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lunedì 2 marzo 2020

VANGELO DI MATTIA

TRADIZIONI DI MATTIA VANGELO APOCRIFO









Il Vangelo di Mattia o Tradizioni di Mattia è un vangelo gnostico, scritto in lingua greca verso la metà del II secolo. 

L'attribuzione pseudoepigrafa è a Mattia, apostolo sostituto di Giuda Iscariota. Usato dal predicatore Basilide (II secolo) e andato poi perduto, ne sono pervenute solo testimonianze indirette tramite alcuni Padri della Chiesa, in particolare Clemente di Alessandria.

Conteneva una rivelazione segreta di Gesù risorto a Mattia.



CONTENUTO E TESTO DEL VANGELO DI MATTIA APOCRIFO



 

[1] L'inizio (della conoscenza della verità) - lo stupore delle cose, come afferma Platone nel Teeteto e Mattia nelle Tradizioni, ammonendo:

"Ammira le cose presenti", ponendo questo come il primo grado di una ulteriore conoscenza (CLEMENTE ALESS., Strom., 2, 9).

2] Dicono (gli gnostici) che Mattia ha insegnato così:

"Combattere la carne e abusarne senza offrirle alcuno sregolato piacere, ma accrescere l'anima con la fede e la conoscenza" (CLEMENTE ALESS., Strom., 3, 4).

[3] Nelle tradizioni di Mattia - detto che l'apostolo soleva dire in ogni occasione:

"Se pecca il vicino di un eletto, l'eletto ha peccato. Giacché se si fosse comportato come prescrive la Parola, il suo vicino avrebbe sentito tanta vergogna per il proprio comportamento che non sarebbe giunto a peccare" (CLEMENTE ALESS., Strom., 7, 13).

[4] Sulle dottrine che Basilide ed Isidoro, suo figlio, asserivano derivate da Mattia, al quale erano state affidate con parole segrete da Gesù, si conoscono questi due testi.

Le correnti che vanno sotto il nome di una persona, per es. Valentino, Marcione, Basilide, sono ereticali, anche se si vantano di esibire l'insegnamento di Mattia; poiché come uno solo - l'insegnamento di tutti gli apostoli, così una sola - pure la tradizione (CLEMENTE ALESS., Strom., 7, 17).

Basilide ed Isidoro, figlio e discepolo di Basilide, sostengono dunque che Mattia ha loro comunicato delle parole segrete da lui imparate allorché fu istruito separatamente dal Salvatore. Vediamo ora come Basilide e con lui Isidoro e tutta la loro schiera non solo calunniano Mattia, ma lo stesso Salvatore (IPPOLITO, Philos., 7, 20, 1).


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