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lunedì 2 marzo 2020

LIBRO SULLA NATIVITA' DI MARIA


NATIVITA' DI MARIA E GIUSEPPE CODICE DI HEREFORD




Natività di Maria.



Il Libro sulla natività di Maria è un testo apocrifo redatto in latino in epoca carolingia (VIII-IX secolo).

Racconta la miracolosa nascita di Maria, madre di Gesù, rappresentando sostanzialmente un rimaneggiamento dei primi 11 capitoli del coevo Vangelo dello pseudo-Matteo.

Non trattando direttamente della vita di Gesù e del suo ministero, il testo non può essere propriamente chiamato Vangelo, ma dato lo stretto legame che mostra con gli altri vangeli dell'infanzia viene solitamente incluso nelle raccolte dei vangeli apocrifi.

Similmente al Vangelo dello pseudo-Matteo, il testo si presenta pseudoepigraficamente come opera di Girolamo (347-420), autorevolissimo autore della Vulgata, che avrebbe tradotto in latino un testo precedente. In realtà l'esame filologico del testo ne suggerisce una datazione all'VIII-IX secolo nell'ampio alveo della chiesa latina.




CONTENUTO DEL LIBRO SULLA NATIVITA' DI MARIA

 




[H]* Io, Giacobbe, figlio dell'artigiano Giuseppe fui presente e vidi tutte queste cose, e scrissi questa storia ringraziando Dio che mi diede sapienza e intelletto nella storia delle dodici tribù dei figli di Israele. 

[H1] I genitori di Maria. Nella terra di Israele c'era un uomo molto ricco, di nome Gioacchino della tribù di Giuda, della stirpe di Davide, pascolava le sue pecore e temeva il Signore nella semplicità del suo cuore; di altro non si curava se non dei suoi greggi dai quali offriva offerte doppie nella casa del Signore, dicendo in cuor suo: "Quanto per me è un sovrappiù si dovrà dare a tutto il popolo, e ciò che vi è di più grande e di meglio tra le primizie della mia abbondanza costituirà una oblazione al Signore Dio mio". 

[H2] Di ogni cosa faceva tre parti: una parte la dava alle vedove, agli orfani, ai pellegrini e ai poveri; l'altra parte ai timorati di Dio e a quelli che giorno e notte servono nel tempio del Signore; la terza parte la riservava al suo uso e a quello della sua famiglia per il sostentamento della vita presente. Comportandosi egli così, Dio moltiplicò i suoi greggi e le proprietà, tanto che nel popolo di Israele non c'era uomo che lo uguagliasse. Egli seguitava ad agire così fin dal quindicesimo anno della sua età. Quando raggiunse l'età di venticinque anni prese in moglie una donna di nome Anna, figlia di Issacar, della sua stessa tribù, cioè della tribù di Giuda, della stirpe di Davide; convisse con lei vent'anni, ma da lei non ebbe figli. Perciò fecero il voto che qualora Dio avesse concesso loro una prole, l'avrebbero offerta al servizio del Signore. Per questo motivo, con preghiere e doni, frequentavano il tempio del Signore ogni anno ad ogni festa. 

[H3] Si avvicinò il giorno della festa delle encenie e i figli di Israele partendo da tutte le genti e tribù andavano a Gerusalemme, nel tempio del Signore ad offrire, ognuno, i propri doni. Tra loro c'era pure Gioacchino che preparò i suoi doni da offrire al cospetto del Signore. Ma gli si avvicinò uno scriba del tempio di nome Ruben e gli domandò come mai egli, infecondo, osasse stare tra i fecondi, e gli disse: "A te non è lecito offrire doni e sacrifici nel tempio del Signore, giacché tu non hai suscitato una discendenza in Israele. Infatti la Scrittura dice: Maledetto chiunque non ha generato un maschio in Israele". 

[H4] Gioacchino con i pastori. Gioacchino rimase grandemente svergognato a causa di quell'obbrobrio davanti a tutto il popolo e, colmo di grande timidezza, si allontanò dal tempio del Signore assai contristato. Non ritornò a casa sua, n‚ più si fece vedere dalla moglie, ma si ritirò nel deserto; si recò dai pastori che erano nei pascoli con le loro bestie, e pose la sua tenda là tra i monti per lungo tempo, cioè per cinque mesi. Non volle ritornare a casa, per non essere additato con le stesse parole obbrobriose, dai suoi contribuli che erano stati presenti e le avevano udite dal sacerdote. Gioacchino disse tra sé: "Non discenderò di qui n‚ per mangiare n‚ per bere fino a quando non mi visiti il Signore Dio mio: mio cibo sarà la mia preghiera, mia bevanda le mie lacrime". Si ricordò del patriarca Abramo e come nella sua tarda vecchiaia, il Signore gli avesse dato un figlio di nome Isacco.

[H5] Rimasta a casa, sua moglie Anna innalzava piangendo due lamentazioni; diceva: "Piangerò la mia vedovanza, e poi la mia sterilità, poiché sono senza figli". Mentre piangeva, pronunciava ogni giorno questa preghiera: "Signore Dio mio, non avendomi dato figli, perché mi hai tolto anche il marito? Ecco che ormai sono passati cinque mesi dacché io non lo vedo, non so dove cercarlo; qualora fosse già morto, certo mi curerei della sua sepoltura". 

[H6] Un giorno, mentre piangeva molto amaramente, discese nel giardino di casa sua per passeggiare, e alzati gli occhi al cielo, pregava il Signore, dicendo: "Signore, Dio dei miei padri ti benedico nei secoli! Degnati di visitare me, tua misera serva, con la misericordia salvifica, come hai visitato la madre della nostra stirpe Sara, dandole un figlio; e come hai esaudito la sua preghiera, così esaudisci anche me e guarda verso la tua ancella". Mentre pregava attentamente così, guardando verso il cielo, vide un nido di passeri su di un albero di alloro. Mentre lo osservava, comprese l'affetto della loro madre e, piena di lacrime, gemette acerbamente e a gran cuore gridò verso il Signore: "Ahi me, Signore, quale madre mi ha generato, o qual ventre mi ha portato? Ecco, infatti, che mi trovo in una grande maledizione e obbrobrio per i figli di Israele; mi hanno diffamato e mi hanno scacciato dal tempio del Signore Dio mio. Ahi me, a chi sono stata assimilata? Non potrò essere paragonata agli uccelli del cielo, giacché hanno i piccoli che cibano con piacere, e sono sempre al tuo cospetto e, con i loro canti, ti benedicono. Ahi me, a chi sono stata paragonata? Non posso essere paragonata alle bestie della terra, giacché queste si moltiplicano secondo la loro specie, crescono e sono sempre al tuo cospetto, e benedicono te, o Signore. Ahi me, a chi sono stata paragonata? Non sono simile alle acque del mare o dei fiumi, giacché in esse sono generati i pesci. N‚ posso essere paragonata alla terra che fa germogliare, nelle rispettive stagioni, alberi fruttiferi che si succedono e esultano al tuo cospetto. E tra i tuoi doni, tutte le tue opere sono liete di benedirti come creatore". 

[H7] Detto questo alzò nuovamente la voce gemendo, e disse al Signore: "Signore, Dio creatore onnipotente che hai dato prole a ogni tua creatura, perché escludi me sola, misera, dai doni della tua benevolenza? Ma tutto è possibile a te, Signore. Restami soltanto propizio. Tu, Signore, sai che fin dall'inizio del mio matrimonio, questo io ho voluto, questo solo ho desiderato: che qualora tu mi avessi dato un figlio o una figlia, lo avrei offerto a te nel tuo sacro tempio". 

[H8] Dopo che Anna aveva detto questo, apparve improvvisamente davanti ai suoi occhi un angelo del Signore e la confortò. Si rivolse a lei, dicendo: "Anna, non piangere! E' invece indispensabile che tu ti rallegri e goda, poiché il Signore ha esaudito la tua preghiera e ha guardato le lacrime che tu versavi al cospetto del Signore tuo Dio. Il Signore Dio ha infatti annuito alla tua domanda, giacché la tua stirpe sarà al cospetto di Dio, e quanto nascerà da te desterà l'ammirazione di tutti i secoli, e la tua discendenza sarà celebrata in tutta la terra". Ciò detto, l'angelo del Signore si tolse dai suoi occhi. 

[H9] Ma lei intimorita alla vista di questo prodigio, entrò nella sua camera e atterrita da una enorme paura si gettò, come morta, sul letto e rimase in preghiera tutto il giorno e tutta la notte nel timore di Dio. Dopo, chiamò a sé la sua domestica Iutin e le disse: "Non hai visto che la mia anima è in travaglio, e perché non hai voluto venire da me?". Allora lei rispose, mormorando: "Se il Signore ti ha chiuso l'utero e ha sottratto tuo marito da te, io che ci posso fare?". All'udire ciò Anna piangeva ancor di più. Ma aveva riposto la sua speranza nella misericordia del Signore suo Dio. 

[H10] L'apparizione di un angelo. In quello stesso tempo, Gioacchino era relegato tra i monti in mezzo ai suoi pastori, ove pascolava i greggi, e un giorno gli apparve un giovane; allorché fu solo gli si presentò di nuovo quel giovane, e gli disse: "Che cosa aspetti qui, e perché non vuoi ritornare da tua moglie?". Gioacchino gli rispose: "Ho vissuto con lei per vent'anni, ma Dio chiuse il suo utero e da lei non mi volle dare figli, perciò con dolore e vergogna sono uscito dal tempio del Signore, dopo avere subìto dai sacerdoti la più grande ingiuria davanti a tutto il popolo. Or dunque resterò qui con i miei greggi fino a quando Dio vorrà che io resti nella vita presente. Per mano dei miei ragazzi, restituirò la loro parte ai poveri, alle vedove, agli orfani e a coloro che temono Dio. Perché ritornare alla mia casa, io che, come indegno, sono stato scacciato, con obbrobrio, dalla casa del mio Signore?". Dopo che Gioacchino disse questo, quel giovane gli rispose: "Non temere, Gioacchino, e non turbarti per la mia apparizione. Io sono un angelo del Signore che sto sempre davanti alla maestà di Dio e ho portato al cospetto del Signore le vostre preghiere e elemosine. Ed ora sono stato mandato da lui ad annunziarti che le tue preghiere ed elemosine sono state gradite al Signore tuo Dio. Oggi sono apparso a tua moglie Anna che piangeva e pregava e l'ho consolata: sappi che ti partorirà una figlia chiamata Maria e sarà benedetta dal Signore al di sopra di tutte le donne. Essa infatti sarà il tempio del Dio vivo, e lo Spirito santo riposerà su di lei. Sarà beata al di sopra di tutte le sante donne, sicché tutti diranno che non ve n'è mai stata altra così; ma anche nei secoli futuri non ve ne sarà una simile. 

[H10a] Come avete fatto voto, sarà consacrata al Signore fin dall'infanzia. Resterà a casa sua soltanto tre anni per lo svezzamento, e sarà presentata poi da voi nel tempio del Signore con l'oblazione e l'olocausto, servirà Dio giorno e notte con preghiere e digiuni, nella castità di mente e di corpo, n‚ si allontanerà mai dal tempio fino agli anni della sua discrezione, affinché di lei non si possa sospettare alcunché di sgradevole. Non conoscerà mai un uomo, non mangerà n‚ berrà mai alcunché di impuro, non si intratterrà con il volgo: con l'andare degli anni resterà sempre sola senza compagne, senza corruzione, senza macchia, senza mescolanza con seme virile, e come nascerà mirabilmente da madre sterile, così, qual vergine incomparabile e ineffabile, genererà il figlio dell'Altissimo che sarà chiamato Gesù, il quale conformemente al suo nome, sarà il salvatore di tutte le genti e di tutto il mondo. Questo sarà il segno di tutto quanto ti annunzio: 

[H11] discendendo da questi monti, ritorna in Gerusalemme, e quando giungerai alla porta aurea Ä detta così perché è stata indorata Ä quivi, come segno, ti verrà incontro Anna tua moglie la quale, mestissima per la lunga e diuturna assenza, allora sarà lietissima alla vista del tuo ritorno. Quando avverranno questi fatti, sappi che senza dubbio si avvereranno le cose che io ti dico. Dunque, dopo aver ringraziato il Signore tuo Dio, con tua moglie, ritorna a casa tua nella quale Dio santificherà il tuo seme e farà lei madre di una benedizione eterna". 

[H12] Udito ciò, Gioacchino adorò prostrato a terra, e disse: "Benedetto il Signore Dio di Israele, benedetto il nome della maestà del Signore che grazie alla sua misericordia non abbandonerà mai i suoi servi che sperano in lui, ma li difenderà e libererà da tutte le angustie e tribolazioni, e proteggerà sempre tutti coloro che confidano in lui". Così dicendo, pianse di gioia e disse all'angelo: "Se ho trovato grazia davanti a te, signore mio, riposa un poco nella mia tenda, benedici me, tuo servo, e non rifiutare di prendere cibo e il servizio dalle mani del tuo servo". L'angelo del Signore allora gli rispose: "Buon uomo, non mi dire "tuo servo" ma tuo conservo, poiché siamo assieme servi di un unico Signore. Il mio cibo, poi, è invisibile; a me non servono bevande visibili degli uomini, perciò non mi devi invitare a queste cose". Ciò detto, l'angelo se ne andò in cielo. 

[H13] Gioacchino dunque, reso gioioso dalla visita angelica e certo dell'economia divina, seguendo l'ordine angelico, partì dal luogo in cui era e si diresse verso Gerusalemme. 

[H14] Giunto al luogo indicatogli dall'oracolo angelico incontrò sua moglie Anna che gli veniva incontro, anch'essa rasserenata da un discorso angelico. Allora, rallegrati dalla reciproca apparizione e certi, con beata felicità, della discendenza promessa nella casa del Signore offrirono i dovuti sacrifici e doni al Signore Dio esaltatore degli umili e, in comune letizia, glorificarono la clemenza di Dio onnipotente. 

[H15] Offerto il sacrificio e adorato il Signore davanti a tutto il popolo di Israele, lasciarono il tempio del Signore e ritornarono a casa loro; e sicuri e fiduciosi attendevano la realizzazione della promessa divina. 

[H16] La nascita di Maria. Passato il tempo, Anna concepì e partorì una figlia. Appena la partorì le fu data dall'ostetrica e, visto che era femmina, ringraziò dicendo: "Ringrazio il Signore Dio onnipotente che dalla sua umile ancella tolse l'ignominia e quanto era oggetto di maledizione per gli uomini". Passati poi alcuni giorni, fu offerta dai suoi genitori nel tempio del Signore con i sacrifici legali secondo quanto è scritto nella legge del Signore. E quando i sacerdoti la presero, la benedissero davanti al Signore, dicendo: "Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe, Dio dei nostri padri, benedici questa bimbetta e, con la tua divina potenza, adattale un nome". Mentre essi dicevano così, tutti udirono dall'alto una voce che diceva: "Il suo nome è Maria e sarà onorata dal Dio altissimo". Quand'ebbero eseguito ogni cosa secondo la legge, ritornarono a casa con la bimbetta e, in conformità dell'ordine angelico e del divino oracolo, le diedero il nome Maria.

[H17] Maria nel tempio. Intanto cresceva, la sua salute era buona e progrediva in età e in bellezza. Passavano i mesi e i tempi, ed essa era una fanciulla piacevole e graziosa agli occhi di tutti. 

[H18] Stando per terminare il corso dei tre anni e compiendosi il tempo del suo svezzamento, Gioacchino disse alla sua madre, Anna: "Ecco che sono ormai passati tre anni; è tempo che prendiamo questa fanciulla e la mettiamo nel tempio del Signore affinché ivi sia educata con le altre, nella schiera delle vergini, davanti alla faccia del Signore; e adempiamo così il nostro voto, fatto a proposito di lei, al Signore Dio nostro, affinché qualora tardassimo, il nostro dono non sia meno gradito". Anna gli rispose: "Bene, sarà così! Ma chiamiamo delle figlie ebree che siano pure e vergini; ognuna prenda una fiaccola ardente e illumini davanti alla faccia della fanciulla affinché, attratta dal lume delle fiaccole, non si volti indietro, e non capiti che il suo animo venga meno nel tempio del Signore". 

[H19] Gioacchino e Anna fecero dunque così. Recatisi, con doni, al tempio del Signore portarono anche la fanciulla. Ma il tempio era costruito su di un monte e l'altare dell'olocausto, che era fuori del tempio, non si poteva raggiungere che per mezzo di gradini: attorno al tempio vi erano quindici gradini per la salita in riferimento ai quindici salmi graduali. Mentre dunque si toglievano gli abiti indossati lungo il cammino, posero la vergine in fondo ad essi, e vestirono, come d'abitudine, abiti più lavorati e più puri. Giunti i sacerdoti del Signore, li salutarono con onore e ad essi raccomandarono se stessi e la loro bimbetta, Maria. 

[H20] Il sommo sacerdote prese allora Maria dalle mani di sua madre, la baciò e la benedisse davanti al Signore dicendo: "Da Sion ti benedica il Signore che fece il cielo e la terra! Possa tu vedere i beni del Signore che sono a Gerusalemme, esalti il tuo nome in tutte le nazioni del mondo; e negli ultimissimi giorni manifesti, per mezzo tuo, la sua salvezza ai figli di Israele". Poi il sacerdote pose la vergine sul terzo gradino dell'altare del Signore. 

[H21] E il Signore mandò una grazia nella sua ancella, sicché sotto gli ammirati sguardi di tutti, senza che alcuno la guidasse e sollevasse, e senza alcuna caduta, salì ordinatamente i quindici gradini del tempio con piede così veloce da apparire, a questo riguardo, di età matura e senza alcun difetto: essendo, infatti, proprio una bimbetta, non si voltò n‚, come sogliono fare i bimbi, cercò i genitori. Per questo tutti i presenti furono presi da stragrande stupore e anche i pontefici del tempio rimasero straordinariamente ammirati. Il Signore, infatti, già compiva qualcosa di grande nell'infanzia della sua vergine, e con questo indizio miracoloso volle anticipare agli uomini quanto sarebbe stata grande. 

[H22] Allora Anna, ripiena di Spirito santo, davanti a tutta la moltitudine esclamò con voce chiara: "Il Signore Dio degli eserciti, forte sovrano di Israele, si è ricordato della sua santa parola detta ai Padri nostri nelle generazioni e progenie, e visitò il suo popolo Israele con una visita santa, affinché siano umiliate le genti che si ergevano contro di noi, e per rivolgere a sé i loro cuori. Aprì le sue orecchie alle nostre preghiere, illuminò il suo volto sui suoi servi, e rimosse da noi l'insulto dei nostri nemici. La sterile è diventata madre e ha generato, in Israele, con esultanza e letizia. Ora i miei nemici non possono vietarmi di offrire doni al Signore. Il Signore li ha allontanati da me, mentre a me diede un gaudio sempiterno". 

[H23] Celebrato dunque il sacrificio secondo la consuetudine legale, e adempiuto il loro voto, affidarono la vergine alla dimora comune delle altre vergini che venivano educate nell'ambito del tempio. E così, lieti e riconoscenti, se ne ritornarono a casa. 

[H24] Entrata nel tempio, la vergine del Signore meditava giorno e notte le lodi di Dio e con il progredire dell'età progrediva anche in tutte le virtù. E poiché, come dice il salmista, suo padre e sua madre l'abbandonarono, il Signore la prese. Ogni giorno era frequentata dagli angeli, ogni giorno godeva della visione divina che la custodiva da tutti i mali e la faceva abbondare di ogni bene. All'età di sette anni camminava con un passo così maturo che non la si credeva una bimbetta, ma una persona grande e quasi avesse già venti anni. Nelle preghiere, nelle lodi a Dio era così attenta, e nello studio della legge e degli scritti dei profeti perseverava con tale diligenza da destare lo stupore e l'ammirazione di tutti i dottori della Legge, dei vecchi e dei giovani, della maggioranza e di tutti. Perseverava anche nel lavoro della tessitura e tutte quelle cose, che donne di età matura non riuscivano a fare, le eseguiva lei abbastanza bene nonostante la sua tenera età. Nel tempio del Signore, tra le compagne vergini, era come una colomba adorna di tutti i buoni costumi. Nessuno l'ha mai vista adirata, mai alcuno l'ha udita maledire. Il suo animo era invece paziente, costante, immobile. Ogni suo dire era poi così pieno di grazia che nella sua bocca c'era sempre Dio. Inoltre benediceva Dio senza posa e con i tre fanciulli della fornace di Babilonia, invitava tutte le creature a lodare il Signore. E per non essere impedita temporaneamente dalle lodi divine, anche soltanto dal saluto di qualcuno, quando era salutata, invece di un saluto, la sua risposta era: "Dio sia lodato!". E' da lei che derivò per la prima volta l'esempio secondo il quale quando uomini santi reciprocamente si salutano, anzitutto benedicono e ringraziano Dio. Ogni suo sentimento religioso era mondo e immacolato davanti a Dio: quando vedeva altre vergini, di età molto superiore a lei, intente nelle lodi di Dio, essa era presa da un ardente anelito di bontà, e faceva in modo di essere prima di tutti nelle vigilie divine, più profonda nella conoscenza della Legge di Dio, più devota nell'umiltà, più gentile nell'amore verso Dio e verso gli uomini, più pura nella castità della mente e del corpo, e più perfetta in ogni genere di virtù. Era poi attenta sulle sue compagne, affinché nessuna di esse mancasse anche soltanto in una parola, affinché nessuna alzasse la voce ridendo, o si dimostrasse ingiuriosa o superba verso i genitori e i maggiori; si proponeva alle altre come esempio di tutti i buoni costumi. Disponendo così il suo comportamento fin dall'infanzia, mantenendosi, corpo e anima, completamente irreprensibile e senza lagnanza, non solo davanti a Dio, ma anche davanti agli uomini; semplice e retta davanti al Signore e irreprensibile verso gli uomini, fu inoltre considerata molto degna di lode. Per cui, come sopra abbiamo detto, per divina disposizione, godeva ogni giorno del servizio angelico e spesso la si vedeva parlare con l'angelo del Signore assegnato alla sua custodia, il quale la serviva in tutto come un amicissimo ministro. Il nutrimento corporale, ogni giorno lo riceveva soltanto dalla mano dell'angelo, e la sua faccia era così risplendente di luce divina che non si poteva guardare il suo volto. Con il nutrimento che riceveva quotidianamente dalla mano dell'angelo si cibava soltanto lei, mentre alla porta della casa del Signore distribuiva ai poveri il nutrimento che le passavano i pontefici. Allorché la toccava una persona afflitta da qualsiasi malattia, subito questa riacquistava la salute. 

[H25] Stando così le cose a proposito della vergine, ecco che Abiatar, sacerdote del Signore, offrì ai pontefici molto denaro per poterla prendere come moglie di suo figlio. Maria però li allontanava dicendo: "Non può essere che io conosca un uomo o che un uomo conosca me". Ma i pontefici e i suoi parenti le dicevano: "Dio è venerato nei figli ed è onorato nella posterità. Così è sempre stato nel popolo di Israele". Maria rispondeva loro: "Anzitutto, Dio è onorato nella castità. Infatti, tra gli uomini non ce ne fu mai uno più giusto di Abele, ed essendo piaciuto a Dio per la sua offerta e per la purezza della sua vita, fu crudelmente ucciso da colui che dispiacque a Dio per la sua ingiustizia; e ricevette da Dio due corone: una per l'oblazione, l'altra per la verginità non avendo mai ammesso nella sua persona alcuna contaminazione. Anche Elia fu assunto perché, quando il suo corpo era quaggiù, consacrò la sua carne con la verginità. Queste cose dunque ho imparato nel tempio di Dio fin dalla mia infanzia: la verginità è abbastanza gradita a Dio ed in cuor mio ho perciò deciso, davanti a Dio, di non conoscere assolutamente alcun uomo". 

[H26] Quando ella raggiunse l'età di dodici anni, i sacerdoti tennero un consiglio su di lei con il sommo sacerdote Zaccaria; dicevano: "Ecco che Maria ha raggiunto i dodici anni. Che faremo dunque di lei? Ormai, secondo la consuetudine delle adolescenti, non può restare ulteriormente nel tempio del Signore". Zaccaria disse: "Il Signore Dio di Israele avrà cura di lei". 

[H26a] Questo parlare piacque a tutta l'assemblea e, ritornati tutti al sommo sacerdote Zaccaria, gli dissero: "Tu sei vicino all'altare del Signore. Entra dunque nel santuario del Signore, e prega per questa avendo egli voluto manifestarsi a voi". Mentre Giuseppe diceva loro così, i magi entrarono nella grotta e salutarono Maria, dicendo: "Salve, degnissima Signora, piena di ogni grazia!". E si accostarono alla mangiatoia nella quale giaceva Dio: videro il bambino e adorarono Dio. 

[H92] Giuseppe, Simeone e i magi. Giuseppe disse allora a Simeone: "Sta attento diligentemente e guarda quello che vogliono fare questi pellegrini". Mentre osservava, Simeone disse: "Padre, ecco che, entrati, adorano il bambino, si sono prostrati a terra, e ognuno di loro bacia i suoi piedi, ed ecco che, aperti i tesori che portavano seco, gli offrono i doni". E Giuseppe domandò: "Che offrono?". Simeone rispose: "Ritengo che si tratti dei doni mandati dal re Erode; infatti offrono oro, incenso e mirra. Ma offrono doni anche a Maria". Giuseppe disse: "Questi pellegrini, che da nazioni lontane sono venuti qui, si comportano meglio dei pastori della nostra gente, entrati qui gratis, senza doni". 

[H93] Dopo avere adorato il bambino, a lungo all'interno, e dopo avere offerto i loro doni, i magi se ne uscirono e dissero a Giuseppe: "Tu sei un uomo beatissimo, essendo degno di nutrire un tale ragazzo. E infatti, sarai chiamato suo padre, perché sarai a sua disposizione non come a un figlio ma come al tuo Signore, e perché lo tocchi con le tue mani, con grande timore e reverenza. Il suo nome è più grande del tuo. Non pensare dunque che noi siamo degli ignoranti, giacché questo bambino al quale tu sei stato assegnato quale nutritore è il Dio degli dèi, il Signore di tutti i signori, il re di tutti i principi, delle potestà e delle virtù, il Signore Dio degli angeli. Egli, infatti, giudicherà tutti i re, e governerà tutte le genti con il bastone del suo nome, a lui invero appartiene la maestà e l'impero, lo spezzare l'aculeo della morte e l'abbattere il potere dell'inferno. A lui serviranno tutte le tribù della terra e ogni lingua lo confesserà Signore, dicendo: "Tu sei il Cristo, Signore, salvatore nostro, poiché tu sei la vera virtù e il vero splendore dell'eterno Padre"". 

[H94] Magi e stella. Disse loro Giuseppe: "Donde mai, voi stranieri, avete conosciuto quanto affermate?". Gli risposero: "Come presso di voi vi sono le Scritture degli antichi profeti che scrissero sul Cristo e sulla sua venuta in questo mondo, così anche presso di noi vi sono delle scritture più antiche nelle quali chiaramente si scorgono riferimenti al Cristo. Anche con il segno della stella che ci è apparsa abbiamo conosciuto che in questo tempo si realizzava la sua venuta in questo mondo: nessuno può degnamente parlare della bellezza del suo splendore o fulgore. Questa stella, infatti, sorse e ci apparve per la prima volta il giorno della nascita di questo ragazzo e, senza uscire dalla traiettoria, compiva da sola il giro del polo celeste, non come queste stelle che restano fisse sul firmamento. Quando la contemplammo per la prima volta, ci parve che tutto il popolo celeste non ne potesse contenere la grandezza. Ed anche il sole, con il suo splendore, non riusciva a ombreggiarla, ma apparve inferiore ai suoi bagliori. Questa è infatti la stella della parola di Dio ed è lui che ci è compagno e guida nel cammino da noi percorso per giungere al Cristo". 

[H95] Giuseppe disse loro: "Tutto quanto avete detto, lo avete imparato divinamente, vi prego perciò di restare oggi qui con noi". Essi risposero: "Noi piuttosto ti preghiamo di benedirci e permetterci di partire, poiché il re ci ha ordinato che, trovato il ragazzo, ritornassimo presto da lui". Ma li costrinsero a fermarsi con loro quel giorno banchettando e rallegrandosi dei beni del Signore. 

[H96] E in quella stessa notte venne un angelo del Signore, in sogno, li avvertì di non ritornare dal re Erode, ma di andarsene a casa seguendo un'altra strada. E al mattino, dopo avere adorato il Signore, con gioia e gaudio grande, per una strada diversa da quella sulla quale erano venuti, se ne ritornarono nella loro terra.

[H97] L'ira di Erode contro i bambini. Ma il re Erode, visto che era stato ingannato dai magi, restò col cuore terribilmente infiammato; acceso dal più grande furore, ordinò di sbarrare tutte le strade dalle quali si pensava potessero transitare affinché, a viva forza, fossero ricondotti da lui. Ma siccome non fu possibile trovarli, il re ordinò che si andasse a Betlemme per uccidere tutti i bambini maschi dai due anni in giù che si potevano trovare nei suoi sobborghi e in tutti i paesi confinanti, cioè nel tempo che era venuto a conoscere dai magi. L'angelo del Signore andò da Giuseppe e, in sogno,gli disse: "Alzati, prendi il fanciullo e sua madre, e fuggi presto in Egitto, poiché il re Erode cerca la vita del fanciullo". Giuseppe, allora, si alzò e fece come gli aveva detto l'angelo del Signore. 

[H98] L'ira di Erode contro Giovanni ed Elisabetta. Elisabetta, madre di Giovanni, sentito che anche Giovanni era ricercato dai sicari per essere eliminato con gli altri bambini, prese suo figlio e fuggì su di un monte altissimo e guardandosi attorno cercava un luogo dove nasconderlo. Ma non trovando alcun nascondiglio adatto alla fuga, gemette ed esclamò tra le lacrime: "Signore, Dio dei nostri padri, offrici tu un rifugio di modo che questo monte accolga la madre con il suo figlio". Subito il monte si spaccò e accolse lei con il suo figlio; in quello stesso luogo ebbero una gran luce, giacché l'angelo del Signore era con loro e li custodiva. 

[H99] Martirio di Zaccaria. Ora, siccome il fanciullo era ricercato dai servi del re affinché anche lui fosse trattato come tutti gli altri bambini della stessa età, e nessuno poteva assolutamente trovare dove si fossero rifugiati sia la madre che il figlio, il re ordinò che si andasse nel tempio del Signore, da Zaccaria, affinché rivelasse dove era stato nascosto suo figlio. Ma Zaccaria rispose ai servi del re che erano andati da lui: "Io sono un sacerdote di Dio, lo servo nel suo santo tempio e non so dove sia mio figlio". Ma quando i servi del re ritornarono e gli riferirono la risposta di Zaccaria, il re furibondo disse ai suoi: "Zaccaria si beffa di noi perché spera che suo figlio regni con il Cristo in Israele. Andate dunque subito, e se non rivelerà dove è suo figlio, uccidete lui". I servi del re andarono per la seconda volta nel tempio del Signore, da Zaccaria, e gli dissero le parole che aveva ordinato loro il re. Ma Zaccaria rispose: "Andate a dire a Erode, che il profeta Zaccaria dice queste cose: quando io sarò ucciso sarò ritenuto martire del Signore, e tu avrai come testimonianza il fatto che spargi il mio sangue innocente nei confini del tempio del Signore. Il Signore prenderà infatti il mio spirito nella pace". Dopo che Zaccaria ebbe detto queste cose ai servi del re, sul fare della prima luce del giorno seguente, fu da essi ucciso tra il tempio di Dio e l'altare. I figli di Israele ignoravano sia il modo che il tempo in cui fu ucciso. [H100] Ora gli altri sacerdoti avevano la consuetudine di accorrere al sorgere del sole, nell'ora del sacrificio del mattino; ma entrati nel tempio del Signore, non venne loro incontro il sommo sacerdote Zaccaria come era invece sua abitudine; ed essi restarono a lungo fuori in attesa che uscisse, per salutarlo e innalzare così inni e preghiere al Dio altissimo. Ma passato il tempo e, contro la consuetudine, non venendo nessuno incontro a loro, ebbero un grande timore e si interrogavano l'un l'altro per quale motivo indugiasse così a lungo nella preghiera, tardando a uscire. Uno di loro, con animo coraggioso, entrò finalmente nell'interno del santuario del Signore. E qui, davanti all'altare del Signore, vide del sangue già coagulato. Nel tempio si udì pure una voce risuonare terribile: "Oggi, da uomini ingiusti è stato ucciso Zaccaria sacerdote, ma la sua memoria non sarà cancellata fino a quando non verrà colui che vendicherà il suo sangue". Colui che era entrato, udito ciò, fu colpito dal più grande timore e fuggì fuori, per manifestare a tutti gli altri sacerdoti quanto aveva visto e udito nel tempio. Allora entrarono tutti, e udito quanto era accaduto davanti all'altare del Signore, tutti si stracciarono le vesti dall'alto in basso, e piansero Zaccaria con grande pianto. Poi, usciti dal tempio, annunziarono a tutto il popolo di Dio l'iniqua morte del sommo sacerdote del Signore. Sorsero allora tutte le tribù di Israele e piansero Zaccaria con un grande pianto per tre giorni e tre notti. Ma il corpo di Zaccaria fino ad oggi non è stato trovato sulla terra. E il suo sangue che, come abbiamo detto, si era coagulato sul pavimento del tempio del Signore, divenne di sasso, quale testimonianza fino al giorno d'oggi.












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