MISTERI E PROFEZIE

INTERVISTA A MISTERI E PROFEZIE

CANALE YOTUBE DI MISTERI E PROFEZIE

CANALE YOTUBE DI MISTERI E PROFEZIE
CANALE YOTUBE DI MISTERI E PROFEZIE

ISCRITTI DEL BLOG

TRANSLATE

giovedì 28 marzo 2024

LA CASA DEL DIAVOLO


LA CASA DEL DIAVOLO DI REGGIO CALABRIA


Mappa della Casa del Diavolo sul Ponte della Libertà in Via Vittorio Veneto a Reggio Calabria.


La casa in questione è sita a Reggio Calabria sul Ponte della Libertà, più precisamente all'inizio di via Vittorio Veneto, come da immagine da google maps indicata dalla freccia.


GUARDA IL VIDEO SU YOUTUBE



Inizialmente ospitava un pastificio chiamato "Il Mulino", il quale prese fuoco una notte in maniera inspiegabile, nonostante le indagini da parte dei Vigili del Fuoco e delle autorità preposte, che non trovarono alcuna fonte, dolosa o meno, che avesse sprigionato le fiamme, tanto da distruggere tutto ciò che vi era all'interno.


Casa del Diavolo a Reggio Calabria.


Negli anni successivi, durante i lavori di restauro gli operai furono presi di mira dalle entità malefiche che albergavano nella struttura, tanto da abbandonare da un giorno all'altro il sito, lasciando li il materiale e le attrezzature necessarie ai lavori, ancora oggi visibili dall'esterno e mai più recuperate.



casa del diavolo

Ragazzi rincorsi dal demone che infesta la Casa del Diavolo - (foto di Domenico Arcudi)



Molti testimoni affermano di aver visto, durante le ore notturne, ombre e figure misteriose che si muovevano all'interno della casa e visibili attraverso le finestre e, nonostante non ci siano da anni fonti di energia elettrica, sono state viste finestre e relative stanze illuminate da luci misteriose.


Casa del Diavolo a Reggio Calabria.

Quelli che si sono quasi addentrati nella casa, giurano di aver udito urla e risate demoniache, nonchè aver avvertito presenze, come il caso di G.R., il quale fu preso alle spalle da una figura misteriosa, poi svanita nel nulla.



Anche l'anziano E.F., che è cresciuto nelle vicinanze della casa, testimonia le luci misteriose, le urla e la presenza di qualcosa all'interno della casa, oggi abbandonata a se stessa, nonostante sia in una zona centrale della città.



Lo stesso ricorda di aver visto dei volti dalle finestre e di essere rimasto turbato e spaventato, in quanto avevano occhi color fuoco ed un'espressione demoniaca, un ricordo che è rimasto indelebile nella sua mente.


Casa del Diavolo di Reggio Calabria.


La figlia di un noto professionista reggino, S.C., assieme ad un gruppo di amici, cercò di entrare nella casa, forzando l'ingresso, ed una volta dentro videro quest'ultimo chiudersi alle loro spalle.



Presi dal panico cercarono di aprire il portone, quando delle mani invisibili li afferrarono dal collo, avvertendo un improvviso calo della temperatura che fece gelare la stanza, accompagnato da risate e bisbigli demoniaci, provenienti da un luogo non precisato della casa.



Una volta liberati dalla morsa spettrale i ragazzi videro il portone socchiuso e scapparono via, giurando di non metterci più piede.



Se avete testimonianze in proposito vi invito a lasciare un commento al post.






LA BAMBARA

 

LA VILLETTA INFESTATA DI PUNTA PEZZO A VILLA SAN GIOVANNI

LA BAMBARA


Foto della Bambara in una foto di Villa San Giovanni negli anni '90.


A Pezzo di Villa San Giovanni, esisteva ancora, tra il 1995 ed il 1996, un'antica villetta al centro dell'abitato, denominata la Bambara, dal cognome dei suoi ultimi residenti.


GUARDA IL VIDEO SU YOUTUBE



La villa era circondata da un muro perimetrale con un'entrata frontale, sormontata da palme e da un'ingresso principale.


Sul lato destro vi era una stanza circolare, con vetrate colorate, al cui interno vi era una ricca biblioteca, mentre sul lato sinistro vi era una casetta in muratura, utilizzata come ripostiglio.



casa abbandonata villa san giovanni

Ragazzi davanti la Bambara - (Foto di Domenico Arcudi)



Alle spalle un grande giardino con un enorme albero di fichi, che copriva con i suoi rami e le sue foglie quasi tutte le finestre posteriori.



Una scaletta di ferro dava l'accesso al terrazzo da cui si poteva ammirare tutto l'abitato di Pezzo e lo Stretto di Messina.



I ragazzi negli anni '80 e '90, quando la villetta era ormai abbandonata, erano soliti entrare di notte in gruppo, per esplorare i misteri della casa.



L'unico accesso alla casa, visto che era ormai chiusa, era una finestra laterale sinistra, ormai da tempo socchiusa.



Da qui si accedeva alla cucina, in cui erano riposti oggetti appartenuti alla famiglia, come vecchie monete, francobolli e lettere, trafugati negli anni dagli avventori notturni.



La cucina portava ad un corridoio, dove frontalmente si accedeva alla biblioteca con i vetri colorati, mentre alla sinistra si accedeva alla camera da letto della casa.



Qui una vecchia vestaglia di color bianco, appartenuta alla proprietaria ormai defunta, faceva bella mostra su un appendiabiti accanto al letto, dando l'impressione immediata che la signora fosse ancora li accanto al letto.



Il tetto, che una volta veniva realizzato con carta da giornali, era diroccato sul letto e dava una sensazione, assieme alla succitata vestaglia, di una stanza ancora viva ma allo stesso tempo tetra.



Chiunque entrava la prima volta in quella stanza, aveva un sobbalzo di paura per la scena che si formava davanti agli occhi, vuoi per il buio e vuoi per la suggestione, che accompagnava il visitatore.



Delle tante storie pervenuteci, vorrei citarne alcune che sono rimaste nell'immaginario collettivo degli abitanti.


GALLERIA SECONDA GUERRA MONDIALE

Una delle gallerie sotterranee utilizzate durante la Seconda Guerra Mondiale


Sotto il borgo di Pezzo, esistono gallerie scavate durante la Seconda Guerra Mondiale, che collegano l'abitato, in una sorta di labirinto sotterraneo.


Nel 1982, un gruppo di amici entrò nella casa di notte, come già avevano fatto in tanti durante quegli anni.



Questi, accedendo come sempre dalla finestra laterale, entrarono in cucina, e qui sostarono qualche minuto, prima di proseguire all'interno.



Discutendo tra loro e rovistando tra le cose, trovarono il manifesto da morto del marito della Signora, che era stato un Cavaliere del Lavoro.



Il ritrovamento li scosse un pò ma si fecero coraggio e si avviarono verso la camera da letto.



Come detto prima, entrando si poteva vedere il tetto che pendeva sul letto, rimanendo ancorato al soffitto e la vecchia vestaglia.



Due di questi ragazzi lasciarono la stanza per avviarsi, al buio, verso il retro della casa dove vi erano altre stanze, mentre gli altri due rimasero nella stanza da letto.



Ad un tratto sentirono un rumore, ma non ci fecero caso perchè era buio e loro avevano solo delle torce elettriche e non riuscirono a vedere cosa stesse succedendo.



Finchè, uno dei due notò, distintamente, il letto spostarsi e la vestaglia librarsi in aria, come un ectoplasma.



Anche l'altro, accortosi dell'accaduto, iniziò ad urlare e scappare verso la finestra della cucina, assieme all'amico.



Gli altri due, sentite le grida, andarono incontro agli amici, che ormai avevano guadagnato l'uscita e videro al centro del corridoio, una figura che emanava una luce con la sua vestaglia bianca.



Presi dal panico e dalla paura, i due non sapevano cosa fare, in quanto avrebbero dovuto per forza passare da li per poter uscire.



Uno dei due si buttò a terra iniziando a pregare, sperando che questo potesse far scomparire la visione che si stagliava di fronte.


Fantasma Signora Brown

Il famoso fantasma della Signora Brown (clicca per il post)


La cosa sembrò sortire l'effetto voluto, in quanto qualche istante dopo, la signora scomparve nel nulla e la vestaglia era riposta al suo solito posto.



Senza chiedersi il perchè ed il come, i due scapparono dalla finestra e, da quanto si sa, non entrarono mai più nella casa.



Un altro gruppo di ragazzi, nel 1988 entrò nella casa sempre dallo stesso accesso, senza conoscere la storia che era accaduta anni addietro.



I cinque ragazzi, tutti di età compresa tra i 10 ed i 12 anni, entrarono una notte di inverno, mentre fuori pioveva ed il cielo era sferzato da tuoni e fulmini.



Il terreno era fangoso e le loro orme erano distribuite in casa dai loro movimenti.



Anche loro entrarono nella famosa stanza da letto, senza notare nulla, e si portarono nel retro per esplorare le stanze chiuse.



Qui vi erano un paio di camere con letti, un piccolo soggiorno ed altre stanze utlizzate come ripostigli.



Uno di loro entrando, si sentì toccare la spalla e si girò di scatto, credendo che uno dei suoi amici lo stesse chiamando.



Ma girandosi notò che era solo e pensò di essere suggestionato e non ci fece caso.



Gli altri stavano esplorando la biblioteca, soffermandosi sui libri che riempivano gli scaffali e guardando la vetrata colorata, che era molto inquietante, sia dall'interno che dall'esterno.



Il ragazzo rimasto solo, notò con la torcia, che sul pavimento oltre alle sue orme, ne erano presenti delle altre, almeno di una coppia di persone.



Pensando al fatto che era stato l'unico ad accedere in quella zona, iniziò spaventato a chiamare gli altri, ma questi sembravano non rispondere o non sentire.



Preso dal panico cercò di raggiungerli passando di fronte alla stanza da letto, quando si senti afferrato da dietro, da qualcosa o da qualcuno e lui non riuscì a gridare.



Terrorizzato cercò di liberarsi dalla morsa e con suo grande stupore, sentì qualcosa di gelido che lo stava abbracciando.



Finalmente gli altri ragazzi riuscirono a raggiungerlo e lo trovarono immobile in un angolo, tremante e piangente, e raccontò loro della storia, ma questi lo derisero, poichè pensarono si fosse suggestionato.



Qualche giorno dopo, lo stesso gruppo, volle rientrare nella casa, ma questa volta senza il ragazzo che aveva avuto la terribile esperienza, il quale si rifiutò categoricamente di tornare li.



Allora i ragazzi andarono senza di lui e, come sempre, entrarono dalla finestra della cucina ed iniziarono ad esplorare la casa.



Stavolta i quattro andarono nelle stanze visitate dal loro amico, ma inizialmente non accadde nulla di strano.



Per circa 10 minuti girarono in lungo ed in largo la casa, convicendosi che l'amico si era inventato tutto per spaventarli.



Mentre stavano per andare verso la cucina per uscire dalla casa, davanti a loro la signora con la vestaglia bianca bloccava il passaggio, con la sua aurea spettrale.



Non riusciendo a capacitarsi dell'accaduto, il più coraggioso di tutti andò incontro alla signora, la quale non si sa come, lo bloccò come una statua di marmo tra lei ed i suoi amici.



Questi iniziarono a scappare verso le stanze, nella speranza di trovare un'altra uscita, dimenticandosi dalla paura, di recuperare l'amico immobilizzato.



I tre si chiusero in una stanza, cercando di ascoltare cosa stesse avvendendo all'esterno.



Ad un tratto delle mani misteriose li afferrarono in una stretta morsa, e notarono che appartenevano a dei soldati in divisa, ed uno dei ragazzi riuscì a divincolarsi ed a scappare.



Uscendo vide l'amico ancora fermo immobile nel corridoio, ma nessuna traccia della donna.



Cercò di farlo rinsavire, ma aveva lo sguardo fermo e terrorizzato, e dovette prenderlo di peso e trasportarlo fuori.



Intanto gli altri, rimasti all'interno, tra urla e paura, riuscirono anche loro a liberarsi dalla fredda morsa, e cercarono di raggiungere l'uscita.


Gli uomini in divisa, che sembravano usciti da un libro di storia della Seconda Guerra Mondiale, con il loro caschetti ed i loro equipaggiamenti, iniziarono a rincorrere i ragazzi in una lingua, che più tardi venne appurato fosse tedesco.


Mentre fuggivano, videro nuovamente la signora, che bloccava loro il passaggio, che si accingeva ad andargli incontro.


Presi tra due fuochi, ovvero alle spalle i soldati e di fronte la donna, non seppero cosa fare, se non cercare una via di fuga, che in quel momento era sbarrata in tutte le direzioni.


Il ragazzo fuori, allora portò il suo amico verso casa, che era lì vicino, e poi passò dalla sua per prendere un rosario, che apparteneva alla nonna.



Fattosi coraggio rientrò nella casa ed affrontò la signora con il crocefisso e questa si dissolse in un nube eterea, cosa che accadde anche ai soldati.


A quel punto i ragazzi scapparono e non vi fecero mai più ritorno.


Negli anni nessuno riportò di altre visioni od apparizioni nella casa, forse il ragazzo con il rosario, aveva liberato l'anima della donna e di quelli che abitavano la casa.


La casa fu poi venduta a privati, i quali costruirono un palazzo al suo posto,  ed oggi rimane, come unica testimonianza della vecchia abitazione, una palma e non esistono foto della vecchia costruzione, se non la memoria di coloro che l'hanno visitata.







IL LUPO MANNARO DI VILLA SAN GIOVANNI


IL LUPO MANNARO DI VILLA SAN GIOVANNI




LA STORIA DEL LUPO MANNARO ZI MASI



lupo mannaro villa san giovanni

Zi Masi rincorre dei ragazzi all'uscita della discoteca Il Pilone - (foto di Domenico Arcudi)




Le storie di licantropia si tramandano da secoli e raccontano di uomini che, durante le notti di luna piena, uscivano di casa ululando ed aggredendo chiunque incontrassero nel loro cammino.


Come citato nel mio articolo, che puoi leggere cliccando qui, queste persone erano affette da molte patologie, tra cui l'ipertricosi, che provoca la crescita di peli in tutto il corpo, che nell'immaginario collettivo, davano luogo a questi miti e leggende.


A Villa San Giovanni, in provincia di Reggio Calabria, è ancora viva la storia del lupo mannaro del luogo, chiamato Zi Masi o semplicemente Masi.


Questo era un pescivendolo del luogo che, da giovane, si era recato presso uno dei ex Forti Umbertini, a Matiniti sopra Campo Calabro, che fungevano da batterie e polveriere a difesa dello Stretto di Messina ed ancora oggi esistenti.


Qui Masi, come raccontò in seguito, fu attaccato da un lupo mannaro: 


"Mi ricordo che in compagnia di alcuni amici, visitammo di notte il Forte Siacci di Matiniti Superiore, perchè ci avevano raccontato alcune storie di fantasmi e volevamo andare di persona a verificare".


Lo stesso Zi Masi, continua il suo racconto, aggiungendo:


"Era una notte di piena estate, parcheggiammo l'auto ed iniziammo a percorrere il muro di cinta che delimita la stradina che conduce al portone principale. Qui, passando sopra il ponte levatoio, arrivammo davanti il grande portone che in alto recava la scritta 1888 e delle palle di cannone. Non c'era nessuno ed entrammo nel piccolo atrio, dove sia a destra che a sinistra si diramavano corridoi bui, pieni di stanze, mentre di fronte di usciva nel grande cortile. Ad un certo punto, mentre ci addentravamo nei corridoi, dall'esterno udimmo strani versi e rumori di rami calpestati. Io, assieme ad il mio amico, uscimmo verso il cortile ed in alto, sopra le scale, vedemmo un'ombra gigante che scomparve dietro un muro. Gli altri due amici rimasti indietro, si affrettarono a guadagnare l'uscita dal forte, mentre io ed il mio amico rimanemmo li, incuriositi. Mi affrettai a salire le scale, dove poco prima avevo visto qualcosa ed il mio amico mi seguì. Ad un certo punto udimmo un ululato, che inizialmente associammo ad un cane, visto che nella zona ci sono molti pascoli e quindi molti cani da gregge. Mi affacciai dal muro, alle fine delle scale, e vidi una figura scura, alta e pelosa, girata di spalle, che guardava la luna piena. Lo dissi al mio amico, il quale impaurito scappò giù per le scale, raggiungendo gli altri. Io, invece, volevo appurare cosa avessi visto ed andai verso la figura". 


Incisione del XVIII secolo raffigurante un feroce attacco di un lupo mannaro ad una donna con al collo una croce, che non vale a salvarla dal suo destino.



Zi Masi ha gli occhi lucidi e si ferma un attimo nel suo racconto, poi ripresosi continua:


"Questa si girò di scatto e mi morse sulla gamba destra. Sentii un dolore lancinante ed i denti conficcarsi nella carne, mentre davanti a me, quel mostro aveva gli occhi rossi iniettati di sangue e due grandi mani pelose con unghie lunghissime. Ad un certo punto sentii i miei amici gridare e venire in mio soccorso e la creatura sparire saltando un muro. Raccontai il tutto ai miei amici, ma gli stessi dissero che secondo loro ero stato morso da un cane od addirittura un cinghiale. Non andai in ospedale ma mi feci portare a casa. La notte seguente, mentre stava calando il buio ed in cielo appariva la luna piena, sentii lo stomaco contrarsi in dolori lancinanti ed ebbi la voglia di gridare, o meglio ululare. Mi spaventai moltissimo ed uscii fuori di casa preso dal panico. Andai verso la mia pescheria e durante il tragitto iniziai a sentirmi trasformare, nel vero senso della parola. Mi crescevano i peli e le mani ed il corpo si stavano trasformando, poi non ricordo più nulla. Mi ricordo soltanto che mi ritrovai sulla spiaggia di Porticello, con i vestiti strappati e la bocca e le mani piene di sangue. Non so cosa avevo fatto ma capii che forse ero stato tramutato in un lupo mannaro e la cosa mi spaventò molto. Uscivo solo la notte per paura di fare del male a qualcuno e, nei momenti di luna piena, vedevo assumere nuove sembianze, anche se al risveglio non ricordavo mai nulla".


Questa fu l'unica testimonianza diretta di Masi, in quanto non raccontò più a nessuno la sua storia.


In città molti avvistarono il lupo mannaro durante la notte, ma non ci furono mai casi di assassinio di persone ma soltanto la sparizione o la morte di molti animali.


Si ritiene fossero state vittime del lupo mannaro Zi Masi, come disse un pastore del posto, Don Mico:


"Una notte mentre stavo dormendo sentii del frastuono provenire dal mio porcile, con gli animali che grugnivano all'impazzata. Mi affacciai dalla finestra e vidi una figura alta e pelosa, che tra i denti aveva un pezzo di maiale insanguinato, scappare via verso le montagne. Quando il mattino dopo andai a verificare, vidi che era rimasta mezza carcassa di maiale, che sicuramente era stata sbranata dal lupo, che ne aveva portato con se solo una parte. Da quel giorno non lo vidi più, anche se mi ero preparato il fucile in caso di una sua nuova visita".


Intanto la popolazione si domandava, tra realtà e fantasia, cosa si stesse aggirando per le vie della città e se c'era il pericolo fondato di una minaccia tra la gente.


Iniziarono ronde notturne senza però dare risultati concreti, finchè le cose per un pò non si calmarono.


Una notte d'estate, alcuni ragazzi stavano tornando a casa, a fine serata trascorsa nella famosa discoteca "Il Pilone", presso il Bordo di Santa Trada, in motorino, quando il guidatore si accorse che, dietro di se, qualcosa li stava seguendo.


L'amico dietro si girò ed urlò, chiedendo all'altro di accelerare per seminare quello che gli sembrava un grande lupo.


Ma Zi Masi, come noto per i lupi mannari, era più veloce e li raggiunse.


Con una zampata fece cadere i due ragazzi dal motorino che si trovarono di fronte quella orrenda figura, quando ad un tratto altre persone in auto, che stavano anche loro uscendo dalla discoteca, iniziarono a suonare i clacson ed impaurire il lupo.


Questi scappò ed i due ragazzi si salvarono dalla furia famelica del lupo mannaro, riportando soltanto qualche escoriazione, dovuta alla caduta, e segni di graffi, dovuti alla zampata del lupo.


Tempo dopo, altri testimoni raccontano di averlo visto in compagnia di un gruppo di cani a seguito, di cui sicuramente lui era il capo branco, che andavano in giro ululando e mangiando tutto ciò che trovavano.


Altri, invece, hanno assistito ad attacchi su animali, ma impauriti dalla bestia, hanno preferito scappare.


Anni dopo Zi Masi morì e con lui morì l'ultimo lupo mannaro di Villa San Giovanni.






mercoledì 13 marzo 2024

IL MACELLAIO DI CLEVELAND

 

IL MACELLAIO PAZZO DI KINGSBURY RUN


CLEVELAND TORSO MURDERER


Nel 1934 a Euclid Beach sulle rive del Lago Erie, nella città di Cleveland nell'Ohio, fù rinvenuto il corpo decapitato di una donna, che fù soprannominato "La signora del Lago".


Le indagini della polizia non portarono ad identificare nè la vittima nè l'assassino, ma sarebbe stato l'inizio della storia del Macellaio di Cleveland.



OMICIDIO DI JOHN DOE


MACELLAIO DI CLEVELAND

Veduta di Kingsbury Run a Cleveland


Il 23 settembre del 1935 due ragazzi di Kingsbury Run, nella città di Cleveland, erano appena usciti da scuola per tornare a casa quando, in prossimità di una discesa erbosa chiamata Jackass Hill, si sfidarono in una corsa per chi arrivasse prima, in cui vinse il sedicenne James Wagner.


Arrivati giù dalla collina, i due scorsero una macchia bianca dietro un cespuglio ed avvicinandosi ad esso scoprirono il corpo nudo di un uomo decapitato.


Subito dopo sopraggiunse la polizia che identificò il cadavere di un uomo bianco di giovane età, disteso sulla schiena con le braccia allineate al busto, a cui mancavano la testa ed i genitali.


Ma ad una decina di metri dal luogo del ritrovamento, i poliziotti scoprirono un altro cadavere appartenente ad un uomo anziano che, giaceva nella stessa posizione del primo ed era anch'esso privo di testa e genitali.


Poco più in là affioravano dal terreno alcune ciocche di capelli e vennero ritrovate le teste dei due corpi, mentre i genitali erano stati scagliati più lontano dall'assassino.


Nessuna traccia di sangue fù rinvenuta nè sui corpi nè in terra, cosa che fece presupporre ai detective che i corpi furono uccisi altrove e trasportati lì successivamente.


OMICIDIO DI EDWARD ANDRASSY

macellaio di cleveland

Edward Andrassy


Gli esami in laboratorio evidenziarono sul corpo, l'uso di una sostanza chimica utilizzata dall'assassino per cercare di conservare il corpo e dalle impronte digitali si risalì all'identità del defunto nel ventottenne Edward Andrassy, mentre il corpo del vecchio non fù identificato a causa dello stato avanzato di decomposizione e fù chiamato convenzionalmente dalla polizia come "John Doe".


Andrassy era schedato dalla polizia, in quanto era solito camminare armato ed aveva il vizio di bere, e viveva nei pressi di Kingsbury Run.


I medici trovarono profondi segni sui polsi, che indicavano che il soggetto aveva lottato fino allo stremo contro l'assassino, per poi essere decapitato da quest'ultimo con un coltello.


Vista la precisione del taglio, gli inquirenti capirono fin da subito che il killer fosse o un chirurgo od un macellaio, ed iniziarono a concentrare le indagini sugli ultimi istanti di vita di Andrassy.


Questi aveva trascorso la nottata a giocare d'azzardo ed a bere, mentre allo stesso tempo faceva da protettore ad alcune prostitute, e si scoprì che fosse omosessuale ed avesse un amante.


L'uomo aveva intrattenuto una breve relazione con una donna del posto, ma fù scoperta dal marito che aveva giurato di uccidere Edward per vendetta, ma interrogato dalla polizia riuscì a discolparsi.


Molti avevano un buon motivo per far fuori Andrassy, ma nessuno di questi fù arrestato dalla polizia per mancanza di prove, mentre in città il killer continuava ad uccidere altre persone ed i mass media pubblicarono il caso come "Il macellaio pazzo di Kingsbury Run".


OMICIDIO DI FLORENCE GENEVIEVE POLILLO


macellaio di cleveland

La prostituta Flo Polillo


Nei primi mesi di gennaio del 1936 a East Twentieth Street, vicino Kingsbury Run, l'abbaiare insistente di un cane incatenato, spinse una donna ad avvicinarsi mentre l'animale guaiva in direzione di alcuni cesti appoggiati al muro di una fabbrica.


Scostandoli la donna rimase inorridita da ciò che vide, ovvero un braccio umano destro ed un torso nudo di donna senza testa.


Le impronte permisero di risalire ad una donna di quarantuno anni, Florence Polillo, conosciuta nell'ambiente della prostituzione come "Flo", una donna piccola e grassottella.


Le indagini non portarono a nulla, fin quando qualche settimana dopo furono rinvenuti il braccio sinistro e l'estremità delle gambe in un terreno abbandonato, ma della testa nessuna traccia, indirizzando gli investigatori a cercare uno psicopatico ossessionato dal dissezionare corpi umani.


ELIOT NESS E GLI INTOCCABILI


gli intoccabili di chicago

Locandina del film Gli Intoccabili, ispirata dalla vera storia del commissario Eliot Ness


Del caso si occupò il commissario Eliot Ness, che godeva di un'ottima reputazione e fiducia in città, poichè con la sua squadra di "Intoccabili" a Chicago, che ispirò il famoso film "The Untouchables", aveva smantellato il racket del proibizionismo ed arrestato il famoso Al Capone.


kingsbury run

Eliot Ness nel 1936


Ma Ness si rese conto fin dal principio che, dare la caccia ad un assassino che colpisce a caso e senza lasciare impronte digitali sulla scena del crimine, è ben più difficile di arrestare e sgominare una banda di criminali.


OMICIDIO DI JOHN DOE II


john doe macellaio kingsbury run

Calco di John Doe II


Il 22 giugno del 1936 la polizia rinvenne, sotto un cavalcavia di Kingsbury Run, la testa mozzata di un giovane uomo di ventiquattro anni avvolta all'interno di un paio di pantaloni e, poco più in là, il resto del corpo che presentava parecchi tatuaggi.


Ma dallo studio delle impronte digitali non fù rinvenuta la sua identità, ma si scoprì che era stato trucidato sotto il cavalcavia e fù rinominato John Doe II.


OMICIDIO DI JOHN DOE III


Alcune settimane dopo un escursionista scopre, in fondo ad un crepaccio, un corpo decapitato in avanzato stato di decomposizione con la testa mozzata vicina, facendo capire ai detective che l'omicidio era stato consumato tempo prima del rinvenimento del ventiquattrenne, e detto John Doe III.


OMICIDIO DI JOHN DOE IV


Pochi giorni dopo, lungo la Kingsbury Run, fù trovato un corpo segato in due ed evirato, appartente ad un barbone del posto, John Doe IV, identificato grazie ad un cappello rinvenuto sulla scena del crimine e riconosciuto da una donna, nonchè dalla vicinanza al luogo di un rifugio per disadattati.


OMICIDIO DI NEW CASTLE


Il 1 luglio del 1936, in alcuni vagoni merci nella stazione di New Castle, nella contea di Lawrence, ed in quella della vicina McKees Rocks, nella contea di Allegheny, entrambe in Pennsylvania, furono rinvenuti dei corpi decapitati, con lesioni e modalità simili a quelle utilizzate dal macellaio di Cleveland.


kingsbury run

Il detective Peter Merylo


Il detective Peter Merylo, che affiancava il commissario Eliot Ness nelle indagini, giunse alla convinzione che le due città, New Castle e Cleveland, fossero collegate dalla stessa linea ferroviaria, la Baltimora-Ohio Railroad, e che l'assassino utilizzasse la ferrovia per spostarsi e commettere gli omicidi.


OMICIDIO DEL LAGO ERIE - JANE DOE


Per un pò di tempo l'assassino scomparve, convincendo gli abitanti di Cleveland che la storia del macellaio pazzo fosse definitivamente chiusa.


Ma nel febbraio del 1937, sulle rive del lago Erie, dove era avvenuto l'omicidio della signora del lago, venne ritrovato il corpo di una giovane donna, che era stato smembrato come le vittime precedenti e di cui non si riuscì a risalire all'identità, dandole il nome di Jane Doe I.


OMICIDIO DI ROSE WALLACE O JANE DOE II


macellaio di cleveland

Il calco di Jane Doe II


Il 6 giugno del 1937 presso il ponte di Lorain-Carnegie di Cleveland, fù ritrovato lo scheletro di una donna, dalle cui protesi dentali si riuscì a risalire all'identità di una donna scomparsa dieci mesi prima ed identificata dal figlio.


Ma ad oggi non si è certi che fosse davvero Rose Wallace ed il caso viene identificato come Jane Doe II


OMICIDIO DI JOHN DOE V


Il 6 luglio del 1937, presso il fiume Cuyanoga di Cleveland, fù ritrovato il corpo di un uomo decapitato a cui era stato strappato il cuore, chiamato John Doe V.


Molti testimoni affermarono di aver visto due uomini su una barca solcare il fiume, presumibilmente l'assassino e la sua vittima, ma le successive indagini non portarono ad alcun risultato.


OMICIDIO DI JANE DOE III


macellaio di cleveland

Mappa degli omicidi del macellaio di Cleveland


Nello stesso fiume, l'8 aprile del 1938, venne ripescata la parte inferiore di una gamba umana e dopo qualche settimana, dei sommozzatori rinvengono delle valigie sul fondo del fiume, dentro le quali erano stati riposti i resti di una donna di venticinque anni mai identificata e chiamata Jane Doe III.


OMICIDIO DI JANE DONE IV


Nell'agosto del 1938, presso una discarica vicino al lago Erie, venne ritrovato il busto maciullato e senza testa di una donna.

Vicino al corpo venne ritrovata una vecchia coperta, che conteneva i resti del corpo della donna che verrà identificata come Jane Doe IV.


LE INDAGINI DI ELIOT NESS SUL MACELLAIO DI CLEVELAND


kingsbury run

Resti umani trovati sulla scena dell'omicidio del macellaio di Cleveland



Il commissario Ness, assieme ai detective Merylo e Zalewski, decise di rastrellare tutta la zona di Kingsbury Run, alla ricerca dell'assassino senza trovarlo, ma questa operazione aveva fermato momentaneamente gli omicidi.


Le indagini ripartirono dal ritrovamento di una foto, sulla scena del delitto di Edward Andrassy avvenuta tempo addietro, il quale era ritratto disteso su un letto in una camera.


L'immagine fù pubblicata su tutti i quotidiani, invitando la popolazione a collaborare con le forze dell'ordine, cosa che avvenne qualche giorno dopo, quando presso la stazione di polizia si presentò un ladro conosciuto in città.


Questi affermò di aver riconosciuto la stanza come quella appartenente ad un omosessuale di mezza età, che viveva assieme alle due sorelle, e l'uomo fù arrestato e sospettato di essere il macellaio.


In casa sua vennero riscontrate tracce di sangue sui pavimenti, riconducibili alle sue continue emorragie nasali, ed un grosso coltello nascosto in un baule, che però non presentava tracce di sangue.


Oltre questo, molte persone del luogo, interrogate dalla polizia, escludevano che l'uomo potesse essere un assassino e per questo fù scarcerato.


ARRESTO DI FRANK DOLEZAL


Ness, con la collaborazione dei suoi agenti, scoprì che, le vittime Rose Wallace e Flo Polillo, frequentavano lo stesso bar di Andrassy, in cui appurarono l'esistenza di un certo Frank Dolezal, un incallito beone, che aveva convissuto per un periodo con la prostituta Polillo.


macellaio di cleveland

Frank Dolezal

Per gli investigatori era forse la pista giusta da seguire, così lo arrestarono e perquisirono la sua casa da cima a fondo, trovando tracce di sangue rinsecchito tra gli interstizi delle doghe di legno del pavimento e su alcuni coltelli e, durante l'interrogatorio, l'uomo confessò di aver ucciso la Polillo, cosa che ebbe molto eco sulla stampa che pubblicò degli articoli innegiando alla cattura del "Macellaio".


Purtroppo, però, le prove contro Dolezal non ressero, in quanto il sangue trovato in casa sua era in realtà un'altra sostanza diversa e la sua confessione risultò essere piena di incongruenze ed omissioni, cosa che suggerì agli investigatori che Dolezal non potesse essere il killer.


Qualche mese dopo, Eliot scoprì che i suoi uomini avevano estorto con violenza la confessione di Dolezal, in quanto sul suo corpo furono trovate ecchimosi ed alcune costole rotte, quando fù ritrovato impiccato all'inferriata della sua cella, nell'agosto del 1939 e si convinse ancor più che fosse innocente.


OMICIDI DI PITTSBURGH E L'ARRESTO DEL POLLO


Dopo la morte di Dolezal non vi furono più omicidi a Cleveland, ma nel 1940 a Pittsburgh furono trovati tre corpi decapitati dentro alcuni garage abbandonati.


Ness, assieme ad alcuni suoi più fidati collaboratori, si occupò del caso senza però ottenere alcun indizio sull'accaduto, finchè alcune prove portarono a fermare un uomo detto il "Pollo", che frequentava le prostitute della città.


Il soprannome gli fù dato per il fatto che raggiungesse l'orgasmo, soltanto quando assisteva alla decapitazione di una gallina.


Infatti, quando si recava al bordello, portava con sè alcune galline ed un coltello, in maniera che la prostituta decapitasse l'animale, mentre l'uomo si masturbava fino a raggiungere l'orgasmo e, se ciò non accadeva, allora la donna doveva passargli sul collo la lama insanguinata del coltello per farlo godere.


Arrestato dagli uomini di Eliot, risultò essere un camionista, che provava eccitazione sia nell'avere rapporti con le galline che nel decapitarle ma, quando gli furono mostrate le foto delle vittime massacrate dal macellaio, l'uomo svenne e gli investigatori si resero conto che fosse soltanto un maniaco sessuale e non il killer che stavano cercando.


IL DECLINO DI ELIOT NESS


macellaio di cleveland

Il Giornalista Oscar Fraley che aiutò Eliot Ness a scrivere il libro "The Untouchables"


Dopo quest'ultimo buco nell'acqua, Ness visse gli ultimi anni di vita in completa miseria e nel 1941, a seguito di un incidente mortale, causato da un pirata della strada, era stato costretto a rassegnare le dimissioni come responsabile della sicurezza cittadina.


Nel 1947 si candidò a Sindaco della città, ma fù sconfitto alle elezioni ed uscì di senno, come ebbero a testimoniare alcuni colleghi che lo conoscevano bene.


Per sopravvivere improvvisò degli umili lavori, finchè nel 1953 fù coinvolto nel caso di una cartiera in bancarotta.


Qui, conobbe il giornalista Oscar Fraley, al quale raccontò la sua storia di poliziotto e di come avesse sgominato Al Capone e le bande criminali al tempo del proibizionismo, aggiungendo anche che era riuscito a scoprire l'identità del macellaio di Cleveland e di averlo allontanato dalla città.


ARRESTO DI GAYLORD SUNDHEIM E LA MORTE DI NESS


Ness ed i suoi uomini, in tutti questi anni di indagini, arrivarono alla conclusione che il killer fosse un uomo che aveva a disposizione una casa, dove sezionava con calma e cura i suoi corpi, un'auto con la quale trasportare i cadaveri e, vista la precisione con cui sezionava le sue vittime, che potesse essere o un chirurgo od un macellaio.


Inoltre, visto che sulla scena del crimine erano state rinvenute delle impronte di scarpa numero quarantaquattro e che molte vittime fossero di corporatura massiccia, il killer doveva essere anche lui una persona di grande corporatura.


Un identikit preciso che portò Ness ed i suoi tre agenti più fidati, Virginia Allen, Barney Davis e Jim Manskied, ad interrogare Gaylor Sundheim, un uomo dal fisico notevole che proveniva da una famiglia benestante ed aveva seguito gli studi di medicina.


Nonostante le accuse mosse dagli inquirenti, Gaylor non ammise nè negò e fù, quindi, sottoposto alla macchina della verità, ma non ne venne fuori nulla.


Allora Ness lo incolpò dei delitti del macellaio e l'uomo, con una calma smisurata, rispose: "Provatelo" e si fece rinchiudere volontariamente in un manicomio, per rendersi inattaccabile dalle accuse, in quanto avrebbe invocato l'infermità mentale se Ness avesse proseguito con le accuse.


Nel 1957 Ness ed il giornalista Fraley, pubblicarono il libro "The Untouchables" che ebbe un successo straordinario e da cui fù fatto un film, ma Ness non riuscì a vederlo perchè morì di infarto il 16 maggio di quell'anno.


Ad oggi l'identità del macellaio non è mai stata confermata e non è mai stato incriminato alcuno di questi delitti, che sono rimasti a tutt'oggi impuniti.





POST DEL BLOG