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giovedì 9 febbraio 2023

BIGFOOT

LO YETI L'ABOMINEVOLE UOMO DELLE NEVI

 

Sasquatch californiano catturato in un video del 1967.

Alcuni ricercatori sostengono che la mutazione genetica di una grande scimmia antropomorfa, potrebbe aver dato rigine a creature erette, con una grossolana rassomiglianza con l'uomo.
 
Tali creature sono note con vari nomi, tra cui Sasquatch, Bigfoot, Yeti, Scimmia delle Paludi, Abominevole Uomo delle Nevi o Scimmia Puzzola, (leggi il mio articolo in proposito).
 
Lo Yeti è noto agli abitanti dell'Himalaya, da almeno 2 secoli ed i Tibetani lo includono nella loro fauna locale, insieme agli orsi, leopardi delle nevi, scimmie ed i gatti-civette.
 
Solo nel 1832, il mondo occidentale conobbe Bigfoot, quando Brian Houghton Hodgson, il primo residente britannico in Nepal, pubblicò un articolo, in cui i portatori nepalesi erano terrorizzati da una creatura, che descrivevano come eretta, senza coda e coperta da un lungo pellame nero.
 

Brian Houghton Hodgson fu il primo a parlare di Yeti.

Trascorsero altri 50 anni, prima che un altro occidentale trovasse qualche indizio, a sostegno dello sconosciuto animale dell'Himalaya.

Il maggiore inglese, Laurence Waddell, trovò grandi orme nella neve del Sikkin, ad oltre 5.000 metri di quota ed i suoi portatori dissero che si trattava di orme di Yeti.
 
Nel suo libro, Among the Himalayas, trattò della credenza dei Tibetani in un uomo peloso, delle nevi, noto come lo Yeh Teh, nel dialetto sherpa, dichiarando di non aver mai visto personalmente, la creatura in questione.
 

L'esploratore Laurence Waddell, nel suo libro Among the Himalayas, parla di orme lasciate sulla neve da uno Yeti chiamato Yeh Teh.

Nel novembre del 1951, due alpinisti inglesi, Eric Shipton e Michael Ward, di ritorno da una ricognizione sull'Everest, stavano esplorando il ghiacciaio Menlung, a circa 6.000 metri di quota, quando videro una serie di orme fresche, che si susseguivano per circa 2 km. sul ciglio di una parete di ghiaccio.
 
Shipton ne fotografò una in due foto, prendendo come metro di paragone una volta lo stivale di Ward e l'altra una picozza.
 
Le foto rivelarono l'impronta di un piede con 5 dita, lungo più di 33 cm. e largo circa 20 cm., con un calcagno largo.
 

Impronta nelle nevi lasciata dallo Yeti, in Himalaya, fotografata nel 1951, dallo scalatore Eric Shipton.


Shipton, asserì: "Dell'esistenza di una grande creatura scimmiesca, praticamente sconosciuta alla scienza o almeno non contemplata nella fauna conosciuta dell'Asia centrale".
 
La caccia allo Yeti, fece furore negli anni '50 e '60, senza nessun ritrovamento, fino al 1970 quando, Don Whillans, capo in seconda della spedizione inglese che affrontò il versante meridionale dell'Annapurna, trovò e fotografò una serie di impronte, a circa 4.000 metri di quota nel Nepal.
 

Impronta di Yeti fotografata da Don Whillans sul versante dell'Annapurna.

Più tardi, durante la notte, guardò fuori la tenda e scorse una creatura scimmiesca, che si aggirava a 4 gambe su una cresta e la vide soltanto una volta di sfuggita.
 
Nel dicembre del 1972, i membri della spedizione Arun Valley Wildlife, fecero un viaggio di ricognizione nella valle fluviale tra l'Everest ed il Kangchenjunga, fino alle alte quote del monte Kongma La Pass.
 
Qui furono prove dell'esistenza di una misteriosa creatura ed il 17 dicembre, lo zoologo Edward Cronin ed il dottor Howard Emery, assieme a due sherpa, montarono il campo base a circa 3.600 metri di quota.
 
Prima dell'alba del giorno dopo, una serie di orme fresche, passava accanto alle tende, indicando che chiunque si fosse arrampicato fin li, avrebbe richiesto una gran forza ed agilità.
 
I due scienziati fotografarono le impronte e più tardi, lo studioso Jeffrey Mc Neely, fece dei calchi in gesso delle orme, (vedi foto sotto), e vide che erano molto simili a quelli delle foto dei 2 scienziati, arrivando alla conclusione che fossero di una grande scimmia eretta.
 

Calco in gesso di Jeffrey Mc Neely, sulla base delle foto di Edward Cronin e Howard Emery, di un presunto avvistamento Yeti.

Bigfoot è una leggenda già presente nella tradizione degli Indiani d'America da secoli, ed oggetto di ben 245 leggende in Canada e negli Stati Uniti.
 
Il primo accenno, a presunte orme, risale al 1811, quando un noto esploratore David Thompson, mentre si trovava tra le Montagne Rocciose per raggiungere il fiume Columbia, si imbattè in una serie di impronte che misuravano 42 cm. di lunghezza e 24 cm. di larghezza e da allora 750 persone affermarono di aver visto una creatura e le sue impronte.
 
Nel 1924, un minatore di nome Fred Beck, che lavorava nello Stato di Washington ad una vena dell'Ape Canyon, sparò ad una grande creatura, che apparve sul ciglio del canyon.
 

Il minatore Fred Beck ed il disegno dello Yeti che sparò ad Ape Canyon.

La stessa notte un'orda di creature, assalì la baracca di Beck, picchiando sul tetto e sulle pareti, nel tentativo di penetrare all'interno.
 
Cinque ore dopo il loro assedio, i visitatori andarono via, lasciando come testimonianza, centinaia di orme sulla neve fresca.
 
Nel 1962, Harlan Ford, un vigile in pensione, ed il suo amico, Billy Mills, costruirono un riparo di caccia, nella palude di Honey Island, tra il Mississippi e la Louisiana.
 
Una mattina, mentre stavano portando a casa delle provviste, videro una figura tozza, con i piedi nel fango, ad una distanza da loro di circa 10 metri.
 

Harlan Ford mostra i calchi delle impronte di Yeti trovate nella palude di Honey Island.

Questi si alzò in piedi e li fissò, con le spalle ed il petto enormi, con il volto stranamente umano, per poi scomparire attraverso i cespugli.
 
Nel 1969 a Bossburg, nello Stato di Washington, furono trovate una serie di orme, da parte di Joe Rhodes.
 
Questi riferì la sua scoperta ai cacciatori di sasquatch, Ivan Marx e Rene Dahinden, i quali trovarono circa 1.089 impronte, lunghe 44 cm. e larghe 18 cm.
 
Nel 1935, il paleontologo olandese, Ralph Von Koenigswald, di passaggio ad Hong Kong, entrò nella bottega di un erborista, rovistando nella collezione di ossa fossili e denti, ridotti in polvere come potenti curanti.
 
Qui trovò un terzo molare inferiore di misura enorme, più grande di qualsiasi scimmia vivente ai tempi.
 

Denti di Gigantopithecus trovati da Ralph Von Koenigswald.

Il negoziante non seppe spiegare l'origine del dente e Von Koenigswald, si appassionò così tanto alla ricerca di altri esemplari, che nel 1954 aveva raccolto 19 di questi enormi denti e scoprendone altri 49.
 
Stabilì che dovevano essere di una specie di scimmia gigante, che chiamò Gigantopithecus.
 
Ad oggi nessuna ricerca ha mai appurato l'esistenza di queste creature, che oggi chiamiamo mostri, e chissà se in futuro la verità verrà fuori o semplicemente si aggiungeranno alle leggende che ci tramandiamo da secoli.
 





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