Il Vangelo dello pseudo-Matteo, così chiamato per distinguerlo dall'omoepigrafo canonico Vangelo secondo Matteo, è uno dei vangeli apocrifi, scritto in latino e databile VIII-IX secolo. Viene chiamato anche Vangelo dell'infanzia di Matteo o con la dicitura medievale Libro sulla nascita della Beata Vergine e sull'infanzia del Salvatore, che ne descrive il contenuto.
In alcuni manoscritti il testo si presenta come opera dell'evangelista Matteo, supponendo una datazione al I secolo. Tale attribuzione è però considerata dagli studiosi come pseudoepigrafica e dunque apocrifa. Il testo presenta una elaborata operazione pseudoepigrafica volta a legittimare tale paternità: il vangelo sarebbe stato scoperto, nell'originale aramaico, da Girolamo (347-420), autore della Vulgata, e da lui tradotto in latino dietro invito di Cromazio, vescovo di Aquileia (387-407), ed Eliodoro, vescovo di Altino (prologo A e B).
In realtà, il Vangelo dello pseudo-Matteo è poco più che un riadattamento del materiale contenuto nel Protovangelo di Giacomo e nel Vangelo dell'infanzia di Tommaso,
opere anch'esse databili al II secolo. Il latino col quale è stato
scritto il testo è notevolmente diverso (più povero e sgrammaticato) da
quello di Girolamo, e presenta caratteristiche stilistiche che
contribuiscono a datarlo filologicamente all'VIII-IX secolo.
Tale datazione è conforme con la prima citazione al testo, che compare nel poema Historia nativitatis laudabilisque conversationis intactae Dei Genitricis della monaca sassone Roswitha (m. 973), badessa del convento di Gandersheim. Inoltre, non sono documentati manoscritti più antichi dell'XI secolo.
È l'unico apocrifo nel quale viene descritto l'episodio in cui una palma offre datteri a Maria e dell'acqua sgorga per dissetarla, similmente a quanto descritto in breve nel Corano (Sura XIX). Non è chiaro se si ispiri quindi al testo sacro dell'Islam
composto nel 650 d.C. o se ne sia stato ispiratore; in tal caso
andrebbe retrodatato al VII d.C. La coincidenza potrebbe anche
riguardare un ulteriore testo comune, non rintracciato, oppure essere
una similitudine puramente casuale.
LIBRO SULLA NASCITA DELLA BEATA VERGINE E SULL'INFANZIA DEL SALVATORE
► NASCITA DI MARIA E INFANZIA AL TEMPIO ◄
1) GIOACCHINO, PASTORE, MARITO DI ANNA, STERILI.
[1] I genitori di Maria. In quei giorni c'era
a Gerusalemme un uomo di nome Gioacchino, della tribù di Giuda. Pascolava le
sue pecore e temeva il Signore con semplicità e bontà. All'infuori dei suoi
greggi non aveva altra preoccupazione; da essi nutriva tutti i timorati di Dio,
e offriva il doppio a coloro che lo servivano faticando nella dottrina. Degli
agnelli, delle pecore, della lana e di tutte le altre cose che possedeva, egli faceva
tre parti: una parte la dava agli orfani, alle vedove, ai pellegrini e ai
poveri; la seconda parte la dava alle persone consacrate al culto di Dio; la
terza parte la riservava per sé e per casa sua.
[2] Mentre egli così agiva, il Signore gli
moltiplicava i greggi, sicché nel popolo d'Israele non c'era uomo come lui.
Aveva iniziato a comportarsi così dall'età di quindici anni. A vent'anni, prese
in moglie Anna, figlia di Achar della sua tribù, cioè della tribù di Giuda,
della stirpe di Davide. Ma pur avendo convissuto con lei per vent'anni, da lei
non ebbe figli, né figlie.
2) VERGOGNA E FUGA TRA I MONTI DI GIOACCHINO. PREGHIERA DI ANNA. UN ANGELO LE PROMETTE UN DISCENDENTE.
[1] E avvenne che nei giorni festivi, tra
quanti offrivano incenso al Signore si trovasse pure Gioacchino a preparare le
sue offerte alla presenza del Signore. Un sacerdote di nome Ruben,
avvicinatosi, gli disse: "Non ti è lecito stare tra quelli che offrono
sacrifici a Dio, poiché Dio non ti ha benedetto dandoti una discendenza in
Israele". Pieno di vergogna davanti al popolo si allontanò piangendo dal
tempio del Signore; e non ritornò a casa, ma si recò dalle sue bestie portando
con sé, nei monti, i pastori in una terra lontana; e così per cinque mesi Anna,
sua moglie, non pot‚ avere sue notizie.
[2] Essa piangendo nella sua preghiera diceva:
"Signore, Dio santissimo di Israele, non mi hai dato figli, e perché mi
hai tolto il marito? Ecco che sono già due mesi che non vedo mio marito. Non so
neppure se è morto! Se lo sapessi morto gli darei la sepoltura". Mentre
piangeva abbondantemente, entrò nell'orto di casa sua, si prostrò in preghiera,
e innalzò suppliche davanti al Signore. Poi, levatasi dalla preghiera, alzò gli
occhi a Dio e vide un nido di passeri su di un albero di alloro; sospirando,
levò una voce al Signore dicendo: "Signore Dio onnipotente che hai dato
figli a ogni creatura, alle bestie e ai giumenti, agli animali domestici, agli
uccelli e ai pesci, e tutti gioiscono dei loro figli, solo me hai escluso dal
dono della tua bontà. Tu Dio conosci il mio cuore e sai che all'inizio del mio
matrimonio ho fatto voto che, qualora tu, Dio, mi avessi dato un figlio o una
figlia, te li avrei offerti nel tuo tempio santo".
[3] Mentre diceva queste cose, improvvisamente
le apparve davanti un angelo del Signore, dicendo: "Non temere, Anna,
poiché la tua discendenza è nel consiglio di Dio: infatti ciò che nascerà da
te, susciterà l'ammirazione per tutti i secoli fino alla fine". Ciò detto,
si allontanò dai suoi occhi. Tremante e timorosa per aver visto questa visione
e udito il discorso, entrò in camera, si gettò sul letto mezza morta e rimase
giorno e notte in gran timore e in preghiera.
[4] Chiamò poi la sua ragazza e le disse:
"Tu mi vedi delusa e angosciata per la vedovanza, e non hai voluto venire
da me?". Con un leggero sussurro lei rispose: "Se Dio ti ha chiuso
l'utero e ha tolto da te il marito, che cosa ti posso fare io?". Udito
questo, Anna emise un grido e pianse.
3) UN ANGELO PROMETTE A GIOACCHINO UNA FIGLIA. UN ANGELO GLI APPARE IN SOGNO E GLI DICE DI TORNARE DA ANNA. UN ANGELO APPARE AD ANNA E GLI ANNUNCIA IL RITORNO DI GIOACCHINO.
[1] Nello stesso tempo, mentre Gioacchino era
sui monti ove pasceva i suoi greggi, gli apparve un giovane e gli disse:
"Perché non ritorni da tua moglie?". Rispose: "L'ho avuta per
vent'anni e Dio non mi volle concedere figli da lei. Io quindi, dopo che questo
mi fu rinfacciato, mi allontanai dal tempio del Signore con grande vergogna.
Perché dovrei ritornare da lei, una volta che sono stato respinto e
disprezzato? Resterò qui con le mie pecore fino a quando il Dio di questo mondo
mi vorrà concedere la luce. Per mezzo dei miei servi darò generosamente ai
poveri, agli orfani, e alle persone addette al culto di Dio".
[2] Allorché egli finì di parlare, il giovane
gli rispose: "Io sono un angelo di Dio e oggi sono apparso a tua moglie
piangente e orante, e l'ho consolata; sappi che dal tuo seme concepì una figlia
e tu l'hai lasciata ignorandola. Questa starà nel tempio di Dio; su di lei
riposerà lo Spirito santo; la sua beatitudine sarà superiore a quella di tutte
le donne sante; nessuno potrà dire che prima di lei ce ne sia stata un'altra
uguale: e in questo mondo, dopo di lei un'altra non ci sarà. Discendi perciò
dai monti, ritorna dalla tua sposa e troverai che è in stato interessante. Dio
infatti ha suscitato in lei un seme, del quale devi ringraziarlo. Il suo seme
sarà benedetto, e lei stessa sarà benedetta e sarà costituita madre di una
benedizione eterna".
[3] Dopo avere adorato l'angelo, Gioacchino gli
disse: "Se ho trovato grazia davanti a te, siediti un po' nella mia tenda
e benedici il tuo servo". L'angelo gli rispose: "Non dirti servo, ma
conservo; siamo infatti servi di uno stesso Signore. Ma il mio cibo è
invisibile e la mia bevanda non può essere vista da alcun mortale. Perciò non
mi devi pregare di entrare nella tua tenda. Se hai intenzione di darmi
qualcosa, offrila in olocausto al Signore".
Gioacchino prese allora un agnello immacolato e disse all'angelo:
"Non avrei osato offrire un olocausto al Signore se il tuo ordine non mi
avesse dato il potere sacerdotale per offrirlo". L'angelo gli rispose:
"Non ti avrei invitato ad offrire, se non avessi conosciuto la volontà del
Signore". Mentre Gioacchino offriva il sacrificio a Dio, salirono in cielo
sia l'angelo sia il profumo del sacrificio.
[4] Allora Gioacchino cadde bocconi, e rimase in
preghiera dall'ora sesta fino alla sera. I servi e i mercenari che erano con
lui, vedendolo e ignorando il motivo per cui giaceva, pensavano che fosse
morto; si avvicinarono a lui, a stento lo sollevarono da terra. Dopo che narrò
ad essi la visione angelica, spinti da grande timore e ammirazione lo
esortarono affinché, senza indugio, portasse a compimento la visione
dell'angelo tornando prontamente alla sua moglie.
Mentre Gioacchino soppesava in cuor suo se ritornare o meno, fu
preso da un sopore e vide in sogno l'angelo, che gli era apparso quand'era
sveglio, e che gli disse: "Io sono l'angelo che Dio ti ha dato per
custode: discendi sicuro e ritorna da Anna, poiché le opere di misericordia che
avete fatto tu e tua moglie Anna sono state riferite al cospetto
dell'Altissimo. Dio darà a voi un frutto che fin dall'inizio non ebbero mai i
profeti né mai avrà santo alcuno". Destatosi dal sonno, Gioacchino chiamò
a sé tutti i servi e mercenari e indicò loro il suo sogno. Essi adorarono il
Signore e gli dissero: "Guarda di non trascurare oltre le parole
dell'angelo. Piuttosto alzati, partiamo di qui e ritorniamo lentamente facendo
pascolare i greggi".
[5] Dopo che da trenta giorni erano in cammino
per ritornare e ormai vicini all'arrivo, l'angelo del Signore apparve ad Anna
mentre se ne stava ritta in preghiera, e le disse: "Va ora alla porta che
è detta Aurea, fatti incontro a tuo marito, oggi infatti verrà da te".
Svelta essa gli corse incontro con le sue ragazze e, supplicando il Signore,
restò in lunga attesa presso la porta. Quando ormai per la prolungata attesa
lei stava venendo meno, alzò gli occhi e vide lontano Gioacchino che veniva con
le bestie. Gli corse incontro, si appese al suo collo rendendo grazie a Dio e
dicendo: "Ero vedova ed ecco non lo sono più; ero sterile ed ecco ho già
concepito". Quindi dopo avere adorato il Signore, entrarono. A questa
notizia, grande fu la gioia di tutti i suoi vicini e amici, sicché tutta la
terra d'Israele si rallegrò di questa notizia.
4) ANNA PARTORISCE MARIA. A 3 ANNI LA PORTANO AL TEMPIO PER VIVERE CON ALTRE GIOVINETTE. SALE I GRADINI DI CORSA SENZA VOLTARSI.
[1] Natività e infanzia di Maria. Passati
nove mesi, Anna partorì una figlia e la chiamò Maria. Al terzo anno, dopo
averla slattata, Gioacchino e Anna sua moglie andarono insieme al tempio del
Signore per offrire a Dio delle vittime e affidarono la bimbetta di nome Maria
al collegio delle vergini; qui le vergini restavano giorno e notte nelle lodi a
Dio. Giunta davanti alla facciata del tempio, Maria salì velocemente i quindici
gradini senza neppure voltarsi indietro né - come suole fare l'infanzia - darsi
pensiero dei genitori. Perciò i genitori si affrettarono entrambi stupiti, e
cercarono la bambina fino a quando la trovarono nel tempio. Anche i pontefici
del tempio si erano meravigliati.
5) ANNA ISPIRATA DALLO SPIRITO SANTO RINGRAZIA DIO.
[1] Allora, Anna, ripiena di Spirito santo,
alla presenza di tutti disse: "Il Signore, Dio degli eserciti, ricordatosi
della sua parola, ha visitato il suo popolo con una visita buona e santa per
rendere umili i loro cuori e rivolgerli a sé. Ha aperto le sue orecchie alle
nostre preghiere e ha allontanato da noi la gioia di tutti i nostri nemici. La
sterile è diventata madre e ha partorito l'esultanza e la gioia di Israele.
Ecco i doni da offrire al mio Signore; i miei nemici non hanno potuto
vietarmelo. Dio volse il loro cuore verso di me e mi ha dato un gaudio
sempiterno".
6) MARIA PREGA E TESSE NEL TEMPIO, NUTRITA OGNI GIORNO DA UN ANGELO. FREQUENTEMENTE PARLAVA CON ANGELI E GUARIVA MALATI.
[1] Maria destava l'ammirazione di tutto il
popolo di Israele. All'età di tre anni, camminava con un passo così maturo, parlava
in un modo così perfetto, si applicava alle lodi di Dio così assiduamente che
tutti ne restavano stupiti e si meravigliavano di lei. Essa non era considerata
una bambinetta, ma una persona adulta; era tanto assidua nella preghiera, che
sembrava una persona di trent'anni. Il suo volto era così grazioso e splendente
che a stento la si poteva guardare. Era assidua nel lavoro della lana; e nella
sua tenera età, spiegava quanto donne anziane non riuscivano a capire.
[2] Si era imposta questo regolamento: dalla
mattina sino all'ora terza attendeva alla preghiera; dall'ora terza alla nona
si occupava nel lavoro tessile; dalla nona in poi attendeva nuovamente alla
preghiera. Non desisteva dalla preghiera fino a quando non le appariva l'angelo
di Dio, dalla cui mano prendeva cibo: così sempre più e sempre meglio
progrediva nel servizio di Dio. Inoltre, mentre le vergini più anziane si
riposavano dalle lodi divine, essa non si riposava mai, al punto che nelle lodi
e nelle vigilie non c'era alcuna prima di lei, nessuna più istruita nella
conoscenza della Legge, nessuna più umile nell'umiltà, più aggraziata nei
canti, più perfetta in ogni virtù. Era costante, salda, immutabile e progrediva
in meglio ogni giorno.
[3] Nessuno la vide adirata né l'udì maledire.
Ogni suo parlare era così pieno di grazia che si capiva come sulle sue labbra
c'era Dio. Assidua nella preghiera e nella meditazione della Legge, nel parlare
era attenta a non mancare verso le compagne. Vigilava inoltre a non mancare in
alcun modo con il riso, con il tono della bella voce, con qualche ingiuria, con
alterigia verso una sua pari. Benediceva Dio senza posa, e per non desistere
dalle lodi a Dio neppure nel suo saluto, quando era salutata rispondeva:
"Deo gratias". Quotidianamente si nutriva soltanto con il cibo che
riceveva dalla mano dell'angelo; il cibo che le davano i pontefici lo
distribuiva ai poveri. Frequentemente si vedevano gli angeli di Dio parlare con
lei e obbedirle diligentemente. Se qualche malata la toccava, nello stesso
istante se ne tornava a casa salva.
► SCELTA DI GIUSEPPE COME SPOSO VERGINALE ◄
7) IL SACERDOTE ABIATHAR LA VUOL FAR SPOSARE CON SUO FIGLIO. MA RISPONDE "DIO SI ONORA PRIMA DI TUTTO CON LA CASTITA'".
[1] Il sacerdote Abiatar presentò ai
pontefici un numero infinito di doni per prenderla come sposa di suo figlio.
Maria li respinse dicendo: "Non può essere che io conosca un uomo o che un
uomo conosca me". I pontefici e tutti i suoi parenti le dicevano:
"Dio si venera nei figli e si adora nei discendenti, come è sempre stato
in Israele". Maria tuttavia rispondeva dicendo: "Dio si venera nella
castità come risulta provato dall'inizio. Prima di Abele infatti tra gli uomini
non vi fu alcun giusto ed egli piacque a Dio a motivo delle offerte e fu
spietatamente ucciso da colui che a lui non era piaciuto. Ricevette dunque due
corone, quella dell'offerta e quella della verginità non avendo mai ammesso una
macchia sulla sua carne. Elia invece, essendo in carne, fu assunto in carne,
poiché aveva custodito vergine la sua carne. Io poi dalla mia infanzia, nel
tempio di Dio, ho appreso che la verginità può essere assai gradita a Dio. E
poiché posso offrire qualcosa di gradito a Dio, in cuor mio ho stabilito di non
conoscere assolutamente uomo".
8) A 14 ANNI BANDO TRA TUTTE LE TRIBU' DI ISRAELE PER TROVARLE UN MARITO. SORTEGGIANO LA TRIBU' DI GIUDA. TUTTI I CELIBI CONSEGNANO UNA VERGA AL SACERDOTE CHE LE PONE NEL SANTO DEI SANTI. LE RICONSEGNA AI PROPRIETARI E DA QUELLA DI GIUSEPPE ESCE UNA COLOMBA. QUESTI OBIETTA: " IO SONO VECCHIO E HO FIGLI. PERCHE' DUNQUE CONSEGNATE A ME QUESTA BAMBINA?" E ANNUNCIA CHE LA FARA' SPOSARE DA UNO DEI SUOI FIGLI.
[1] Maria va sposa a Giuseppe. Avvenne che al
quattordicesimo anno di età, i farisei ebbero l'occasione di fare rilevare
come, per consuetudine, una donna di quell'età non poteva più restare nel
tempio. Fu presa allora la decisione di inviare un banditore di tutte le tribù
di Israele, affinché, nel giorno terzo, tutti si radunassero nel tempio del
Signore.
Quanto tutto il popolo fu radunato, si alzò il pontefice Abiatar e
salì sul gradino più alto per essere udito e veduto da tutto il popolo. Fattosi
un gran silenzio, disse: "Figli di Israele uditemi, prestate orecchio alle
mie parole. Da quando questo tempio fu edificato da Salomone, in esso ci sono
state figlie vergini di re e figlie di profeti, di sommi sacerdoti e di
pontefici: sono cresciute grandi e ammirevoli. Ma giunte all'età legale hanno
preso marito seguendo la consuetudine di quelle che le avevano precedute, e
sono piaciute a Dio. Soltanto Maria ha trovato un modo nuovo di vivere
promettendo a Dio di mantenersi vergine. Mi pare dunque che per mezzo di una
nostra domanda e della risposta di Dio potremmo conoscere a chi dobbiamo
affidarne la custodia".
[2] Questo discorso piacque a tutta l'adunanza.
E dai sacerdoti si gettò la sorte sopra le dodici tribù e la sorte cadde sulla
tribù di Giuda. Il sacerdote allora disse: "Chiunque non ha moglie, venga
domani e porti in mano un bastone". Avvenne così che Giuseppe, insieme ai
giovani, portò un bastone. Dettero i loro bastoni al sommo pontefice, questi
offrì un sacrificio al Signore Dio e lo interrogò. Il Signore gli rispose:
"Introduci i bastoni di tutti nel santo dei santi; i bastoni restino lì.
Ordina poi loro che vengano da te domani a riprendere i loro bastoni; dalla
cima di un bastone uscirà una colomba e volerà in cielo. Maria sarà data in
custodia a colui nella cui mano il bastone restituito darà questo segno".
[3] Il giorno dopo tutti giunsero assai presto.
Il pontefice, compiuta l'offerta dell'incenso, entrò nel santo dei santi e
trasse fuori i bastoni. Distribuitili tutti, da nessun bastone uscì la colomba.
Il pontefice si rivestì allora con i dodici campanelli e con la veste
sacerdotale, entrò nel santo dei santi, accese il sacrificio ed elevò
preghiere. Apparve l'angelo del Signore e gli disse: "C'è qui un bastone
piccolissimo, del quale tu non hai fatto caso alcuno, l'hai messo con gli
altri, ma non l'hai tirato fuori con essi. Quando l'avrai tirato fuori e dato a
colui al quale appartiene, in esso si avvererà il segno del quale ti ho
parlato". Quello era il bastone di Giuseppe il quale, essendo vecchio, era
avvilito di non poterla prendere; perciò neppure lui voleva ricercare il suo
bastone. Mentre se ne stava umile e ultimo, il pontefice con voce chiara gli
gridò: "Giuseppe, vieni e prendi il tuo bastone, tu infatti sei
atteso". Giuseppe, spaventato che il sommo sacerdote lo chiamasse con
tanto clamore, si accostò. Non appena tese la mano e ricevette il bastone,
dalla cima uscì fuori una colomba più bianca della neve e straordinariamente
bella: dopo avere volato a lungo per le sommità del tempio, si lanciò verso il
cielo.
[4] Tutto il popolo allora si congratulò con il
vecchio, dicendo: "Nella tua vecchiaia sei stato fatto beato, o padre
Giuseppe, tanto che Dio ti ha indicato degno di ricevere Maria". Quando i
sacerdoti gli dissero: "Prendila! In tutta la tribù di Giuda, infatti, tu
solo sei stato scelto da Dio", Giuseppe prese a venerarli con vergogna,
dicendo: "Sono vecchio e ho figli, perché mi affidate questa bimbetta la
cui età è inferiore a quella dei miei nipoti?". Allora, il sommo pontefice
Abiatar gli disse: "Ricordati, Giuseppe, che Datan, Abiron, e Core
morirono perché disprezzarono la volontà di Dio. Così accadrà pure a te se
disprezzerai quanto ti è ordinato da Dio". Giuseppe gli rispose: "Io
non disprezzo la volontà di Dio, sarò custode fino a quando saprò, secondo la
volontà di Dio, quale dei miei figli la potrà avere in moglie. Le si diano
alcune vergini tra le sue compagne, con le quali frattanto possa passare il
tempo". Il pontefice Abiatar rispose: "Per passare il tempo, le
saranno date cinque vergini fino al giorno stabilito nel quale la prenderai:
non potrà, infatti, unirsi ad altri in matrimonio".
[5] Allora Giuseppe prese Maria con le cinque
vergini che dovevano restare con lei nella casa di Giuseppe. Queste vergini
erano: Rebecca, Sefora, Susanna, Abigea e Cael. Il pontefice diede ad esse
seta, giacinto, bisso, scarlatto, porpora e lino. Tra esse, trassero a sorte
che cosa ognuna doveva fare: a Maria toccò la porpora per il velo del tempio
del Signore. Quando la prese, le altre vergini le dissero: "Essendo tu
l'ultima, umile e più piccola di tutte hai meritato di ottenere la
porpora". Così dicendo, quasi per gioco, iniziarono a chiamarla regina
delle vergini. Mentre tra di loro facevano questo, apparve in mezzo a loro
l'angelo del Signore e disse: "Questa espressione non sarà un gioco, bensì
l'espressione di una verissima profezia". Spaventate dalla presenza
dell'angelo e dalle sue parole, la pregarono di perdonarle e pregare per loro.
9) ANNUNCIAZIONE A MARIA MENTRE STAVA TESSENDO.
[1] Annunciazione - Maria incinta. Il giorno
dopo, mentre Maria era alla fontana a riempire la brocca, le apparve un angelo
del Signore, che le disse: "Sei beata, o Maria, poiché nel tuo utero hai
preparato una abitazione per il Signore. Ecco che dal cielo verrà la luce e
abiterà in te e, per mezzo tuo, risplenderà in tutto il mondo".
[2] Di nuovo, il terzo giorno, mentre con le sue
dita lavorava la porpora, entrò da lei un giovane di inesprimibile bellezza.
Vedendolo, Maria ebbe paura e tremò. Ma egli le disse: "Ave Maria, piena
di grazia, il Signore è con te, benedetta tu tra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno". All'udire ciò, tremò ed ebbe paura. Allora l'angelo del
Signore proseguì: "Non temere, o Maria. Hai trovato grazia presso Dio:
ecco che concepirai nell'utero e genererai un re che riempie non soltanto la
terra, ma anche il cielo, e regna nei secoli dei secoli".
10) GIUSEPPE, LONTANO DA CASA PER LAVORO DA NOVE MESI, TORNA E TROVA MARIA INCINTA. DOLORE E DELUSIONE.
[1] Mentre accadevano queste cose, Giuseppe era
intento alla edificazione di padiglioni nelle regioni vicino al mare; era,
infatti, falegname. Dopo nove mesi ritornò a casa sua e trovò Maria incinta.
Profondamente angustiato tremò e esclamò dicendo: "Signore Dio, prendi il
mio spirito. Per me, infatti, è meglio morire che vivere". Le vergini che
erano con Maria gli dissero: "Che dici, signor Giuseppe? Noi sappiamo che
nessun uomo l'ha toccata, noi siamo testimoni che in lei restano purezza e
integrità. Noi abbiamo vigilato su di lei: rimase sempre con noi nella
preghiera; angeli di Dio parlano quotidianamente con lei; ogni giorno ha
ricevuto il cibo dalla mano del Signore. Non sappiamo come in lei ci possa
essere un qualche peccato. Se vuoi che ti confessiamo il nostro sospetto, non
altri la rese incinta se non l'angelo del Signore".
[2] Rispose Giuseppe: "Perché mi lusingate
affinché io creda che l'angelo del Signore l'ha ingravidata? Può essere che
qualcuno l'abbia ingannata fingendosi angelo del Signore". Così dicendo
piangeva, e aggiunse: "Con qual fronte oserò guardare il tempio del
Signore, e con quale faccia vedrò i sacerdoti di Dio? Che farò io?". Così
dicendo pensava di fuggire o allontanarla.
11) UN ANGELO IN SOGNO RASSICURA GIUSEPPE.
[1] Mentre pensava di allontanarsi, di nascondersi
e di abitare in luoghi deserti, nella notte gli apparve in sogno un angelo del
Signore, e gli disse: "Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere
Maria come tua moglie: infatti, quanto è nel suo utero, proviene dallo Spirito
santo. Partorirà un figlio e il suo nome sarà Gesù: egli salverà il suo popolo
dai suoi peccati". Giuseppe, alzatosi dal sonno, rese grazie a Dio e narrò
la sua visione. Si rallegrò a proposito di Maria, dicendo: "Ho peccato
nutrendo dei sospetti a tuo riguardo".
12) GIUSEPPE ACCUSATO DI AVER VIOLATO LA VERGINITA' DI MARIA. ESEGUONO ENTRAMBI LA PROVA DELL'ACQUA AMARA MA RISULTANO INNOCENTI.
[1] "L'acqua della gelosia". Dopo
di questo si diffuse la notizia della gravidanza di Maria. Giuseppe allora fu
preso dagli inservienti del tempio e con Maria fu condotto al pontefice che,
insieme con i sacerdoti, prese a rimproverarlo, dicendo: "Perché hai
ingannato una vergine così eccelsa, che fu nutrita dagli angeli di Dio nel
tempio, che mai volle vedere o avere un uomo, che aveva un'istruzione ottima
nella Legge di Dio? Se tu non le avessi usato violenza, ella sarebbe rimasta
nella sua verginità". Giuseppe assicurò, con giuramento, che non l'aveva
mai neppure toccata. Il pontefice Abiatar gli rispose: "Quant'è vero Dio,
ti farò portare ora l'acqua della bevanda del Signore, e subito si svelerà il
tuo peccato".
[2] Si radunò allora una grande moltitudine di
popolo, e Maria fu condotta al tempio. Sacerdoti, affini e parenti, piangevano
dicendo a Maria: "Confessa ai sacerdoti il tuo peccato. Tu infatti eri
come una colomba nel tempio di Dio, e ricevevi il cibo dalla mano di un
angelo".
Di nuovo Giuseppe fu chiamato all'altare e gli fu data l'acqua
della bevanda del Signore: se un bugiardo l'avesse gustata, dopo avere compiuto
sette giri attorno all'altare, avrebbe ricevuto da Dio un qualche segno sulla
faccia. Giuseppe dunque bevette sicuro, compì i sette giri attorno all'altare,
e in lui non apparve alcun segno di peccato. Allora tutti i sacerdoti, gli
inservienti e la folla lo dichiararono giusto, esclamando: "Sei stato
beatificato perché in te non fu trovata colpa alcuna".
[3] Chiamarono poi Maria e le dissero: "E
tu che scusa puoi avere? Qual segno può apparire in te che sia maggiore della
gravidanza del tuo ventre? Questa ti tradisce. Poiché Giuseppe è puro a tuo
riguardo, a te domandiamo che confessi chi è colui che ti ha tradito. Poiché è
meglio che tu lo sveli con la tua confessione piuttosto che l'ira di Dio ti
manifesti infedele in mezzo al popolo imprimendo un segno sulla tua
faccia". Maria allora, intrepida, disse con fermezza: "Signore Dio,
re di tutti, tu conosci i segreti: se in me vi è qualche macchia o peccato,
concupiscenza o impudicizia, manifestalo al cospetto di tutti i popoli affinché
per tutti io diventi esempio di emendazione". Così dicendo si appressò fiduciosa
all'altare del Signore, bevve l'acqua della bevanda, fece sette giri intorno
all'altare, e in lei non apparve macchia alcuna.
[4] Il popolo era fuori di sé dallo stupore:
vedeva il ventre gravido e non scorgeva alcun segno sulla di lei faccia;
incominciò allora un subbuglio e un parlare vario e concitato. Alcuni dicevano:
è santa e immacolata; altri invece: è cattiva e contaminata. Maria allora
vedendosi sospettata dal popolo e ritenuta non totalmente esente da colpa,
disse a voce chiara per essere sentita da tutti: "Quant'è vero che vive il
Signore Adonai, Signore degli eserciti, davanti al quale sto, io non ho mai
conosciuto uomo; sono invece conosciuta da colui al quale ho consacrato la mia
mente dall'età della mia infanzia. Dalla mia infanzia ho fatto a Dio il voto di
restare integra per colui che mi ha creato. Io ho fiducia di vivere solo per
lui, e di servire solo lui. Fino a quando vivrò, rimarrò in lui senza alcuna
macchia". Tutti allora presero a baciare i suoi piedi e ad abbracciare le
sue ginocchia, supplicandola di perdonare i loro cattivi sospetti. La folla, i
sacerdoti e tutte le vergini la condussero a casa sua con esultanza e gioia
grande, gridando e dicendo: "Sia benedetto il nome del Signore nei secoli,
poiché ha manifestato la tua santità a tutto il suo popolo Israele".
► NASCITA DI GESU' ◄
13) CENSIMENTO DI AUGUSTO. PARTONO ENTRAMBI PER BETLEMME. UN ANGELO LI CONDUCE IN UNA GROTTA CHE COMINCIA A SPLENDERE MIRACOLOSAMENTE. GIUSEPPE CERCA DELLE LEVATRICI. MARIA PARTORISCE UN BAMBINO. APPARE UN CORO D'ANGELI. GIUSEPPE TORNA CON 2 LEVATRICI, ZELOMI E SALOME'. ZELOMI TOCCA MARIA E CONSTATA CHE "VERGINE HA CONCEPITO, VERGINE HA PARTORITO, VERGINE E'RIMASTA". SALOME' INCREDULA TOCCA MARIA MA LE SI SECCA UNA MANO. UN ANGELO LE DICE DI TOCCARE IL BAMBINO, LO FA E GUARISCE. ADORAZIONE DEI PASTORI. COMPARE UN'ENORME STELLA SULLA GROTTA.
[1] Nascita di Gesù. Dopo un certo periodo
accadde che si facesse un censimento a motivo di un editto di Cesare Augusto, e
tutta la terra si fece iscrivere, ognuno nella sua patria. Questo censimento fu
fatto dal preside della Siria, Cirino. Fu dunque necessario che Giuseppe, con
Maria, si facesse iscrivere a Betlemme, poiché Giuseppe e Maria erano di qui,
della tribù di Giuda e della casata di Davide.
Mentre Giuseppe e Maria camminavano lungo la strada che conduce a
Betlemme, Maria disse a Giuseppe: "Vedo davanti a me due popoli, uno
piange e l'altro è contento". Giuseppe le rispose: "Stattene seduta
sul tuo giumento e non dire parole superflue". Apparve poi davanti a loro
un bel giovane vestito di abito bianco, e disse a Giuseppe: "Perché hai
detto che erano parole superflue quelle dette da Maria a proposito dei due
popoli? Vide infatti il popolo giudaico piangere, essendosi allontanato dal suo
Dio, e il popolo pagano gioire, perché oramai si è accostato e avvicinato al
Signore, secondo quanto aveva promesso ai padri nostri Abramo, Isacco, e
Giacobbe: di fatti, è giunto il tempo nel quale, nella discendenza di Abramo, è
concessa la benedizione a tutte le genti".
[2] Ciò detto, l'angelo ordinò di fermare il
giumento, essendo giunto il tempo di partorire; comandò poi alla beata Maria di
discendere dall'animale e di entrare in una grotta sotto una caverna nella
quale non entrava mai la luce ma c'erano sempre tenebre, non potendo ricevere
la luce del giorno. Allorché la beata Maria entrò in essa, tutta si illuminò di
splendore quasi fosse l'ora sesta del giorno. La luce divina illuminò la grotta
in modo tale che né di giorno né di notte, fino a quando vi rimase la beata
Maria, la luce non mancò. Qui generò un maschio, circondata dagli angeli mentre
nasceva. Quando nacque stette ritto sui suoi piedi, ed essi lo adorarono
dicendo: "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini
di buona volontà".
[3] Era infatti giunta la nascita del Signore, e
Giuseppe era andato alla ricerca di ostetriche. Trovatele, ritornò alla grotta
e trovò Maria con il bambino che aveva generato. Giuseppe disse alla beata
Maria: "Ti ho condotto le ostetriche Zelomi e Salome, rimaste davanti
all'ingresso della grotta non osando entrare qui a motivo del grande
splendore". A queste parole la beata Maria sorrise. Giuseppe le disse:
"Non sorridere, ma sii prudente, lasciati visitare affinché vedano se, per
caso, tu abbia bisogno di qualche cura". Allora ordinò loro di entrare.
Entrò Zelomi; Salome non entrò. Zelomi disse a Maria: "Permettimi di
toccarti". Dopo che lei si lasciò esaminare, l'ostetrica esclamò a gran
voce dicendo: "Signore, Signore grande, abbi pietà. Mai si è udito né mai
si è sospettato che le mammelle possano essere piene di latte perché è nato un
maschio, e la madre sia rimasta vergine. Sul neonato non vi à alcuna macchia di
sangue e la partoriente non ha sentito dolore alcuno. Ha concepito vergine,
vergine ha generato e vergine è rimasta".
[4] All'udire questa voce, Salome disse:
"Permetti che ti tocchi e sperimenti se è vero quanto disse Zelomi".
Dopo che la beata Maria concesse di lasciarsi toccare, Salome mise la sua mano.
Ma quando ritrasse la mano che aveva toccato, la mano inaridì e per il grande
dolore incominciò a piangere e ad angustiarsi disperatamente gridando:
"Signore Dio, tu sai che io ti ho temuto sempre, e ho curato i poveri senza
ricompensa, non ho mai preso nulla dalle vedove e dall'orfano, e il bisognoso
non l'ho mai lasciato andare via da me a mani vuote. Ma ora eccomi diventata
miserabile a motivo della mia incredulità, perché volli, senza motivo, provare
la tua vergine".
[5] Mentre così parlava apparve a fianco di lei
un giovane di grande splendore, e le disse: "Avvicinati al bambino,
adoralo, toccalo con la tua mano ed egli ti salverà: egli infatti è il
Salvatore del mondo e di tutti coloro che in lui sperano". Subito lei si
avvicinò al bambino e, adorandolo, toccò un lembo dei panni nei quali era
avvolto, e subito la sua mano guarì. Uscendo fuori incominciò a gridare le cose
mirabili che aveva visto e sperimentato, e come era stata guarita; molti
credettero a causa della sua predicazione.
[6] Anche i pastori di pecore asserivano di
avere visto degli angeli che, nel cuore della notte, cantavano un inno,
lodavano il Dio del cielo e dicevano che era nato il Salvatore di tutti, che è
Cristo Signore, nel quale sarà ridata la salvezza a Israele.
[7] Una enorme stella splendeva dalla sera al
mattino sopra la grotta; così grande non si era mai vista dalla creazione del
mondo. I profeti che erano a Gerusalemme dicevano che questa stella segnalava
la nascita di Cristo, che avrebbe realizzato la promessa fatta non solo a
Israele, ma anche a tutte le genti.
14) IL TERZO GIORNO MARIA PORTA IL BAMBINO DA UNA GROTTA A UNA STALLA, DOVE IL BUE E L'ASINO LO ADORANO SENZA POSA.
[1] Tre giorni dopo la nascita del Signore
nostro Gesù Cristo, la beatissima Maria uscì dalla grotta ed entrò in una
stalla, depose il bambino in una mangiatoia, ove il bue e l'asino l'adorarono.
Si adempì allora quanto era stato detto dal profeta Isaia, con le parole:
"Il bue riconobbe il suo padrone, e l'asino la mangiatoia del suo signore".
Gli stessi animali, il bue e l'asino, lo avevano in mezzo a loro e lo adoravano
di continuo. Si adempì allora quanto era stato detto dal profeta Abacuc, con le
parole: "Ti farai conoscere in mezzo a due animali".
Giuseppe con Maria, rimase nello stesso luogo per tre giorni.
15) IL SESTO GIORNO PORTANO IL BIMBO A BETLEMME, DOVE LO CIRCONCIDONO L'OTTAVO GIORNO E LO CHIAMANO GESU'. PRESENTAZIONE AL TEMPIO. INCONTRO CON SIMEONE E ANNA.
[1] Il sesto giorno entrarono in Betlemme,
dove passarono il giorno settimo. L'ottavo giorno circoncisero il bambino e gli
diedero nome "Gesù", come era stato chiamato dall'angelo prima che
fosse concepito. Terminati i giorni della purificazione di Maria, secondo la
Legge di Mosè, Giuseppe condusse il bambino al tempio del Signore. Quando il
bambino ricevette la "peritomè" ("peritomo" significa
circoncisione), offrirono un paio di tortore o due piccini di colombe.
[2] Nel tempio c'era un certo uomo di Dio,
perfetto e giusto, di nome Simeone, di anni centododici. Questi aveva ricevuto
da Dio la promessa che non avrebbe gustato la morte senza avere prima visto,
vivo in carne, il Cristo figlio di Dio. Visto il bambino, egli esclamò a gran
voce: "Dio visitò il suo popolo, e il Signore adempì la sua
promessa". E subito l'adorò. Dopo lo prese nel suo mantello e baciando i
suoi piedi, disse: "Ora, o Signore, lascia andare in pace il tuo servo
poiché i miei occhi videro la tua salvezza che hai preparato al cospetto di
tutti i popoli, luce per illuminare le genti, e gloria del tuo popolo,
Israele".
[3] Nel tempio c'era pure la profetessa di nome
Anna, figlia di Fanuel, della tribù di Aser, che aveva vissuto con suo marito
sette anni dalla sua verginità: ed era vedova già da ottantaquattro anni. Non
si era mai allontanata dal tempio del Signore, ed era dedita a digiuni e
preghiere. Anche lei adorò il bambino affermando che in lui c'è la redenzione
del mondo.
► FUGA IN EGITTO ◄
16) DOPO 2 ANNI ARRIVANO DEI MAGI A GERUSALEMME. ERODE LI INDIRIZZA A BETLEMME DOVE TROVANO E ADORANO GESU'.
[1] I magi e la fuga in Egitto. Trascorso il
secondo anno, dei magi vennero dall'Oriente a Gerusalemme portando grandi doni.
E subito interrogarono i Giudei, dicendo: "Dov'è il re che vi è nato? In
Oriente infatti abbiamo visto la sua stella e siamo venuti ad adorarlo".
Questa voce giunse al re Erode e lo spaventò così tanto che radunò scribi,
farisei e dottori del popolo per interrogarli dove, secondo i profeti, sarebbe
nato Cristo. Essi risposero: "In Betlemme di Giuda. Sta scritto infatti:
"E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei affatto la più piccola tra i
principi di Giuda. Da te, invero, nascerà il duce che reggerà il mio popolo
Israele"". Erode allora convocò i magi presso di sé e da loro indagò
diligentemente quando era apparsa ad essi la stella. Mandandoli poi in
Betlemme, disse: "Andate e informatevi diligentemente sul bambino. Quando
lo troverete, fatemelo sapere affinché anch'io venga ad adorarlo".
[2] Mentre i magi se ne andavano, per la strada
apparve loro la stella che, precedendoli fino a quando giunsero ove era il
bambino, fu quasi la loro guida. Vedendo la stella, i magi si rallegrarono con
grande gioia e, entrati nella casa, trovarono il bambino Gesù seduto sul grembo
di sua madre. Aprirono allora i loro tesori e regalarono grandi doni alla beata
Maria e a Giuseppe. Al bambino poi offrirono ciascuno una moneta d'oro; così
pure uno offrì oro, un altro incenso, il terzo mirra.
Volevano ritornare dal re Erode, ma in sonno furono avvertiti da
un angelo di non ritornare da Erode. Per un'altra strada se ne ritornarono
nella loro regione.
17) ERODE ORDINA L'UCCISIONE DEI BAMBINI CON MENO DI 2 ANNI. FUGA IN EGITTO.
[1] Erode, vedendo che era stato burlato dai
magi, si gonfiò in cuor suo, e mandò per ogni strada volendo prenderli e
ucciderli. Non trovandoli, mandò nuovamente in Betlemme e in tutti i suoi
confini a uccidere tutti i bambini che si trovavano dai due anni in giù, in
base al tempo del quale era stato informato dai magi.
[2] Un giorno prima che avvenisse questo,
Giuseppe fu avvertito in sogno da un angelo del Signore che gli disse:
"Prendi Maria e il bambino e va in Egitto per la via del deserto".
Giuseppe, seguendo l'ordine dell'angelo, partì.
18) IN VIAGGIO SI IMBATTONO IN DRAGHI CHE SI SOTTOMETTONO A GESU'.
Prodigi nel viaggio e in Egitto. Giunti a una grotta vollero
riposarsi. La beata Maria discese dal giumento e, seduta, teneva il bambino
Gesù sul suo grembo. Con Giuseppe c'erano tre ragazzi e con Maria una ragazza
che facevano la stessa strada. Improvvisamente dalla grotta uscirono molti
draghi: i ragazzi, vedendoli, furono presi da gran timore e gridarono. Allora
Gesù scese dal grembo di sua madre, stette dritto sui suoi piedi davanti ai
draghi: essi però adorarono Gesù e poi se ne andarono via. Si adempì allora
quanto era stato detto dal profeta Davide, con le parole: dalla terra lodate il
Signore, o draghi e abissi tutti. Ma egli, il bambinello Gesù, camminando
davanti ad essi, ordinò loro di non fare più male a nessuno. Maria e Giuseppe
temevano che il bambino fosse morso dai draghi; ma Gesù disse: "Non
temete, e non pensate che io sia un bambino. Io infatti sono sempre stato
perfetto e lo sono tuttora: è necessario che davanti a me tutte le bestie
selvatiche diventino mansuete".
19) IN VIAGGIO LEONI E LEOPARDI ACCOMPAGNANO E ADORANO GESU'.
[1] I leoni e i leopardi lo adoravano e si
accompagnavano a loro nel deserto: ovunque andavano Giuseppe e Maria, li
precedevano, mostrando la strada, chinando la loro testa; prestando loro
servizio, facevano le feste con la coda e lo adoravano con grande riverenza. La
prima volta che Maria vide leoni, leopardi e altre specie di fiere venire
attorno a loro si spaventò grandemente. Guardandola in faccia con volto sereno,
Gesù disse: "Mamma, non temere. Non vengono per farti del male, bensì si
premurano di ossequiare te e me". Con queste parole allontanò il timore
dal suo cuore.
[2] I leoni camminavano con essi, con i buoi,
gli asini e le bestie da soma che portavano le cose necessarie, e, pur restando
insieme, non facevano male ad alcuno, ma rimanevano mansueti tra le pecore e i
montoni che avevano condotto seco dalla Giudea e avevano con sé. Camminavano
tra i lupi e non avevano paura di nulla, e nessuno era molesto all'altro. Si
avverò allora quanto era stato detto dal profeta: i lupi pascoleranno con gli
agnelli. Il leone e il bue mangeranno insieme la paglia. C'erano infatti due
buoi e un carro nel quale portavano le cose necessarie e lungo il cammino li
guidavano i leoni.
20) IN VIAGGIO GESU' FA PIEGARE UNA PALMA PER RACCOGLIERNE I DATTERI E FA SGORGARE ACQUA.
[1] Nel terzo giorno di viaggio, gli altri
camminavano, ma la beata Maria stanca per il troppo calore del sole del deserto
e vedendo un albero di palma disse a Giuseppe: "Mi riposerò alquanto
all'ombra di quest'albero". Giuseppe dunque la condusse premuroso dalla palma
e la fece discendere dal giumento. Sedutasi, la beata Maria guardò la chioma
della palma, la vide piena di frutti e disse a Giuseppe: "Desidererei, se
possibile, prendere dei frutti di questa palma". Giuseppe le rispose:
"Mi meraviglio che tu dica questo, e che, vedendo quanto è alta questa
palma, tu pensi di mangiare dei suoi frutti. Io penso piuttosto alla mancanza
di acqua: è già venuta meno negli otri e non abbiamo onde rifocillare noi e i
giumenti".
[2] Allora il bambino Gesù, che riposava con
viso sereno sul grembo di sua madre, disse alla palma: "Albero, piega i
tuoi rami e ristora mia mamma con il tuo frutto". A queste parole, la
palma piegò subito la sua chioma fino ai piedi della beata Maria; da essa
raccolsero i frutti con i quali tutti si rifocillarono. Dopo che li ebbero
raccolti tutti, la palma restava inclinata aspettando, per drizzarsi, il
comando di colui al cui volere si era inclinata. Gesù allora le disse:
"Palma, alzati, prendi forza e sii compagna dei miei alberi che sono nel
paradiso di mio padre. Apri con le tue radici la vena di acqua che si è
nascosta nella terra, affinché da essa fluiscano acque a nostra sazietà".
La palma subito si eresse, e dalla sua radice incominciò a scaturire una fonte
di acque limpidissime oltremodo fresche e chiare. Vedendo l'acqua sorgiva si
rallegrarono grandemente e si dissetarono con essi anche tutti i giumenti e le
bestie. Resero quindi grazie a Dio.
21) GESU' ORDINA A UN ANGELO DI PORTARE LA PALMA IN PARADISO.
Il giorno dopo partirono di là. Quando incominciarono il cammino,
Gesù si rivolse alla palma e disse: "Palma, ti dò il privilegio, che uno
dei tuoi rami sia trasportato dai miei angeli e piantato nel paradiso di mio
padre. Ti conferisco la benedizione che a tutti coloro che lottano e vincono,
si dica: sei giunto alla palma della vittoria". Mentre diceva questo,
l'angelo del Signore apparve dritto sulla palma e, preso uno dei suoi rami,
volò al cielo con il ramo in mano. Ciò vedendo, tutti caddero con la faccia a
terra e restarono come morti. Gesù, rivolto a loro, disse: "Perché la
paura ha afferrato il vostro cuore? Non sapete che la palma che io feci
trasferire in paradiso, sarà nel luogo di delizie a disposizione di tutti gli
uomini santi, come fu a disposizione nostra in questo luogo solitario?".
Quelli, allora, tutti pieni di gioia, divennero forti, e si alzarono.
22) GESU' LI TRASPORTA MIRACOLOSAMENTE IN EGITTO E ARRIVANO NELLA CITTA' DI SOTINE.
[1] Dopo di questo, mentre erano in viaggio,
Giuseppe disse a Gesù: "Signore, questo calore ci cuoce. Se gradisci, seguiamo
la strada lungo il mare affinché possiamo riposarci nelle città
marittime". Gesù gli rispose: "Non temere, Giuseppe. Io vi accorcerò
la strada sicché, quanto cammino avreste percorso in trenta giorni, lo
compirete in questo solo giorno".
Mentre essi parlavano così, spinsero lo sguardo innanzi e
incominciarono a vedere i monti dell'Egitto e le sue città.
[2] Giunsero contenti ai confini di Ermopoli, ed
entrarono in una città dell'Egitto chiamata Sotine. E siccome in essa non vi era
nessun conoscente al quale potessero chiedere ospitalità, entrarono in un
tempio che era detto campidoglio d'Egitto. In questo tempio vi erano
trecentocinquantacinque idoli, ai quali ogni giorno erano tributati, in modo
sacrilego, onori divini. Gli Egiziani della stessa città entrarono nel
campidoglio ove i sacerdoti presero ad ammonirli affinché ogni giorno, come era
richiesto dall'onore divino, offrissero i loro sacrifici.
23) ENTRANO IN UN TEMPIO E LE 365 STATUE DI IDOLI IN ESSO CONTENUTE CROLLANO E SI SPEZZANO.
[1] Ma avvenne che, entrata nel tempio la
beatissima Maria con il bambino, tutti gli idoli si prostrarono a terra, sicché
giacevano tutti con la faccia a terra completamente rovinati e spezzati,
mostrando così che non erano proprio nulla. Si compì allora quanto era stato
detto dal profeta Isaia: "Ecco, il Signore verrà su di una nube leggera,
entrerà in Egitto e al suo cospetto saranno scosse tutte le opere manufatte
degli Egiziani".
24) IL GOVERNATORE DELLA CITTA' AFFRODISIO ACCORRE CON L'ESERCITO E ADORA GESU'.
[1] La notizia fu riferita a Affrodisio,
governatore di quella città, ed egli venne al tempio con tutto il suo esercito.
Visto che Affrodisio era venuto al tempio con tutto il suo esercito, i
pontefici pensavano che fosse venuto soltanto per vendicarsi contro coloro che
erano stati causa della caduta degli idoli. Egli, invece, entrato nel tempio,
visti tutti gli idoli giacere prostrati faccia a terra, si appressò alla beata
Maria che portava il Signore sul suo grembo, l'adorò e disse a tutto il suo
esercito e a tutti i suoi amici: "Se questi non fosse il dio dei nostri dèi,
i nostri dèi non sarebbero caduti faccia a terra davanti a lui, né giacerebbero
prostrati al suo cospetto. Noi tutti dunque se non faremo con maggiore
attenzione ciò che vediamo fare dai nostri dèi, potremo incorrere nel pericolo
della sua indignazione e andare tutti incontro alla morte, come accadde al
faraone re d'Egitto il quale, non avendo creduto a numerosi prodigi, fu
sommerso in mare con tutto il suo esercito". Tutto il popolo di quella
città credette, allora, nel Signore Dio per mezzo di Gesù Cristo.
25) UN ANGELO COMANDA A GIUSEPPE IL RITORNO IN GIUDEA.
Ritorno dall'Egitto e primi prodigi. Non molto tempo dopo, un
angelo disse a Giuseppe: "Ritorna nella tua terra di Giuda. Coloro che
cercavano la vita del fanciullo, sono morti".
► INFANZIA DI GESU' ◄
26) GESU' TORNATO IN GALILEA, A 4 ANNI, GIOCA NEL FIUME GIORDANO. CREA VASCHE DI FANGO E FA ENTRARE E USCIRE ACQUA A PIACIMENTO. UN BIMBO, FIGLIO DI SATANA, ROVINA IL GIOCO E GESU' LO UCCIDE MIRACOLOSAMENTE. I SUOI GENITORI MINACCIANO MARIA E GIUSEPPE. MARIA INTERCEDE DA GESU' E LO FA RESUSCITARE.
[1] Dopo il ritorno di Gesù dall'Egitto,
mentre era in Galilea, già al principio del quarto anno di età, un giorno di
sabato giocava con dei fanciulli presso il letto del Giordano. Gesù, sedutosi,
fece sette laghetti di fango, dotò ciascuno di canaletti per mezzo dei quali, a
un suo comando, portava acqua dal torrente al lago e di nuovo la riportava. Uno
di quei fanciulli, un figlio del diavolo, con animo invidioso, chiuse le
imboccature dei canaletti che portavano acque nei laghetti e mandò all'aria
quanto aveva fatto Gesù. Allora Gesù gli disse: "Guai a te, figlio di
morte, figlio di Satana. Osi tu distruggere quanto io ho compiuto?". Colui
che aveva agito così, subito morì.
[2] Alzarono allora la voce i genitori del morto
contro Maria e Giuseppe; dicevano loro: "Vostro figlio ha maledetto il
nostro figlio ed è morto". Giuseppe e Maria si recarono subito da Gesù a
causa del tumulto dei genitori del ragazzo e dell'assembramento dei Giudei.
Giuseppe disse in segreto a Maria: "Io non oso parlargli. Ammoniscilo tu,
dicendogli: perché hai suscitato contro di noi l'odio del popolo, e ci tocca
sopportare l'odio molesto della gente?". Giunta da lui la madre lo pregò
dicendo: "Signore mio, che ha fatto mai costui per morire?". Egli le
rispose: "Era degno di morte, avendo mandato all'aria quanto io avevo
fatto".
[3] La madre allora lo pregava, dicendo:
"No, Signore mio, perché tutti insorgono contro di noi". Non volendo
rattristare sua madre, con il suo piede destro egli toccò il sedere del morto
dicendogli: "Alzati, figlio iniquo. Non sei degno, infatti, di entrare
nella pace di mio padre, avendo tu mandato all'aria quanto io avevo
fatto". Allora colui che era morto risuscitò e se ne andò.
E Gesù, attraverso un canaletto conduceva, al suo comando, le
acque nei laghetti.
27)
GESU' CREA CON L'ARGILLA 12 PASSEROTTI, BATTE LE MANI E VOLANO VIA.
[1] Accadde dopo che, alla vista di tutti,
Gesù prese del fango dai laghetti che aveva fatto e con esso plasmò dodici
passeri. Quando Gesù fece questo era di sabato e con lui c'erano molti
fanciulli. Un giudeo, vedendolo fare questo, disse a Giuseppe: "Non vedi,
Giuseppe, che il fanciullo Gesù compie di sabato ciò che non gli è lecito fare?
Con il fango, plasmò dodici passeri". Udito ciò, Giuseppe lo rimproverò, dicendo:
"Perché fai di sabato cose che non ci è lecito fare?". Udendo le
parole di Giuseppe e picchiando una mano contro l'altra, disse ai suoi passeri:
"Volate!". E alla voce del suo comando presero a volare. Mentre tutti
erano lì e vedevano e udivano, disse agli uccelli: "Andate e volate per la
terra e per tutto il mondo, e vivete!".
I presenti vedendo tali prodigi, furono pieni di grande stupore.
Alcuni lo lodavano e l'ammiravano, ma altri lo biasimavano. Certuni andarono
dai principi dei sacerdoti e dai capi dei farisei e annunziarono loro come
Gesù, figlio di Giuseppe, avesse compiuto grandi prodigi e miracoli davanti a
tutto il popolo di Israele.
Ciò fu annunziato nelle dodici tribù di Israele.
28) IL FIGLIO DELLO SCRIBA ANNA GLI ROVINA IL GIOCO DELLE VASCHE. GESU' LO SECCA.
[1] Di nuovo avvenne che un figlio del
sacerdote del tempio, Anna, giunse con Giuseppe; alla vista di tutti, tenendo
in mano un bastone distrusse con rabbia i laghetti che Gesù aveva fatto con le
sue mani e ne disperse l'acqua che vi aveva raccolta dal torrente. Chiuse e
distrusse gli stessi canaletti dai quali entrava l'acqua. Ciò visto, Gesù disse
a quel ragazzo che aveva mandato all'aria i suoi laghetti: "O pessimo
rampollo di iniquità, figlio di morte, officina di Satana, il frutto del tuo
seme sarà veramente senza forza, le tue radici senza umore, i tuoi rami aridi e
sprovvisti di frutto". E alla vista di tutti, il ragazzo rimase stecchito
e morì. Giuseppe allora tremò, prese Gesù, se ne tornò a casa sua con lui.
29) UN BAMBINO CORRENDO URTA GESU'. IRRITATO GLI DICE: "CHE TU NON POSSA RITORNARE VIVO". E MUORE. I GENITORI DEL RAGAZZO ADDOLORATI RIMPROVERANO GIUSEPPE. GIUSEPPE SGRIDA GESU' E LO FA RESUSCITARE.
[1] Con lui c'era la madre.
Improvvisamente, dalla parte contraria, un altro ragazzo,
anch'egli operaio di iniquità, si buttò di corsa sulla spalla di Gesù con
l'intenzione di schernirlo o fargli del male, se avesse potuto. Gesù gli disse:
"Che tu non possa tornare sano dalla via sulla quale cammini". E
subito cadde e morì.
I genitori del morto, che avevano visto l'accaduto, esclamarono:
"Donde è nato questo ragazzo? E' evidente che ogni parola che dice è vera
e spesso si realizza prima ancora che la pronunci". I genitori del ragazzo
si avvicinarono a Giuseppe e gli dissero: "Togli Gesù da questo luogo! Non
può abitare con noi in questo comune. O, almeno, insegnagli a benedire e a non
maledire". Giuseppe si avvicinò a Gesù e l'ammonì, dicendo: "Perché fai
tali cose? Sono già molti quelli che si lamentano di te; a causa tua ci odiano
e sopportiamo, a causa tua, le molestie degli uomini".
Gesù rispose a Giuseppe, dicendo: "Nessun figlio è saggio se
non colui che è stato istruito da suo padre secondo la scienza di questo tempo,
e la maledizione del padre nuoce soltanto a quelli che fanno del male".
Si radunarono allora contro Gesù e lo accusarono presso Giuseppe.
Al vedere questo, Giuseppe fu oltremodo spaventato, temendo la violenza e la
sedizione del popolo di Israele. Ma in quel momento Gesù prese per l'orecchio
il fanciullo morto, lo tenne sospeso da terra alla presenza di tutti, e videro
Gesù parlare con lui come fa un padre con suo figlio. Il suo spirito ritornò in
lui ed egli rivisse. E tutti ne furono stupiti.
30)
UN MAESTRO, ZACHIA, SI OFFRE DI INSEGNARE A GESU'. GESU' RISPONDE: "TU CHE COMMENTI LA LEGGE E NE SEI ISTRUITO, RESTA PURE NELLA LEGGE; MA IO ESISTEVO GIA' PRIMA DELLE LEGGE. E SE TU CREDI DI NON AVERE ALCUNO PARI A TE IN DOTTRINA, SAPPI CHE DOVRAI IMPARARE DA ME".
[1] Gesù a scuola. Un certo maestro giudeo di
nome Zachia udì Gesù che pronunciava tali parole e, vedendo che in lui c'era
una insuperabile conoscenza della virtù, ne rimase addolorato e incominciò a
parlare contro Giuseppe in modo indiscreto, stolto, e senza timore. Diceva:
"Non vuoi tu affidare tuo figlio affinché sia istruito nella scienza umana
e nel timore? Vedo che tu e Maria amate vostro figlio più che le tradizioni
degli anziani del popolo. E' infatti necessario che noi onoriamo maggiormente i
sacerdoti di tutta la chiesa di Israele, e ci preoccupiamo che egli abbia amore
verso i bambini, e sia da noi istruito nella dottrina giudaica".
[2] Giuseppe però gli rispose: "E chi è mai
colui che può tenere e istruire questo bambino? Se tu lo puoi tenere e
istruire, noi non siamo contrari che tu l'istruisca in tutte quelle cose che
tutti devono imparare". Udito quanto aveva detto Zachia, Gesù gli rispose:
"I precetti della Legge, dei quali tu hai parlato poc'anzi e tutte le cose
alle quali tu ti sei riferito bisogna che siano osservati da coloro che sono
istruiti nelle scienze umane; ma io sono estraneo ai vostri tribunali, e non ho
un padre carnale. Tu che leggi la Legge e sei istruito, resta nella Legge; io
invece ero prima della Legge. Mentre tu ritieni di non avere alcun uguale nella
dottrina, sarai istruito da me: nessun altro, infatti, può insegnare le cose
alle quali tu hai fatto cenno; lo può soltanto colui che ne è degno. Quando io
sarò esaltato da terra, porrò fine a ogni menzione della vostra genealogia. Tu
non sai quando sei nato: io solo so quando siete nati e quanto tempo durerà la
vostra vita sulla terra".
[3] Tutti coloro che udivano queste chiare
parole, si stupivano e esclamavano: "Oh, oh, oh, questo è un mistero
meravigliosamente grande e mirabile. Non abbiamo mai udito cose simili. Mai da
alcun altro, né dai profeti, né dai farisei, né dagli scribi, è stato udito o
detto qualcosa di simile. Noi sappiamo dove è nato costui; e ancora non ha
raggiunto i cinque anni: e come mai sa dire tali cose?". I farisei
risposero: "Noi non abbiamo udito mai simili parole da un bambino della
sua età".
[4] Gesù rispose loro: "Voi vi meravigliate
che un bambino dica cose simili? Perché dunque non credete a me per quelle cose
di cui vi ho parlato? Siccome vi ho detto che so quando siete nati, tutti vi
meravigliate: vi dirò cose più grandi, e ne resterete ben più meravigliati. Io
vidi Abramo, che voi dite essere vostro padre, ho parlato con lui ed egli mi ha
visto".
Ciò udito, si tacquero e più nessuno di loro osava parlare. Gesù
disse loro: "Sono stato in mezzo a voi con i bambini, e non mi avete
conosciuto. Vi ho parlato come a persone sagge, e non avete distinto la mia
voce perché siete minori di me, e di poca fede".
31) ZACHIA LO INDIRIZZA AL MAESTRO LEVI. GESU' PIU' SAPIENTE DI LUI.
[1] Il maestro Zachia disse di nuovo a
Giuseppe e a Maria: "Datemi il ragazzo e io l'affiderò al maestro Levi
affinché gli insegni le lettere e lo istruisca". Allora Giuseppe e Maria,
accarezzando Gesù, lo condussero a scuola affinché fosse istruito nelle lettere
dal vecchio Levi. Entrato che fu, Gesù taceva. Il maestro Levi diceva a Gesù
una lettera iniziando dalla prima, la lettera alef e gli diceva: "Rispondi!".
Ma Gesù taceva e non rispondeva. Il precettore Levi, adirato, prese una verga
di storace e lo percosse sulla testa.
[2] Ma Gesù disse al maestro Levi: "Perché
mi percuoti? Sappi che, in verità, io che sono percosso ammaestro colui che mi
percuote assai più di quanto io possa essere ammaestrato. Io, infatti, ti posso
insegnare quelle cose che tu stesso dici. Ma tutti costoro che parlano sono
ciechi e ascoltano, come bronzo risonante o cembalo squillante, nei quali non
ci sono quelle cose delle quali si intende il suono".
Gesù soggiunse poi a Zachia: "Ogni lettera, dall'alef fino al
tet, si distingue dalla disposizione. Prima, dunque, tu dì che cos'è la tet, e
io poi ti dirò che cos'è l'alef". Disse ancora loro Gesù: "Coloro che
non conoscono l'alef, come possono insegnare la tet, ipocriti? Dite prima che
cosa è l'alef ed io poi vi crederò quando parlerete della bet". Gesù
iniziò così a domandare i nomi delle singole lettere, e chiese: "Il
maestro della Legge dica che cos'è la prima lettera, perché ha molti triangoli
graduati, subacuti, divisi in mezzo, opposti, allungati, eretti, giacenti e in
curva". All'udire questo, Levi restò stupefatto di una così molteplice
disposizione dei nomi delle lettere.
[3] Incominciò allora a gridare a quanti
l'udivano, dicendo: "Come può vivere sulla terra costui? Al contrario, è
degno di essere appeso a una grande croce. Può, infatti, spegnere il fuoco ed
eludere altri tormenti. Ritengo che egli esisteva prima del cataclisma, ed è
nato prima del diluvio. Qual ventre mai l'ha portato? O quale madre l'ha
generato? O quali mammelle l'hanno allattato? Davanti a lui io fuggo, non
potendo resistere alla parola della sua bocca, e il mio cuore resta stupito
all'udire simili parole. Credo che nessun uomo possa intendere la sua parola, a
meno che Dio non sia con lui. Proprio io, infelice, mi sono dato in balia delle
sue derisioni. Mentre pensavo di avere un discepolo, ho incontrato il mio
maestro, che ignoravo. Che dirò? Non riesco a sopportare le parole di questo
ragazzo: fuggirò da questo comune, non riuscendo a comprendere queste cose. Io,
vecchio, sono stato vinto da un bambino, poiché non riesco a trovare né
l'inizio né la fine delle cose che egli dice. E', invero, difficile, da soli, trovare
il principio. Non mento, asserendo che ai miei occhi, l'operare di questo
ragazzo, gli inizi del suo parlare e gli scopi delle sue intenzioni non hanno
nulla di comune con gli uomini. Non so se questo è un mago o se è un dio; o,
certamente, un angelo di Dio parla in lui. Donde sia, donde venga, che ne sarà
di lui, non lo so".
[4] Allora Gesù, con il volto sereno, sorrise di
lui e disse con autorità a tutti i presenti figli di Israele in ascolto:
"Gli infruttuosi fruttifichino, i ciechi vedano, gli zoppi camminino
dritti, i poveri godano dei beni, e i morti rivivano affinché ciascuno ritorni
al suo stato primitivo e resti in esso, questo è la radice della vita e della
dolcezza perpetua". Dopo che il bambino Gesù ebbe così parlato, subito
guarirono tutti coloro che erano caduti in maligne infermità. E più non osavano
dirgli qualcosa o ascoltarlo.
32) GIUSEPPE, MARIA E GESU' A NAZARETH. GIOCA CON DEI BIMBI SU UN TERRAZZO, ZENONE CADE E MUORE, GESU' LO RESUSCITA.
[1] Altri prodigi di Gesù. Dopo ciò, Giuseppe
e Maria se ne andarono con Gesù nella città di Nazaret: e lì egli restò con i
suoi genitori. Un giorno di sabato, Gesù giocava con dei bambini sulla terrazza
di una casa, e avvenne che uno dei bambini gettò un altro dalla terrazza giù a
terra, e questo morì. I genitori del morto, non avendo visto la cosa, gridavano
contro Giuseppe e Maria, dicendo: "Vostro figlio gettò per terra il
nostro, ed è morto".
Gesù taceva e non rispondeva nulla. Giuseppe e Maria vennero di
corsa da Gesù e sua madre lo supplicò, dicendo: "Signore mio, dimmi se sei
stato tu a gettarlo per terra". Subito Gesù discese dalla terrazza per
terra e chiamò il ragazzo per nome, Zenone. E quello gli rispose:
"Signore". Gli disse Gesù: "Sono forse stato io a buttarti giù
per terra dalla terrazza?". E quegli rispose: "No, Signore". I
genitori del ragazzo che era stato ucciso si meravigliarono, e in seguito a
questo prodigio resero onore a Gesù.
Giuseppe e Maria con Gesù se ne andarono di là a Gerico.
33) GESU', 6 ANNI, ROMPE UNA BROCCA MA RACCOGLIE ACQUA COL MANTELLO.
[1] Gesù aveva sei anni e sua madre lo mandò
con una brocca ad attingere acqua alla fontana assieme a dei bambini. E avvenne
che, dopo avere attinto l'acqua, uno dei bambini gli diede una spinta e
rovesciò la brocca rompendola. Ma Gesù stese il mantello di cui si serviva, e
raccolse nel mantello tanta acqua quanta ne conteneva la brocca, e la portò a
sua madre. A questa vista lei fu presa da meraviglia: meditava tra sé, e
riponeva tutto in cuor suo.
34) GESU' SEMINA UN PO' DI GRANO E NE NASCONO 3 CORI.
[1] Un giorno prese un po' di grano dal
granaio di sua madre e lo seminò in un campo: il grano nacque, crebbe e si
moltiplicò in gran quantità; alla fine, egli stesso lo miet‚, ne raccolse i
frutti, ne fece tre cori e li donò ai suoi molti discepoli.
35) GESU', 8 ANNI,ADORATO DA LEONI DA LUI AMMANSITI NEI PRESSI DI GERICO.
C'è una strada che esce da Gerico e va verso il fiume Giordano ove
passarono i figli di Israele: si dice che lì si sia fermata l'arca del
testamento. Gesù aveva otto anni, quando uscì da Gerico e andò verso il
Giordano; lungo la strada, vicino alla riva del Giordano, c'era una caverna
nella quale una leonessa nutriva i suoi piccoli, e perciò nessuno poteva
camminare sicuro per quella strada. Gesù, dunque, venendo da Gerico, sapeva che
nella caverna c'era una leonessa con i suoi piccoli, tuttavia vi entrò alla
presenza di tutti. Appena i leoni videro Gesù, gli andarono incontro e
l'adorarono; Gesù si pose a sedere nella caverna e i leoncelli correvano qua e
là intorno ai suoi piedi, lo accarezzavano e scherzavano con lui. I leoni più
vecchi se ne stavano discosti a testa bassa, adorandolo e facendogli festa con la
coda.
Allora il popolo che se ne stava discosto, non vedendo Gesù,
disse: "Se costui, o i suoi genitori, non avesse compiuto dei peccati
gravi non si sarebbe offerto ai leoni". Mentre il popolo pensava queste
cose ed era in preda a grande timore, ecco che, al cospetto di tutti, Gesù uscì
dalla caverna preceduto dai leoni mentre i leoncelli giocavano tra i suoi
piedi. I genitori di Gesù, a testa bassa, e un po' discosti, se ne stavano ad
osservare; anche il popolo, a causa dei leoni, se ne stava discosto, ma non
osavano congiungersi ad essi.
Allora Gesù prese a dire al popolo: "Quanto le bestie sono
migliori di voi! Esse conoscono il loro Signore e lo glorificano mentre voi,
uomini, che siete fatti a immagine e somiglianza di Dio, lo ignorate. Le bestie
mi riconoscono e si fanno mansuete gli uomini mi vedono e non mi
riconoscono".
36) GESU' PASSA IL GIORDANO CHE SI DIVISE A DESTRA E A SINISTRA.
[1] Poi Gesù, sotto gli occhi di tutti, passò
il Giordano con i leoni e l'acqua del Giordano si divise a destra e a sinistra.
Disse allora ai leoni, ma lo sentirono tutti: "Andate in pace e non fate
male a nessuno; ma anche l'uomo non vi rechi molestia fino a che siate
ritornati là donde siete usciti". Essi lo salutarono non soltanto con la
voce, ma anche con il corpo, e poi se ne andarono nei loro luoghi. E Gesù se ne
ritornò da sua madre.
37) UN GARZONE DI GIUSEPPE TAGLIA CORTO UN LEGNO PER UN LETTO. GESU' LO ALLUNGA.
[1] Giuseppe, essendo falegname, faceva
attrezzi di legno, gioghi per buoi, aratri, strumenti per smuovere la terra e
adatti alle colture, letti di legno, e un giorno andò da lui un giovane che gli
commissionò un letto di sei cubiti. Giuseppe ordinò al suo garzone di tagliare
il legno con una sega di ferro, secondo la misura comandata. Ma questi non
seguì in tutto la misura prescritta, e fece una parte del legno più corta
dell'altra. Giuseppe, tutto impensierito, incominciò a escogitare che cosa gli
conveniva fare.
[2] Quando Gesù lo vide così impensierito,
poiché la cosa fatta gli pareva irrimediabile, gli rivolse una parola
consolatoria: "Vieni, disse, teniamo i capi delle assi, accostiamole
insieme capo con capo, e pareggiamole tirandole verso di noi: così potremo
renderle uguali". Giuseppe obbedì a colui che comandava: sapeva che egli
poteva fare tutto quello che voleva. Giuseppe prese i capi delle assi e le
appoggiò a un muro, presso di sé; Gesù tenne i due capi opposti di quelle assi,
e tirò a sé l'asse più corta, uguagliandola all'asse più lunga. Poi disse a
Giuseppe: "Ora vai a lavorare, e fai quanto avevi promesso di fare".
Giuseppe fece quanto aveva promesso.
38) GESU' DA UN MAESTRO MA NE SA PIU' DI LUI. IL MAESTRO PICCHIA GESU' MA MUORE IMMEDIATAMENTE.
[1] Gesù a scuola. Avvenne che, per la
seconda volta, Giuseppe e Maria furono pregati dal popolo affinché mandassero
Gesù a scuola per istruirsi nelle lettere. Essi assecondarono questo invito e, secondo
il precetto dei vecchi, lo condussero da un maestro affinché lo istruisse nella
scienza umana. Il maestro iniziò con autorità ad ammaestrarlo dicendo: "Dì
alfa". Gesù però gli rispose: "Tu dimmi prima che cos'è beta ed io ti
dirò che cos'è alfa". Irato da questo, il maestro percosse Gesù, ma poco
dopo averlo percosso morì.
[2] E Gesù se ne ritornò a casa da sua madre.
Giuseppe si intimorì e chiamò a sé Maria; le disse: "Sono veramente triste
per questo ragazzo fino a morirne. Può, infatti, accadere che un giorno o
l'altro qualcuno lo percuota maliziosamente ed egli muoia". Maria gli
rispose: "Non pensare, uomo di Dio, che ciò possa avvenire. Ritieni anzi
per certo che colui che lo ha mandato a nascere tra gli uomini, lo custodirà da
ogni malignità e, nel suo nome, lo preserverà dal male".
39) GESU' DA UN MAESTRO MA NE SA PIU' DI LUI. IL MAESTRO SI PROSTRA A LUI.
[1] I Giudei, per la terza volta,
supplicarono Maria e Giuseppe di condurlo, con le loro carrozze, a studiare da
un altro maestro. Temendo il popolo, l'insolenza dei principi e le minacce dei
sacerdoti, Giuseppe e Maria lo condussero nuovamente a scuola, pur sapendo che
non poteva imparare alcunché dagli uomini colui che solo da Dio aveva una
scienza perfetta.
[2] Entrato nella scuola, Gesù, sotto la guida
dello Spirito santo, dalla mano del maestro che stava insegnando la Legge
davanti a tutto il popolo che vedeva e udiva, prese il libro e incominciò a
leggere non già quanto era scritto nel loro libro, ma a parlare nello spirito
del Dio vivo come se da una viva sorgente sgorgasse un torrente di acqua e la
sorgente restasse sempre piena. Insegnava al popolo le grandezze del Dio vivo
con tale forza che lo stesso maestro cadde a terra e lo adorò. Il cuore del
popolo che era seduto là e l'aveva udito dire tali cose fu preso dallo stupore.
Giuseppe, udito tutto questo, corse da Gesù nel timore che morisse
lo stesso maestro; ma appena lo vide, il maestro gli disse: "Tu non mi hai
dato un discepolo, ma un maestro: chi può resistere alle sue parole?".
Si compì allora quanto era stato detto dal salmista: "Il
fiume di Dio fu ripieno di acqua. Hai preparato il loro cibo, poiché tale è la
sua preparazione".
40) GIUSEPPE, MARIA E GESU' EMIGRANO A CAFARNAO. LA MORI' UN RICCO, GIUSEPPE, DI MALATTIA. GESU' MANDA SUO PADRE OMONIMO A RESUSCITARLO.
[40] Dopo di ciò, Giuseppe se ne andò via di là
insieme a Maria e Gesù per recarsi alla marittima Cafarnao, a causa della
malizia degli uomini suoi avversari.
Mentre Gesù abitava a Cafarnao, nella città c'era un uomo molto
ricco, di nome Giuseppe; a motivo di una sua persistente malattia, egli morì
sul suo letto. Gesù, avendo uditi i lamenti, i pianti e le grida elevate dalla
gente sul morto, disse a Giuseppe: "Perché non offri l'aiuto della tua
bontà a costui che ha lo stesso tuo nome?". Giuseppe rispose: "Che
potere e che facoltà ho io da offrire bontà a costui?". Gesù allora gli
rispose: "Prendi il fazzoletto del tuo capo, va a porlo sulla faccia del
morto e digli: "Cristo ti salvi!". E subito il defunto sarà salvo e
si alzerà dal suo letto". Udito ciò, Giuseppe, al comando di Gesù, andò
subito correndo, entrò in casa del defunto, prese il fazzoletto che aveva sul
suo capo e lo pose sulla faccia di colui che giaceva sul letto, dicendogli:
"Ti salvi Gesù!". E subito il morto si levò da letto e domandò chi
fosse Gesù.
41)
GIUSEPPE, MARIA E GESU' EMIGRANO A BETLEMME. GIUSEPPE MANDA IL SUO PRIMOGENITO GIACOMO NELL'ORTO. UNA VIPERA LO MORDE, GESU' SOFFIA SULLA FERITA CHE GUARISCE, LA VIPERA MUORE.
[1] E da Cafarnao se ne andarono nella città di
Betlemme: Giuseppe era a casa sua con Maria, e Gesù con loro.
Un giorno Giuseppe chiamò a sé il suo figlio primogenito, Giacomo,
e lo mandò nell'orto della verdura a raccogliere legumi per preparare una
pietanza. Gesù seguì suo fratello Giacomo nell'orto, senza che Giuseppe e Maria
se ne accorgessero. Mentre Giacomo raccoglieva legumi, da un buco uscì una
vipera e morse una mano di Giacomo, che per l'atroce dolore si mise a urlare.
Stava svenendo, e diceva con voce amara: "Ahi, ahi, una vipera infame mi
ha morso la mano".
[2] Gesù, che se ne stava dalla parte opposta,
all'udire quella voce amara corse da Giacomo, gli prese la mano, e non fece
altro che soffiarvi sopra, e la rinfrescò: subito Giacomo guarì, il serpente
invece morì. Giuseppe e Maria ignoravano quanto era avvenuto; ma al grido di
Giacomo e al comando di Gesù corsero nell'orto e trovarono il serpente già
morto e Giacomo guarito bene.
42) FIGLI DI GIUSEPPE ERANO GIACOMO, GIUSEPPE, GIUDA, SIMEONE E DUE FIGLIE. MARIA, MADRE DI GESU', HA UNA SORELLA, MARIA FIGLIA DI CLEOFA. CLEOFA SPOSO DI ANNA.
[1] Gesù in famiglia. Quando Giuseppe andava a
un convito con i suoi figli Giacomo, Giuseppe, Giuda, Simone e le sue due
figlie, ci andavano pure Gesù e Maria, sua madre, con sua sorella Maria di
Cleofa - data dal Signore Dio a suo padre Cleofa e a sua madre Anna perché
avevano offerto al Signore Maria, madre di Gesù -: questa Maria fu chiamata con
lo stesso nome "Maria", a conforto dei genitori.
[2] Quando erano insieme, Gesù li santificava e
benediceva, ed egli era il primo che cominciava a mangiare e a bere. Nessuno di
loro osava, infatti, mangiare o bere, sedere alla mensa o spezzare il pane,
fino a quando egli non avesse fatto ciò per primo, santificandoli. Se, per
caso, era assente, aspettavano fino a quando lo facesse. Quando poi egli non
voleva prendere cibo, se ne astenevano anche Giuseppe, Maria e i suoi fratelli,
i figli di Giuseppe. Questi fratelli, avendo davanti ai loro occhi la sua vita,
come un faro luminoso, lo rispettavano e lo temevano. Quando Gesù dormiva, fosse
di giorno o di notte, lo splendore di Dio splendeva su di lui. Al quale sia
ogni lode e gloria nei secoli dei secoli. Amen. Amen.
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