Vangelo apocrifo attribuito al discepolo di Gesù, Nicodemo, descrive la Passione di Gesù.
PROLOGO
Io Anania, protettore, ufficiale pretoriano,
versato nella legge, avvicinatomi con cuore fedele alle sacre Scritture
riconobbi che Gesù Cristo è il nostro Signore, e fui riconosciuto degno
del santo battesimo.
Indagando sulle memorie dei fatti accaduti in
quel periodo a proposito del padrone nostro Gesù Cristo e su quanto fu
divulgato per scritto dagli Ebrei su Ponzio Pilato, trovai queste
memorie scritte in lingua ebraica e, per volontà di Dio, le tradussi in
lingua greca affinché ne possano prendere conoscenza tutti coloro che
invocano il nome di nostro Signore Gesù Cristo: era l’anno
diciassettesimo del regno del signore nostro Flavio Teodosio e il quinto
del nobilissimo Flavio Valentiniano, l’indizione nona.
Voi tutti dunque che leggete e copiate questo, in
altri libri, pensate a me e pregate per me, affinché Dio abbia
misericordia di me e perdoni i peccati che ho commesso contro di lui.
Pace ai lettori e salute a tutti quanti udranno e ai loro domestici: Amen.
Nell’anno quindicesimo del regno di Tiberio
Cesare , imperatore dei Romani, l’anno diciannovesimo della dominazione
di Erode, figlio di Erode, re della Galilea, nell’ottavo giorno prima
delle calende di aprile e cioè il venticinquesimo giorno del mese di
marzo, sotto il consolato di Rufo e Rubellione, il quarto anno
dell’olimpiade duecentodue, mentre era sommo sacerdote degli Ebrei
Giuseppe, figlio di Caifa.
Quanto Nicodemo scrisse e tramandò a proposito
della croce e della passione del Signore nostro Gesù Cristo, Dio
salvatore, e passò ai sommi sacerdoti e gli altri Ebrei – Nicodemo però
scrisse in lingua ebraica – suona circa così:
[1] Accuse delle autorità ebraiche. I sommi
sacerdoti e scribi, Anna e Caifa, Seme, Datae e Gamaliele, Giuda, Levi e
Neftali, Alessandro e Giairo e gli altri Ebrei tennero consiglio e
andarono da Pilato ad accusare Gesù di molte azioni malvagie, dicendo:
“Sappiamo che è figlio del falegname Giuseppe e di Maria, ma egli
afferma di essere figlio di Dio e re; non solo, ma viola il sabato e
dissolve la legge dei nostri padri”.
Domandò Pilato: “Che cosa fa dunque, che cos’è
che vuole distruggere?”. Risposero gli Ebrei: “Noi abbiamo una legge che
ci proibisce di guarire qualsiasi persona nel giorno di sabato. Ma
costui ha guarito, maliziosamente, nel giorno di sabato, zoppi, sordi,
impotenti, paralitici, ciechi, lebbrosi e indemoniati”.
Pilato domandò: “In che modo, maliziosamente?”.
Essi gli risposero: “E’ un mago, ed in nome di Beelzebub scaccia i
demoni e gli sono soggette tutte le cose”. Pilato disse loro: “Lo
scacciare i demoni non è un’azione di spirito immondo, ma della potenza
del dio Esculapio”.
[2] Gesù sul sudario del cursore. Gli Ebrei gli
dissero: “Preghiamo la tua grandezza di ordinare che comparisca davanti
al tuo tribunale”. Ma Pilato li chiamò e disse loro: “Come posso, io che
sono un governatore, esaminare un re?”. Essi gli risposero: “Noi non
diciamo che egli sia re, bensì è lui che lo afferma di se stesso”.
Pilato allora chiamò un cursore e gli disse: “Mi
sia condotto qui Gesù, ma con gentilezza!”. Il cursore uscì fuori e
quando riconobbe Gesù, l’adorò, stese a terra il sudario che aveva in
mano, e gli disse: “Signore, cammina qui sopra e vieni, ché il
governatore ti chiama”. Gli Ebrei, vedendo ciò che faceva il cursore,
mandarono alte grida e dissero a Pilato: “Perché non l’hai convocato per
mezzo di un araldo, ma gli hai inviato un cursore? Il cursore, infatti,
vedendolo l’adorò, distese a terra il suo sudario e ve lo fece
camminare (sopra) come un re”.
[3] Allora Pilato, chiamato a sé il cursore, gli
domandò “Perché hai fatto questo: hai steso a terra il tuo sudario e hai
fatto camminare sopra Gesù?”. Il cursore gli rispose: “Signore
governatore, allorché tu mi inviasti da Alessandro a Gerusalemme, lo
vidi che sedeva sopra un asino e i fanciulli ebrei con delle frasche in
mano gridavano, mentre altri stendevano i loro vestiti davanti a lui,
dicendo: “Salva ora, tu che abiti nelle altezze! Benedetto colui che
viene nel nome del Signore!””.
[4] Gli Ebrei risposero al cursore gridando: “I
fanciulli ebrei gridavano in ebraico, come fai tu a saperlo in greco?”.
Il cursore rispose loro: “Ho domandato a un Ebreo: “Che cosa gridano
costoro in ebraico?””. Gli Ebrei gli risposero: “Osanna membrome
baruchamma Adonai”. Pilato domandò: “Che cosa significa “Osanna” e il
resto?”. Gli risposero: “Salva ora, tu che abiti nelle altezze!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”. Pilato allora disse:
“Voi stessi dunque confermate che i fanciulli dicevano queste parole; in
che cosa ha dunque mancato il cursore?”. Ed essi tacquero.
Gesù e i vessilli romani. Il governatore disse al
cursore: “Va’ e introducilo nel modo che più ti aggrada”. Il cursore
uscì, fece come la prima volta e disse a Gesù: “Signore, entra! Il
governatore ti chiama”.
[5] Allorché Gesù entrò, le immagini che i
vessilliferi portavano sulle insegne si inchinarono da sole e adorarono
Gesù. Gli Ebrei, vedendo come le immagini si erano inchinate da sole
adorando Gesù, gridarono al di là di ogni misura contro i vessilliferi.
Ma Pilato disse agli Ebrei: “Non stupite che le immagini si siano
piegate e abbiano adorato Gesù?”. Gli Ebrei risposero: “Abbiamo visto
che i vessilliferi le hanno fatte piegare ad adorarlo”.
Il governatore chiamò allora i vessilliferi e
disse loro: “Perché avete fatto così?”. Risposero a Pilato: “Siamo Greci
e adoriamo nei templi. Che motivo avevamo noi per adorarlo? Mentre noi
tenevamo le insegne, esse si piegarono da sole e l’adorarono”.
[6] Disse allora Pilato ai capi della sinagoga e
agli anziani del popolo: “Scegliete voi stessi uomini forti e robusti e
fate tenere loro le insegne e vedremo se si piegano da sole”.
Gli anziani degli Ebrei presero dodici uomini
forti e robusti e li posero, per sei, a tenere le insegne davanti al
tribunale del governatore. Pilato disse al cursore: “Prendilo dal
pretorio e introducilo nel modo che più ti aggrada”. E Gesù uscì, con il
cursore, dal pretorio. Pilato chiamò davanti a sé coloro che avevano
tenuto le insegne prima, e disse loro: “Ho giurato, per la salute di
Cesare, che se gli stendardi non si piegheranno quando entra Gesù, vi
farò tagliare le mani”. Il governatore ordinò che Gesù entrasse per la
seconda volta. Il cursore fece come la prima volta e pregò molto Gesù
affinché camminasse sul suo sudario; egli vi camminò sopra ed entrò. Or
quando egli entrò gli stendardi si piegarono di nuovo e adorarono Gesù.
[2]
[1] La moglie di Pilato. Vedendo questo, Pilato
fu colto da spavento, e prese a levarsi dalla sua sedia curule.
Quand’egli era in procinto di alzarsi, sua moglie gli mandò a dire: “Non
avere nulla a che fare con quest’uomo giusto, giacché questa notte ho
sofferto molto a causa sua”.
Pilato allora chiamò a sé tutti gli Ebrei e disse
loro: “Sapete bene che mia moglie teme Dio ed è piuttosto favorevole
agli usi ebraici”. Essi gli risposero: “Sì, è vero”. Pilato proseguì:
“Ed ecco che mia moglie ha mandato a dirmi: “Non immischiarti nelle
faccende di quest’uomo giusto, giacché questa notte ho sofferto molto a
causa sua””. Ma gli Ebrei risposero a Pilato: “Non ti avevamo detto che è
un mago? Ecco, infatti, che ha mandato, nel sogno, una visione a tua
moglie”.
[2] Accuse contro Gesù e la sua famiglia. Pilato
chiamò a sé Gesù e gli domandò: “Che cos’è che costoro attestano contro
di te? Non hai nulla da dire?”. Gesù rispose: “Se non ne avessero il
potere non direbbero nulla. Ogni uomo, infatti, ha il potere di dire,
con la sua bocca, sia il bene sia il male. Se la vedranno loro!”.
[3] Gli anziani degli Ebrei dissero a Gesù: “Che
cosa vedremo? Anzitutto che sei nato da fornicazione; in secondo luogo
che la tua nascita a Betlemme fu la causa di una strage di bambini; in
terzo luogo che tuo padre Giuseppe e tua madre Maria fuggirono in Egitto
perché non godevano della fiducia del popolo”.
[4] La difesa. Alcuni Ebrei tra i presenti, meno
cattivi degli altri, dissero: “Noi non diciamo che egli venga dalla
fornicazione. Sappiamo che Giuseppe era sposato con Maria ed egli non
nacque da fornicazione”.
A quelli che avevano affermato che era nato da
fornicazione, Pilato disse: “Questo vostro dire non è giusto. Ci sono
stati gli sponsali, come attestano costoro che sono della vostra stessa
nazione”. Anna e Caifa dissero a Pilato: “Tutta una moltitudine grida
che è nato da fornicazione, e noi non siamo credenti! Costoro sono
proseliti e sono suoi discepoli”.
Pilato chiamò a sé Anna e Caifa e disse loro:
“Chi sono i proseliti?”. Gli risposero: “Sono figli di Greci che si sono
fatti Ebrei”.
Poi coloro che avevano detto che egli non era
nato da fornicazione, tra i quali c’erano Lazzaro, Asterio, Antonio,
Giacomo, Amne, Zena, Samuele, Isacco, Finee, Crispo, Agrippa e Giuda,
dissero: “Non siamo nati proseliti, ma siamo figli di Ebrei ed è vero
quanto affermiamo. In verità, noi eravamo presenti agli sponsali di
Giuseppe e Maria”.
[5] Pilato chiamò a sé quei dodici uomini che
avevano detto che non era nato da fornicazione e disse loro: “Vi
scongiuro per la salute di Cesare! Sono vere queste cose che avete detto
e cioè che non è nato da fornicazione?”. Essi risposero a Pilato:
“Abbiamo una legge che ci vieta di giurare, perché è peccato. Ordina a
quelli là di giurare per la salute di Cesare che non è vero quanto noi
abbiamo detto, e saremo rei di morte”.
Pilato disse ad Anna e Caifa: “Non rispondete
nulla a queste cose?”. Anna e Caifa dissero a Pilato: “Si crede a questi
dodici uomini che asseriscono che egli non è nato da fornicazione, ma
tutta la nostra moltitudine grida che è nato da fornicazione, che è un
mago e che egli disse di essere Figlio di Dio e re, e a noi non si
crede”.
[6] Perché si vuole uccidere Gesù. Pilato ordinò a
tutta la moltitudine di andarsene, e tenendo solo i dodici uomini che
avevano detto che non era nato da fornicazione, ordinò che Gesù fosse
posto in disparte, e disse loro: “Per qual motivo quelli desiderano che
sia messo a morte?”. Risposero a Pilato: “Essi sono gelosi perché egli
guarì di sabato”. Rispose Pilato: “Desiderano metterlo a morte per
un’opera buona?”. Gli risposero: “Sì”.
[3]
[1] Indignato, Pilato uscì dal pretorio e disse
agli Ebrei: “Chiamo il sole a testimonio! In quest’uomo non ho trovato
alcuna colpa”. Gli Ebrei risposero al governatore dicendo: “Se
quest’uomo non fosse un malfattore, non te lo avremmo consegnato”.
Pilato disse: “Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge”.
Risposero gli Ebrei: “A noi non è lecito mettere qualcuno a morte”.
Pilato disse: “Forse che Dio l’ha proibito a voi, e l’ha permesso a
me?”.
[2] Il regno di Gesù. Pilato ritornò nel
pretorio, chiamò Gesù in disparte e gli disse: “Sei tu il re degli
Ebrei?”. Gesù rispose a Pilato, dicendo: “Tu dici questa cosa da te, o
te l’hanno detta altri di me?”. Rispose Pilato: “Sono, forse, io un
Ebreo? La tua nazione e i sacerdoti ti hanno consegnato a me, che hai
fatto?”.
Gesù rispose: “Il mio regno non è di questo
mondo. Se, infatti, il mio regno fosse di questo mondo i miei servi
avrebbero resistito ed io non sarei stato consegnato agli Ebrei. Ma il
mio regno non è qui”. Pilato gli domandò: “Allora, sei tu re?”. Gesù gli
rispose: “Tu dici che io sono re. Per questo sono nato e sono venuto,
affinché chiunque è della verità ascolti la mia voce”.
Pilato gli domandò: “Che cos’è la verità?”. Gesù
gli rispose: “La verità è dal cielo”. Pilato disse: “Non c’è verità
sulla terra?”. Rispose Gesù: “Tu vedi come quelli che dicono la verità
sono giudicati da coloro che hanno autorità sulla terra”.
[4]
[1] Pilato attesta l’innocenza di Gesù. Pilato,
lasciato Gesù nel pretorio, uscì verso gli Ebrei e disse loro: “Non
trovo in lui colpa alcuna”. Gli Ebrei gli dissero: “Quest’uomo disse:
“Posso distruggere questo tempio e ricostruirlo in tre giorni””. Pilato
disse: “Che tempio?”. Gli Ebrei risposero: “Quello che edificò Salomone
in quarantasei anni, e costui disse che lo distruggerà e ricostruirà in
tre giorni”. Pilato disse loro: “Sono innocente del sangue di questo
giusto! Vedetevela voi!”.
Gli Ebrei dissero: “Il suo sangue sia su di noi e sui nostri figli!”.
[2] Chiamati a sé gli anziani, i sacerdoti e i
leviti, Pilato disse loro segretamente: “Non fate così! Non c’è infatti
nulla reo di morte in ciò di cui l’accusate, la vostra accusa riguarda,
infatti, le guarigioni e la profanazione del sabato”.
Gli anziani, i sacerdoti e i leviti risposero:
“Se uno bestemmia contro Cesare è o non è reo di morte?”. “E’ reo di
morte”, rispose Pilato. Gli Ebrei gli risposero: “Se è reo di morte chi
bestemmia contro Cesare, quest’uomo ha bestemmiato contro Dio”.
[3] Angoscia di Pilato. Allora il procuratore
ordinò che tutti gli Ebrei uscissero dal pretorio, chiamò a sé Gesù e
gli disse: “Che debbo fare io di te?”. Gesù gli rispose: “Fa’ come ti è
stato dato!”. Pilato gli rispose: “Come è stato dato?”. “Mosè e i
profeti predissero la mia morte e la mia risurrezione”, disse Gesù.
Degli Ebrei che si erano nascosti, udirono e
dissero a Pilato: “Hai bisogno ancora di udire un’altra bestemmia?”. “Se
questa parola è blasfema”, disse Pilato, “prendetelo per questa sua
bestemmia, portatelo nella vostra sinagoga e giudicatelo secondo la
vostra legge”. Gli Ebrei risposero a Pilato: “Nella nostra legge c’è che
se uno pecca contro un altro uomo è reo di quaranta fustigate, meno
una; ma se bestemmia contro Dio, deve essere ucciso con la lapidazione”.
[4] Disse loro Pilato: “Prendetelo voi e punitelo
a modo vostro!”. “Vogliamo che sia crocifisso”, dissero gli Ebrei. “Non
è reo della morte in croce”, disse Pilato.
[5] Gettando uno sguardo sulla moltitudine degli
Ebrei che stavano là, il procuratore osservò che molti Ebrei piangevano,
e disse: “Non è vero che tutta la moltitudine desidera che sia messo a
morte”. Gli anziani degli Ebrei dissero: “Noi e tutta la moltitudine
siamo convenuti qui a questo fine, affinché cioè sia messo a morte”.
Pilato domandò agli Ebrei: “Per qual motivo dovrebbe morire?”. Gli Ebrei
risposero: “Perché egli si dice Figlio di Dio e re”. 5]
[1] Intervento di Nicodemo. Ma un Ebreo di nome
Nicodemo venne davanti al procuratore e gli disse: “Ti prego, o pio,
permettimi di dire poche parole”. Pilato rispose: “Parla pure!”.
“Io ho detto agli anziani, ai sacerdoti, ai
leviti e a tutta la moltitudine degli Ebrei – affermò Nicodemo – nella
sinagoga: “Che cosa avete voi contro quest’uomo? Egli ha compiuto molti e
meravigliosi segni che mai alcun uomo ha fatto né farà. Lasciatelo solo
e non accampate alcuna malignità contro di lui. Se i segni da lui
compiuti provengono da Dio, resisteranno, ma se provengono dagli uomini,
si elimineranno. Mosè quando fu mandato da Dio in Egitto fece molti
segni che Dio gli aveva ordinato di compiere davanti al faraone, re
d’Egitto; vi erano degli uomini servi del faraone, Jamne e Jambre, che
fecero non pochi dei suoi segni operati sicché gli Egiziani ritennero
Jamne e Jambre come dèi. Ma siccome i segni da essi compiuti non erano
da Dio, essi perirono e così pure quanti credevano in loro. Ed ora,
lasciate andare libero quest’uomo: egli, infatti, non è reo di morte””.
[2] Gli Ebrei dissero a Nicodemo: “Tu sei
diventato suo discepolo, e perciò parli in suo favore”. “Anche il
procuratore, – rispose Nicodemo, – è diventato suo discepolo, per il
fatto che parla in suo favore? Non è forse Cesare che l’ha posto nella
sua dignità?”.
Gli Ebrei diventarono furibondi e digrignavano i
denti contro Nicodemo. “Perché siete furibondi e digrignate i denti
contro di lui?”, domandò Pilato, “perché avete udito la verità?”.
Gli Ebrei dissero a Nicodemo: “Prenditi la sua
verità ed entra nella sua sequela!”. “Amen, Amen – rispose Nicodemo – mi
avvenga ciò che voi avete detto!”.
[6]
[1] Testimonianza di un paralitico. Ed ecco che
un altro Ebreo si fece avanti e domandò di poter dire una parola al
procuratore. Il procuratore gli disse: “Se hai qualcosa da dire,
parla!”. L’Ebreo disse: “Io giacqui trentotto anni su di un letto in
preda a sofferenze; e quando venne Gesù furono da lui guariti molti
indemoniati e afflitti da diverse infermità; qualche giovane ebbe pietà
anche di me, mi prese con il mio letto e mi portò da lui; quando Gesù mi
vide ebbe compassione di me e mi disse una parola: “Prendi il tuo letto
e cammina!”. Ed io presi il mio letto e camminai”. Gli Ebrei dissero a
Pilato: “Domandagli in quale giorno fu guarito”. Ed il guarito spiegò:
“Nel giorno di sabato”. Gli Ebrei risposero: “Non ti avevamo noi
spiegato che egli guariva e scacciava demoni di sabato?”.
[2] Altre testimonianze. Si fece avanti un altro
Ebreo e disse: “Io nacqui cieco. Udivo le parole ma non potevo vedere
faccia d’uomo; al transito di Gesù gridai a voce alta: “Abbi pietà di
me, o figlio di David!”. Egli ebbe pietà di me: pose le sue mani sui
miei occhi ed immediatamente acquistai la vista”.
Si fece avanti un altro Ebreo e disse: “Io ero
gobbo ed egli mi drizzò con una parola”. Ed un altro ancora disse: “Ero
lebbroso ed egli mi guarì con una parola”.
[7]
[1] Ed una donna gridando da lontano disse:
“Soffrivo di una perdita di sangue, toccai il lembo del suo manto e il
flusso del mio sangue, del quale soffrivo da dodici anni, si arrestò”.
Gli Ebrei dissero: “Secondo la nostra legge una donna non può testimoniare”.
[8]
[1] Ed altri ancora, una moltitudine di uomini e
donne, gridarono ad alta voce, dicendo: “Quest’uomo è un profeta! Anche i
demoni gli sono soggetti!”.
A costoro che dissero che i demoni gli sono
soggetti, Pilato disse: “Perché non gli sono soggetti anche i vostri
maestri?”. Risposero: “Non lo sappiamo”.
Altri affermarono che egli aveva fatto risorgere
dalla tomba Lazzaro morto da quattro giorni. Allora il procuratore
cominciò ad avere paura e disse a tutta la folla degli Ebrei: “Per qual
motivo volete voi versare sangue innocente?”.
[9]
[1] Ultimi tentativi di Pilato. Chiamati a sé
Nicodemo e i dodici uomini che avevano affermato ch’egli non era nato da
fornicazione, disse loro: “Che debbo fare? Tra il popolo infatti
scoppia una sommossa”. Gli risposero: “Non sappiamo. Se la vedano loro”.
Pilato chiamò di nuovo tutta la folla degli Ebrei
e disse: “Voi sapete che c’è l’uso che io vi liberi un prigioniero nel
giorno della festa del pane azzimo. Ora, in prigione, ho un condannato
per omicidio, che si chiama Barabba, e questo Gesù che avete di fronte e
nel quale non trovo colpa alcuna. Chi volete che vi liberi?”. Ma
gridarono: “Barabba!”.
“Che devo fare allora di Gesù, detto Cristo?”,
domandò Pilato. Gli Ebrei risposero: “Deve essere crocifisso!”. Ma
alcuni Ebrei risposero: “Se lasci quest’uomo libero, tu non sei amico di
Cesare!
Egli, infatti, si è detto Figlio di Dio e re: tu dunque vuoi questo re, e non Cesare”.
[2] Pilato si stizzì e disse agli Ebrei: “Siete
stati sempre un popolo sedizioso e vi siete sempre opposti ai vostri
benefattori”. “Quali benefattori?”, domandarono gli Ebrei. “Da quanto ho
sentito”, disse Pilato, “il vostro Dio vi ha liberato dalla dura
schiavitù dell’Egitto, e vi ha salvato attraverso il mare quasi fosse
terra asciutta, nel deserto vi nutrì con la manna e vi diede le quaglie,
dalla roccia vi diede acqua da bere e vi diede una legge. In tutto
questo voi avete provocato l’ira del vostro Dio: volevate un vitello di
metallo fuso, amareggiaste così il vostro Dio, il quale perciò voleva
annientarvi. Ma Mosè supplicò per voi e così fuggiste alla morte. Ed ora
voi mi accusate di odiare l’imperatore”.
[3] S’alzò dalla sedia curule per uscire, ma gli
Ebrei gridarono dicendo: “Noi riconosciamo Cesare qual re, e non questo
Gesù! Certo, i magi gli portarono doni dall’Oriente come ad un re, e
quando Erode seppe dai magi che era nato un re, cercò di ucciderlo;
saputolo, suo padre Giuseppe lo prese con la madre e fuggirono in
Egitto. Allorché Erode lo venne a sapere fece strage dei bambini ebrei
che erano nati in Betlemme”
[4] Udite queste cose, Pilato ebbe paura. Alla
folla che ancora gridava, ordinò di tacere e domandò: “Questo è dunque
il ricercato da Erode?”. Gli Ebrei risposero: “Sì, è proprio lui!”.
Pilato allora prese dell’acqua, si lavò le mani
davanti al sole, dicendo: “Sono innocente del sangue di quest’uomo
giusto. Vedetevela voi!”. Gli Ebrei gridarono nuovamente: “Il suo sangue
sia su di noi e sui nostri figli!”.
[5] La sentenza. Pilato allora ordinò che fosse
tirato il velo davanti alla sedia curule, e disse a Gesù: “Il tuo popolo
ti accusa di pretendere il titolo di re. Perciò ho decretato che, in
ossequio alla legge dei pii imperatori, sia prima flagellato e poi
sospeso sulla croce nel giardino dove tu sei stato preso. Disma e Gesta,
ambedue malfattori, saranno crocifissi con te”.
[10]
[1] Gesù in croce tra i malfattori. Gesù uscì dal
pretorio e con lui i due malfattori. Quando giunsero al luogo
(stabilito), lo spogliarono dei suoi abiti, gli misero un perizoma di
lino, e posero sul suo capo una corona di spine e lo crocifissero;
appesero con lui anche i due malfattori.
Ma Gesù disse: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”. E i soldati divisero tra loro i suoi abiti.
Il popolo se ne stava a guardarlo; i sommi
sacerdoti, e con essi i capi, lo deridevano dicendo: “Egli salvò altri,
salvi se stesso. Se è Figlio di Dio discenda dalla croce”.
Anche i soldati lo motteggiavano venendo a offrirgli aceto e fiele, e dicevano: “Se tu sei il re degli Ebrei, salvati!”.
Dopo la sentenza, Pilato ordinò che l’accusa
fosse scritta, qual “titolo”, in lettere greche, latine ed ebraiche,
secondo l’accusa degli Ebrei, che cioè egli fosse il re degli Ebrei.
[2] Uno dei malfattori che erano appesi con lui,
gli disse: “Se tu sei il Cristo, salva te e noi!”. Ma Disma gli rispose
rimproverandolo, dicendo: “Non temi Dio, proprio per nulla, vedendo che
ti trovi nella sua stessa condanna? Noi, per la verità, riceviamo il
compenso delle nostre azioni, ma quest’uomo non ha fatto nulla di male”.
E disse a Gesù: “Signore, ricordati di me, nel tuo regno!”. Gesù gli
rispose: “Amen, Amen, ti dico che oggi tu sarai con me in paradiso”.
[11]
[1] La morte. Verso l’ora settima, l’oscurità si
estese sulla terra fino all’ora nona, perché il sole si era oscurato. Il
velo del tempio si stracciò in due, e Gesù gridò a gran voce: “Padre,
baddach efchid ruel, che significa: “Nelle tue mani io affido il mio
spirito””. Ciò detto, spirò.
Quando il centurione vide l’accaduto, rese gloria
a Dio, dicendo: “Quest’uomo era giusto!”. E tutta la folla che era
venuta per vedere, davanti all’accaduto batt‚ il proprio petto e se ne
ritornò.
[2] Ma il centurione riferì al procuratore quanto
era avvenuto. All’udire ciò, Pilato e sua moglie si rattristarono e non
mangiarono né bevettero per tutto il giorno. Pilato mandò a dire agli
Ebrei: “Avete visto quanto è avvenuto?”. Ma essi risposero: “Ci fu una
eclisse di sole, nel modo consueto”.
[3] Lontano c’erano pure dei conoscenti e delle donne venute dalla Galilea, che osservavano questi eventi.
Un uomo di nome Giuseppe, consigliere della città
di Arimatea, egli pure in attesa del regno di Dio, andò da Pilato e
chiese il corpo di Gesù. Lo tirò giù, l’avvolse in un panno di lino e lo
depose in una tomba scavata nella roccia dove non era stato deposto
ancora mai alcuno.
[12]
[1] Le autorità contro Giuseppe e Nicodemo. Udito
che Giuseppe aveva chiesto il corpo di Gesù, gli Ebrei lo cercarono e
con lui le dodici persone che avevano detto che Gesù non era nato da
fornicazione, Nicodemo e molti altri che si erano presentati a Pilato e
avevano illustrato le sue buone azioni.
Ma tutti si erano nascosti, e non videro che
Nicodemo, perché era un capo degli Ebrei. Disse loro Nicodemo: “Com’è
che vi siete radunati nella sinagoga?”. Gli Ebrei gli risposero: “Come
hai fatto a entrare nella sinagoga? Tu sei infatti associato con lui e
nella vita futura la sua parte sarà con te”. Nicodemo rispose: “Amen,
amen”.
Così pure Giuseppe venne e disse loro: “Perché
siete irritati verso di me per il fatto che ho chiesto il corpo di Gesù?
Vedete l’ho posto nella mia tomba nuova, dopo averlo avvolto in un
panno di lino, ed ho fatto rotolare la pietra all’ingresso della
caverna. Voi non vi siete comportati bene verso il giusto, giacché non
vi siete pentiti quando l’avete crocifisso, anzi lo avete ancora
trapassato con una lancia”.
[2] Ma gli Ebrei arrestarono Giuseppe e diedero
ordine di mantenerlo sotto buona custodia fino al primo giorno della
settimana; e gli dissero: “Sappi che l’ora non ci permette di agire
contro di te, giacché sta spuntando il sabato, ma sappi che tu non avrai
mai l’onore di una tomba: la tua carne, infatti, sarà gettata agli
uccelli del cielo”.
Rispose Giuseppe: “Questo parlare è simile a
quello del superbo Golia che si erse contro il Dio vivente e il santo
David. Giacché Dio disse, per mezzo del profeta: Mia è la vendetta, io
ricompenserò, dice il Signore. Ed ecco ora, uno che era incirconciso, ma
dal cuore circonciso, prese dell’acqua e si lavò le mani dicendo: “Sono
innocente del sangue di questa persona giusta. Vedetevela voi!”. Avete
risposto a Pilato: “Il suo sangue sia su di noi e sui nostri figli”. Ed
ora io temo che l’ira di Dio venga su di voi e sui vostri figli, come
avete detto”.
Udite queste parole, gli Ebrei si infuriarono,
gli posero le mani addosso, lo legarono e lo rinchiusero in una camera
senza finestre e alla porta posero delle guardie; e apposero i sigilli
alla porta del luogo ove avevano rinchiuso Giuseppe.
[3] Nel sabato, i capi della sinagoga, i
sacerdoti e i leviti, emanarono una ordinanza affinché, nel primo giorno
della settimana, tutti gli uomini si radunassero nella sinagoga. E
tutto il popolo, s’alzò di buon mattino e, nella sinagoga, tenne
consiglio sul genere di morte da infliggergli. Allorché ebbe luogo il
consiglio, ordinarono che egli fosse introdotto, con grande disonore.
Aperta la porta non lo trovarono.
Tutto il popolo restò stupito, perché i sigilli
erano intatti e la chiave l’aveva Caifa. E non osarono più mettere le
mani su colui che, davanti a Pilato, aveva parlato in favore di Gesù.
13]
[1] Testimonianza delle guardie. Mentre ancora
sedevano nella sinagoga, stupiti a motivo di Giuseppe, giunsero le
guardie che gli Ebrei avevano chiesto a Pilato per custodire il sepolcro
di Gesù affinché i suoi discepoli non andassero a rubarlo, ed
annunziarono ai capi della sinagoga, sacerdoti e leviti, quanto era
accaduto. Come fosse avvenuto un grande terremoto e: “Abbiamo visto un
angelo discendere dal cielo, far rotolare la pietra dall’ingresso della
tomba e sedere su di essa, ed era splendente come la neve e come il
lampo. Noi tremammo dal grande spavento e restammo come morti. Udimmo la
voce dell’angelo che parlava con le donne, che attendevano alla tomba,
dicendo: “Non temete! So, infatti, che voi cercate Gesù, il crocifisso.
Non è qui! Risorse, come disse. Venite a vedere il luogo dove giaceva il
Signore, e andate subito a dire ai suoi discepoli che egli risorse dai
morti, ed è in Galilea””.
[2] Gli Ebrei domandarono: “Con quali donne
parlò?”. Le guardie risposero: “Non sappiamo chi erano”. E gli Ebrei:
“Che ora era?”. “La mezzanotte”, risposero le guardie.
Gli Ebrei domandarono: “E perché non avete preso
le donne?”. “A causa della paura, eravamo diventati come morti”,
risposero le guardie, “e pensavamo di non rivedere più la luce del
giorno. E come avremmo potuto prenderle?”. Gli Ebrei risposero: “Quant’è
vero che il Signore vive, noi non vi crediamo”.
Le guardie dissero agli Ebrei: “In quell’uomo
avete visto così tanti segni e non credete; come dunque potreste credere
a noi? Avete fatto proprio un giuramento vero “quant’è vero che il
Signore vive”, egli infatti vive veramente. Abbiamo udito – proseguirono
le guardie – che avete rinchiuso quel tale che ha chiesto il corpo di
Gesù, che avete apposto alla porta i sigilli e, quando l’avete riaperta,
non l’avete trovato. Dateci dunque Giuseppe e noi vi daremo Gesù”.
Gli Ebrei risposero: “Se n’è andato nella sua
città”. “Anche Gesù risorse”, dissero le guardie, “come abbiamo udito
dall’angelo, ed è in Galilea”.
[3] All’udire queste parole, gli Ebrei temettero
grandemente e dissero: “Che questo racconto non giunga alle orecchie del
popolo e tutti si rivolgano a Gesù!”.
Gli Ebrei allora tennero consiglio, ammassarono
una grande somma di denaro e la diedero alle guardie, dicendo: “Dite che
mentre voi dormivate, nella notte, vennero i suoi discepoli e lo
rubarono. Qualora il procuratore udisse questo, gli parleremo noi
affinché non abbiate da preoccuparvi”. Ed essi preso (il denaro) fecero
come erano stati istruiti. 14]
[1] Gesù sul monte Mamilch. Ma dalla Galilea
vennero a Gerusalemme un sacerdote, Finee, uno scriba, Adas, un levita,
Aggeo, ed annunziarono ai capi della sinagoga, sacerdoti e leviti:
“Abbiamo visto Gesù che sedeva sul monte Mamilch con i suoi discepoli.
Egli ordinò ai suoi discepoli: “Andate in tutto il mondo ed annunziate a
tutta la creazione: chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi
non crederà sarà condannato. Questi sono i segni che accompagneranno i
credenti: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove,
prenderanno in mano serpenti, se berranno una bevanda mortifera non farà
loro alcun male, imporranno le mani sui malati e guariranno”. E abbiamo
visto che mentre Gesù parlava ancora ai suoi discepoli, fu preso in
cielo”.
[2] Dissero allora gli anziani, i sacerdoti e i
leviti: “Date gloria al Dio di Israele e confessate davanti a lui se
veramente avete udito e visto queste cose, così come le avete
presentate”. Gli annunziatori risposero: “Quant’è vero che vive il
Signore, il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe, noi abbiamo udito questo e
abbiamo visto mentre era preso in cielo”.
Gli anziani, i sacerdoti e i leviti, risposero:
“Siete venuti ad annunziarci questa novella o siete venuti per
presentare a Dio la vostra preghiera?”. “Per presentare a Dio la nostra
preghiera”, risposero. Dissero allora gli anziani, i sacerdoti e i
leviti: “Se siete venuti per presentare a Dio la vostra preghiera, a che
scopo queste ciance davanti al popolo?”.
Il sacerdote Finee, lo scriba Adas e il levita
Aggeo risposero ai capi della sinagoga, ai sacerdoti e leviti: “Se le
parole che abbiamo detto e quanto abbiamo visto sono peccato, eccoci
davanti a voi! Fateci quanto è giusto ai vostri occhi”.
Essi allora presero la legge e li scongiurarono
di non ripetere mai più ad alcuno queste parole. Poi diedero loro da
mangiare e da bere e li scacciarono dalla città dopo aver loro dato
anche del denaro e tre uomini che li accompagnassero fino in Galilea. E
se ne partirono in pace.
[3] Angoscia delle autorità ebraiche. Partiti
questi uomini per la Galilea, si radunarono nella sinagoga i sommi
sacerdoti, i capi della sinagoga e gli anziani, chiusero la porta ed
elevarono una grande lamentazione dicendo: “Perché avvenne questo segno
di Israele?”. Ma Anna e Caifa dissero: “Di che vi turbate, che avete da
piangere? Non sapete che i suoi discepoli diedero molto denaro ai
custodi del sepolcro e li ammaestrarono a dire che discese un angelo dal
cielo a far rotolare la pietra dall’ingresso della tomba?”.
Ma i sacerdoti e gli anziani obiettarono: “Sia
pure! I suoi discepoli rubarono il corpo. Ma come ha fatto la sua anima
ad entrare nel suo corpo sicché ora egli si trova in Galilea?”. Incapaci
di rispondere a questo, alla fine con sforzo conclusero: “Noi non
dobbiamo credere agli incirconcisi”.
[15]
[1] Alla ricerca di Gesù sui monti. S’alzò
Nicodemo e stette in mezzo al sinedrio, dicendo: “Dite bene! Non
ignorate, popolo del Signore, gli uomini che vennero dalla Galilea;
temono Dio, sono uomini benestanti, odiano la cupidigia, sono uomini di
pace. Sotto giuramento essi dissero: “Abbiamo visto Gesù sul monte
Mamilch con i suoi discepoli” che insegnava quanto avete udito da loro,
ed ancora: “Lo abbiamo visto mentre era preso in cielo”. Nessuno ha
domandato loro in che modo è stato preso. Come ci ha insegnato il libro
delle sacre Scritture, anche Elia fu preso in cielo, Eliseo gridò a gran
voce, Elia gettò il suo manto di montone sopra Eliseo, Eliseo gettò il
suo manto di montone sul Giordano, gli passò sopra e andò a Gerico. I
figli del profeta lo incontrarono e gli dissero: Eliseo, dov’è il tuo
signore, Elia? Ed egli rispose che era stato preso in cielo. Essi
domandarono ad Eliseo: Non l’ha rapito uno spirito e gettato su di una
montagna? Prendiamo con noi i nostri ragazzi e cerchiamolo.
Persuasero così Eliseo: partirono con lui e
andarono a cercarlo per tre giorni, ma non lo trovarono; capirono così
che era stato preso. Ed ora ascoltatemi. Mandiamo su di ogni monte di
Israele per vedere se il Cristo è stato rapito da uno spirito e posato
su di una montagna”.
Questo discorso piacque a tutti; mandarono su di
ogni monte di Israele a cercare Gesù, ma non lo trovarono. Trovarono
invece Giuseppe da Arimatea, ma nessuno osò afferrarlo.
[2] Missione a Giuseppe da Arimatea. Ed
annunziarono agli anziani, ai sacerdoti e ai leviti: “Abbiamo percorso
ogni montagna di Israele, e Gesù non lo abbiamo trovato. Abbiamo invece
trovato Giuseppe in Arimatea”. Udito ciò su Giuseppe, gioirono e
glorificarono il Dio di Israele. I capi della sinagoga, sacerdoti e
leviti, tennero consiglio sul come incontrarsi con Giuseppe; presero un
rotolo di papiro e scrissero a Giuseppe così: Pace a te! Sappiamo di
aver peccato contro Dio e contro te. Abbiamo pregato il Dio di Israele
affinché ti fosse concesso di andare dai tuoi padri e dai tuoi figli,
giacché tutti fummo rattristati allorché, aperta la porta, non ti
abbiamo più trovato. Sappiamo di aver deliberato contro di te un
consiglio maligno, ma il Signore rese vano il nostro consiglio contro di
te, onorevole padre Giuseppe.
[3] E da tutto Israele scelsero sette uomini
amici di Giuseppe e che lo stesso Giuseppe riconosceva come amici; ad
essi dissero i capi della sinagoga, sacerdoti e leviti: “Vedete! Se
ricevuta la nostra lettera la leggerà, è segno che verrà da noi. Ma se
non la leggerà è segno che è arrabbiato con noi: salutatelo in pace e
ritornate da noi”. Essi benedissero questi uomini e li mandarono.
Essi andarono da Giuseppe, lo riverirono e gli
dissero: “Pace a te!”. Egli rispose: “Pace a voi e a tutto il popolo di
Israele”. Gli diedero il rotolo della lettera; ricevutolo, Giuseppe lo
lesse, baciò la lettera e benedisse Dio, dicendo: “Benedetto il Signore
Dio che ha redento Israele, e li ha trattenuti dallo spargere sangue
innocente! Benedetto il Signore che ha mandato il suo angelo e mi diede
rifugio sotto le sue ali”. Imbandì davanti a loro una tavola: essi
mangiarono, bevettero e là si riposarono.
[4] Testimonianza di Giuseppe. Di buon mattino si
alzarono e pregarono. Giuseppe sellò la sua asina, andò con essi e
giunsero nella città santa, Gerusalemme. E tutto il popolo andò incontro
a Giuseppe, gridando: “Pace a te, nel tuo ingresso!”. Egli rispose a
tutto il popolo: “Pace a voi!”. E li baciò. Il popolo pregava con
Giuseppe e alla sua vista restavano stupiti
Nicodemo lo ricevette a casa sua; gli fece una
grande festa e invitò Anna e Caifa, gli anziani, i sacerdoti e i leviti a
casa sua, e mangiarono e bevettero allegri con Giuseppe. E inneggiando a
Dio, ognuno se ne ritornò a casa sua. Giuseppe invece rimase in casa di
Nicodemo.
[5] Il giorno dopo, era il giorno di
preparazione, i capi della sinagoga, sacerdoti e leviti, s’alzarono di
buon mattino e andarono a casa di Nicodemo. Nicodemo andò loro incontro
dicendo: “Pace a voi!”. Essi risposero: “Pace a te e a Giuseppe, a tutta
la tua casa e a tutta la casa di Giuseppe!”. E li introdusse in casa
sua. Sedette tutto il sinedrio e Giuseppe sedette tra Anna e Caifa, ma
nessuno osava rivolgergli la parola.
“Perché mi avete chiamato?”, domandò Giuseppe.
Essi fecero cenno a Nicodemo di parlare lui a Giuseppe. Allora Nicodemo
aprì la bocca e disse a Giuseppe: “Padre, tu sai che i venerabili
maestri, i sacerdoti e i leviti desiderano sapere da te una cosa”.
“Domandate”, disse Giuseppe.
[6] Presa la legge, Anna e Caifa scongiurarono
Giuseppe dicendo: “Da’ gloria al Dio di Israele e fa’ la tua
confessione. Achar, infatti, scongiurato dal profeta Gesù non pronunciò
un giuramento falso, ma gli annunziò ogni cosa e non gli nascose una
sola parola. Anche tu dunque non nasconderci neppure una parola”
E Giuseppe: “Non vi nasconderò una sola parola”.
Allora gli dissero: “Siamo profondamente tristi perché hai chiesto il
corpo di Gesù, lo hai avvolto in una sindone pura e lo hai posto in una
tomba. E’ per questo che ti avevamo messo in guardina in una camera
senza finestre, la chiudemmo a chiave, apponemmo i sigilli alle porte e
lasciammo delle guardie al luogo ove tu eri rinchiuso; al primo giorno
della settimana, aprimmo, non ti trovammo e ne restammo profondamente
tristi, e lo stupore colpì tutto il popolo di Dio fino a ieri. Or dunque
annunziaci che cosa è avvenuto”.
[7] Giuseppe rispose: “Nel giorno della
preparazione, dalle ore dieci circa, quando mi avete chiuso, fino a
tutto il sabato, io rimasi là. Nella mezzanotte, mentre stavo su e
pregavo, la camera nella quale mi avete chiuso fu presa ai quattro
angoli, sollevata in alto, ed io vidi con i miei occhi qualcosa come un
lampo splendente. Pieno di paura, caddi a terra. Qualcuno mi afferrò per
la mano sollevandomi dal luogo in cui ero caduto, mentre un umidore,
come fosse acqua, mi scorse da capo a piedi ed un profumo di unguento
venne alle mie narici. Egli asciugò il mio viso, mi baciò e disse: “Non
temere, Giuseppe! Apri gli occhi e vedi chi è colui che parla con te”.
Alzai lo sguardo e vidi Gesù. Tremai e ritenevo che si trattasse di un
fantasma. Allora recitai i comandamenti ed egli li recitò con me. Non
ignorate che se un fantasma incontra qualcuno e ode i comandamenti
scappa di corsa. Vedendo io che li recitava con me, gli dissi: “Rabbi
Elia!”. Ma quello mi rispose: “Non sono Elia”. Gli domandai: “Chi sei
dunque, signore?”. Mi rispose: “Io sono Gesù, di cui tu hai chiesto il
corpo da Pilato; mi hai avvolto in una sindone pura, hai posto un
sudario sul mio viso, mi hai messo nella tua tomba nuova e hai
arrotolato una grande pietra alla porta della tomba”.
[8] Dissi allora al mio interlocutore: “Indicami
il luogo nel quale ti avevo messo”. Egli mi trasportò e mi fece vedere
il luogo nel quale l’avevo messo: là giacevano la sindone e il sudario
che avevo posto sul suo viso. E riconobbi che era Gesù. Mi prese per
mano e, a porte chiuse, mi pose in mezzo a casa mia, mi condusse al mio
letto e mi disse: “Pace a te!”. Poi mi baciò e disse: “Per quaranta
giorni non uscire di casa tua. Ecco, infatti, ch’io vado in Galilea dai
miei fratelli””.
[16]
[1] All’udire queste parole di Giuseppe, i capi
della sinagoga, i sacerdoti e i leviti, diventarono come morti, caddero a
terra e digiunarono fino all’ora nona. Poi Nicodemo e Giuseppe
confortarono Anna e Caifa, i sacerdoti e i leviti, dicendo: “Alzatevi,
state ritti sui vostri piedi, assaggiate del pane e sostenete le anime
vostre, giacché domani è il sabato del Signore”. Essi si alzarono,
pregarono Dio, mangiarono e bevettero ed ognuno se ne andò a casa sua.
[2] Testimonianza di Levi. Nel sabato, i nostri
maestri, sacerdoti e leviti, sedettero indagando l’un l’altro, e
dicendo: “Perché mai venne su di noi quest’ira? Conosciamo, infatti, suo
padre e sua madre”. Il maestro Levi, disse: “So che i suoi parenti
temono Dio, adempiono i loro voti e pagano le decime tre volte all’anno.
Quando nacque Gesù i suoi genitori lo portarono in questo luogo ed
offrirono a Dio sacrifici ed olocausti. E quando il grande maestro
Simeon lo prese sulle sue braccia, disse:
“Ora congedi il tuo servo, o padrone,
in pace, conforme alla tua parola,
poiché i miei occhi videro la tua salvezza,
da te preparata al cospetto di tutti i popoli,
luce per illuminare le nazioni
e gloria del tuo popolo Israele”.
Simeon li benedisse e, rivolto a Maria, sua
madre, disse: “Ti annunzio una lieta notizia a proposito di questo
fanciullo!”. Maria domandò: “Lieta, mio signore?”. Simeon rispose:
“Lieta! Ecco che costui è posto per la caduta e per la risurrezione di
molti in Israele e per segno contraddetto, e a te stessa una spada
trapasserà l’anima affinché siano svelati i pensieri di molti cuori””.
[3] Domandarono al maestro Levi: “E tu come sai
queste cose?”. Levi rispose: “Non sapete ch’io ho imparato la legge da
lui?”. Il sinedrio gli disse: “Vogliamo vedere tuo padre”. Mandarono a
chiamare suo padre. Lo interrogarono ed egli rispose: “Perché non
credete a mio figlio? Il beato e giusto Simeon lo istruì nella legge”.
Il sinedrio domandò a rabbi Levi: “E’ vera la parola che hai detto?”.
Rispose: “E’ vera!”.
Testimonianza di Adas, Finee, Aggeo. Allora i
capi della sinagoga, sacerdoti e leviti dissero tra sé: “Su, mandiamo
nella Galilea dai tre uomini che erano venuti qui a parlarci della sua
dottrina e della sua assunzione, e ci racconteranno come lo abbiano
visto assunto”.
Questo discorso fu gradito a tutti, e mandarono
in Galilea i tre uomini che prima avevano accompagnato, dicendo loro:
“Dite a rabbi Adas, a rabbi Finee e a rabbi Aggeo: “Pace a voi e a tutti
coloro che sono con voi! Siccome nel sinedrio è sorta una grande
diatriba, noi siamo stati mandati ad invitarvi in questo luogo santo, a
Gerusalemme””.
[4] Gli uomini dunque partirono verso la Galilea;
li trovarono seduti in meditazione della legge e li salutarono in pace.
Gli uomini che erano in Galilea dissero a quelli che erano andati da
loro: “Sia pace a tutto Israele!”. E poi ancora dissero loro: “Perché
siete venuti?”. Gli inviati risposero: “Il sinedrio vi chiama nella
città santa, Gerusalemme”.
Udendo che erano ricercati dal sinedrio, gli
uomini pregarono Dio e poi si posero a tavola con gli (altri) uomini:
mangiarono, bevettero, si lavarono e partirono in pace per Gerusalemme.
[5] Nel giorno seguente, il sinedrio tenne una
seduta nella sinagoga; e li interrogarono, dicendo: “Avete veramente
visto Gesù sedere sul monte Mamilch, mentre ammaestrava i suoi undici
apostoli? L’avete visto mentre era assunto?”. Allora gli uomini
risposero e dissero: “L’abbiamo visto mentre egli era assunto, già
l’abbiamo riferito!”.
[6] “Separateli l’un l’altro – disse Anna – e vediamo se il loro parlare concorda”. E li divisero l’uno dall’altro.
Poi chiamarono prima Adas e gli dissero: “Come
hai visto Gesù mentre era assunto?”. “Mentre ancora sedeva sul monte
Mamilch – rispose Adas – ed ammaestrava i suoi discepoli, abbiamo visto
una nube che coprì con la sua ombra sia lui sia i suoi discepoli. Poi la
nube lo trasportò su in cielo, mentre i suoi discepoli giacevano faccia
a terra”.
Poi chiamarono il sacerdote Finee ed
interrogarono anche lui dicendo: “Come hai visto Gesù mentre era
assunto?” Ed egli rispose nello stesso modo.
Interrogarono ancora Aggeo, e anch’egli rispose nello stesso modo.
[7] Testimonianze del sinedrio. Allora il
sinedrio disse: “Nella legge di Mosè è detto: “Qualsiasi fatto sarà
stabilito sulla parola di due testimoni o sulla parola di tre
testimoni””.
Il maestro Abutem disse: “Sta scritto nella legge: “Ed Enoc camminò con Dio e non fu più, poiché Dio lo portò via””.
Il maestro Giairo disse: “Noi abbiamo udito della
morte del santo Mosè, ma non l’abbiamo vista. Sta scritto infatti nella
legge del Signore: “E Mosè morì dalla bocca del Signore, e fino al
giorno d’oggi l’uomo non conosce il suo sepolcro””.
Rabbi Levi disse: “Che cosa significa quanto
disse rabbi Simeon allorché vide Gesù: “Ecco, costui è posto per la
caduta e per la risurrezione di molti in Israele e per segno
contraddetto?””.
E rabbi Isaac disse: “Nella legge sta scritto:
“Ecco ch’io mando il mio angelo davanti al tuo cospetto, egli camminerà
davanti a te per custodirti su di ogni via buona, poiché su di lui fu
invocato il mio nome””.
[8] Conclusione di Anna e Caifa. Allora Anna e
Caifa dissero: “Avete riferito bene quanto è scritto nella legge di
Mosè: “Nessuno vide la morte di’ Enoc, e nessuno ha nominato la morte di
Mosè”.
Ma Gesù parlò con Pilato, l’abbiamo visto
ricevere schiaffi e sputi sul suo volto, i soldati lo circondarono con
una corona di spine, fu flagellato, ricevette la condanna da Pilato, fu
crocifisso sul Cranio con due ladri, bevette aceto con fiele, il soldato
Longino trafisse il suo costato con una lancia, il suo corpo fu chiesto
dal venerato padre nostro Giuseppe e, secondo quanto egli afferma,
risorse; e i tre maestri affermano: “Lo abbiamo visto mentre era assunto
in cielo”. Rabbi Levi testimoniò le cose dette da rabbi Simeon
assicurando: “Ecco, costui è posto per la caduta e la risurrezione di
molti in Israele e per segno contraddetto””.
Conclusione della sinagoga e del popolo. E tutti i
maestri dissero all’intero popolo del Signore: “Se ciò è venuto da Dio
ed è mirabile ai vostri occhi certamente saprete, o casa di Giacobbe,
che sta scritto: “Maledetto chiunque è appeso ad un legno”; e un altro
testo insegna: “Gli dèi che non hanno fatto il cielo e la terra,
periranno””.
I sacerdoti e i leviti dissero l’un l’altro: “Se
il suo ricordo (dura) fino al Sommo, detto Jobel, saprete che prevarrà
in eterno e si susciterà un popolo nuovo”.
Allora i capi della sinagoga, sacerdoti e leviti,
ammonirono tutto Israele, dicendo: “Maledetta la persona che venera
l’opera della mano di un uomo! Maledetta la persona che venera creature a
lato del Creatore!”. E tutto il popolo rispose: “Amen, Amen!”.
[9] Tutto il popolo inneggiò al Signore, dicendo:
“Benedetto il Signore che ha dato requie al popolo di Israele, in
conformità di quanto aveva promesso. Non è caduta una sola delle buone
parole che disse a Mosè, suo servo. Il Signore nostro Dio sia con noi
come fu con i padri nostri. Non ci abbandoni e non permetta che noi
cessiamo dal rivolgere a lui il nostro cuore, dal camminare in tutte le
sue vie, dal custodire i suoi comandamenti e gli statuti che egli ha
ordinato ai padri nostri. In quel giorno il Signore sarà re su tutta la
terra. Uno sarà il Signore ed uno il suo nome: Re Signore nostro! Egli
ci salverà. Nessuno è simile a te, Signore. Tu, Signore, sei grande e
grande è il tuo nome.
Guarisci con la tua potenza, Signore, e saremo
guariti. Salvaci, Signore, e saremo salvi. Noi, infatti, siamo tua parte
ed eredità.
Il Signore non abbandonerà il suo popolo, per
amore del suo grande nome; giacché il Signore ha iniziato a fare di noi
il suo popolo”.
E, inneggiando, se ne andarono ognuno a casa sua glorificando Dio. Poiché sua è la gloria per i secoli dei secoli. Amen.