneva di essere lui a compiere questa malvagità, ignorava che se io non fossi stata umiliata conforme al tuo comandamento, egli non avrebbe avuto alcun potere su di me.

26.- Ma allorché tu mi hai umiliata per mezzo del tuo comandamento, essi mi perseguitarono ancora di più e le loro emanazioni hanno aumentato il dolore della mia umiliazione.

27.- Hanno tolto la mia forza, mi hanno oppresso molto e ripetutamente per togliere tutta la luce che si trova in me.

Essi mi hanno circuito, non permettere che salgano al tredicesimo eone, al luogo della giustizia.

28.- Non permettere che partecipino all’eredità di quanti purificano se stessi e la loro luce. Non permettere che siano annoverati tra coloro che subito si pentono e così ricevano subito i misteri nella luce.

29.- Hanno tolto, infatti, la mia luce, la mia forza ha cominciato a venir meno e sono priva della mia luce.

30.- Or dunque, o luce che è in te e con me, io lodo il tuo nome nella gloria, o luce.

31.- La mia lode ti sia gradita, o luce, come un mistero eminente che introduce nelle porte della luce che diranno coloro che si pentiranno e purificheranno la propria luce.

32.- Gioiscano ora tutte le materie: cercate tutte la luce, affinché viva la forza delle vostre anime, che è in voi.

33.- La luce, infatti, ha esaudito le materie e non permetterà che vi sia una materia priva della sua purificazione.

34.- Le anime e le materie lodino il signore degli eoni; le materie e tutto ciò che si trova in esse.

35.- Allora, Dio salverà la loro anima da tutte le materie: nella luce verrà preparata una città; tutte le anime salvate abiteranno in quella città e l’erediteranno.

36.- In quel luogo dimorerà l’anima di coloro che accoglieranno i misteri: chi – nel suo nome – avrà accolto i misteri, dimorerà in essa».

 

CAPITOLO 33

Dopo aver detto queste parole ai suoi discepoli, Gesù soggiunse: – Questa è la lode innalzata da Pistis Sophia nella sua prima penitenza; la pronunciò allorché si pentì del suo peccato e raccontò tutto quanto le era accaduto. Ora, chi ha orecchie per intendere, intenda!

Si fece nuovamente avanti Maria, e disse: – Mio Signore, il mio uomo di luce ha orecchie, io intendo con la mia forza luminosa, in me c’è il tuo spirito, e mi ha fatto rinsavire.

Permetti ch’io tratti della penitenza della quale ha parlato Pistis Sophia raccontando il suo peccato e quanto le accadde.

La tua forza luminosa ne ha già profetato per mezzo del profeta Davide nel Salmo 68:

1.- Salvami, Dio, poiché le acque sono giunte fino all’anima mia.

2.- Sono immerso o sprofondato nel fango dell’abisso, non c’è più forza. Sono penetrato nella profondità del mare, una corrente mi ha sommerso.

3.- Ho pazientato gridando: la mia gola è riarsa, i miei occhi offuscati, nell’attesa di Dio.

4.- Quanti mi odiano senza motivo sono più numerosi dei capelli del mio capo; i miei nemici sono robusti e mi perseguitano ingiustamente; esigono da me ciò che io non ho rapito.

5.- Tu, Dio, conosci la mia insipienza, e i miei peccati non ti sono nascosti.

6.- Non si vergognino, per causa mia, quanti sperano in te, Signore, Signore delle potenze. Per causa mia non sentano vergogna coloro che ti cercano, Dio di Israele, Dio delle potenze.

7.- Per te, infatti, ho sopportato l’insulto, la vergogna ha coperto il mio volto.

8.- Sono diventato estraneo ai miei fratelli, estraneo ai figli di mia madre.

9.- Lo zelo per la tua casa mi ha divorato, e gli insulti di coloro che ti insultano mi sono caduti addosso.

10.- Umilio col digiuno l’anima mia, e ciò fu motivo di insulto per me.

11.- Ho indossato un abito di sacco e sono diventato per essi un oggetto di scherno.

12.- Fanno commenti su di me coloro che siedono alle porte, e sono argomento delle canzonature di quanti bevono vino.

13.- L’anima mia innalzò preghiere a te, Signore; è il tempo del tuo beneplacito, Dio; nella grandezza della tua grazia abbi cura della mia salvezza nella verità.

14.- Strappami dal fango, affinché non vi sprofondi; possa essere salvo da quanti mi odiano e dalle acque profonde.

15.- Non mi sommerga la corrente delle acque, non mi divori l’abisso, non si chiuda su di me la bocca del pozzo.

16.- Ascoltami, Signore: benevola è la tua grazia. Volgiti verso di me secondo l’abbondanza della tua grazia.

17.- Non distogliere il tuo sguardo dal tuo servo, poiché sono angustiato.

18.- Affrettati a rispondermi; presta attenzione all’anima mia, e salvala.

19.- Liberami dai miei nemici, poiché tu conosci il mio obbrobrio, la mia vergogna e il mio rossore: tutti i miei oppressori sono davanti a te.

20.- Il mio cuore sopportava obbrobrio e miseria. Ho atteso chi si rattristasse con me, ma non ci fu; chi mi consolasse, ma non lo trovai.

21.- Per cibo mi hanno dato veleno, nella mia sete mi hanno abbeverato con aceto.

22.- La loro mensa si trasformi per loro in trappola, in laccio, in rappresaglia, in inciampo.

23.- Piega in ogni tempo il loro dorso.

24.- Rovescia su di loro il tuo furore, li colga la tua ira ardente.

25.- Il loro accampamento sia deserto, non vi sia chi abiti nelle loro dimore.

26.- Poiché hanno inseguito quello che tu avevi colpito, hanno aumentato il dolore delle sue ferite.

27.- Aggiunsero iniquità a iniquità: non giungano alla tua giustizia.

28.- Siano cancellati dal libro dei viventi, non siano scritti insieme ai giusti.

29.- Io sono misero e dolente; la salvezza del tuo volto, Dio, mi ha accolto.

30.- Loderò il nome di Dio con il canto, innalzerò a lui un canto di grazie.

31.- Sarà gradito a Dio più di un torello, che mette corna e unghie.

32.- Vedano i poveri e gioiscano; cercate Dio, e l’anima vostra vivrà.

33.- Dio, infatti, ha esaudito i poveri, non ha disprezzato i prigionieri.

34.- Lodino il Signore i cieli e la terra, il mare e tutto ciò che v’è dentro.

35.- Dio, infatti, salverà Sion; le città di Giuda verranno ricostruite, abitate ed ereditate;

36.- le possiederà la stirpe dei tuoi servi; vi abiteranno coloro che amano il suo nome.

 

CAPITOLO 34

Allorché Maria terminò di dire queste parole a Gesù e ai suoi discepoli, proseguì: – Mio Signore, questa è la soluzione del mistero della penitenza di Pistis Sophia.

Udite queste parole di Maria, Gesù le disse: – Molto bene, Maria! Tu beata pienezza, o pienezza tutta beata! Questa è colei che sarà chiamata beata da tutte le generazioni.

 

CAPITOLO 35

Gesù proseguì il suo discorso dicendo: – Pistis Sophia seguitò ancora a lodare con una seconda penitenza. Disse dunque:

1.- O luce delle luci, ho avuto fiducia in te, non lasciarmi nelle tenebre fino al compimento del mio tempo.

2.- Vieni in mio aiuto e salvami per mezzo dei tuoi misteri. China verso di me il tuo orecchio, e salvami.

3.- Mi salvi la forza della tua luce, mi porti agli eoni superiori. Tu, infatti, mi salverai e mi condurrai all’altezza dei tuoi eoni.

4.- Salvami, o luce, dal potere di questa forza dal volto di leone, e dal potere delle emanazioni del divino arrogante.

5.- O luce, sei tu nella cui luce ho creduto, e nella cui luce fin dall’inizio ho avuto fiducia.

6.- Ci ho creduto fin da quando mi ha emanato: tu stessa che mi hai emanato, e fin dall’inizio ho creduto nella tua luce.

7.- Mentre credevo in te, gli arconti mi deridevano, dicendo: «Essa è venuta meno al suo mistero!». Tu sei il mio liberatore, tu sei il mio salvatore, tu sei il mio mistero, o luce.

8.- La mia bocca era piena di gloria per cantare in ogni tempo il mistero del tuo splendore.

9.- E ora, o luce, non mi lasciare nel caos fino al compimento di tutto il mio tempo. O luce, non mi lasciare.

10.- Mi hanno tolta tutta la mia forza luminosa, e tutte le emanazioni dell’arrogante mi hanno circondato. Volevano sottrarmi integralmente tutta la mia luce, e stavano di guardia alla mia forza.

11.- L’una diceva all’altra: «La luce l’ha abbandonata, afferriamola, sottraiamole tutta la luce che si trova in lei».

12.- Perciò, luce, non mi abbandonare. Voltati, luce, salvami dal potere di coloro che non hanno pietà.

13.- Cadano, siano privi di forza, quanti vogliano sottrarmi la mia forza.

Siano avvolti nelle tenebre, colti nell’impotenza, quanti vogliono sottrarmi la mia forza luminosa.

Questa è la seconda penitenza pronunciata da Pistis Sophia a lode della luce.

 

CAPITOLO 36

Quando Gesù terminò di dire queste parole ai suoi discepoli, domandò: Capite in qual modo vi parlo?

Pietro si fece avanti e disse a Gesù: – Signore, non possiamo sopportare questa donna; ci toglie l’occasione, non lascia parlare alcuno di noi, parla sempre lei.

Gesù rispose e disse ai suoi discepoli: – Se qualcuno sente ribollire in se stesso la forza del suo spirito, sicché comprenda quanto dico, si faccia avanti e parli. Comunque, Pietro, vedo che la forza che è in te comprende la soluzione del mistero della penitenza annunziata da Pistis Sophia.

Ora comunica, Pietro, in mezzo ai tuoi fratelli, il pensiero della sua penitenza.

Pietro rispose a Gesù: – Signore, ascolta mentre espongo il pensiero della sua penitenza; su di essa, la tua forza ha profetato un tempo per mezzo del profeta Davide, trattando della sua penitenza nel Salmo 70.

1.- O Dio, mio Dio, confido in te, non sia confuso in eterno!

2.- Salvami e liberami nella tua giustizia. China a me il tuo orecchio e salvami.

3.- Sii per me un Dio forte e un luogo sicuro per la mia salvezza: tu sei la mia forza e il mio rifugio.

4.- Salvami, mio Dio, dal potere del peccatore, dal potere del delinquente e dell’empio.

5.- Tu, Signore, sei la mia costanza. Tu, Signore, sei la mia speranza fin dalla mia gioventù.

6.- In te mi abbandonai fin dal seno materno; dal corpo di mia madre tu mi hai guidato; il mio pensiero è sempre rivolto a te.

7.- Per molti divenni come gli insensati; tu sei il mio aiuto e io il mio rifugio; tu sei il mio salvatore, Signore.

8.- La mia bocca è piena di gloria, per lodare tutto il giorno la gloria del tuo splendore.

9.- Non ripudiarmi nella vecchiaia; non lasciarmi quando la mia anima svanisce.

10.- Poiché i miei nemici parlano contro di me; coloro che insidiano l’anima mia, si consigliano contro la mia anima, 11.- dicendo: «Dio l’ha abbandonato; inseguitelo, afferratelo, non c’è alcuno che lo salvi».

12.- Dio, presta attenzione al mio soccorso!

13.- Siano confusi e svergognati coloro che avversano la mia anima.

Siano coperti di obbrobrio e vergogna coloro che cercano la mia rovina.

Questa è la soluzione della seconda penitenza pronunciata da Pistis Sophia.

 

CAPITOLO 37

Il Salvatore disse a Pietro: – Bene, Pietro! 

Questa è la soluzione della sua penitenza. 

Tu beato più di tutti gli uomini della terra! A te, infatti, ho manifestato questi misteri. In verità in verità ti dico: ti renderò perfetto in tutta la pienezza, dai misteri dell’interno fino ai misteri dell’esterno; ti riempirò di spirito e sarai detto «spirituale (pneumatiƒoi) perfetto in tutta la pienezza».

In verità in verità ti dico: ti darò tutti i misteri di tutti i luoghi di mio Padre e tutti i luoghi del primo mistero, affinché colui che tu accoglierai sulla terra sarà accolto nella luce dell’alto, o colui che tu respingerai sulla terra sarà respinto dal regno del Padre mio che è in cielo.

Ma ora udite e prestate attenzione a tutte le penitenze pronunciate da Pistis Sophia, la quale proseguì dicendo la terza penitenza.

1.- O luce delle forze, presta attenzione e salvami!

2.- Quanti anelano a togliere la mia luce, siano manchevoli e nelle tenebre. Si volgano al caos e restino confusi quanti anelano a togliere la mia forza.

3.- Si volgano presto alle tenebre quanti mi opprimono e dicono: «Siamo diventati suoi padroni!».

4.- Gioiscano, invece, e si rallegrino tutti coloro che cercano la luce, e quanti anelano al tuo mistero dicano di continuo: «In alto il mistero!».

5.- Ora, salvami, luce! Sono stata privata di quella luce che essi mi hanno tolto, abbisogno di quella forza che essi mi hanno tolto.

Tu, luce, sei il mio salvatore, tu sei il mio liberatore. Presto, luce, liberami da questo caos.

 

CAPITOLO 38

Allorché Gesù terminò di dire queste parole ai suoi discepoli, soggiunse: – Questa è la terza penitenza pronunciata da Pistis Sophia -; e ancora: – Chi ha sentito innalzarsi lo spirito atto a conoscenza, si avvicini ed esponga i pensieri della penitenza pronunciata da Pistis Sophia.

Prima ancora che Gesù terminasse di parlare, si fece avanti Marta: si gettò ai suoi piedi, li baciò, innalzò grida, pianse, e disse con umiltà: – Signore, abbi misericordia di me, sii compassionevole verso di me! Permetti che esponga la soluzione della penitenza pronunciata da Pistis Sophia.

Gesù porse la mano a Marta e le disse: – Beato chiunque si umilia! Di lui, infatti, si avrà misericordia. E ora, Marta, tu sei beata. Esponi, dunque, la soluzione del pensiero penitenziale di Pistis Sophia.

A Gesù tra i suoi discepoli, Marta rispose:
– Mio Signore Gesù, a proposito della penitenza pronunciata da Pistis Sophia, ha profetato una volta la tua forza luminosa, che si trovava in Davide, con il Salmo 69. Egli disse:

1.- Signore Dio, vieni in mio aiuto!

2.- Arrossiscano e si vergognino coloro che insidiano l’anima mia.

3.- Voltino le spalle, siano svergognati coloro che esclamano: «Bene, Bene!».

4.- Gioiscano e si allietino in te, coloro che ti cercano, e dicano sempre: «Dio è grande!» quanti amano la tua salvezza.

5.- Io sono misero, io sono povero. Aiutami, Signore! Tu sei il mio aiuto e la mia difesa. Signore non tardare!

Questa è la soluzione della terza penitenza pronunciata da Pistis Sophia, inneggiando all’alto. 

CAPITOLO 39

Dopo aver sentito queste parole da Marta, Gesù le disse: – Benissimo, Marta, bene!
Gesù proseguì il discorso ai suoi discepoli.

– Prima che fosse oppressa per la seconda volta con la sottrazione dell’intera sua luce da parte della forza dal volto di leone, e da tutte le emanazioni materiali che erano con essa – inviate nel caos dall’arrogante -, Pistis Sophia pronunciò una quarta penitenza. Proferì dunque questa penitenza:

1.- «O luce, alla quale mi affidai, ascolta la mia penitenza! La mia voce giunga alla tua dimora.

2.- Non allontanare da me la tua immagine luminosa; prestami attenzione, mentre essi mi opprimono. Affrettati a salvarmi, quando griderò verso di te.

3.- La mia luce è svanita come un alito, e io sono diventata materia.

4.- Hanno tolto da me la mia luce, la mia forza si è disseccata. Ho dimenticato il mio mistero, quello che prima avevo cura di compiere.

5.- Dalla spaventosa e potente voce dell’arrogante, è svanita in me la mia forza.
6.- Sono diventata come un demone singolare dimorante nella materia e privo di luce. Sono diventata come uno spirito di opposizione che si trova in un corpo materiale ed è sprovvisto di forza luminosa.

7.- Sono diventata come un decano, che si trova nell’aria tutto solo.

8.- Le emanazioni dell’arrogante mi hanno oppresso duramente; il mio compagno pensò:

9.- in luogo della luce che era in lei, l’hanno riempita di caos. Ho divorato il sudore della mia materia e l’angustia delle lacrime (che fluivano) dalla materia dei miei occhi, affinché non fossero sottratte da coloro che mi opprimono.

10.- Questo mi è accaduto, o luce, per un tuo comandamento, per un tuo comando; ed è per il tuo comandamento ch’io mi trovo qui.

11.- Il tuo comandamento mi ha diretta in basso; sono discesa in basso come una forza del caos; la mia forza si è irrigidita.

12.- Ma tu, Signore, sei la luce eterna e visiti coloro che sono continuamente oppressi.

13.- Ora, sorgi, o luce, cerca la mia forza e l’anima che è in me. Il comandamento che tu hai stabilito per me nelle mie afflizioni, ha avuto compimento. È giunto il tempo in cui tu cercherai la mia forza e la mia luce, il tempo che tu hai fissato per cercarmi.

14.- I tuoi redentori hanno cercato la forza che si trova nella mia anima: poiché il numero è compiuto, perciò anche la sua materia sarà salvata.

15.- In quel tempo, tutti gli arconti degli eoni materiali avranno paura davanti alla tua luce; tutte le emanazioni del tredicesimo eone materiale avranno paura davanti al mistero della tua luce: e gli altri indosseranno la loro luce purificata.

16.- Il Signore, infatti, cercherà la forza della vostra anima: egli ha manifestato il suo mistero.

17.- Perciò egli guarda la penitenza di coloro che si trovano nei luoghi inferiori: non trascura la loro penitenza.

18.- Questo mistero è diventato il tipo della stirpe che sarà generata; e questa stirpe che sarà generata inneggerà all’alto,

19.- poiché la luce ha guardato dall’alto della sua luce; guarderà in basso su tutta la materia.

20.- per ascoltare il sospiro degli incatenati, per liberare la forza di quelle anime la cui forza è incatenata:

21.- porrà così nell’anima il suo nome, e nella forza il suo mistero.

 

CAPITOLO 40

Allorché Gesù disse queste parole ai suoi discepoli, proseguì: – Questa è la quarta penitenza pronunciata da Pistis Sophia. Ora, chi comprende, comprenda.

Dopo che Gesù disse queste parole, si fece avanti Giovanni, baciò il petto di Gesù, e disse: – Ordina anche a me e permettimi di esporre la soluzione della quarta penitenza pronunciata da Pistis Sophia.

Gesù rispose: – Ti ordino e ti permetto di esporre la soluzione della penitenza pronunciata da Pistis Sophia.

Giovanni prese a dire: – Mio Signore e salvatore, a proposito di questa penitenza pronunciata da Pistis Sophia, ha già profetato la tua forza luminosa, presente in Davide, con il Salmo 101:

1.- Ascolta, Signore, la mia preghiera, giunga a te la mia voce.

2.- Non distogliere da me il tuo volto; nel giorno in cui sono oppresso, porgi a me il tuo orecchio; quando ti invoco, affrettati a esaudirmi.

3.- Poiché svanirono come fumo i miei giorni, le mie ossa sono arse come una pietra.

4.- Sono secco come erba, il mio cuore è inaridito perché dimenticai di mangiare il mio pane.

5.- A forza di gemere, le mie ossa si sono incollate alla mia carne.

6.- Sono diventato come un pellicano nel deserto, come una civetta sulla casa.

7.- Ho trascorso la notte vegliando, sono diventato come un passero solitario sul tetto.

8.- I miei nemici mi insultano tutto il giorno: chi mi onora mi scongiura.

9.- Ho mangiato cenere invece del pane, e mischiai con lacrime la mia bevanda.

10.- La tua collera e il tuo sdegno mi hanno alzato e scagliato a terra.

11.- I miei giorni si sono curvati come un’ombra, io sono diventato secco come erba.

12.- Ma tu, Signore, rimani in eterno, il tuo ricordo di generazione in generazione.

13.- Sorgi, abbi compassione di Sion, poiché è giunto il tempo di graziarla, il momento è giunto.

14.- I tuoi servi bramarono le sue pietre, avranno compassione della sua terra.

15.- Le genti temeranno il nome del Signore; i re della terra temeranno la tua magnificenza.

16.- Poiché il Signore edificherà Sion, e si manifesterà nella sua magnificenza.

17.- Egli ha rivolto lo sguardo alla preghiera dei miseri, non ha disprezzato la loro supplica.

18.- Ciò sarà scritto per un’altra generazione, il popolo che sarà creato loderà il Signore,

19.- poiché ha rivolto in basso lo sguardo dall’altezza sua santa: dal cielo, il Signore, ha rivolto lo sguardo sulla terra,

20.- per udire il sospiro degli incatenati, per sciogliere i figli di coloro che sono stati uccisi,

21.- per annunziare il nome del Signore in Sion, e la sua lode in Gerusalemme.

Questa, Signore, è la soluzione del mistero della penitenza pronunciata da Pistis Sophia.

 

CAPITOLO 41

Allorché Giovanni terminò di pronunciare queste parole a Gesù insieme ai suoi discepoli, egli disse: – Benissimo, Giovanni! Tu, vergine, dominerai nel regno della luce.

Gesù proseguì il suo discorso e disse ai suoi discepoli: – In seguito accadde questo.

Le emanazioni dell’arrogante oppressero nuovamente Pistis Sophia nel caos, desiderose di toglierle tutta la sua luce: non era ancora compiuto il comando che la riguardava, di trarla cioè dal caos; né, dal primo mistero, mi era ancora giunto il comando di salvarla dal caos.

Dunque, mentre tutte le materiali emanazioni dell’arrogante la stavano opprimendo, lei gridò e pronunciò la quinta penitenza:

1.- Luce della mia salvezza, ti lodo nel luogo dell’altezza, e ancora nel caos.

2.- Ti loderò con la lode con la quale ti ho lodato nell’altezza, e con la quale ti ho lodato nel caos.

3.- La mia forza è piena di tenebre, la mia luce è discesa nel caos.

4.- Io stessa sono diventata come gli arconti del caos, discesi nelle tenebre inferiori; sono diventata come un corpo materiale che, in alto, non ha alcuno che lo salvi.

5.- Sono diventata ancora come materie, gettate nel caos, dalle quali fu tolta la loro forza, (materie) che tu non hai salvato e che, per tuo comando, sono perite.

6.- Ora mi hanno posto nelle tenebre inferiori, tra le tenebre e le materie morte, prive di forza.

7.- Su di me hai pronunciato un comando e ogni cosa che tu hai stabilito:

8.- il tuo spirito è svanito, mi ha abbandonato; è dietro il tuo comando che le emanazioni del mio eone non mi hanno aiutato, mi hanno odiato e si sono separate da me; ed io non sono ancora completamente annientata.

9.- La mia luce è scemata; con tutta la luce che si trova in me ho innalzato grida alla luce in alto, e ho allargato le mie mani verso di te.

10.- Dunque, luce, porterai a compimento il tuo comando nel caos? I liberatori, giunti per tuo comando, si leveranno nelle tenebre, verranno, e ti saranno discepoli?

11.- Diranno, forse, nel caos, il mistero del tuo nome?

12.- O diranno piuttosto il tuo nome in una materia del caos, ove tu non purificherai?

13.- Ma io ti lodo, luce, e la mia penitenza giungerà a te, in alto.

14.- Venga su di me la tua luce,

15.- poiché hanno sottratta la mia luce, e dal tempo in cui sono stata emanata mi trovo in mezzo ai dolori a causa della luce. Mentre guardavo in alto verso la luce, volsi lo sguardo in basso alla forza luminosa che si trova nel caos: mi alzai e discesi.

16.- Venne su di me il tuo comando, gli sgomenti da te stabiliti per me, mi hanno condotta allo smarrimento,

17.- abbondanti come acque mi hanno circondata, mi hanno attanagliata per tutto il tempo.

18.- Dietro il tuo comando i miei compagni di emanazione non mi hanno soccorso, tu non hai permesso che il mio compagno mi liberasse dalle tribolazioni.

Questa è la quinta penitenza pronunciata da Pistis Sophia, mentre tutte le emanazioni materiali dell’arrogante seguitavano a opprimerla.

 

CAPITOLO 42

Detto questo ai suoi discepoli, Gesù proseguì: – Chi ha orecchie da intendere, intenda!

Colui che si sente ribollire lo spirito, si faccia avanti ed esponga la soluzione del pensiero della quinta penitenza di Pistis Sophia.

Dopo che Gesù disse queste parole, Filippo si alzò, depose il libro che aveva in mano – è lui, infatti, che scrive tutto quello che Gesù dice e tutto quello che fa – e si precipitò davanti a lui, dicendo: – Signore, sono dunque solo io colui al quale tu hai dato il compito di avere cura del mondo registrando tutti i discorsi che pronunceremo e ciò che faremo? Non mi hai concesso di farmi avanti per comunicare la soluzione dei misteri di Pistis Sophia; eppure più volte ho sentito ribollire il mio spirito che, sciolto, mi costringeva energicamente a farmi avanti per comunicare la soluzione della penitenza di Pistis Sophia! Ma non ho potuto farmi avanti perché sono lo scrivano di tutti i discorsi.

Udito Filippo, Gesù rispose: – Ascolta, Filippo. Tu sei beato, perciò ti voglio parlare. A te, a Tommaso e a Matteo, il primo mistero ha assegnato il compito di scrivere tutti i discorsi che pronuncerò e farò, e tutte le cose che voi vedrete.

Ma il numero dei discorsi che tu devi scrivere, per ora, non è ancora completo: quando sarà completo, potrai farti avanti e annunziare quello che vuoi. 

Voi tre, dunque, dovete registrare tutti i discorsi che dirò e farò, e tutte le cose che voi vedrete, affinché possiate testimoniare ogni cosa concernente il regno dei cieli.

 

CAPITOLO 43

Dopo aver parlato così, Gesù disse ai suoi discepoli: – Chi ha orecchie per intendere, intenda!

Maria si precipitò nuovamente avanti, si pose vicino a Filippo, e disse a Gesù: – Signore, il mio abitante di luce ha orecchie, con la mia forza sono preparata a intendere, e ho compreso la parola che hai detto. Ascolta, dunque, Signore, quanto dico liberamente; tu che ci hai detto: «Chi ha orecchie per intendere, intenda».

In merito alla parola che hai detto a Filippo: «A te, a Tommaso e a Matteo, a voi tre, il primo mistero ha assegnato il compito di scrivere tutti i discorsi del regno della luce per renderne testimonianza», ascolta la soluzione che comunico a proposito di questa parola; è quanto la tua forza luminosa ha profetato per mezzo di Mosè: «Ogni cosa sarà stabilita da due e tre testimoni». I tre testimoni sono: Filippo, Tommaso, Matteo.

Udita questa parola, Gesù disse: – Benissimo, Maria! La soluzione della parola è questa.

Ora fatti avanti tu, Filippo, annunzia la soluzione della quinta penitenza di Pistis Sophia; poi siediti, scrivi tutti i discorsi che pronuncerò, fino a quando sia completato il numero della parte di parole del regno della luce che devi scrivere. In seguito, ti farai avanti e dirai quanto il tuo spirito comprenderà. Adesso, tuttavia, annunzia la soluzione della quinta penitenza di Pistis Sophia.

Allora Filippo rispose e disse a Gesù: – Ascolta, Signore, mentre dico la soluzione della sua penitenza. A tal proposito, la tua forza aveva già profetato per mezzo di Davide con il Salmo 87.

1.- Signore, Dio della mia salvezza, giorno e notte grido verso di te.

2.- Giunga al tuo cospetto la mia supplica, inchina il tuo orecchio alla mia preghiera, Signore.

3.- Poiché la mia anima è sazia di mali, la mia vita si è accostata al mondo inferiore.

4.- Sono annoverato tra coloro che sono scesi nella tomba, sono come un uomo privo di aiuto.

5.- Coloro che sono liberi, diventano, tra i morti, come gli uccisi che dormono gettati nelle fosse, dei quali tu non ti ricordi più, e sono recisi dalla tua mano.

6.- Sono stato messo dentro una fossa, tra le tenebre e le ombre di morte.

7.- Su di me si è abbattuto il tuo furore, tutte le tue apprensioni sono venute su di me.
Pausa (diayalma).

8.- Hai allontanato da me i miei conoscenti; mi hanno considerato un abominio: mi hanno valutato, e non sono stato accettato.

9.- Il mio occhio si annebbia dalla miseria: tutto il giorno ho gridato verso di te, Signore; verso di te ho steso le mie mani.

10.- Farai meraviglie tra i morti, risorgeranno i medici e ti loderanno?

11.- Sarà annunziato il tuo nome nelle tombe?

12.- E la tua giustizia in un paese da te dimenticato?

13.- Eppure io ho gridato verso di te, Signore, e la mia preghiera ti giunge di buon mattino.

14.- Non volgere il tuo sguardo da me,

15.- poiché sono misero, sono tra i dolori fin dalla giovinezza; allorché mi innalzai, mi sono umiliato e risollevato.

16.- Su di me sono passati i tuoi furori, i tuoi terrori mi hanno sconvolto.

17.- Come acque mi hanno avvolto. Mi attanagliano tutto il giorno.

18.- Hai allontanato da me i miei amici, i miei conoscenti dalla mia miseria.

Questa è la soluzione del mistero della quinta penitenza pronunciata da Pistis Sophia, allorché era oppressa nel caos.

 

CAPITOLO 44

Udite queste parole da Filippo, Gesù gli disse: – Benissimo, caro Filippo. Ora vieni, siediti, e scrivi la tua parte di tutti i discorsi che pronuncerò e farò, e tutte le cose che tu vedrai -.

Filippo subito si sedette e prese a scrivere.

Seguitando a parlare, Gesù disse ai suoi discepoli: – Pistis Sophia gridò allora verso la luce, la quale gli perdonò il peccato, allorché abbandonò il suo luogo per discendere tra le tenebre.

Essa pronunciò così la sesta penitenza.

1.- Ti ho lodato, luce, nelle tenebre inferiori.

2.- Esaudisci la mia penitenza, presta attenzione alla voce della mia supplica.

3.- Se pensi al mio peccato, o luce, non potrò stare davanti a te, e tu mi abbandonerai.

4.- Tu, luce, sei infatti il mio liberatore; per amore della luce del tuo nome, ho creduto in te, luce.

5.- La mia forza ha creduto nel tuo mistero. La mia forza ha avuto fiducia nella luce mentre si trovava in alto, e ha avuto fiducia in essa mentre si trovava in basso, nel caos.

6.- Tutte le forze che sono in me abbiano fiducia nella luce, mentre mi trovo in basso nelle tenebre; e abbiano fiducia in essa allorché verranno al luogo in alto.

7.- Essa ha, infatti, misericordia di noi e ci salva: in essa c’è un grande mistero salvifico.

8.- A causa della mia trasgressione, essa libererà dal caos tutte le forze; poiché io ho abbandonato il mio luogo e sono discesa nel caos.

Ora, comprenda colui la cui mente è in alto.

 

CAPITOLO 45

Terminate queste parole ai suoi discepoli, Gesù disse loro: – Comprendete il modo in cui vi parlo?

Andrea si fece avanti e disse: – Signore, a proposito della soluzione della sesta penitenza di Pistis Sophia, la tua forza luminosa ha già profetato per mezzo di Davide con il Salmo 129:

1.- Dal profondo gridai verso di te, Signore.

2.- Ascolta la mia voce! Le tue orecchie siano attente alla voce delle mie suppliche!

3.- Se tu guardi le mie colpe, Signore, chi potrà resistere?

4.- Siccome presso di te c’è il perdono, per amore del tuo nome ti attendo, Signore.

5.- L’anima mia ha atteso la tua parola.

6.- Dal mattino fino alla sera, la mia anima ha sperato nel Signore: Israele speri nel Signore dal mattino fino alla sera.

7.- Perché presso il Signore c’è grazia, presso di lui c’è una grande salvezza;

8.- egli salverà Israele da tutte le sue colpe.

Gesù gli disse: – Benissimo, Andrea beato! Questa è la soluzione della sua penitenza. 

In verità in verità ti dico: ti renderò perfetto in tutti i misteri della luce e in tutte le conoscenze dall’interno degli interni fino all’esterno degli esterni, dall’ineffabile fino alla tenebra delle tenebre, dalla luce delle luci fino al fondo della materia, dagli dei fino ai demoni, da tutti i signori fino ai decani, da tutte le potenze fino ai servitori, dalla creazione dell’uomo fino a quella delle bestie, degli animali e dei rettili, sicché tu sarai detto perfetto, perfezionato in ogni pienezza.

In verità in verità ti dico: nel luogo ove sarò io nel regno di mio Padre, quivi sarai anche tu con me.

Quando sarà compiuto il numero perfetto nel quale verrà decomposta la miscela, comanderò che siano condotti tutti gli dei tiranni che non hanno consegnato la loro luce purificata; comanderò al fuoco saggio – quello attraversato da coloro che sono perfetti – di divorare quei tiranni fino a quando non abbiano consegnato la più piccola (parte) purificata della loro luce.

Terminate queste parole ai suoi discepoli Gesù domandò loro: – Comprendete il modo in cui vi parlo? –

Maria rispose: – Sì, Signore, ho compreso la parola che hai detto. 

A proposito della parola che hai detto, cioè che alla decomposizione di tutta la miscela tu siederai su di una forza luminosa e i tuoi discepoli, cioè noi, siederemo alla tua destra, che giudicherai gli dei tiranni che non hanno consegnato la loro luce purificata, e che il fuoco saggio li divorerà fino a quando non abbiano consegnato la più piccola (parte) di luce che si trova in essi: a proposito, dunque, di questa parola, la tua forza luminosa ha già profetato per mezzo di Davide con il Salmo 81:
«Dio siederà nell’assemblea degli dei, sottoporrà a giudizio gli dei».

Gesù le rispose: – Benissimo, Maria.

 

CAPITOLO 46

Gesù proseguì il discorso ai suoi discepoli, dicendo:

– Quando Pistis Sophia terminò di pronunciare la sua sesta penitenza per il perdono della sua trasgressione, si volse ancora in alto per vedere se i suoi peccati erano stati perdonati, e per vedere se sarebbe stata tratta fuori dal caos; ma il primo mistero non l’aveva ancora esaudita: non aveva ancora comandato il perdono dei suoi peccati e la sua estrazione dal caos.

Allorché, dunque, si volse verso l’alto per scorgere se la sua penitenza era stata accolta, vide che tutti gli arconti dei dodici eoni la deridevano e si rallegravano che la sua penitenza non fosse stata accolta.

Alla vista della loro derisione, rimase molto triste; alzò la sua voce in alto pronunciando la settima penitenza.

1.- O luce, a te ho elevato la mia forza, mia luce!

2.- Ho creduto in te. Non permettere ch’io sia disprezzata, non permettere che gli arconti dei dodici eoni mi odino e si rallegrino su di me.

3.- Giacché non saranno confusi tutti coloro che credono in te; restino nelle tenebre coloro che mi hanno privata della mia luce, non ne traggano alcun vantaggio, sia, invece, tolta da loro.

4.- Indicami le tue vie, luce: su di loro sarò salva. Indicami le tue strade: affinché sia salvata dal caos.

5.- Guidami alla tua luce. Conosca che tu, luce, sei il mio liberatore. Su di te porrò la mia fiducia lungo tutto il mio tempo.

6.- Liberami, luce, giacché la tua misericordia è eterna.

7.- Non imputarmi, luce, la trasgressione che, nella mia ignoranza commisi all’inizio; liberami piuttosto, luce, per opera del tuo grande mistero che perdona i peccati a motivo della tua bontà.

8.- La luce, infatti, è buona e retta: perciò mi concederà la via della libertà dalla mia trasgressione.

9.- Le mie forze, ridotte dalla paura di fronte alle emanazioni materiali dell’arrogante, essa le guiderà in conformità del suo comandamento: alle mie forze, ridotte dagli spietati, essa insegnerà la sua conoscenza.

10.- Infatti, tutte le conoscenze della luce sono liberazioni e sono misteri per tutti coloro che cercano i luoghi della sua eredità e i suoi misteri.

11.- Per amore del mistero del tuo nome, perdona, luce, la mia trasgressione: essa è grande.

12.- A ognuno che ha fiducia nella luce, essa concede il mistero che vuole;

13.- la sua anima dimorerà nei luoghi della luce e la sua forza erediterà il tesoro della luce.

14.- La luce dà forza a quanti credono in essa; il nome del suo mistero è di coloro che hanno fiducia in essa; indicherà loro il luogo dell’eredità, che è nel tesoro della luce.

15.- Ma io ho creduto sempre nella luce: essa, infatti, libererà i miei piedi dai vincoli delle tenebre.

16.- Guarda, luce, e liberami, poiché nel caos hanno tolto il mio nome.

17.- Molto più numerose di tutte le emanazioni sono le mie afflizioni e la mia angustia: liberami dalla mia trasgressione e da queste tenebre.

18.- Vedi il dolore della mia angustia, e perdona la mia trasgressione.

19.- Considera gli arconti dei dodici eoni, che mi hanno odiata per gelosia.

20.- Vigila sulla mia forza, liberami, non permettere ch’io resti in queste tenebre, poiché ho creduto in te,

21.- ed essi mi hanno giudicata una grande stupida, per il fatto che ho creduto in lei, o luce.

22.- Ed ora, luce, libera le mie forze dalle emanazioni dell’arrogante che mi opprimono. 
Ora, chi è saggio, sia saggio.

Dopo che Gesù parlò così ai suoi discepoli, si fece avanti Tommaso, e disse: – Signore, io sono saggio, sono abbondantemente saggio. Il mio spirito è volenteroso e sono lieto che tu ci abbia parlato con queste parole.

Tuttavia, finora, ho tollerato i miei fratelli per non irritarli: ho tollerato che ognuno di essi si presentasse davanti a te per esporre la soluzione della penitenza di Pistis Sophia. Ora, dunque, a proposito della soluzione della settima penitenza di Pistis Sophia, la tua luce luminosa ha profetato per mezzo del profeta Davide nel Salmo 24.

1.- Signore, a te elevai l’anima mia, mio Dio!

2.- A te mi sono affidato, non sia confuso, né disprezzato dai miei nemici.

3.- Tutti coloro che sperano in te non saranno confusi; siano piuttosto confusi quanti agiscono iniquamente senza motivo.

4.- Signore, indicami la tua via, insegnami le tue strade!

5.- Conducimi sulla via della tua verità e ammaestrami; poiché tu sei il mio Dio, il mio salvatore, spererò in te tutto il giorno.

6.- Ricorda la tua misericordia, Signore, e le tue grazie, poiché esse sono da sempre.

7.- Non ricordare i peccati della mia gioventù e quelli della mia ignoranza; ricordati, invece, di me conforme all’abbondanza della tua grazia e della tua bontà, Signore.

8.- Buono e retto è il Signore; perciò mostrerà ai peccatori la via.

9.- Guiderà gli umili in giudizio, insegnerà agli umili la sua via.

10.- Tutte le vie del Signore sono grazia e verità per coloro che cercano la sua giustizia e le sue testimonianze.

11.- Per amore del tuo nome, perdona i miei peccati: sono grandi.

12.- Chi è colui che teme il Signore? Egli gli stabilirà leggi lungo la via che ha scelto.

13.- La sua anima dimorerà nel benessere, e la sua discendenza erediterà la terra.

14.- Il Signore è forza per coloro che lo temono, il nome del Signore è di coloro che lo temono, per annunziare a essi la sua alleanza.
15.- I miei occhi sono sempre rivolti al Signore, perché egli districherà i miei piedi dalla rete.

16.- Rivolgiti a me e fammi grazia, poiché io sono solo e misero.

17- Le tribolazioni del mio cuore si sono moltiplicate; tirami fuori dalle mie angustie.

18.- Guarda la mia abiezione e la mia miseria, perdona tutti i miei peccati.

19.- Vedi quanto si sono moltiplicati i miei nemici, e con quale odio ingiusto mi odiano.

20.- Custodisci la mia anima e liberami; non resti confuso, poiché ho sperato in te.

21.- Quanti sono privi di malizia e sinceri si sono associati a me, perché io ti ho atteso costantemente, Signore.

22.- Dio, salva Israele da tutte le sue angustie.

Udite le parole di Tommaso, Gesù gli disse: – Benissimo, Tommaso! Bene. Questa è la soluzione della settima penitenza di Pistis Sophia. In verità in verità ti dico: tutte le generazioni del mondo ti proclameranno beato sulla terra perché io ti ho rivelato questo, perché tu hai ricevuto dal mio spirito, e perché sei divenuto comprensivo e spirituale avendo compreso quanto ti dico.

Ti colmerò dunque di tutta la luce e di tutta la forza dello spirito, affinché d’ora in poi tu comprenda tutto ciò che ti sarà detto, e ciò che vedrai. Ancora molto poco, e io ti parlerò di tutte le cose dell’alto: dall’esterno fino all’interno, e dall’interno fino all’esterno.

 

CAPITOLO 47

Proseguendo il suo discorso, Gesù disse ai suoi discepoli:

– Allorché Pistis Sophia pronunciò nel caos la sua settima penitenza, non mi era ancora giunto, dal primo mistero, il comando di liberarla e di estrarla dal caos; ma io, spontaneamente, senza alcun comando, mosso da misericordia la condussi in un luogo più ampio, sempre nel caos.

Allorché le emanazioni materiali dell’arrogante notarono che essa era stata condotta in un luogo più ampio del caos, cessarono alquanto di opprimerla, pensando che sarebbe stata portata completamente fuori dal caos.

Ma allora Pistis Sophia non comprese che io sarei stato il suo aiuto, né mi conosceva affatto: seguitava invece a lodare la luce del tesoro che una volta aveva visto e nella quale aveva creduto; pensava che quella fosse il suo aiuto, quella che aveva lodato; pensava che quella fosse la vera luce.

Aveva creduto nella luce appartenente al vero tesoro, per questo sarà estratta dal caos e sarà accolta la sua penitenza. Tuttavia, non era ancora giunto a compimento il comandamento del primo mistero per cogliere la sua penitenza.

E ora udite quanto accadde a Pistis Sophia: a voi dirò ogni cosa.

Allorché nel caos, la condussi in un luogo più ampio, le emanazioni dell’arrogante smisero di opprimerla pensando che sarebbe stata condotta completamente fuori del caos. 

Ma quando le emanazioni dell’arrogante constatarono che Pistis Sophia non era stata condotta fuori del caos, ripresero insieme a opprimerla vigorosamente. Essa pronunciò l’ottava penitenza, poiché quelle non avevano smesso di opprimerla, e avevano ripreso a opprimerla al massimo.

Essa pronunciò questa penitenza:

1.- In te, luce, ho sperato! Non mi abbandonare nel caos, salvami e liberami secondo la tua conoscenza.

2.- Guardami e liberami! Sii il mio liberatore, luce! Salvami e guidami alla tua luce.

3.- Tu, infatti, sei il mio salvatore! Mi guiderai a te! Per amore del mistero del tuo nome conducimi a te e dammi il tuo mistero.

4.- Mi libererai da questa forza dal volto di leone, che mi è stata posta come una trappola, poiché tu sei il mio salvatore.

5.- Porrò tra le tue mani la mia luce purificata: tu mi hai liberata, luce, secondo la tua conoscenza.

6.- Ti sei adirata contro coloro che mi custodiscono, ma non potranno afferrarmi interamente: infatti, io ho creduto nella luce.

7.- Mi rallegrerò e innalzerò inni poiché tu hai avuto compassione di me, hai tenuto conto dell’oppressione nella quale mi trovo, e mi hai liberato. Tu libererai dal caos anche la mia forza.

8.- Non mi hai abbandonato in potere della forza dal volto di leone, bensì mi hai guidato in un luogo ove non c’è oppressione.

 

CAPITOLO 48

Detto questo ai suoi discepoli, Gesù seguitò a parlare loro così: – La forza dal volto di leone, visto che Pistis Sophia non era stata condotta completamente fuori dal caos, venne nuovamente con tutte le altre emanazioni materiali dell’arrogante e oppressero ancora Pistis Sophia. Mentre l’opprimevano gridò ancora con la stessa penitenza, dicendo:

9.- Luce, abbi misericordia di me, poiché mi hanno oppresso nuovamente. A motivo del tuo comando, la luce che è in me, la mia forza e la mia mente sono sconvolti.

10.- Trovandomi in queste oppressioni, la mia forza ha iniziato a scemare, così pure il numero del mio tempo mentre mi trovo nel caos. La mia luce è diminuita, perché hanno sottratto la mia forza e sono scosse tutte le mie forze.

11.- Più di tutti gli arconti degli eoni – che mi odiano – e più delle ventiquattro emanazioni – nel cui luogo mi trovo – sono diventata priva di forza; mio fratello, il mio compagno, ebbe paura di aiutarmi, nel luogo in cui mi hanno posta.

12.- Tutti gli arconti dell’alto mi considerarono come una materia priva di luce: sono diventata come una forza materiale caduta dagli arconti;

13.- e tutti coloro che si trovano negli eoni hanno detto: «È diventata caos»; perciò, le forze spietate mi hanno circondato contemporaneamente parlando di privarmi di tutta la mia forza.

14.- Io però ho avuto fiducia in te, luce, e dissi: «Il mio salvatore sei tu»;

15.- nelle tue mani è riposta la sorte che tu mi hai assegnato. Liberami dalle mani delle emanazioni dell’arrogante che mi opprimono e perseguitano.

16.- Manda su di me la tua luce – davanti a te, infatti, io sono un nulla -; liberami conforme alla tua misericordia.

17.- Ho lodato il tuo nome, non permettere, luce, che sia disprezzata. Il caos copra le emanazioni dell’arrogante: siano esse cacciate tra le tenebre.

18.- Si chiuda la bocca di coloro che vogliono astutamente divorarmi, e dicono: «Asportiamo tutt’intera la sua luce!» sebbene io non abbia fatto loro male alcuno.

 

CAPITOLO 49

Quando Gesù terminò di parlare, si fece avanti Matteo, e disse: – Signore, il tuo spirito mi ha mosso e la tua luce mi ha risvegliato per annunciare l’ottava penitenza di Pistis Sophia.
Su di essa, infatti, ha già profetato la tua forza per mezzo di Davide nel Salmo 30.

1.- Ho sperato in te, Signore! Non sia mai confuso! Liberami secondo la tua giustizia.

2.- China a me il tuo orecchio, affrettati a liberarmi! Sii per me un Dio protettore, e una casa rifugio per liberarmi.

3.- Tu, infatti, sei la mia fortezza e il mio sostegno; nel tuo nome tu mi guidi e nutri.

4.- Tu mi districherai da questa rete, che mi hanno nascosto. Tu sei il mio rifugio.

5.- Nelle tue mani affido il mio spirito. Tu mi hai salvato, Signore, tu il vero Dio.

6.- Hai in odio quanti si affidano alla presuntuosa nullità. Io invece ho fiducia.

7.- Esulterò nel Signore, e mi allieterò nella tua grazia: tu, infatti, hai guardato alla mia miseria, hai liberato l’anima mia dalle mie angustie.

8.- Non mi hai abbandonato in potere del mio nemico; hai posto i miei piedi su di uno spazio ampio.

9.- Pietà, Signore, poiché sono angustiato, dalla collera è sconvolto il mio occhio, la mia anima e il mio corpo.

10.- I miei anni si sono consumati nella tristezza, la mia anima si è consumata nei gemiti, la mia forza si è afflosciata per la miseria, le mie ossa si sono disfatte.

11.- Sono diventato l’obbrobrio di tutti i miei nemici e dei miei vicini, sono diventato un terrore per i miei conoscenti, quanti mi vedono fuggono da me.

12.- Nel loro cuore, caddi in oblio come un cadavere, sono come un coccio gettato via.

13.- Ho udito il disprezzo da parte dei molti che mi circondano: insieme si radunavano contro di me e si consigliavano per privarmi della mia anima,

14.- ma io ebbi fiducia in te, Signore; dissi: «Tu sei il mio Dio!».

15.- Le mie sorti sono nelle tue mani; liberami dalla mano dei miei nemici, salvami dai miei persecutori.

16.- Fa’ risplendere il tuo volto sul tuo servo, e liberami secondo la tua grazia, Signore.

17.- Non sia confuso, poiché ti ho invocato; siano confusi gli empi e si volgano verso l’Amenti.

18.- Ammutoliscano le labbra mendaci, che parlano insolenti con superbia e disprezzo.

 

CAPITOLO 50

Udite queste parole, Gesù disse: – Bene, Matteo! Ora, in verità ti dico: quando sarà raggiunto il numero perfetto e il tutto sarà trasferito in alto, io siederò nel tesoro della luce, voi siederete sulle dodici forze luminose, fino a che non ristabiliremo tutti gli ordini dei dodici eoni nel luogo della loro eredità, ognuno al suo posto -. Detto questo, soggiunse: – Comprendete ciò che dico?

Si fece avanti Maria e disse: – A questo proposito, Signore, tu ci hai parlato una volta con la parabola: «Voi avete perseverato con me nelle prove. Io vi darò in eredità un regno – come il Padre mio lo diede in eredità a me – affinché mangiate e beviate alla mia tavola nel mio regno, affinché sediate su dodici troni e giudichiate le dodici tribù di Israele» -. Egli rispose: – Benissimo, Maria.

Gesù seguitò ancora a dire ai suoi discepoli: – Allorché le emanazioni dell’arrogante oppressero, nel caos, Pistis Sophia, questa pronunciò la nona penitenza:

1.- Abbatti, luce, quelli che hanno tolto la mia forza; prendi la forza di coloro che hanno preso la mia.

2.- Poiché io sono la tua forza e la tua luce! Vieni a liberarmi.

3.-Una grande oscurità copra i miei oppressori. Di’ alla mia forza: «Io sono colui che ti libererà!».

4.-Quanti desiderano privarmi completamente della mia forza, siano privati della loro. Quanti desiderano privarmi completamente della mia luce, si volgano al caos e diventino inermi.
5.- La loro forza sia come polvere, il tuo angelo Jeu li abbatta.

6.- Allorché si dirigano verso l’alto, li afferri l’oscurità e scivolino rivolti verso il caos, li insegua il tuo angelo Jeu e li scacci giù tra le tenebre.

7.- Senza ch’io abbia arrecato loro male alcuno, mi hanno teso una trappola con una forza dal volto di leone – dalla quale sarà tolta la sua luce -, e hanno oppresso la mia forza, che esse non mi potranno togliere.

8.- Ora, dalla forza dal volto di leone togli, o luce, ciò che è purificato, senza che se ne accorga; siccome l’arrogante ha concepito il pensiero di togliere la mia luce, tu togli la sua: sia eliminata la luce della forza dal volto di leone, poiché essa mi tese la trappola.

9.- Ma la mia forza esulterà nella luce e gioirà, poiché sarà liberata;

10.- tutte le parti della mia forza esclameranno: «Non c’è liberatore all’infuori di te!» poiché tu mi libererai dal potere della forza dal volto di leone, che tolse la mia forza, mi libererai dal potere di coloro che mi privarono della mia forza e della mia luce.

11.- Essi, infatti, sono venuti contro di me dicendo bugiardamente: «Conosco il mistero della luce, che è in alto», nel quale io avevo creduto, e mi hanno costretto (dicendo): «Manifestaci il mistero della luce, che è in alto», (mistero) che io non conosco.

12.- Mi hanno ricambiato con tutto questo male: poiché ho creduto nella luce dell’alto, essi hanno reso senza luce la mia forza.

13.- Sotto la loro costrizione, sedevo nelle tenebre; ma l’anima mia era fiaccata dalla tristezza.

14.- O luce, per amore della quale io ti lodo, liberami! So che tu mi libererai, poiché da quando mi trovavo nel mio eone ho compiuto la tua volontà. Ho compiuto la tua volontà come gli invisibili, che sono nel mio luogo, e come il mio compagno; allorché guardavo fissamente cercando la tua luce, ero triste.

15.- Tutte le emanazioni dell’arrogante mi hanno ora circondato, si rallegrano di me e mi opprimono assai, senza ch’io le conosca; sono fuggite, mi hanno abbandonata, non hanno avuto pietà di me.

16.- Si sono nuovamente voltate, mi hanno messo alla prova, mi hanno oppressa con una dura oppressione, hanno digrignato i denti contro di me, col desiderio di privarmi integralmente della mia luce.

17.- Fino a quando, luce, sopporti che esse mi opprimano? Libera la mia forza dai loro pensieri malvagi, liberami dal potere della forza dal volto di leone; poiché in questo luogo mi trovo sola tra gli invisibili.

18.- Voglio lodarti, luce, tra tutti coloro che si attorniano contro di me; voglio gridare verso di te, tra tutti coloro che mi opprimono.

19.- Non permettere, luce, che gioiscano di me coloro che mi odiano e anelano a privarmi della mia forza, coloro che mi odiano e muovono gli occhi contro di me, sebbene io non abbia fatto nulla a essi.

20.- Mentre mi interrogavano sui misteri della luce – che io non conosco -, mi adulavano con dolci parole; parlavano in modo subdolo contro di me e montavano in collera, perché io avevo creduto nella luce che è in alto.

21.- Spalancarono contro di me le loro fauci, dicendo: «Su, prendiamo la sua luce!».

22.- Tu, luce, ora conosci il loro inganno; non sopportarli più; il tuo aiuto non sia lungi da me.

23.- Affrettati, luce, a giudicarmi e a vendicarmi.

24.- Conforme alla tua bontà, non protrarre oltre il tuo giudizio su di me. Non permettere, luce delle luci, che prendano la mia luce,

25.- che dicano nel loro cuore: «La nostra forza si è saziata della sua luce»; che dicano: «Abbiamo divorato la sua forza».

26.- Scenda su di loro l’oscurità, siano privi di forza coloro che desiderano prendere la mia luce, siano ricoperti dal caos e dalle tenebre coloro che dicono: «Prendiamo la sua luce e la sua forza!».

27.- Liberami, affinché possa essere lieta; amo, infatti, il tredicesimo eone, che è il luogo della giustizia, e dirò per sempre: «Splenda sempre più la luce del tuo angelo Jeu»,

28.- e nel tredicesimo eone la mia lingua ti loderà in ogni tempo, nella tua conoscenza.

 

CAPITOLO 51

Pronunciate queste parole ai suoi discepoli, Gesù disse loro: – Chi tra voi è desto, ne annunzi la loro soluzione.

Si fece avanti Giacomo; baciò il petto di Gesù e disse: – Mio Signore, il tuo spirito mi ha risvegliato, e sono volenteroso di annunziare la loro soluzione. In merito a esso la tua forza ha già profetato per mezzo di Davide nel Salmo 34 col quale egli così espresse la nona penitenza di Pistis Sophia:

1.- Giudica, Signore, chi mi fa torto, combatti contro coloro che mi combattono.

2.- Imbraccia arma e scudo, levati in mio aiuto.

3.- Sfodera la spada e mascherala davanti ai miei oppressori; di’ alla mia anima: «Io sono la tua salvezza!».

4.- Siano confusi e svergognati quanti insidiano l’anima mia; indietreggino e siano confusi quanti meditano il male contro di me.

5.- Siano come paglia in balia del vento, l’angelo del Signore li insegua.

6.- La loro strada sia tenebrosa e scivolosa, li perseguiti l’angelo del Signore.

7.- Poiché senza ragione hanno nascosto un laccio contro di me, a loro propria rovina, e vanamente hanno disprezzato l’anima mia.

8.- Li sorprenda il laccio che non conosco, li avvolga la rete che nascosero contro di me e cadano nel laccio.

9.- La mia anima esulti, invece, nel Signore, si allieti per la propria salvezza.

10.- Tutte le mie ossa, diranno: «Chi è come te, Signore, che liberi il misero da chi è più forte di lui, che salvi il misero e il povero dalle mani di coloro che lo rapinano?».

11.- Comparvero testimoni maligni e mi interrogarono su ciò che non conosco;

12.- mi ripagavano il bene col male, e (con) sterilità (per) l’anima mia.

13.- Quando mi affliggevano, io mi vestivo di sacco, umiliavo con il digiuno l’anima mia, e la mia preghiera tornava al mio seno.

14.- Ti ero gradito come mio vicino e mio fratello, mi sono umiliato come chi è in lutto, come un afflitto.

15.- Esultavano su di me e divennero svergognati; a mia insaputa, si ammassarono flagelli contro di me; si separarono senza rimpianto.

16.- Mi hanno messo alla prova e mi hanno sprezzantemente disprezzato; hanno digrignato i denti contro di me.

17.- Quando volgerai a me il tuo sguardo, Signore? Restaura la mia anima dalle loro azioni malvagie, salvami dalle mani dei leoni.

18.- Ti loderò, Signore, in una grande adunanza, tra un popolo numeroso inneggerò a te.

19.- Non si rallegrino su di me coloro che ingiustamente mi avversano, quelli che senza motivo mi odiano e strizzano l’occhio.

20 .- Poiché mi rivolgono parole pacifiche, mentre astutamente covano ira.

21.- Spalancano contro di me le loro fauci, e dicono: «Bene! I nostri occhi l’hanno contemplato».

22.- Hai visto, Signore, non tacere! Non allontanarti da me, Signore!

23.- Sorgi, Signore! Presta attenzione al mio giudizio; presta attenzione alla mia vendetta, mio Dio e mio Signore!

24.- Giudicami, Signore, conformemente alla tua giustizia; non si rallegrino essi su di me, mio Dio;

25.- non dicano: «Bene, anima nostra!»; non dicano: «L’abbiamo divorato!».

26.- Siano insieme confusi e svergognati, quanti si rallegrano sulla mia sfortuna; siano rivestiti di onta e di obbrobrio quanti si vantano contro di me.

27.- Esultino e si rallegrino quanti desiderano la mia giustizia; e dicano: «Il Signore sia grande e si innalzi!» quanti vogliono la pace del suo servo.

28.- La mia lingua gioirà tutto il giorno della tua giustizia e del tuo onore.

 

CAPITOLO 52

Allorché Giacomo terminò di parlare, Gesù disse: – Molto bene, Giacomo. Questa è la soluzione della nona penitenza di Pistis Sophia. In verità in verità ti dico: tu sarai il primo nel regno dei cieli; prima di tutti gli invisibili, di tutti gli dei, di tutti gli arconti che si trovano nel tredicesimo eone e nel dodicesimo eone; ma non solo tu, bensì chiunque porterà a compimento i miei misteri.

Detto ciò, soggiunse loro: – Comprendete in che modo vi parlo?

Nuovamente si lanciò innanzi Maria e disse: – Sì, Signore! Ciò è quanto tu dicesti una volta: gli ultimi saranno i primi, e i primi saranno gli ultimi. I primi, creati prima di noi, saranno gli invisibili, gli dei, e gli arconti poiché sorsero prima dell’umanità; ma gli uomini che accoglieranno i misteri saranno i primi nel regno dei cieli.

Gesù le disse: – Bene, Maria!

Proseguì nuovamente Gesù e disse ai suoi discepoli: – Dopo che Pistis Sophia proclamò la nona penitenza, fu nuovamente oppressa dalla forza dal volto di leone, che desiderava asportarle tutte le forze. 

Essa, allora, alzò di nuovo grida verso la luce, dicendo:

«O luce nella quale ho creduto fin dall’inizio, e per la quale ho sopportato questi grandi dolori, aiutami!». E in quell’ora fu accolta la sua penitenza.

Il primo mistero l’esaudì, e io fui mandato da un suo comando. Venni ad aiutarla e la condussi fuori dal caos perché si era pentita, perché aveva creduto nella luce e aveva sopportato questi grandi dolori e questi grandi pericoli.

Era stata ingannata dal divino arrogante; e da null’altro era stata ingannata se non da una forza luminosa a motivo della somiglianza con quella luce nella quale aveva creduto.

Per comando del primo mistero fui perciò mandato ad aiutarla segretamente. Io però non ero mai stato nel luogo degli eoni; tuttavia ero passato attraverso tutti loro senza che se ne accorgesse alcuna forza, né quelle dell’interno degli interni, né quelle dell’esterno degli esterni, eccetto esclusivamente il primo mistero.

Quando, dunque, giunsi nel caos per aiutarla, essa vide che ero intelligente, molto splendente, e misericordioso verso di lei. Io, infatti, non ero arrogante come la forza dal volto di leone che aveva preso la forza luminosa da Sophia e l’aveva oppressa per togliere tutta la luce che si trova in lei.

Sophia vide che splendevo diecimila volte più della forza dal volto di leone, che ero molto misericordioso verso di lei; comprese che provenivo dall’altezza delle altezze nella cui luce essa aveva creduto fin dall’inizio.

Si fece coraggio, Pistis Sophia, e pronunziò la decima penitenza dicendo:

1.- Nella mia oppressione, ho gridato verso di te, luce delle luci, e tu mi hai esaudita.

2.- Salva la mia forza, o luce, dalle labbra ingiuste ed empie, e dalle trappole ingannatrici.

3.- La luce che con scaltro inganno mi fu tolta, verrà data a te.

4.- Poiché le trappole dell’arrogante e i lacci dello spietato sono estesi.

5.- Guai a me! La mia dimora era lontana, e mi trovavo nelle dimore del caos.

6.- La mia forza si trova in luoghi che non sono i miei.

7.- Lusingavo quegli spietati, e mentre li lusingavo essi litigavano contro di me, senza motivo.

 

CAPITOLO 53

Dette queste cose ai suoi discepoli, Gesù proseguì:

– Ora si faccia avanti colui che è mosso dal proprio spirito e dica la soluzione della decima penitenza di Pistis Sophia.

Pietro rispose e disse: – Signore, a questo proposito ha già profetato la tua forza luminosa per mezzo di Davide allorché essa, nel Salmo 119, disse:

1.- Nella mia oppressione, grido verso di te, Signore, e tu mi esaudisci.

2.- Salva, Signore, l’anima mia da labbra ingiuste e da lingua ingannatrice.

3.- Che cosa si darà a te e che cosa si aggiungerà a te, da una lingua ingannatrice?

4.- I dardi del forte sono acuminati con tizzoni del deserto.

5.- Guai a me! La mia dimora era lontana, e io abitavo nelle tende di Kedar.

6.- La mia anima ha abitato, come ospite, in molti luoghi.

7.- Io ero tutto pace con coloro che odiano la pace. Quando parlavo, mi facevano guerra senza motivo.

Questa, Signore, è la soluzione della decima penitenza pronunciata da Pistis Sophia allorché le emanazioni materiali dell’arrogante la opprimevano, queste e la loro forza dal volto di leone, e allorché tutti la opprimevano duramente.

Gesù gli disse: – Molto bene Pietro! Questa è la soluzione della decima penitenza di Pistis Sophia.

 

CAPITOLO 54

Gesù proseguì nuovamente il discorso dicendo ai suoi discepoli: – Allorché la forza dal volto di leone mi vide tutto splendente avvicinare Pistis Sophia, si inferocì ancor più ed emanò una quantità di emanazioni molto violente.

Dopo ciò, Pistis Sophia pronunziò la undicesima penitenza, dicendo:

1.- Perché la forza poderosa si è innalzata nel male?

2.- La sua vista mi priva ogni momento della mia luce; come ferro tagliente mi hanno privato della mia forza.

3.- Io preferii discendere nel caos invece di rimanere nel tredicesimo eone, luogo della virtù.

4.- Esse desideravano dirigermi con inganno, per divorare tutta intera la mia luce.

5.- Perciò la luce adesso prenderà tutta intera la loro luce, e sarà annientata anche tutta intera la loro materia; egli toglierà la loro luce, non permetterà che si trattengano nel tredicesimo eone – loro abitazione -, non lascerà il loro nome nel luogo di coloro che vivranno.

6.- Le ventiquattro emanazioni vedranno ciò che ti accadrà, o forza dal volto di leone: avranno paura, non saranno disobbedienti, bensì consegneranno quanto, della loro luce, è purificato.

7.- Vedendoti, si rallegreranno su di te, e diranno: «Ecco una emanazione che non ha consegnato quanto, della sua luce, è purificato affinché venisse salvato; si è invece vantata della quantità di luce della sua forza – poiché essa non emana dalla forza che si trova in essa -, e ha detto: Voglio prendere la luce di Pistis Sophia, (luce) che da lei sarà tolta».

Si faccia ora avanti colui la cui forza si è elevata, e proclami la soluzione dell’undicesima penitenza di Pistis Sophia.

Si fece avanti Salome, e disse: – Mio Signore, a questo proposito ha già profetato la tua forza luminosa per mezzo di Davide allorché disse, nel Salmo 51:

1.- Perché si vanta del male il potente?

2.- La tua lingua pratica l’ingiustizia tutto il giorno, come lama affilata hai praticato l’inganno.

3.- Preferisci il male al bene, preferisci parlare dell’ingiustizia più che della giustizia.

4.- Ami tutte le parole che sommergono, e una lingua ingannatrice.

5.- Perciò Dio ti annienterà completamente: ti strapperà e ti scaccerà dalla tua abitazione, svelerà la tua radice e ti getterà via dai viventi.

6.- I giusti vedranno, avranno paura, sogghigneranno su di lui, e diranno:

7.- «Ecco un uomo che non pose Dio quale suo aiuto, ma confidava nell’abbondanza della sua ricchezza e si vantava della sua boria».

8.- Io invece sono come un ulivo fruttifero nella casa del Signore; ho posto la mia fiducia nella grazia di Dio per tutta l’eternità.

9.- Ti loderò, perché tu hai agito in mio favore, persevererò nel tuo nome poiché è benevolo al cospetto dei tuoi santi.

Questa, mio Signore, è la soluzione dell’undicesima penitenza di Pistis Sophia: io l’ho detta, in conformità del tuo desiderio, mossa dalla tua forza luminosa.

Udite queste parole di Salome, Gesù disse: – Bene, Salome! In verità, in verità ti dico: «Io ti renderò perfetta in tutti i misteri del regno della luce».

 

CAPITOLO 55

Gesù proseguì poi nuovamente il discorso dicendo ai suoi discepoli: – Tutto splendente, mi avvicinai dunque al caos per prendere la luce di quella forza dal volto di leone. Mentre io ero tutto splendente, essa ebbe molta paura e gridò al suo dio, l’arrogante, invocando aiuto. Il dio arrogante, dal tredicesimo eone, molto irritato, guardò subito giù verso il caos desideroso di aiutare la sua forza dal volto di leone.

E la forza dal volto di leone con tutte le sue emanazioni circondò subito Pistis Sophia nell’intento di togliere interamente la luce che si trovava in Sophia.

Allorché essi opprimevano Sophia, lei gridò verso l’alto, volgendosi verso di me affinché l’aiutassi.

Rivolta verso l’alto, essa vide l’arrogante molto irritato: ebbe paura e pronunciò la dodicesima penitenza, a causa dell’arrogante e delle sue emanazioni.

Gridò così verso di me, dicendo:

1.- Non dimenticare, o luce, la mia lode.

2.- L’arrogante e la sua forza dal volto di leone hanno, infatti, spalancato le loro fauci contro di me, e hanno agito fraudolentemente contro di me.

3.- Mi hanno circondato nell’intento di privarmi della mia forza; mi hanno odiato perché ti ho lodato.

4.- Invece di amarmi, mi hanno calunniata: io, però, innalzo lodi.

5.- Tramarono il piano di prendere la mia forza, perché io ti ho lodato, o luce. Mi hanno odiato perché io ti ho amato.

6.- Vengano le tenebre sull’arrogante. L’arconte delle tenebre esteriori sia alla sua destra.

7.- Quando lo giudichi, privalo della sua forza: avendo escogitato di privarmi della mia luce, tu privalo della sua.

8.- Vadano in rovina tutte le forze della luce che si trova in lui. La sua gloria la riceva un altro dei tre dotati di triplice forza.

9.- Tutte le forze delle sue emanazioni siano senza luce, e la sua materia resti priva di luce.

10.- Le sue emanazioni rimangano nel caos, non possano più andare nel loro luogo. Svanisca la luce che si trova in esse, non vada al tredicesimo eone, al suo luogo.

11.- Il ricevitore della luce, il purificatore delle luci, purifichi tutte le luci che si trovano nell’arrogante, e le tolga da lui.

12.- Gli arconti delle tenebre inferiori dominino sulle sue emanazioni: nessuno le accolga nel proprio luogo, nessuno dia ascolto alla forza delle sue emanazioni nel caos.

13.- Sia tolta la luce che si trova nelle sue emanazioni, nel tredicesimo eone siano cancellati i loro nomi; meglio, i loro nomi siano eliminati da quel luogo per sempre.

14.- Sulla forza dal volto di leone sia addossato il peccato di colui che l’ha emanato davanti alla luce, e non sia cancellata l’iniquità della materia da lui (l’arrogante) prodotta.

15.- Il loro peccato sia sempre davanti alla luce; a loro non sia mai concesso guardare fuori, e i loro nomi siano eliminati da ogni luogo.

16.- Poiché non ebbero cura di me, ma hanno oppresso colei dalla quale presero la luce e la forza; e dopo la situazione nella quale mi avevano posto, desideravano togliere integralmente da me la mia luce.

17.- Hanno avuto piacere di scendere giù nel caos: dimorino in esso, e d’ora in poi non saranno più condotti fuori. Non vollero come abitazione il luogo della virtù: d’ora in poi non saranno più accolti in esso.

18.- Indossò le tenebre come un abito: esse penetrarono in lui come acqua, si immisero in tutte le sue forze come olio.

19.- Si avvolga nel caos come in un abito, si cinga con le tenebre come una cintura di cuoio per sempre.

20.- Così accada a coloro che hanno attirato su di me tali cose a motivo della luce, e hanno detto: «Prendiamo tutta la sua luce!».

21.- Ma tu, o luce, abbi misericordia di me a motivo del mistero del tuo nome, e salvami nella benevolenza della tua grazia.

22.- Poiché hanno preso la mia luce e la mia forza: dentro di me la tua forza è scossa, non ho potuto stare dritta in mezzo a loro.

23.- Sono diventata come materia che è caduta; sono stata gettata qua e là come un demone che si trova nell’aria.

24.- La mia forza è andata in rovina, poiché non possiedo alcun mistero e la mia materia è venuta meno a causa della mia luce, che mi hanno sottratta.

25.- Mi deridevano, mi guardavano facendo segni verso di me.

26.- Aiutami secondo la tua misericordia.

Ora colui il cui spirito è volenteroso si faccia avanti e dica la soluzione della dodicesima penitenza di Pistis Sophia.

 

CAPITOLO 56

Andrea si fece avanti e disse: – Mio Signore e Salvatore, in merito a questa penitenza, pronunziata da Pistis Sophia, ha già profetato la tua forza luminosa per mezzo di Davide, dicendo, nel Salmo 108:

1.- Non tacere, Dio, alla mia lode.

2.- Poiché la bocca del peccatore e l’inganno hanno spalancato le loro fauci contro di me: mi hanno parlato con lingua ingannatrice.

3.- Mi hanno attorniato con parole di odio e mi hanno combattuto senza motivo.

4.- Invece di amarmi, mi hanno teso insidie; ma io pregavo.

5.- Mi resero male per bene, e odio per il mio amore.

6.- Metti su di lui un peccatore, un diavolo stia alla sua destra.

7.- Quando viene giudicato ne esca condannato, la sua preghiera risulti un peccato.

8.- I suoi giorni siano diminuiti, un altro assuma il suo ufficio.

9.- Divengano orfani i suoi figli, sua moglie vedova.

10.- Girino raminghi i suoi figli a mendicare, siano scacciati dalle loro case.

11.- L’usuraio estorca i suoi averi, estranei depredino tutti i suoi guadagni.

12.- Non ci sia chi l’assista, né uno che abbia compassione dei suoi orfani.

13.- I suoi figli siano sterminati, il suo nome cancellato in una generazione.

14.- Davanti al Signore sia ricordato il peccato dei suoi padri, l’iniquità di sua madre non sia cancellata:

15.- siano sempre al cospetto del Signore, la sua memoria venga cancellata dalla terra.

16.- Poiché non si degnò di usare compassione, perseguitò un uomo povero e meschino, perseguitò uno dal cuore affranto, per ucciderlo.

17.- Amò la maledizione: lo raggiunga! Non desiderò la benedizione: resti lontana da lui!

18.- Indossò la maledizione come un abito e si trasfuse come acqua nel suo interno, come olio dentro le sue ossa;

19.- sia per lui come un abito nel quale si avvolge, come una cintura che lo stringe per sempre.

20.- Questa è la paga per quanti mi calunniano presso il Signore, e proferisce accuse contro l’anima mia.

21.- Ma tu, Signore, Signore, fammi grazia, per amore del tuo nome, liberami!

22.- Io, infatti, sono povero, io sono meschino, il mio cuore è angustiato dentro di me.

23.- Come un’ombra incurvata sono tolto di mezzo, sono portato via come una locusta.

24.- Le mie ginocchia sono fiacche per il digiuno, la mia carne si è trasformata per (la mancanza) dell’olio.

25.- Per essi, sono oggetto di scherno; alla mia vista scuotono il capo.

26.- Soccorrimi, Signore Dio! Liberami secondo la tua grazia.

27.- Sappiano che è stata la tua mano, che l’hai fatto tu, Signore.

Questa, dunque, è la soluzione della dodicesima penitenza pronunciata da Pistis Sophia, allorché si trovava nel caos.

 

CAPITOLO 57

Gesù riprese nuovamente il discorso, dicendo ai suoi discepoli: – Pistis Sophia gridò poi ancora una volta verso di me, dicendo: «O luce delle luci, io ho compiuto la trasgressione nei dodici eoni e discesi da loro: perciò ho pronunciato le dodici penitenze in corrispondenza di ogni eone. 

Ma ora, o luce delle luci, perdona la mia trasgressione! Essa è molto grave in quanto ho abbandonato i luoghi dell’altezza e sono venuta ad abitare nei luoghi del caos».

Detto ciò, Pistis Sophia proseguì ancora pronunciando la tredicesima penitenza:

1.- Esaudiscimi mentre li lodo, o luce delle luci! Esaudiscimi mentre pronunzio la penitenza del tredicesimo eone, del luogo dal quale sono discesa, affinché giunga a compimento la tredicesima penitenza per il tredicesimo eone; questi che io ho trasgredito e dai quali sono discesa.

2.- Or dunque, o luce delle luci, esaudiscimi mentre lodo te che sei nel tredicesimo eone, il mio luogo, dal quale sono uscita.

3.- Nel tuo grande mistero, liberami, o luce! Nel tuo perdono, perdona la mia trasgressione.

4.- Dammi il battesimo, perdona i miei peccati, purificami dalla mia trasgressione.

5.- La mia trasgressione è la forza dal volto di leone, che a te non rimarrà celata per sempre: è per causa sua che sono discesa.

6.- Tra gli invisibili – nel cui luogo mi trovavo – io sola ho commesso la trasgressione e sono discesa nel caos. Ho compiuto la trasgressione davanti a te, affinché si adempisse il tuo comandamento.

Dunque, Pistis Sophia disse questo: Ora chi è stimolato dal proprio spirito sicché afferri le di lei parole, si faccia avanti e ne proclami i pensieri.

Si fece avanti Marta, e disse: – Mio Signore, il mio spirito mi spinge a proclamare la soluzione di quanto ha detto Pistis Sophia. 

In proposito, ha già profetato la tua forza per mezzo di Davide nel Salmo 50, dicendo:

1.- «Sii propizio a me, o Dio, secondo la tua grande grazia, secondo l’abbondanza della tua misericordia cancella il mio peccato!

2.- Salvami a fondo dalla mia iniquità,

3.- e il mio peccato sia sempre davanti a me,

4.- sicché tu ti dimostri giusto nelle tue parole e quando mi giudichi abbi la vittoria».

Questa è la soluzione delle parole pronunciate da Pistis Sophia.

Gesù disse: – Molto bene, Marta! Beata te!

 

CAPITOLO 58

Gesù proseguì nuovamente il suo discorso dicendo ai suoi discepoli: – Quando Pistis Sophia pronunciò quelle parole, giunse a compimento il tempo della sua estrazione dal caos.

Io stesso, senza il primo mistero, estrassi da me una forza luminosa e la diressi giù verso il caos, affinché essa estraesse Pistis Sophia dai luoghi profondi del caos dirigendola verso il luogo superiore del caos, in attesa che giungesse il comando del primo mistero e lei venisse così estratta integralmente dal caos. 

La mia forza luminosa guidò Pistis Sophia verso i luoghi superiori del caos.

Allorché le emanazioni dell’arrogante notarono che Pistis Sophia era guidata verso i luoghi superiori del caos, l’inseguirono anche in alto volendo riportarla verso i luoghi inferiori del caos; ma la mia forza luminosa, che avevo mandato per trarre Pistis Sophia dal caos, era molto splendente.

Guidata verso i luoghi superiori del caos, lei innalzò nuovamente una lode e gridò verso di me, dicendo:

1.- Ti voglio lodare, luce, perché anelavo venire da te. Ti voglio lodare, luce, perché tu sei il mio liberatore.

2.- Non abbandonarmi nel caos! Liberami, luce dell’altezza, poiché a te ho innalzato la mia lode.

3.- Spontaneamente, mi hai inviato la tua luce e mi hai liberato; tu mi hai guidato verso i luoghi superiori del caos.

4.- Le emanazioni dell’arrogante che mi inseguono, vengano sprofondate nei luoghi inferiori del caos e non possano più giungere a vedermi nei luoghi superiori.

5.- Le copra una grande oscurità, su di esse venga il buio più fitto. Nella luce della tua forza, che tu mi hai mandato per liberarmi, non possano più vedermi, sicché non ricevano più potere su di me.

6.- La deliberazione che presero di sottrarmi la forza, non abbia effetto; avendo esse parlato di sottrarre la mia luce, sia piuttosto sottratta la loro (luce), invece della mia.

7.- Hanno parlato di sottrarre tutta la mia luce, ma non hanno potuto sottrarla, perché era con me la tua forza luminosa.

8.- Avendo esse deliberato senza il tuo comando, o luce, non riuscirono a prendere la mia luce.

9.- Siccome ho creduto nella luce, non avrò paura; la luce è il mio liberatore, non avrò paura.

Colui la cui forza è elevata, esponga ora la soluzione delle parole pronunciate da Pistis Sophia.

Appena Gesù terminò di dire queste parole ai suoi discepoli, si fece avanti Salome, e disse: – Signore, la mia forza mi costringe a esporre la soluzione delle parole pronunciate da Pistis Sophia.

Per mezzo di Salomone , la tua forza ha già profetato, dicendo:

1.- Ti ringrazio, Signore, poiché tu sei il mio Dio.

2.- Non mi abbandonare, Signore, poiché tu sei la mia speranza.

3.- Gratuitamente mi hai dato ragione, e per mezzo tuo sono liberato.

4.- Cadano quanti mi inseguono, e non permettere che mi vedano.

5.- Una nuvola di fumo copra i loro occhi, una caligine li oscuri, non permetta loro di vedere il giorno, affinché non riescano ad afferrarmi.

6.- La loro deliberazione resti inefficace, quanto hanno deliberato ricada su di loro.

7.- Hanno escogitato una deliberazione, ed è rimasta senza effetto.

8.- Pur essendo potenti, sono rimasti vinti; il male che avevano deciso, si è abbattuto su di loro.

9.- La mia speranza è nel Signore: non avrò paura poiché tu sei il mio Dio, il mio salvatore.

Allorché Salome terminò di parlare, Gesù disse: – Molto bene, Salome, ben detto. 
Questa è la soluzione delle parole pronunciate da Pistis Sophia.

 

CAPITOLO 59

 

Gesù riprese nuovamente il suo discorso, dicendo ai suoi discepoli:

– Quando Pistis Sophia, nel caos, terminò di pronunciare queste parole, la forza luminosa che avevo inviato per liberarla, io la trasformai in una corona luminosa intorno sul suo capo, affinché le emanazioni dell’arrogante da allora in poi non potessero più impadronirsene.

Allorché divenne una corona luminosa sul suo capo, si mossero tutte le cattive materie che si trovavano in lei e tutte furono in lei purificate: furono annientate e rimasero nel caos, mentre le emanazioni dell’arrogante le guardavano e se ne rallegravano.

La pura luce genuina che era in Sophia diede forza alla luce della mia forza luminosa divenuta corona attorno al suo capo.

In seguito, quando la luce pura circondò quella di Pistis Sophia, la luce pura di lei non si ritirò dalla corona della forza della fiamma luminosa, affinché non gliela derubassero le emanazioni dell’arrogante.

Dopo di questo, la pura forza luminosa di Sophia iniziò a lodare: a lodare la mia forza luminosa, che formava una corona intorno al suo capo. Lei inneggiò, dicendo:

1.- La luce è divenuta corona del mio capo: da essa non mi ritirerò, affinché non me la sottraggano le emanazioni dell’arrogante.

2.- Anche se si muoveranno tutte le materie io non mi muoverò.

3.- Anche se tutte le mie materie vanno in rovina e restano nel caos – queste materie viste dalle emanazioni dell’arrogante -, io non andrò in rovina.

4.- «Poiché è con me la luce, e io stessa sono con la luce».

Queste sono le parole pronunciate da Pistis Sophia. Si faccia ora avanti colui che afferra il pensiero di queste parole, e ne proclami la soluzione.

Si fece avanti Maria, la madre di Gesù, e disse: – Figlio mio secondo il mondo, mio Dio e mio salvatore secondo l’alto, ordinami di proclamare la soluzione delle parole pronunciate da Pistis Sophia.

Gesù le rispose: – Tu pure, Maria – secondo la materia – hai ricevuto una forma che è in Barbelo, e hai ricevuto – secondo la luce – una somiglianza con la vergine luce, tu e l’altra beata Maria; per causa tua sono sorte le tenebre; da te, inoltre, è venuto il corpo materiale nel quale io mi trovo, (corpo) che ho purificato e raffinato. Ora ti ordino di proclamare la soluzione delle parole pronunciate da Sophia.

Maria, madre di Gesù, rispose: – Mio Signore, a proposito di queste parole, la tua forza luminosa profetò già per mezzo di Salomone nell’Ode 19, dicendo:

1.- «Il Signore è sul mio capo come una corona, e io non sarò senza di lui.

2.- Mi è stata intrecciata la vera corona. In me essa ha fatto germogliare i tuoi rami.

3.- Poiché non è come una corona secca, che non germoglia. Tu, infatti, sei vivo sul mio capo, e da me hai tratto germogli.

4.- I tuoi frutti sono pieni e maturi, ripieni della tua salvezza».

Udite queste parole di Maria, sua madre, Gesù le disse: – Benissimo! In verità in verità ti dico: «Da un confine all’altro della terra sarai proclamata beata, poiché in te dimorò la promessa del primo mistero e per opera di quella promessa saranno liberati tutti quelli della terra e tutti quelli dell’alto: quella promessa è l’inizio e la fine».

 

CAPITOLO 60

 

Gesù proseguì nuovamente il suo discorso dicendo ai suoi discepoli: –Allorché Pistis Sophia ebbe finito di pronunciare la tredicesima penitenza, proprio in quell’ora terminò il comando a proposito di tutti i tormenti decretati per Pistis Sophia a motivo della perfezione del primo mistero, che esiste fin dall’inizio; era giunto il tempo di liberarla dal caos e trarla fuori da tutte le tenebre.

Poiché la sua penitenza era stata accolta dal primo mistero: quel primo mistero mi mandò, dall’alto, una grande forza luminosa affinché io prestassi soccorso a Pistis Sophia e la traessi fuori dal caos.

Guardai agli eoni che sono in alto e vidi la forza luminosa mandatami dal primo mistero affinché io salvassi Sophia dal caos.

Allorché la vidi venir fuori dagli eoni e dirigersi velocemente verso di me – che ero al di sopra del caos -, scaturì da me un’altra forza luminosa, anch’essa per prestare soccorso a Pistis Sophia.

La forza luminosa venuta dall’alto per opera del primo mistero discese sulla forza luminosa scaturita da me: si incontrarono ambedue e divennero un unico flusso luminoso più grande.

Detto questo ai suoi discepoli, Gesù domandò: – Comprendete il modo in cui vi parlo?

Si precipitò avanti ancora Maria, e disse: – Mio Signore, io comprendo ciò che tu dici. In merito alla soluzione di questa parola, ha già profetato la tua forza luminosa per mezzo di Davide nel Salmo 84:

10.- «Grazia e bontà si sono incontrate, virtù e pace si sono baciate.

11.- La verità germogliò dalla terra, la virtù guardò giù dal cielo».

La «grazia» è la forza luminosa che venne giù dal primo mistero, poiché il primo mistero esaudì Pistis Sophia ed ebbe pietà di tutti i suoi tormenti.

La «verità» invece è la forza sprigionatasi da te, poiché hai portato a compimento la verità liberandola dal caos.

Inoltre, la «virtù» è la forza sprigionatasi per opera del primo mistero e che dirigeva Pistis Sophia.

La «pace» poi è la forza sprigionatasi da te per penetrare nelle emanazioni dell’arrogante, ed estrarre da esse quella luce da loro tolta a Pistis Sophia, cioè tu la ricongiunga in Pistis Sophia, rendendola serena con la sua forza.

La «verità» invece è la forza che si è sprigionata da te allorché eri nei luoghi inferiori del caos. Perciò la tua forza disse, per mezzo di Davide: «La verità germogliò dalla terra»; tu, infatti, eri nei luoghi inferiori del caos.

Mentre, la «virtù» che «guardò giù dal cielo», è la forza sprigionatasi dall’alto per opera del primo mistero, ed è entrata in Pistis Sophia.

 

 CAPITOLO 61

Udite queste parole, Gesù disse: – Bene, Maria! Tu beata che erediterai l’intero regno della luce.

Si fece avanti anche Maria, la madre di Gesù, e disse: – Mio Signore e mio Salvatore, comanda anche a me di ripetere questa parola.

Gesù rispose: – Non ostacolo colui il cui spirito è intelligente, bensì lo incito ancora di più affinché esprima il pensiero che lo muove. Or dunque, Maria, mia madre secondo la materia, nella quale ho soggiornato, ti comando di esporre anche tu il pensiero del discorso.

Maria rispose: – Mio Signore, a proposito di quanto profetò la tua forza per mezzo di Davide:

«La grazia e la virtù si sono incontrate, la virtù e la pace si sono baciate.

La verità germogliò dalla terra, la virtù guardò giù dal cielo».

Questa parola, profetata dalla tua forza, riguarda te.

Infatti quando tu eri piccolo, prima che lo spirito venisse su di te, mentre ti trovavi in una vigna insieme a Giuseppe, dall’alto discese lo spirito, venne da me in casa mia: essendo uguale a te, io non lo riconobbi, e pensai che fossi tu. Lo spirito mi disse: «Dov’è il mio fratello Gesù? Desidero incontrarlo».

Allorché mi disse questo, io rimasi imbarazzata: pensai che fosse un fantasma (venuto) per tentarmi. Io lo presi, lo legai al piede del letto in casa mia per recarmi da voi in campagna, da te e da Giuseppe, nella vigna ove Giuseppe metteva i pali.

Quando tu mi hai sentito raccontare il fatto a Giuseppe, te ne sei rallegrato e hai domandato: «Dov’è? Voglio vederlo, oppure l’aspetterò qui in questo luogo». Ma Giuseppe udite queste parole ne rimase sconvolto.

Siamo saliti insieme, siamo entrati in casa e abbiamo trovato lo spirito legato al letto: guardavamo te e lui, riscontrando che tu e lui eravate uguali.

Il legato al letto fu sciolto: egli ti abbracciò e ti baciò; anche tu baciasti lui e siete diventati una cosa sola.

Ecco dunque la parola e la sua soluzione. La «grazia» è lo spirito venuto giù dall’alto per opera del primo mistero il quale ebbe pietà del genere umano e mandò il suo spirito affinché perdonasse i peccati di tutto il mondo, affinché (gli uomini) ricevessero i misteri ed ereditassero il regno della luce.

La «verità» è, invece, la forza che prese dimora in me: quando uscì da Barbelo divenne per te un corpo materiale e predicò il vero luogo.

La «virtù» è lo spirito che, dall’alto, portò i misteri per darli al genere umano.

La «pace» poi, è la forza che prese dimora nel tuo corpo materiale, secondo il mondo, quello che ha battezzato il genere umano fino a renderlo estraneo al peccato, e rappacificato col tuo spirito, facendo così la pace con le emanazioni della luce; cioè la «grazia e la verità si sono baciate».

Allorché è detto «la verità germogliò dalla terra» la «verità» è il tuo corpo materiale germogliato da me secondo il mondo umano e ha predicato il vero luogo.

Inoltre, allorché è detto «la virtù guardò giù dal cielo»: la «virtù» è la forza che guardò giù dall’alto, (la forza) che darà al genere umano i misteri della luce affinché (gli uomini) diventino giusti e buoni, ed ereditino il regno della luce.

Udite queste parole pronunciate da sua madre Maria, Gesù disse: – Benissimo, Maria!

 

 CAPITOLO 62

Si fece avanti l’altra Maria, e disse: – Mio Signore, sopportami e non ti adirare con me. Da quando, infatti, tua madre ha parlato con te a proposito della soluzione di queste parole, la mia forza mi ha reso inquieta spingendomi a farmi avanti per proferire anch’io la soluzione di queste parole.

Gesù le rispose: – Ti comando di proferire la loro soluzione.

Maria disse: – Mio Signore, «la grazia e la virtù si sono incontrate»: la «grazia» è lo spirito venuto su di te allorché tu ricevesti il battesimo da Giovanni; la «grazia» è dunque lo spirito divino venuto su di te: egli ebbe pietà del genere umano, venne quaggiù, incontrò la forza del buon Sabaoth, forza che si trova in te e che ha predicato i luoghi veri.

È detto poi «la virtù e la pace si sono baciate»: la «virtù» è lo spirito della luce venuto su di te e ha portato i misteri dell’alto per darli agli uomini; la «pace», invece, è la forza del buon Sabaoth che si trova in te – questi che ha battezzato e ha perdonato il genere umano -, forza che ha rappacificato gli uomini con i figli della luce.

Inoltre, come proclamò la tua forza per mezzo di Davide, «la verità germogliò dalla terra» cioè la forza del buon Sabaoth [è detto «germogliò dalla terra»] germogliò la tua madre Maria, che è un’abitatrice terrestre.

«La virtù guardò giù dal cielo»: si tratta dello spirito che è in alto, il quale portò, dall’alto, tutti i misteri e li diede al genere umano; gli uomini divennero così giusti e buoni, ed ereditarono il regno della luce.

Dopo che Gesù ebbe ascoltato queste parole, disse: – Bene, Maria! Tu sei erede della luce.

Si fece nuovamente avanti Maria, la madre di Gesù. Si prostrò ai suoi piedi, li baciò, e disse: – Mio Signore, mio figlio, e mio salvatore, non irritarti contro di me! Permettimi, invece, di enunciare ancora una volta la soluzione di queste parole.

«La grazia e la verità si sono incontrate»: sono io Maria, tua madre, ed Elisabetta, la madre di Giovanni, da me incontrata.

La «grazia» è la forza di Sabaoth presente in me e sprigionatasi da me, cioè tu; tu che hai avuto pietà di tutto il genere umano.

La «verità» è, invece, la forza presente in Elisabetta, cioè Giovanni, che è venuto, ha predicato la via della verità – che sei tu -, predicando davanti a te.

Inoltre: «la grazia e la verità si sono incontrate», sei tu, mio Signore, che ti sei incontrato con Giovanni nel giorno in cui hai dovuto ricevere il battesimo. Tu e Giovanni siete pure la «virtù e la pace si sono baciate».

«La verità germogliò dalla terra, la virtù guardò giù dal cielo», riguarda il tempo nel quale tu hai servito a te stesso, allorché avevi l’aspetto di Gabriele e, dal cielo, hai guardato giù a me, e mi hai parlato: dopo che mi hai parlato, tu germogliasti in me, cioè la «verità» – la forza del buon Sabaoth presente nel tuo corpo materiale – è la «verità» che germogliò dalla terra.

Udite queste parole di sua madre, Maria, Gesù disse: – Benissimo! Questa è la soluzione di tutte le parole sulla mia forza luminosa che un tempo ha profetato per mezzo del profeta Davide.

 

NOTA DI UNO SCRIBA

 

Questi sono i nomi che darò dall’infinito: scrivili con un segno affinché d’ora in avanti i figli di Dio siano manifesti.

Il nome dell’immortale è: aaa, www . Il nome della voce per la quale si mosse l’uomo perfetto è: iii.

Le spiegazioni dei nomi di questi misteri sono: il primo è aaa e la sua spiegazione è jjj; il secondo è mmm oppure www e la sua spiegazione è aaa; il terzo è yyy e la sua spiegazione è ooo; il quarto è jjj e la sua spiegazione è nnn; il quinto è ddd e la sua spiegazione è aaa.

Colui che è sul trono è aaa: questa è la spiegazione del secondo: aaa, aaa, aaa; questa è la spiegazione del nome intero.

 

PISTIS SOPHIA - LIBRO DEL SALVATORE

SECONDO LIBRO

 

CAPITOLO 63

 

Si fece avanti Giovanni, e disse: – Signore, comanda anche a me di annunziare la soluzione delle parole che la tua forza luminosa profetò per opera di Davide -. Gesù rispose a Giovanni: – Anche a te comando di annunziare la soluzione delle parole che la mia forza luminosa profetò per opera di Davide:

10.- «La grazia e la verità si sono incontrate, la virtù e la pace si sono baciate.

11.- La verità germogliò dalla terra, la virtù guardò giù dal cielo».

Giovanni rispose: – Questa è la parola che una volta tu ci hai detto: «Io sono venuto dall’alto, sono penetrato nel buon Sabaoth e ho abbracciato la forza luminosa presente in lui».
«La grazia e la verità si sono abbracciate»: tu sei la «grazia» essendo stato mandato dai luoghi dell’alto da tuo Padre, il primo mistero, il quale guarda dentro; egli ti ha mandato affinché tu avessi pietà del mondo intero.

La «verità», invece, è la forza del buon Sabaoth, la quale egli unì a te e che tu hai spinto verso sinistra, tu che sei il primo mistero che guarda fuori; il piccolo buon Sabaoth prese la forza e la spinse nella materia di Barbelo e predicò il vero luogo a tutti i luoghi di coloro che sono a sinistra: la materia di Barbelo costituisce oggi il tuo corpo.

«La virtù e la pace si sono baciate»: la «virtù» sei tu, tu che per mezzo di tuo Padre – il primo mistero che guarda dentro – hai portato tutti i misteri, e hai battezzato la forza del buon Sabaoth; tu sei andato nel luogo degli arconti, hai dato loro i misteri dell’alto ed essi divennero giusti e buoni.

La «pace» invece è la forza di Sabaoth, cioè la tua anima penetrata nella materia di Barbelo e tutti gli arconti dei sei eoni di Yabraoth hanno fatto pace con il primo mistero della luce.

La «verità» che «germogliò dalla terra», è la forza del buon Sabaoth la quale, uscita dal luogo della destra – fuori del tesoro della luce -, è andata nel luogo di coloro che sono a sinistra: entrata nella materia di Barbelo ha predicato loro i misteri del luogo vero.

«La virtù» che «guardò dal cielo», sei tu – il primo mistero che guarda fuori – mentre venivi dagli spazi dell’alto con i misteri del regno della luce; sei disceso sull’abito luminoso, ricevuto dalla mano di Barbelo, cioè su Gesù, il nostro salvatore, sul quale sei disceso come una colomba.

Quando Giovanni terminò di proferire queste parole, il primo mistero che guarda fuori gli disse: – Bene, Giovanni, amato fratello!

 

CAPITOLO 64

 

Il primo mistero proseguì ancora dicendo: – La forza venuta dall’alto, cioè io mandato dal mio Padre a liberare Pistis Sophia dal caos, io, la forza sprigionatasi da me, e l’anima ricevuta dal buon Sabaoth, ci siamo messi insieme e diventammo un unico flusso luminoso, molto splendente.

Per comando di mio Padre, il primo mistero che guarda dentro, chiamai giù dagli eoni Gabriele e Michele, diedi loro il flusso luminoso, e li diressi giù nel caos ad aiutare Pistis Sophia, a riprendere le forze luminose, che le erano state tolte dalle emanazioni dell’arrogante, e a restituirle a Pistis Sophia.

Appena essi portarono il flusso luminoso giù nel caos, subito in tutto il caos vi fu un grande splendore che si estendeva a tutti i luoghi delle emanazioni; alla vista della grande luce di quel flusso, le emanazioni dell’arrogante furono colpite da reciproca paura: quel flusso le privò di tutte le forze luminose tolte a Pistis Sophia.

Le emanazioni dell’arrogante non riuscirono a trattenere il flusso luminoso nel caos tenebroso, né riuscirono ad afferrarlo con l’arte dell’arrogante, dominatore delle emanazioni.

Gabriele e Michele diressero il flusso luminoso sul corpo materiale di Pistis Sophia instillando in esso tutte le luci che le erano state tolte.

Il suo corpo materiale divenne tutto splendente; così tutte le forze di lei, la cui luce era stata sottratta, ricevettero la luce; la loro mancanza di luce cessò poiché ricevettero quella luce che era stata loro tolta: per opera mia, infatti, fu data loro la luce.

Michele e Gabriele che hanno compiuto il servizio portando nel caos il flusso luminoso, riceveranno i misteri della luce: a loro fu affidato il flusso luminoso che io diedi loro da portare nel caos.

Michele e Gabriele non tennero per se stessi alcuna delle luci di Pistis Sophia, di quelle luci che le erano state sottratte dalle emanazioni dell’arrogante.

Allorché il flusso luminoso immise in Pistis Sophia tutte le forze luminose – che le erano state sottratte dalle emanazioni dell’arrogante -, essa divenne tutta splendente; e anche le forze luminose che si trovavano in Pistis Sophia, quelle che non le erano state tolte dalle emanazioni dell’arrogante, divennero nuovamente felici e si riempirono di luce.

Le luci immesse dentro Pistis Sophia rianimarono il suo corpo materiale nel quale non c’era più alcuna luce: era in procinto di andare in rovina, o sarebbe andato in rovina; ma esse raddrizzarono tutte le sue forze, che erano in procinto di sciogliersi; acquisirono una forza luminosa, divennero di nuovo come erano state prima, e riacquistarono la percezione luminosa.

Per opera del mio flusso luminoso, tutte le forze luminose di Pistis Sophia si riconobbero reciprocamente e furono liberate per mezzo della luce di quel flusso.

Allorché il mio flusso luminoso prese dalle emanazioni dell’arrogante quelle luci che esse avevano sottratto a Pistis Sophia, le immise in Pistis Sophia, si voltò e uscì dal caos.

Dopo aver detto ai discepoli quanto era accaduto a Pistis Sophia nel caos, il primo mistero domandò loro: – Comprendete il modo con cui vi parlo?

 

CAPITOLO 65

Si fece avanti Pietro, e disse: – A proposito della soluzione delle parole dette da te, ecco ciò che ha profetato la tua forza luminosa per mezzo di Salomone nelle sue Odi:

1.- Scaturì un flusso e divenne un fiume grande e vasto.

2.- Trasse tutto a sé e si diresse verso il tempio.

3.- Dighe e costruzioni non riuscirono a contenerlo, né poterono contenerlo gli artifici di coloro che trattengono le acque.

4.- Fu condotto su tutto il paese e abbracciò tutto.

5.- Bevvero coloro che si trovavano sulla sabbia asciutta; la loro sete fu smorzata ed estinta, quando la mano dell’Altissimo diede loro il dono.

6.- Beati i ministri di quel dono, ai quali fu affidata l’acqua del Signore.

7.- Essi hanno rinfrescato le labbra riarse, i privi di forza hanno ricevuto la gioia del cuore; hanno afferrato anime, instillando in esse l’alito, affinché non morissero.

8.- Hanno ristabilito membra cadute, hanno dato forza alla loro debolezza, hanno dato luce ai loro occhi.

9.- Tutti, infatti, si sono riconosciuti nel Signore e sono stati liberati per mezzo dell’acqua della vita eterna.

Ascolta ora, mio Signore, ch’io esponga chiaramente la parola, così come profetò la tua forza per mezzo di Salomone.

«Scaturì un flusso e divenne un fiume grande e vasto», cioè il flusso luminoso si è diffuso nel caos in tutti i luoghi delle emanazioni dell’arrogante.

La parola detta dalla tua forza per mezzo di Salomone: «Trasse tutto a sé e si diresse verso il tempio», significa: trasse dalle emanazioni dell’arrogante tutte le forze luminose, che esse avevano sottratto da Pistis Sophia, e le immise di nuovo in Pistis Sophia.

La parola detta dalla tua forza: «Dighe e costruzioni non riuscirono a contenerlo», significa: le emanazioni dell’arrogante non riuscirono a contenere il flusso luminoso dentro le mura dell’oscurità del caos.

La parola detta (dalla tua forza): «Fu condotto su tutto il paese e riempì ogni cosa», significa: allorché Gabriele e Michele condussero il flusso luminoso sul corpo di Pistis Sophia, immisero in essa tutte quelle luci che le emanazioni dell’arrogante le avevano sottratto, e il suo corpo materiale divenne splendente.

La parola detta (dalla tua forza): «Bevvero coloro che si trovano sulla sabbia asciutta», significa: ricevettero luce tutti coloro che si trovano in Pistis Sophia, la luce dei quali era prima stata sottratta.

La parola detta (dalla tua forza): «La loro sete fu smorzata ed estinta», significa: nelle loro forze cessò la mancanza di luce, poiché era stata data loro la luce che era stata loro sottratta.

Come disse la tua forza: «Fu dato loro il dono per opera dell’Altissimo», significa: per opera del flusso luminoso – proveniente da me che sono il primo mistero – fu data loro la luce.

Come disse la tua forza: «Beati i ministri di quel dono», questa è la parola detta da te: Michele e Gabriele, che sono stati ministri avendo portato nel caos il flusso luminoso e riportato fuori, riceveranno i misteri della luce dell’alto; a essi, infatti, fu affidato il flusso luminoso.

Come disse la tua forza: «Essi hanno rinfrescato le labbra riarse», significa: Michele e Gabriele non si appropriarono alcuna delle luci di Pistis Sophia, che essi sottrassero alle emanazioni dell’arrogante, bensì le immisero in Pistis Sophia.

La parola detta (dalla tua forza): «I privi di forza hanno ricevuto la gioia del cuore», significa: tutte le altre forze di Pistis Sophia, che non erano state prese dalle emanazioni dell’arrogante, si rallegrarono molto e, dal loro compagno luminoso, si riempirono di luce, poiché le immisero in esse.

La parola detta dalla tua forza: «Hanno dato vita ad anime instillando in esse l’alito affinché non morissero», significa: allorché essi immisero le luci in Pistis Sophia, diedero vita al suo corpo materiale – dal quale erano prima state sottratte le luci – che era in procinto di perire.

La parola detta dalla tua forza: «Hanno ristabilito membra cadute affinché non cadano più», significa: allorché essi immisero in lei le sue luci, si ristabilirono tutte le sue forze che erano in procinto di svanire.

Come ha detto la tua forza: «Hanno dato forza alla loro debolezza», significa: ricevettero nuovamente la loro luce, e divennero come erano state prima.

La parola detta (dalla tua forza): «Hanno dato luce ai loro occhi», significa: nella luce ricevettero la percezione, e riconobbero che il flusso luminoso appartiene all’alto.

La parola detta (dalla tua forza): «Tutte si sono riconosciute nel Signore», significa: tutte le forze di Pistis Sophia si sono riconosciute per opera del flusso luminoso.

La parola detta (dalla tua forza): «Sono state liberate per mezzo dell’acqua della vita eterna», significa: sono state liberate per mezzo dell’intero flusso luminoso.

La parola detta (dalla tua forza): «Il flusso luminoso trasse tutto a sé e si volse verso il tempio», significa: allorché il flusso luminoso prese tutte le luci di Pistis Sophia, sottraendole alle emanazioni dell’arrogante, le immise in Pistis Sophia, poi si voltò, uscì dal caos e venne su di te, su di te che sei il tempio.
Questa è la soluzione di tutte le parole che la tua luce luminosa disse per mezzo di Salomone.

Allorché il primo mistero udì queste parole pronunciate da Pietro, gli disse: – Bene! Tu beato, Pietro! Questa è la soluzione delle parole che sono state dette.

 

CAPITOLO 66

 

Il primo mistero proseguì nuovamente il discorso, dicendo: – Prima di estrarre Pistis Sophia dal caos – dal Padre mio, il primo mistero, che guarda dentro, non mi era ancora stato comandato -, dopo che le emanazioni dell’arrogante riconobbero che era stato il mio flusso luminoso a prendere da loro le forze luminose, che erano state sottratte a Pistis Sophia, e le aveva immesse in Pistis Sophia, e dopo che videro Pistis Sophia splendente come era stata all’inizio, si irritarono contro Pistis Sophia; innalzarono di nuovo grida al loro arrogante affinché venisse in loro aiuto di modo che potessero nuovamente sottrarre le forze presenti in Pistis Sophia.

Dall’alto, dal tredicesimo eone, l’arrogante mandò un’altra grande luce: venne giù nel caos come una freccia volante per aiutare le sue emanazioni a sottrarre di nuovo le luci a Pistis Sophia.

Allorché discese quella forza, le emanazioni dell’arrogante presenti nel caos e che tormentavano Pistis Sophia ripresero coraggio; ripresero a perseguitare Pistis Sophia con grande spavento e grande turbamento.

La tormentavano (così) alcune delle emanazioni dell’arrogante: una prese l’aspetto di un grosso serpente, un’altra prese l’aspetto di un basilisco dalle sette teste, un’altra prese l’aspetto di un drago; anche la prima forza dell’arrogante, quella dall’aspetto di leone, e tutte le sue altre numerosissime emanazioni, vennero insieme, tormentarono Pistis Sophia, la ricondussero nei luoghi inferiori del caos e la turbarono di nuovo molto.

Mentre esse la turbavano, lei fuggì da loro e venne nei luoghi superiori del caos: le emanazioni dell’arrogante la perseguitarono e la turbarono molto.

Il tiranno Adamas guardò dai dodici eoni: anch’egli, infatti, era adirato contro Pistis Sophia perché essa desiderava andare dalla luce delle luci, al di sopra di tutti loro; per questo era adirato contro di lei.

Quando il tiranno Adamas guardò dai dodici eoni, vide che le emanazioni dell’arrogante tormentavano Pistis Sophia per sottrarle tutte le luci.

Allorché la forza di Adamas discese nel caos, da tutte le emanazioni dell’arrogante, allorché quel demone discese nel caos, gettò a terra Pistis Sophia, e la forza dall’aspetto di leone, quella dall’aspetto di serpente, quella dall’aspetto di basilisco, quella dall’aspetto di drago e tutte le altre numerosissime emanazioni dell’arrogante circondarono tutte insieme Pistis Sophia con l’intento di sottrarle nuovamente le sue forze: oppressero molto Pistis Sophia e la minacciarono.

Mentre l’opprimevano e la tormentavano, lei alzò di nuovo grida verso la luce e, lodandola, disse:

1.- «O luce che mi hai aiutato, venga su di me la tua luce.

2.- Poiché tu sei il mio ombrello! Vengo a te, a te, luce! Credendo in te, luce.

3.- Tu, infatti, sei colui che mi libera dalle emanazioni dell’arrogante e del tiranno Adamas: tu mi libererai da tutte le sue violente minacce».

Allorché Pistis Sophia disse questo, dietro il comando di mio Padre – il primo mistero che guarda dentro – mandai nuovamente Gabriele e Michele e il grande flusso luminoso affinché aiutassero Pistis Sophia. 

Comandai a Gabriele e a Michele di trarre Pistis Sophia dalle loro mani di modo che i suoi piedi non toccassero più l’oscurità inferiore; comandai che la guidassero lungo i luoghi del caos dai quali doveva venire estratta.

Quando gli angeli e il flusso luminoso discesero nel caos, tutte le emanazioni dell’arrogante e le emanazioni di Adamas videro il flusso luminoso pieno di splendore – la sua luce era al di là di ogni misura -, ebbero paura, e abbandonarono Pistis Sophia.

Il grande flusso luminoso circondò Pistis Sophia da tutte le parti, dalla sua sinistra, dalla sua destra e da ogni sua parte, e divenne una corona luminosa sul suo capo.

Circondata dal flusso luminoso, Pistis Sophia riprese molto coraggio: il flusso non desistette dal circondarla da ogni parte; lei non ebbe paura delle emanazioni dell’arrogante, che sono nel caos, né ebbe paura della nuova forza dell’arrogante immessa nel caos come freccia volante, né, in fine, si intimorì davanti alla forza demoniaca di Adamas che era giunta dagli eoni.

Dietro mio comando – io sono il primo mistero che guarda dentro – il flusso luminoso risplendette moltissimo: circondava Pistis Sophia da tutte le parti, e Pistis Sophia dimorava in mezzo alla luce; una grande luce alla sua sinistra, alla sua destra, su ogni suo lato, mentre una corona le circondava il capo.

Tutte le emanazioni dell’arrogante non riuscivano a cambiare il suo aspetto, né riuscivano a sopportare l’ardore della grande luce del flusso luminoso formante una corona attorno al suo capo.

A motivo del suo grande splendore, molte tra le emanazioni dell’arrogante caddero alla sua destra, molte caddero alla sua sinistra, e – data la sua grande luce – non potevano in alcun modo avvicinarsi a Pistis Sophia; anzi, caddero l’una sull’altra o si accostarono tutte insieme. Non potevano recare alcun male a Pistis Sophia, perché essa aveva fiducia nella luce.

Dietro il comando di mio Padre – il primo mistero che guarda dentro -, io stesso discesi, splendentissimo, nel caos; mi accostai alla forza splendente dal volto di leone, le tolsi integralmente la sua luce, e trattenni tutte le emanazioni dell’arrogante di modo che d’ora in poi non vadano più al loro luogo, cioè al tredicesimo eone.

Presi la forza da tutte le emanazioni dell’arrogante le quali caddero poi nel caos impotenti, e condussi fuori Pistis Sophia che era sulla destra di Gabriele e di Michele; il grande flusso luminoso rientrò in lei e Pistis Sophia contemplò i nemici con i suoi occhi, poiché io avevo sottratto la loro forza.

Condussi Pistis Sophia fuori dal caos, mentre calpestava l’emanazione dell’arrogante dal volto di serpente, mentre calpestava l’emanazione dal volto di basilisco dalle sette teste, mentre calpestava la forza dal volto di leone e dal volto di drago.

Volli che Pistis Sophia dominasse sulla emanazione dell’arrogante dal volto di basilisco a sette teste, la cui malignità era più efficace di tutti gli altri: io, il primo mistero, mi posi sopra di essa, la privai di tutte le sue forze e annientai tutta la sua materia di modo che d’ora in poi non sorga più da essa alcuna discendenza.

 

CAPITOLO 67

 

Detto questo, il primo mistero domandò ai suoi discepoli: – Comprendete il modo in cui vi parlo?

Si fece avanti Giacomo e disse: – Mio Signore, in merito alla soluzione delle  parole che tu hai detto, la tua forza luminosa così ha profetato per mezzo di Davide, nel Salmo 90.

1.- «Chi dimora sotto la tutela dell’Altissimo, abiterà sotto l’ombra del Dio del cielo.

2.- Egli dirà al Signore: «Tu sei la mia consistenza e il mio rifugio, mio Dio, sul quale confido».

3.- Egli, infatti, mi libererà dai lacci dei cacciatori e da parole violente.

4.- Ti porrà all’ombra del suo petto, confiderai sotto le sue ali, la sua verità ti circonderà come uno scudo.

5.- Tu non avrai paura di terrori notturni né di una freccia volante di giorno.

6.- Da una cosa che striscia nelle tenebre, da una calamità e da un demone nel meriggio.

7.- Mille cadranno alla tua sinistra e diecimila alla tua destra, ma a te non si avvicineranno.

8.- Bensì con i tuoi occhi guarderai e vedrai la ricompensa dei peccatori.

9.- Poiché tu, Signore, sei la mia speranza! Ti sei posto l’Altissimo come rifugio.

10.- Non ti si accosterà disgrazia, né piaga si avvicinerà alla tua dimora.

11.- Poiché per te ordinerà ai suoi angeli di difenderti in tutte le tue vie,

12.- Ti sosterrà con le sue mani affinché il tuo piede non inciampi in un ciottolo.

13.- Camminerai sul serpente e sul basilisco, calpesterai il leone e drago.

14.- Poiché ebbe fiducia in me, lo libererò; lo porrò all’ombra, poiché egli riconobbe il mio nome.

15.- Alzerà grida a me, e io l’esaudirò; gli sono vicino nel suo tormento, lo libererò e lo onorerò.

16.- Ne moltiplicherò i giorni, e gli mostrerò la mia salvezza».

Questa, mio Signore, è la soluzione delle parole dette da te. Ascolta, ora, ch’io l’esponga apertamente.

La parola detta dalla tua forza per mezzo di Davide: «Chi dimora sotto la tutela dell’Altissimo, abiterà sotto l’ombra del Dio del cielo», significa: allorché Pistis Sophia aveva fiducia nella luce, abitava sotto la luce del flusso luminoso giunto dall’alto per mezzo tuo.

La parola detta dalla tua forza per mezzo di Davide: «Io dirò al Signore: Tu sei la mia consistenza e il mio rifugio, mio Dio, sul quale confido», è la parola con la quale inneggiò Pistis Sophia: «Tu sei la mia consistenza, e io vengo a te».

La parola detta dalla tua forza: «Mio Dio, sul quale confido, tu mi libererai dai lacci dei cacciatori e da parole violente», è quanto ha detto Pistis Sophia: «Credo in te, o luce, poiché mi libererai dalle emanazioni dell’arrogante e da quelle del tiranno Adamas; tu mi libererai da tutte le loro violente minacce».

La parola detta dalla tua forza per mezzo di Davide: «Ti porrà all’ombra del suo petto, confiderai sotto le sue ali», significa: Pistis Sophia si è trovata nella luce del flusso luminoso proveniente da te, è rimasta costantemente fiduciosa nella luce alla sua sinistra e alla sua destra, che sono le ali del flusso luminoso.

La parola che la tua forza luminosa profetò per mezzo di Davide: «La verità ti circonderà come uno scudo», designa la luce del flusso luminoso che circondò Pistis Sophia da ogni parte come uno scudo.

La parola detta dalla tua forza: «Non avrà paura di terrori notturni», significa: Pistis Sophia non ebbe paura dei terrori e dei turbamenti che si instillarono in lei, nel caos, che è la notte.

La parola detta dalla tua forza: «Non avrà paura di una freccia volante di giorno», cioè Pistis Sophia non ebbe paura davanti alla forza mandata in fine dall’arrogante, dall’alto, e giunta nel caos come una freccia volante.

La tua forza ha detto: «Non avrai paura di una freccia volante di giorno», perché quella forza venne dal tredicesimo eone il quale è il signore dei dodici eoni, e quello che dà luce a tutti gli eoni: per questo ha detto «giorno».

La parola detta dalla tua forza: «Non avrà paura di una cosa che striscia nelle tenebre», cioè: Pistis Sophia non ebbe paura davanti all’emanazione dal volto di leone che faceva paura a Pistis Sophia nel caos, che è le tenebre.

La parola detta dalla tua forza: «Non avrà paura di una calamità e di un demone nel meriggio», cioè: Pistis Sophia non ebbe paura dell’emanazione demoniaca del tiranno Adamas che aveva gettato Pistis Sophia in una grave calamità venuta da Adamas, dal dodicesimo eone.

Per questo la tua forza ha detto: «Non avrà paura di una calamità demoniaca nel meriggio»; «meriggio» perché venne dai dodici eoni, che è il «meriggio»; e inoltre venne dal caos, che è la notte; e perché venne dal dodicesimo eone, che si trova tra i due. Per questo la tua forza luminosa ha detto «meriggio»: i dodici eoni si trovano fra il tredicesimo eone e il caos.

La parola detta dalla tua forza luminosa per mezzo di Davide: «Mille cadranno alla sua sinistra, diecimila alla sua destra, ma a lui non si avvicineranno», cioè: allorché le numerosissime emanazioni dell’arrogante non erano in grado di resistere alla grande luce del flusso luminoso, molte di esse caddero a sinistra di Pistis Sophia, molte caddero alla sua destra, ma non riuscirono ad avvicinarla per arrecarle danno.

La parola detta dalla tua forza luminosa per mezzo di Davide: «Bensì con i tuoi occhi guarderai, e vedrai la ricompensa dei peccatori, poiché tu, Signore, sei la mia speranza» cioè: Pistis Sophia ha guardato con i suoi occhi i suoi nemici, vale a dire le emanazioni dell’arrogante cadute le une sulle altre; non solo essa ha visto con i suoi occhi, ma tu pure, mio Signore, che sei il primo mistero, hai preso la forza luminosa che si trovava nella forza dal volto di leone, hai sottratto la forza da tutte le emanazioni dell’arrogante; infine, le hai trattenute nel caos affinché d’ora in poi non vadano più nel loro luogo.

Pistis Sophia ha perciò guardato con i suoi occhi i propri nemici, cioè le emanazioni dell’arrogante, proprio come Davide aveva profetato a riguardo di Pistis Sophia, dicendo: «Bensì guarderai con i tuoi occhi e vedrai la ricompensa dei peccatori»; non solo vide con i suoi occhi allorché caddero l’una sull’altra nel caos, ma vide anche la ricompensa con la quale furono retribuite. 

Siccome le emanazioni dell’arrogante avevano pensato di togliere la luce a Pistis Sophia, tu le hai retribuite, le hai ripagate, togliendo la forza luminosa che era in esse, invece delle luci di Sophia, la quale aveva creduto nella luce dell’alto.

Come disse la tua forza luminosa per mezzo di Davide: «Ti sei posto l’Altissimo come rifugio, non ti si accosterà disgrazia, né piaga si avvicinerà alla tua dimora», cioè: allorché Pistis Sophia credette nella luce ed era tormentata, innalzò lodi, e le emanazioni dell’arrogante non riuscirono ad arrecarle alcun male, non riuscirono ad arrecarle danno, né in alcun modo riuscirono ad avvicinarla.

La parola detta dalla tua forza luminosa per mezzo di Davide: «Per te egli ordinerà ai suoi angeli di difenderti in tutte le tue vie, e ti sosterrà con le sue mani affinché il tuo piede non inciampi in un ciottolo», designa nuovamente la parola: tu hai comandato a Gabriele e a Michele di accompagnare Sophia in tutti i luoghi del caos fino alla sua uscita, e di sollevarla sulle loro mani affinché i suoi piedi non toccassero le tenebre inferiori, e non l’afferrassero quelli delle tenebre inferiori.

La parola detta dalla tua forza luminosa per mezzo di Davide: «Calpesterai il serpente e il basilisco, calpesterai il leone e il drago. 

Poiché ebbe fiducia in me, lo libererò, lo porterò nell’ombra, poiché egli riconobbe il mio nome», designa la parola: allorché Pistis Sophia era in procinto di uscire fuori dal caos, calpestò le emanazioni dell’arrogante, quelle dal volto di serpente, quelle dal volto di basilisco aventi sette teste, calpestò la forza dal volto di leone e quella dal volto di drago. Essa, infatti, aveva creduto nella luce, perciò fu liberata da tutte quelle.

Questa, mio Signore, è la mia soluzione delle parole dette da te.

 

CAPITOLO 68

 

Udite queste parole, il primo mistero disse: – Bene, caro Giacomo!

Il primo mistero riprese poi il discorso ai suoi discepoli, dicendo: – Quando condussi Pistis Sophia fuori dal caos, essa alzò di nuovo grida ed esclamò:

1.- «Sono stata liberata dal caos, e salvata dai vincoli delle tenebre. Sono venuta da te, luce,

2.- poiché tu mi sei diventata luce da ogni parte liberandomi e aiutandomi.

3.- Per mezzo della tua luce, tu hai ostacolato le emanazioni dell’arrogante che lottavano contro di me; esse non poterono avvicinarmi, perché era con me la tua luce liberatrice per mezzo del tuo flusso luminoso.

4.- Mentre le emanazioni dell’arrogante mi tormentavano, (mentre) sottraevano la mia forza e mi gettavano giù nel caos, mentre in me non v’era più alcuna luce e io divenni così una materia pesante rispetto a esse,

5.- per mezzo tuo mi giunse un flusso di forza che mi liberò: esso risplendeva alla mia sinistra e alla mia destra, mi circondava da ogni parte affinché nessuna mia parte fosse priva di luce.

6.- Mi hai coperto con la luce del tuo flusso, mi hai purificato da ogni mia cattiva materia, fui sciolto da ogni mia materia per opera della tua luce.

7.- Fu il tuo flusso luminoso che mi ha innalzata e ha eliminato da me le emanazioni dell’arrogante che mi opprimevano.

8.- Divenni grandemente fiduciosa per mezzo della tua luce, della luce pura del tuo flusso.

9.- Le emanazioni dell’arrogante, che mi opprimevano, si allontanarono da me; splendevo nella tua grande luce, poiché tu mi salvi in ogni momento».

Questa è la penitenza pronunziata da Pistis Sophia allorché venne fuori dal caos e fu salvata dai vincoli del caos. Ora chi ha orecchie da intendere, intenda.

 

 CAPITOLO 69

Allorché il primo mistero ebbe finito di rivolgere queste parole ai suoi discepoli, si fece avanti Tommaso, e disse: – Signore, il mio abitante della luce ha orecchie, e la mia mente ha afferrato le parole dette da te. 

Comandami, dunque, di esporre apertamente la soluzione di queste parole.

Il primo mistero rispose a Tommaso -: Ti comando di esporre la soluzione dell’inno innalzatomi da Pistis Sophia.

Tommaso rispose: – A proposito dell’inno detto da Pistis Sophia perché era stata liberata dal caos, così profetò la tua forza luminosa per mezzo di Salomone, figlio di Davide, nelle sue Odi:

1.- «Sono libero dai vincoli, e sono fuggito verso di te, Signore.

2.- Perché tu sei stato alla mia destra, liberandomi e aiutandomi.

3.- Tu hai trattenuto i miei nemici, non si sono fatti vedere, perché era con me il tuo sguardo liberandomi con la tua grazia.

4.- Fui disprezzato davanti a molti, e gettato via; davanti a loro divenni come piombo.

5.- Da te mi giunse forza e aiuto, perché tu hai posto luci alla mia destra e alla mia sinistra affinché nessun mio lato fosse privo di luce.

6.- Fui coperto dall’ombra della tua grazia, e fui sciolto dagli abiti di pelle.

7.- La tua destra mi ha innalzato, tu hai tolto da me l’infermità.

8.- Divenni forte per opera della tua verità, e purificato per opera della tua virtù.

9.- I miei nemici si allontanarono da me; fui giustificato per opera della tua bontà, poiché la tua quiete dura per tutta l’eternità».

Questa è, dunque, mio Signore, la soluzione della penitenza pronunciata da Pistis Sophia allorché fu liberata. Ascolta, ora, e te la esporrò apertamente.

La parola detta dalla tua forza luminosa per mezzo di Salomone: «Sono libero dai vincoli, sono fuggito verso di te, Signore», è la parola detta da Pistis Sophia: «Sono stata salvata dai vincoli delle tenebre e sono venuta da te, luce».
La parola detta dalla tua forza: «Tu sei stato alla mia destra, liberandomi e aiutandomi», è ancora la parola detta da Pistis Sophia: «Tu mi sei stato luce da ogni parte, liberandomi e aiutandomi».

La parola detta dalla tua forza: «Tu hai trattenuto i miei nemici, non si sono fatti vedere», è la parola detta da Pistis Sophia: «Per mezzo della tua luce tu hai ostacolato le emanazioni dell’arrogante che lottavano contro di me: esse non poterono avvicinarmi».

La parola detta dalla tua forza: «Era con me il tuo sguardo liberandomi con la tua grazia», è la parola detta da Pistis Sophia: «Era con me la tua luce, che mi liberava per mezzo del tuo flusso luminoso».

La parola detta dalla tua luce: «Fui disprezzato davanti a molti, e gettato via», è la parola detta da Pistis Sophia: «Le emanazioni dell’arrogante mi hanno tormentato, mi hanno sottratto la forza, fui disprezzato davanti a loro e gettato giù nel caos, mentre in me non v’era alcuna luce».

La parola detta dalla tua forza: «Davanti a loro divenni come piombo», è la parola detta da Pistis Sophia: «Allorché mi privarono delle mie luci, io divenni, davanti a esse, come una materia pesante».

Inoltre, la parola detta dalla tua forza: «Per opera tua mi giunse una forza, che mi aiutò», è ancora la parola detta da Pistis Sophia: «Per mezzo tuo mi giunse una forza luminosa che mi liberò».

La parola detta dalla tua forza: «Tu hai posto luci alla mia destra e alla mia sinistra affinché nessun mio lato fosse privo di luce», è la parola detta da Pistis Sophia: «La tua forza risplendeva alla mia destra e alla mia sinistra e mi circondava da ogni parte affinché nessuna mia parte fosse priva di luce».

La parola detta dalla tua forza: «Fui coperto dall’ombra della tua grazia», è ancora la parola detta da Pistis Sophia: «Mi hai coperto con la luce del tuo flusso».

La parola detta dalla tua forza: «Fui sciolto dagli strati di pelle», è ancora la parola detta da Pistis Sophia: «Mi hai purificato da ogni mia cattiva materia, mi innalzai su di essa nella tua luce».

La parola detta dalla tua forza per mezzo di Salomone: «La tua destra mi ha innalzato e ha tolto da me l’infermità», è la parola detta da Pistis Sophia: «Fu il tuo flusso luminoso che mi ha innalzato e ha eliminato da me le emanazioni dell’arrogante che mi opprimevano».

La parola detta dalla tua forza: «Divenni forte per opera della tua verità, e purificato per opera della tua virtù», è la parola detta da Pistis Sophia: «Divenni forte per mezzo della tua luce, la luce pura del tuo flusso».

La parola detta dalla tua forza: «I miei nemici si allontanarono da me», è la parola detta da Pistis Sophia: «Le emanazioni dell’arrogante, che mi opprimevano, si allontanarono da me».

La parola detta dalla tua forza luminosa per mezzo di Salomone: «Fui giustificato per opera della tua bontà, poiché la tua quiete dura per tutta l’eternità», è la parola detta da Pistis Sophia: «Io sono giustificato per opera della tua bontà, poiché tu liberi ognuno».

Questa, mio Signore, è tutta la soluzione della penitenza pronunciata da Pistis Sophia allorché fu liberata dal caos e sciolta dai vincoli delle tenebre.

 

CAPITOLO 70

Udite queste parole di Tommaso, il primo mistero gli disse: – Benissimo, Tommaso! Beato te! Questa è la soluzione dell’inno pronunciato da Pistis Sophia.

Il primo mistero proseguì nuovamente a parlare, dicendo ai suoi discepoli: – Pistis Sophia seguitò a lodarmi, dicendo:

1.- «Ti lodo! Con un tuo comando mi hai scacciata dall’eone più elevato, quello che è in alto, e mi hai condotta giù ai luoghi che sono in basso.

2.- E nuovamente con un tuo comando mi hai salvata dai luoghi che sono in basso; e qui tu stesso hai tolto la materia che si trovava nelle mie forze luminose: io l’ho vista.

3.- Hai disperso via da me le emanazioni dell’arrogante che mi opprimevano e mi erano nemiche, e mi hai concesso il potere di sciogliermi dai vincoli delle emanazioni di Adamas.

4.- Hai abbattuto il basilisco dalle sette teste, lo hai gettato fuori con le mie mani, e mi hai posto al di sopra della sua materia.

Lo hai annientato affinché d’ora in poi non sorga più la sua discendenza.

5.- Eri con me dandomi forza in tutto questo: la tua luce mi circondò in tutti i luoghi, e tu stesso hai reso impotenti tutte le emanazioni dell’arrogante.

6.- Poiché tu hai sottratto la forza della loro luce, hai raddrizzato la mia via, per condurmi fuori dal caos.

7.- Mi hai allontanato dalle tenebre materiali, hai sottratto loro tutte le mie forze, la cui luce era stata presa.

8.- Hai immesso in esse (nelle forze) della luce pura, e a tutte le mie membra – sprovviste di luce – hai dato luce dalla luce dell’alto.

9.- Hai raddrizzato la loro (delle membra) via, e la luce del tuo volto fu per me vita indistruttibile.

10.- Mi hai guidato in alto, al di sopra del caos, del luogo del caos e della distruzione, affinché tutte le materie che si trovavano in esso, quelle che sono in quel luogo, fossero disgregate; affinché tutte le mie forze fossero rinnovate nella tua luce e la tua luce fosse in ognuna di loro.

Hai depositato in me la luce del tuo flusso, e io sono diventata una luce pura».

Questo è il secondo inno pronunciato da Pistis Sophia. Or dunque, chi afferra questa penitenza, si faccia avanti, e la spieghi.

 

 CAPITOLO 71 

Allorché il primo mistero terminò queste parole, si fece avanti Matteo, e disse: – Ho afferrato la soluzione dell’inno pronunciato da Pistis Sophia. Comandami di esporla apertamente.

Il primo mistero gli rispose: – Matteo, ti comando di esporre la spiegazione dell’inno pronunciato da Pistis Sophia.

Matteo rispose: – In merito alla spiegazione dell’inno pronunciato da Pistis Sophia, la tua forza luminosa ha già profetato per mezzo di un’Ode di Salomone.

1.- Colui che mi ha condotto giù dai luoghi elevati che sono in alto, (è colui che) mi ha tratto fuori dai luoghi che sono in basso, nel profondo.

2.- Colui che ha preso ciò che si trova nel mezzo, mi ha istruito su di esso.

3.- Colui che ha disperso i miei nemici e i miei oppositori, mi ha concesso il potere sui vincoli, per scioglierli.

4.- Colui che, con le mie mani, ha abbattuto il serpente dalle sette teste, mi ha posto sopra la sua radice affinché estingua la sua discendenza.

5.- Tu eri con me, aiutandomi; in tutti i luoghi mi circondava il tuo nome.

6.- La tua destra ha annientato il veleno del calunniatore, la tua mano ha appianato la via per i tuoi fedeli.

7.- Tu li hai liberati dai sepolcri, li hai portati via di mezzo ai cadaveri.

8.- Hai preso ossa morte, le hai rivestite di un corpo: a quelle che erano immobili, tu hai dato l’energia vitale.

9.- La tua via è diventata indistruttibile e il tuo volto anche.

10.- Hai guidato il tuo eone sulla rovina, affinché tutti fossero disciolti e rinnovati, e la tua luce fosse il fondamento di tutti loro.

11.- Su di essi hai costruito la tua ricchezza, e sono diventati una dimora santa».

Questa, mio Signore, è la soluzione dell’inno pronunciato da Pistis Sophia. Ascolta, ora, ch’io l’esponga chiaramente.

La parola detta dalla tua forza per mezzo di Salomone: «Colui che mi ha condotto giù dai luoghi elevati, che sono in alto, (è colui che) mi ha tratto fuori dai luoghi che sono in basso, nel profondo», è la parola detta da Pistis Sophia: «Ti lodo! 

Con un tuo comando mi hai scacciata da questo eone più elevato, quello che è in alto, e mi hai condotta giù ai luoghi che sono in basso».

La parola detta dalla tua forza per mezzo di Salomone: «Colui che ha preso ciò che si trova nel mezzo, mi ha istruito su di esso», è la parola detta da Pistis Sophia: «E nuovamente, tu stesso hai purificato la materia che si trovava in mezzo alla mia forza: io l’ho vista».

La parola detta dalla tua forza per mezzo di Salomone: «Tu hai disperso i miei nemici e i miei oppositori», è la parola detta da Pistis Sophia: «Hai disperso via da me le emanazioni dell’arrogante, che mi opprimevano e mi erano nemiche».

La parola detta dalla tua forza: «Colui che mi ha concesso la sua sapienza sui vincoli, per scioglierli, è la parola detta da Pistis Sophia: «Egli mi ha concesso la sua sapienza, per sciogliermi dai vincoli delle emanazioni».

La parola detta dalla tua sapienza: «Colui che con le mie mani ha abbattuto il serpente dalle sette teste, mi ha posto sopra la sua radice, affinché estingua la sua discendenza», è la parola detta da Pistis Sophia: «Tu hai abbattuto, con le mie mani, il serpente dalle sette teste e mi hai posto al di sopra della sua materia. Lo hai annientato affinché d’ora in poi non sorga più la sua discendenza».

La parola detta dalla tua forza: «Tu eri con me, aiutandomi», è la parola detta da Pistis Sophia: «Eri con me dandomi la forza in tutto questo».
La parola detta dalla tua forza: «Il tuo nome mi circondò da ogni luogo», è la parola detta da Pistis Sophia: «La tua luce mi circondò in ogni loro luogo».

La parola detta dalla tua forza: «La tua destra ha annientato il veleno del calunniatore», è la parola detta da Pistis Sophia: «Per mezzo tuo divennero impotenti tutte le emanazioni dell’arrogante, poiché tu hai sottratto la luce della loro forza».

La parola detta dalla tua forza: «La tua mano ha appianato la via per i tuoi fedeli», è la parola detta da Pistis Sophia: «Tu hai raddrizzato la mia via, per condurmi fuori dal caos, poiché io ho creduto in te».

La parola detta dalla tua forza: «Li hai liberati dai sepolcri, li hai portati via di mezzo ai cadaveri», è la parola detta da Pistis Sophia: «Tu mi hai liberato dal caos e mi hai allontanato dalle tenebre materiali, cioè dalle emanazioni tenebrose che sono nel caos, alle quali hai sottratto la loro luce».

La parola detta dalla tua forza: «Hai preso ossa morte, le hai rivestite di un corpo, a quelle che erano immobili tu hai dato l’energia vitale», è la parola detta da Pistis Sophia: «Hai preso tutte le mie forze nelle quali non v’era alcuna luce, hai immesso in esse della luce pura; a tutte le mie membra, non mosse da alcuna luce, hai dato luce vitale (proveniente) dalla tua altezza».

La parola detta dalla tua forza: «La tua via è diventata indistruttibile e il tuo volto anche», è la parola detta da Pistis Sophia: «Tu mi hai raddrizzato la tua via, e la luce del tuo volto fu per me vita indistruttibile».

La parola detta dalla tua forza: «Hai guidato il tuo eone sulla rovina affinché tutti fossero disciolti e rinnovati», è la parola detta da Pistis Sophia: «Tu hai guidato me, tua forza, in alto al di sopra del caos e della rovina, affinché tutte le materie che si trovano in quel luogo fossero disgregate e tutte le mie forze fossero rinnovate nella luce».

La parola detta dalla tua forza: «E la tua luce fosse il fondamento di tutti loro», è la parola detta da Pistis Sophia: «E la tua luce fosse in ognuno di loro».

La parola detta dalla tua forza luminosa per mezzo di Salomone: «Su di lui hai posto la tua ricchezza, ed è diventato una dimora santa», è la parola detta da Pistis Sophia: «Hai consolidato su di me la luce del tuo flusso, e io sono diventata una luce pura».

Questa, mio Signore, è la soluzione dell’inno pronunciato da Pistis Sophia.

 

 CAPITOLO 72

Udite queste parole di Matteo, il primo mistero disse: – Molto bene, caro Matteo! Questa è la soluzione dell’inno pronunciato da Pistis Sophia.

Il primo mistero proseguì ancora, dicendo: – Pistis Sophia seguitò l’inno così: 

1.- «Dirò: la luce più alta sei tu, poiché mi hai liberata, mi hai guidata a te, e non hai permesso che le emanazioni dell’arrogante – a me nemiche – prendessero la mia luce.

2.- O luce delle luci, a te innalzo un inno: tu mi hai liberata!

3.- Tu, o luce, hai estratto la mia forza dal caos, mi hai liberata da coloro che sono scesi giù tra le tenebre».

Queste sono le parole pronunciate ancora da Pistis Sophia. Or dunque si faccia avanti colui la cui mente è intelligente, in quanto ha afferrato le parole pronunciate da Pistis Sophia, e ne esponga la soluzione.

Quando il primo mistero terminò queste parole ai suoi discepoli, si fece avanti Maria, e disse: – Mio Signore, la mia mente è sempre intelligente e pronta a farsi avanti per esporre la soluzione delle parole pronunciate da lei, ma temo le minacce di Pietro il quale ha in odio il nostro genere (femminile).

Ma il primo mistero le rispose: – Chiunque è ripieno di spirito luminoso tanto da potere farsi avanti ed esporre la soluzione di ciò che dico, non può venire impedito da alcuno.

Or dunque, Maria, fatti avanti ed esponi la soluzione delle parole pronunciate da Pistis Sophia -. Al primo mistero, che si trovava tra i discepoli, Maria rispose:

– Mio Signore, a proposito delle parole dette da Pistis Sophia, ecco quanto profetò una volta la tua forza luminosa per mezzo di Davide:

1.- «Ti esalterò, Signore, poiché tu mi hai preso, non hai permesso che i miei nemici si rallegrassero su di me.

2.- Signore, mio Dio, innalzai grida a te, e tu mi hai guarito.

3.- Signore, hai fatto risalire l’anima mia dall’inferno, mi hai liberato da coloro che sono caduti nell’abisso».

 

CAPITOLO 73

 

Dopo che Maria ebbe parlato così, il primo mistero le disse: – Benissimo, Maria! Tu beata.

Egli poi continuò il suo discorso, dicendo ai discepoli: – Pistis Sophia proseguì ancora quest’inno, e disse:

1.- «La luce fu il mio liberatore.

2.- Essa ha trasformato in luce la mia tenebra, essa ha spezzato il caos che mi attorniava, e mi ha cinta di luce».

Allorché il primo mistero terminò queste parole, si fece avanti Marta e disse: – Mio Signore, a proposito di queste parole, la tua forza ha già profetato per mezzo di Davide:

10.- «Il Signore è il mio aiuto.

11.- Egli ha trasformato in gioia il mio lamento, ha stracciato il mio abito di mestizia, e mi ha cinto di gioia».

Allorché il primo mistero ebbe ascoltato queste parole dette da Marta, disse: – Ben detto, Marta, molto bene.

Il primo mistero continuò ancora dicendo ai discepoli: – Pistis Sophia proseguì nuovamente l’inno, e disse:

1.- «Loda, forza mia, la luce! Non dimenticare tutte le forze della luce, che essa ti ha dato.

2.- Voi tutte forze che siete in me, lodate il nome del suo santo mistero.

3.- Esso perdona ogni tua trasgressione, ti libera da tutti i tuoi tormenti, dai quali eri afflitta dalle emanazioni dell’arrogante.

4.- Esso ha liberato la tua luce dalle emanazioni dell’arrogante, proprie della rovina; nella sua misericordia ti ha coronata di luce, fino alla tua liberazione.

5.- Esso ti ha riempita di luce pura, e il tuo inizio si rinnoverà come un invisibile dell’alto».
Pistis Sophia inneggiò con queste parole, poiché era stata liberata e pensava a tutte le cose ch’io avevo compiuto per lei.

 

 CAPITOLO 74

Allorché il primo mistero terminò di esporre ai discepoli queste parole, disse loro: – Chi ha afferrato la soluzione di queste parole, si faccia avanti e l’esponga apertamente.

Si fece avanti nuovamente Maria, e disse: – Mio Signore, a proposito delle parole con le quali ha inneggiato Pistis Sophia, la tua forza luminosa così ha profetato per mezzo di Davide:

1.- «Anima mia, benedici il Signore; tutto quanto è in me, benedica il suo santo nome.

2.- Anima mia, benedici il Signore; non dimenticare tutti i suoi benefici.

3.- Egli perdona tutte le iniquità, egli guarisce tutte le tue infermità.

4.- Egli salva la tua vita dalla rovina, egli ti corona di grazia e di misericordia.

5.- Egli sazia con beni le tue brame; la tua giovinezza si rinnova come quella di un’aquila» Cioè: Sophia diventerà come gli invisibili, che sono in alto. Egli ha detto: «come un’aquila» perché la dimora delle aquile è in alto, come anche gli invisibili sono in alto; cioè: Sophia risplenderà come gli invisibili, come essa era al suo inizio.

Quando il primo mistero udì queste parole di Maria, disse: – Bene, Maria! Tu beata!

Poi il primo mistero proseguì il suo discorso, dicendo ai discepoli:

– Presa Pistis Sophia, la condussi in alto, in un luogo inferiore al tredicesimo eone e le diedi un nuovo mistero di luce che non è quello del suo eone, cioè (la condussi nel) luogo degli invisibili.

Le diedi anche un inno della luce affinché, d’ora in poi, gli arconti degli eoni non possano più nulla contro di lei; la collocai in quel luogo, per poi seguirla e trasportarla più in alto, al suo luogo.

Allorché la collocai in quel luogo, lei pronunciò nuovamente un inno, dicendo:

1.- «Ho creduto con fede nella luce, questa si è ricordata di me ed ha esaudito il mio inno.

2.- Dal caos e dalle tenebre inferiori di tutta la materia essa condusse in alto la mia forza, condusse in alto me; mi ha collocato in un eone più alto e più sicuro, mi ha collocato sulla via che conduce al mio luogo.

3.- Mi ha dato un nuovo mistero, che non è quello del mio eone; mi ha dato pure un inno della luce. Ora, o luce, tutti gli arconti vedranno ciò che tu hai fatto per me: avranno paura e crederanno nella luce».

– Questo è l’inno pronunciato da Pistis Sophia rallegrandosi di essere stata estratta dal caos e condotta nei luoghi inferiori al tredicesimo eone.

Ora se qualcuno è mosso dalla propria mente, ed afferra la soluzione del pensiero dell’inno pronunciato da Pistis Sophia, si faccia avanti e la esponga.

Si fece avanti Andrea, e disse: – Mio Signore, una volta la tua forza luminosa ha profetato su di questo per mezzo di Davide:

1.- «Con pazienza ho sperato nel Signore; egli mi ha prestato attenzione e ha ascoltato la mia supplica.

2.- Dalla fossa della miseria e dal limo fangoso, ha sollevato l’anima mia: pose i miei piedi su di una roccia e raddrizzò i miei passi.

3.- Collocò sulla mia bocca un canto nuovo, una lode al nostro Dio. Molti vedranno, avranno paura e spereranno nel Signore».

4.- Dopo che Andrea espose il pensiero di Pistis Sophia, il primo mistero gli disse: – Bene, Andrea! Tu beato!

 

CAPITOLO 75

Egli (il primo mistero) seguitò poi il discorso ai discepoli, dicendo: – Questi sono gli eventi accaduti a Pist.



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