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giovedì 28 marzo 2024

LA BAMBARA

 

LA VILLETTA INFESTATA DI PUNTA PEZZO A VILLA SAN GIOVANNI

LA BAMBARA


Foto della Bambara in una foto di Villa San Giovanni negli anni '90.


A Pezzo di Villa San Giovanni, esisteva ancora, tra il 1995 ed il 1996, un'antica villetta al centro dell'abitato, denominata la Bambara, dal cognome dei suoi ultimi residenti.


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La villa era circondata da un muro perimetrale con un'entrata frontale, sormontata da palme e da un'ingresso principale.


Sul lato destro vi era una stanza circolare, con vetrate colorate, al cui interno vi era una ricca biblioteca, mentre sul lato sinistro vi era una casetta in muratura, utilizzata come ripostiglio.



casa abbandonata villa san giovanni

Ragazzi davanti la Bambara - (Foto di Domenico Arcudi)



Alle spalle un grande giardino con un enorme albero di fichi, che copriva con i suoi rami e le sue foglie quasi tutte le finestre posteriori.



Una scaletta di ferro dava l'accesso al terrazzo da cui si poteva ammirare tutto l'abitato di Pezzo e lo Stretto di Messina.



I ragazzi negli anni '80 e '90, quando la villetta era ormai abbandonata, erano soliti entrare di notte in gruppo, per esplorare i misteri della casa.



L'unico accesso alla casa, visto che era ormai chiusa, era una finestra laterale sinistra, ormai da tempo socchiusa.



Da qui si accedeva alla cucina, in cui erano riposti oggetti appartenuti alla famiglia, come vecchie monete, francobolli e lettere, trafugati negli anni dagli avventori notturni.



La cucina portava ad un corridoio, dove frontalmente si accedeva alla biblioteca con i vetri colorati, mentre alla sinistra si accedeva alla camera da letto della casa.



Qui una vecchia vestaglia di color bianco, appartenuta alla proprietaria ormai defunta, faceva bella mostra su un appendiabiti accanto al letto, dando l'impressione immediata che la signora fosse ancora li accanto al letto.



Il tetto, che una volta veniva realizzato con carta da giornali, era diroccato sul letto e dava una sensazione, assieme alla succitata vestaglia, di una stanza ancora viva ma allo stesso tempo tetra.



Chiunque entrava la prima volta in quella stanza, aveva un sobbalzo di paura per la scena che si formava davanti agli occhi, vuoi per il buio e vuoi per la suggestione, che accompagnava il visitatore.



Delle tante storie pervenuteci, vorrei citarne alcune che sono rimaste nell'immaginario collettivo degli abitanti.


GALLERIA SECONDA GUERRA MONDIALE

Una delle gallerie sotterranee utilizzate durante la Seconda Guerra Mondiale


Sotto il borgo di Pezzo, esistono gallerie scavate durante la Seconda Guerra Mondiale, che collegano l'abitato, in una sorta di labirinto sotterraneo.


Nel 1982, un gruppo di amici entrò nella casa di notte, come già avevano fatto in tanti durante quegli anni.



Questi, accedendo come sempre dalla finestra laterale, entrarono in cucina, e qui sostarono qualche minuto, prima di proseguire all'interno.



Discutendo tra loro e rovistando tra le cose, trovarono il manifesto da morto del marito della Signora, che era stato un Cavaliere del Lavoro.



Il ritrovamento li scosse un pò ma si fecero coraggio e si avviarono verso la camera da letto.



Come detto prima, entrando si poteva vedere il tetto che pendeva sul letto, rimanendo ancorato al soffitto e la vecchia vestaglia.



Due di questi ragazzi lasciarono la stanza per avviarsi, al buio, verso il retro della casa dove vi erano altre stanze, mentre gli altri due rimasero nella stanza da letto.



Ad un tratto sentirono un rumore, ma non ci fecero caso perchè era buio e loro avevano solo delle torce elettriche e non riuscirono a vedere cosa stesse succedendo.



Finchè, uno dei due notò, distintamente, il letto spostarsi e la vestaglia librarsi in aria, come un ectoplasma.



Anche l'altro, accortosi dell'accaduto, iniziò ad urlare e scappare verso la finestra della cucina, assieme all'amico.



Gli altri due, sentite le grida, andarono incontro agli amici, che ormai avevano guadagnato l'uscita e videro al centro del corridoio, una figura che emanava una luce con la sua vestaglia bianca.



Presi dal panico e dalla paura, i due non sapevano cosa fare, in quanto avrebbero dovuto per forza passare da li per poter uscire.



Uno dei due si buttò a terra iniziando a pregare, sperando che questo potesse far scomparire la visione che si stagliava di fronte.


Fantasma Signora Brown

Il famoso fantasma della Signora Brown (clicca per il post)


La cosa sembrò sortire l'effetto voluto, in quanto qualche istante dopo, la signora scomparve nel nulla e la vestaglia era riposta al suo solito posto.



Senza chiedersi il perchè ed il come, i due scapparono dalla finestra e, da quanto si sa, non entrarono mai più nella casa.



Un altro gruppo di ragazzi, nel 1988 entrò nella casa sempre dallo stesso accesso, senza conoscere la storia che era accaduta anni addietro.



I cinque ragazzi, tutti di età compresa tra i 10 ed i 12 anni, entrarono una notte di inverno, mentre fuori pioveva ed il cielo era sferzato da tuoni e fulmini.



Il terreno era fangoso e le loro orme erano distribuite in casa dai loro movimenti.



Anche loro entrarono nella famosa stanza da letto, senza notare nulla, e si portarono nel retro per esplorare le stanze chiuse.



Qui vi erano un paio di camere con letti, un piccolo soggiorno ed altre stanze utlizzate come ripostigli.



Uno di loro entrando, si sentì toccare la spalla e si girò di scatto, credendo che uno dei suoi amici lo stesse chiamando.



Ma girandosi notò che era solo e pensò di essere suggestionato e non ci fece caso.



Gli altri stavano esplorando la biblioteca, soffermandosi sui libri che riempivano gli scaffali e guardando la vetrata colorata, che era molto inquietante, sia dall'interno che dall'esterno.



Il ragazzo rimasto solo, notò con la torcia, che sul pavimento oltre alle sue orme, ne erano presenti delle altre, almeno di una coppia di persone.



Pensando al fatto che era stato l'unico ad accedere in quella zona, iniziò spaventato a chiamare gli altri, ma questi sembravano non rispondere o non sentire.



Preso dal panico cercò di raggiungerli passando di fronte alla stanza da letto, quando si senti afferrato da dietro, da qualcosa o da qualcuno e lui non riuscì a gridare.



Terrorizzato cercò di liberarsi dalla morsa e con suo grande stupore, sentì qualcosa di gelido che lo stava abbracciando.



Finalmente gli altri ragazzi riuscirono a raggiungerlo e lo trovarono immobile in un angolo, tremante e piangente, e raccontò loro della storia, ma questi lo derisero, poichè pensarono si fosse suggestionato.



Qualche giorno dopo, lo stesso gruppo, volle rientrare nella casa, ma questa volta senza il ragazzo che aveva avuto la terribile esperienza, il quale si rifiutò categoricamente di tornare li.



Allora i ragazzi andarono senza di lui e, come sempre, entrarono dalla finestra della cucina ed iniziarono ad esplorare la casa.



Stavolta i quattro andarono nelle stanze visitate dal loro amico, ma inizialmente non accadde nulla di strano.



Per circa 10 minuti girarono in lungo ed in largo la casa, convicendosi che l'amico si era inventato tutto per spaventarli.



Mentre stavano per andare verso la cucina per uscire dalla casa, davanti a loro la signora con la vestaglia bianca bloccava il passaggio, con la sua aurea spettrale.



Non riusciendo a capacitarsi dell'accaduto, il più coraggioso di tutti andò incontro alla signora, la quale non si sa come, lo bloccò come una statua di marmo tra lei ed i suoi amici.



Questi iniziarono a scappare verso le stanze, nella speranza di trovare un'altra uscita, dimenticandosi dalla paura, di recuperare l'amico immobilizzato.



I tre si chiusero in una stanza, cercando di ascoltare cosa stesse avvendendo all'esterno.



Ad un tratto delle mani misteriose li afferrarono in una stretta morsa, e notarono che appartenevano a dei soldati in divisa, ed uno dei ragazzi riuscì a divincolarsi ed a scappare.



Uscendo vide l'amico ancora fermo immobile nel corridoio, ma nessuna traccia della donna.



Cercò di farlo rinsavire, ma aveva lo sguardo fermo e terrorizzato, e dovette prenderlo di peso e trasportarlo fuori.



Intanto gli altri, rimasti all'interno, tra urla e paura, riuscirono anche loro a liberarsi dalla fredda morsa, e cercarono di raggiungere l'uscita.


Gli uomini in divisa, che sembravano usciti da un libro di storia della Seconda Guerra Mondiale, con il loro caschetti ed i loro equipaggiamenti, iniziarono a rincorrere i ragazzi in una lingua, che più tardi venne appurato fosse tedesco.


Mentre fuggivano, videro nuovamente la signora, che bloccava loro il passaggio, che si accingeva ad andargli incontro.


Presi tra due fuochi, ovvero alle spalle i soldati e di fronte la donna, non seppero cosa fare, se non cercare una via di fuga, che in quel momento era sbarrata in tutte le direzioni.


Il ragazzo fuori, allora portò il suo amico verso casa, che era lì vicino, e poi passò dalla sua per prendere un rosario, che apparteneva alla nonna.



Fattosi coraggio rientrò nella casa ed affrontò la signora con il crocefisso e questa si dissolse in un nube eterea, cosa che accadde anche ai soldati.


A quel punto i ragazzi scapparono e non vi fecero mai più ritorno.


Negli anni nessuno riportò di altre visioni od apparizioni nella casa, forse il ragazzo con il rosario, aveva liberato l'anima della donna e di quelli che abitavano la casa.


La casa fu poi venduta a privati, i quali costruirono un palazzo al suo posto,  ed oggi rimane, come unica testimonianza della vecchia abitazione, una palma e non esistono foto della vecchia costruzione, se non la memoria di coloro che l'hanno visitata.







IL LUPO MANNARO DI VILLA SAN GIOVANNI


IL LUPO MANNARO DI VILLA SAN GIOVANNI




LA STORIA DEL LUPO MANNARO ZI MASI



lupo mannaro villa san giovanni

Zi Masi rincorre dei ragazzi all'uscita della discoteca Il Pilone - (foto di Domenico Arcudi)




Le storie di licantropia si tramandano da secoli e raccontano di uomini che, durante le notti di luna piena, uscivano di casa ululando ed aggredendo chiunque incontrassero nel loro cammino.


Come citato nel mio articolo, che puoi leggere cliccando qui, queste persone erano affette da molte patologie, tra cui l'ipertricosi, che provoca la crescita di peli in tutto il corpo, che nell'immaginario collettivo, davano luogo a questi miti e leggende.


A Villa San Giovanni, in provincia di Reggio Calabria, è ancora viva la storia del lupo mannaro del luogo, chiamato Zi Masi o semplicemente Masi.


Questo era un pescivendolo del luogo che, da giovane, si era recato presso uno dei ex Forti Umbertini, a Matiniti sopra Campo Calabro, che fungevano da batterie e polveriere a difesa dello Stretto di Messina ed ancora oggi esistenti.


Qui Masi, come raccontò in seguito, fu attaccato da un lupo mannaro: 


"Mi ricordo che in compagnia di alcuni amici, visitammo di notte il Forte Siacci di Matiniti Superiore, perchè ci avevano raccontato alcune storie di fantasmi e volevamo andare di persona a verificare".


Lo stesso Zi Masi, continua il suo racconto, aggiungendo:


"Era una notte di piena estate, parcheggiammo l'auto ed iniziammo a percorrere il muro di cinta che delimita la stradina che conduce al portone principale. Qui, passando sopra il ponte levatoio, arrivammo davanti il grande portone che in alto recava la scritta 1888 e delle palle di cannone. Non c'era nessuno ed entrammo nel piccolo atrio, dove sia a destra che a sinistra si diramavano corridoi bui, pieni di stanze, mentre di fronte di usciva nel grande cortile. Ad un certo punto, mentre ci addentravamo nei corridoi, dall'esterno udimmo strani versi e rumori di rami calpestati. Io, assieme ad il mio amico, uscimmo verso il cortile ed in alto, sopra le scale, vedemmo un'ombra gigante che scomparve dietro un muro. Gli altri due amici rimasti indietro, si affrettarono a guadagnare l'uscita dal forte, mentre io ed il mio amico rimanemmo li, incuriositi. Mi affrettai a salire le scale, dove poco prima avevo visto qualcosa ed il mio amico mi seguì. Ad un certo punto udimmo un ululato, che inizialmente associammo ad un cane, visto che nella zona ci sono molti pascoli e quindi molti cani da gregge. Mi affacciai dal muro, alle fine delle scale, e vidi una figura scura, alta e pelosa, girata di spalle, che guardava la luna piena. Lo dissi al mio amico, il quale impaurito scappò giù per le scale, raggiungendo gli altri. Io, invece, volevo appurare cosa avessi visto ed andai verso la figura". 


Incisione del XVIII secolo raffigurante un feroce attacco di un lupo mannaro ad una donna con al collo una croce, che non vale a salvarla dal suo destino.



Zi Masi ha gli occhi lucidi e si ferma un attimo nel suo racconto, poi ripresosi continua:


"Questa si girò di scatto e mi morse sulla gamba destra. Sentii un dolore lancinante ed i denti conficcarsi nella carne, mentre davanti a me, quel mostro aveva gli occhi rossi iniettati di sangue e due grandi mani pelose con unghie lunghissime. Ad un certo punto sentii i miei amici gridare e venire in mio soccorso e la creatura sparire saltando un muro. Raccontai il tutto ai miei amici, ma gli stessi dissero che secondo loro ero stato morso da un cane od addirittura un cinghiale. Non andai in ospedale ma mi feci portare a casa. La notte seguente, mentre stava calando il buio ed in cielo appariva la luna piena, sentii lo stomaco contrarsi in dolori lancinanti ed ebbi la voglia di gridare, o meglio ululare. Mi spaventai moltissimo ed uscii fuori di casa preso dal panico. Andai verso la mia pescheria e durante il tragitto iniziai a sentirmi trasformare, nel vero senso della parola. Mi crescevano i peli e le mani ed il corpo si stavano trasformando, poi non ricordo più nulla. Mi ricordo soltanto che mi ritrovai sulla spiaggia di Porticello, con i vestiti strappati e la bocca e le mani piene di sangue. Non so cosa avevo fatto ma capii che forse ero stato tramutato in un lupo mannaro e la cosa mi spaventò molto. Uscivo solo la notte per paura di fare del male a qualcuno e, nei momenti di luna piena, vedevo assumere nuove sembianze, anche se al risveglio non ricordavo mai nulla".


Questa fu l'unica testimonianza diretta di Masi, in quanto non raccontò più a nessuno la sua storia.


In città molti avvistarono il lupo mannaro durante la notte, ma non ci furono mai casi di assassinio di persone ma soltanto la sparizione o la morte di molti animali.


Si ritiene fossero state vittime del lupo mannaro Zi Masi, come disse un pastore del posto, Don Mico:


"Una notte mentre stavo dormendo sentii del frastuono provenire dal mio porcile, con gli animali che grugnivano all'impazzata. Mi affacciai dalla finestra e vidi una figura alta e pelosa, che tra i denti aveva un pezzo di maiale insanguinato, scappare via verso le montagne. Quando il mattino dopo andai a verificare, vidi che era rimasta mezza carcassa di maiale, che sicuramente era stata sbranata dal lupo, che ne aveva portato con se solo una parte. Da quel giorno non lo vidi più, anche se mi ero preparato il fucile in caso di una sua nuova visita".


Intanto la popolazione si domandava, tra realtà e fantasia, cosa si stesse aggirando per le vie della città e se c'era il pericolo fondato di una minaccia tra la gente.


Iniziarono ronde notturne senza però dare risultati concreti, finchè le cose per un pò non si calmarono.


Una notte d'estate, alcuni ragazzi stavano tornando a casa, a fine serata trascorsa nella famosa discoteca "Il Pilone", presso il Bordo di Santa Trada, in motorino, quando il guidatore si accorse che, dietro di se, qualcosa li stava seguendo.


L'amico dietro si girò ed urlò, chiedendo all'altro di accelerare per seminare quello che gli sembrava un grande lupo.


Ma Zi Masi, come noto per i lupi mannari, era più veloce e li raggiunse.


Con una zampata fece cadere i due ragazzi dal motorino che si trovarono di fronte quella orrenda figura, quando ad un tratto altre persone in auto, che stavano anche loro uscendo dalla discoteca, iniziarono a suonare i clacson ed impaurire il lupo.


Questi scappò ed i due ragazzi si salvarono dalla furia famelica del lupo mannaro, riportando soltanto qualche escoriazione, dovuta alla caduta, e segni di graffi, dovuti alla zampata del lupo.


Tempo dopo, altri testimoni raccontano di averlo visto in compagnia di un gruppo di cani a seguito, di cui sicuramente lui era il capo branco, che andavano in giro ululando e mangiando tutto ciò che trovavano.


Altri, invece, hanno assistito ad attacchi su animali, ma impauriti dalla bestia, hanno preferito scappare.


Anni dopo Zi Masi morì e con lui morì l'ultimo lupo mannaro di Villa San Giovanni.






lunedì 26 febbraio 2024

LE CINQUE SUORE DI REGGIO CALABRIA

 

LE SAGOME DELLE CINQUE SUORE A SAN SPERATO


Nella zona di Reggio Calabria tra Modena e San Sperato, esisteva in passato un convento di clausura, in cui morirono misteriosamente cinque suore.


Le ipotesi e le leggende raccontano ben tre versioni:


1) Che il convento prese fuoco e le suore, nel tentativo di salvarsi, morirono arse all'interno, proprio davanti il muro oggi esistente, che raffigura le loro sagome in fuga verso la salvezza, (vedi foto sotto).



LEGGENDA SUORE REGGIO CALABRIA


2) Durante la seconda guerra mondiale i nazisti entrarono nel convento e, dopo aver abusato e seviziato le povere suore, le uccisero fucilandole proprio davanti quel muro.


3) Sempre durante la seconda guerra mondiale i nazisti, mentre stavano effettuando una ronda notturna, con i loro fari illuminarono il muro recante le sagome e, scambiandole per persone, iniziarono a sparare all'impazzata contro il nemico immaginario in questo caso.



Molte volte si è cercato di intonacare e sistemare il muro, ma puntulmente le sagome delle cinque suore sono riemerse ed oggi sono ancora li, come monito della loro morte e sofferenza.


Se ti è piaciuta la storia o hai altre informazioni in merito, non esitare a commentare, grazie.





venerdì 21 luglio 2023

NANE CHE ACCUDIVANO MARITO MORTO


LE NANE DI PEZZO CHE ACCUDIVANO IL MARITO MORTO IN CASA


Due signore affette da nanismo, tenevano ed accudivano in casa il marito morto da tempo.


Nei primi anni 90' a Pezzo, abitavano due simpatiche sorelle che erano affette da nanismo.



Abitavano in una stradina del rione ed una di loro era sposata e tutti e tre condividevano la stessa casa.


I giovani del posto avevano un pò paura di queste signore, poichè passando davanti casa loro, erano solite affacciarsi dalla porta-finestra, spostando la tenda e guardando i passanti.


Vista la loro statura e la loro conformazione fisica, mettevano i brividi, allorchè le si vedeva scostare le tende ed affacciarsi con il loro sguardo misterioso.


A volte uscivano di casa, inveendo contro i passanti e brandendo in mano una scopa, ricordando vecchie streghe.


A volte si poteva vedere il marito, seduto su una sedia, sostare davanti la finestra, come se ammirasse il panorama esterno.


Per anni la storia andò avanti, tra giovani che sfidavano le loro paure, affrontando le signore alla loro porta, per poi scappare nel momento in cui, esse uscivano fuori per scacciarli.


Forse questi avvenimenti e queste circostanze, fecero crescere attorno a loro vecchie dicerie che però, erano insite nell'immaginario collettivo degli abitanti del rione.


Ma un giorno un fatto di cronoca le fece conoscere all'intera penisola.


I vicini da tempo lamentavano una forte puzza, provenire dalla casa delle due donne e denunciarono il tutto alle autorità pubbliche.


 

Immagine raffigurante persone affette da nanismo.


Era da tempo che molti passanti, vedevano il marito fermo sulla sedia a guardare fuori immobile, ma senza farci caso, visto che quest'ultimo era sempre stata una persona taciturna e riservata.


All'arrivo delle forze dell'ordine, le donne inizialmente erano restie nell'aprire, visto che non erano solite ospitare o ricevere visite.


Appena aperto l'uscio i militari vennero investiti da una puzza di marcio ed entrando, con le dovute cautele, videro il marito della donna seduto su una sedia a guardare la tv.


Fin qui nulla di strano, se nonchè si accorsero che la puzza proveniva dall'uomo immobile, ma ben vestito ed apparentemente curato.


L'uomo, come si scoprì in seguito, era morto da quasi un mese, ma le due donne avevano continuato ad accudirlo, tanto che la moglie disse: "guardate come è bello, sembra vivo!".


Lo lavavano, lo sedevano, gli parlavano ed anche di fronte i militari le donne continuavano ad interagire con l'uomo, come se lo stesso fosse ancora vivo e come se le stesse non si rendessero conto dell'accaduto.


L'uomo fu trasportato fuori dalla casa per poi essere degnamente sepolto, visto che sicuramente era morto per cause naturali.


Inizialmente le donne si opposero, poichè ai loro occhi era ancora vivo, ma dovettero desistere per l'intervento della forza pubblica.


Per anni poi le donne continuarono a vivere in quella casa, nelle loro quotidiane battaglie con i giovani, che continuavano a stuzzicarle nella loro abitazione.


Poi le due donne morirono e con loro i ricordi dell'infanzia dei giovani di Pezzo, che per anni erano passati davanti al loro uscio, aspettando che le tende di casa si aprissero per vedere le due nane affacciarsi e generare terrore nei passanti.






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