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lunedì 13 febbraio 2023

INCONTRI ALIENI DI BARACK OBAMA


OBAMA INCONTRA ALIENI


INCONTRI ALIENI BARACK OBAMA

Obama diede la speranza al popolo americano che tutti i documenti fossero stati desecretati cosa che non avvenne.


Quando Barack Obama diventa Presidente per la prima volta, in molti si riaccende la speranza che presto, tutto il materiale sugli Ufo, sarà desecretato, (leggi il mio articolo in proposito).


Dopo l'elezione di Obama nel Novembre 2008, John Podesta, che era stato Capo Maggiore della Difesa sotto l'amministrazione Clinton, ed aveva curato il passaggio dei poteri, aveva detto che l'argomento Ufo doveva essere affrontato alla luce del sole, vista la sua importanza.




John Podesta ammette l'esistenza degli ufo.


In proposito nel 2002 alla stampa, disse: "Credo sia arrivato il momento di aprire gli archivi per rispondere alle domande irrisolte sulla questione delle inchieste governative sugli Ufo. Dovremmo farlo perchè il popolo americano è in grado di reggere la verità".


Purtroppo dopo tutti questi proclami pubblici e la nomina di Obama alla Presidenza degli Stati Uniti, non sono stati desecretati documenti sugli Ufo durante il suo doppio mandato.







PATIENCE WORTH


PATIENCE WORTH 

IL FANTASMA CHE SCRIVEVA POEMI


Pearl Curran.


Il 12 agosto del 1912 in una casa di St. Louise nel Missouri, due donne di nome Emily Grant Hutchings e Pearl Curran, sposate con due uomini d'affari, stavano sperimentando una tavoletta "ouija", (leggi il mio articolo sulla seduta spiritica).


Emily Grant Hutchings.

Durante le seduta la tavoletta iniziò a muoversi da sola, componendo alcune frasi e parole senza alcun senso logico.


Emily aveva insistito con l'amica a continuare, cosa che fecero per i successivi 10 mesi ed il 13 giugno del 1913, la tavoletta aveva composto molte volte la parola "PAT".


Tavoletta ouija.


Altre frasi furono: "Oh, perchè dispiacerti del tuo cuore d'acciaio? Questo petto non è che la sua madre adottiva, il mondo è la sua culla e l'amata dimora della sua tomba".


Oppure: "Fermati, stanco cuore. Lascia che sia solo il tramonto ad illuminare il sepolcro interiore. Un solo raggio di sole basterà a riscaldare la tua algida anima".


Il 2 luglio del 1913, la tavoletta iniziò nuovamente a comporre frasi, ma in maniera molto veloce: "Sotto non resta che polvere, e fra le rose selvatiche trovano dimora le ragnatele. Un gioiello da solo riluce, la visione riflessa di Venere che sorge, specchiandosi in un lago di montagna", od ancora: "Tutti quelli che sono venuti alla vostra chiamata ora sono qui e, mentre la Luna scende, dedicate loro ed alla loro dimora una canzone spirituale, come a degli spiriti amici, affinchè fra voi e loro si instauri un'amabile fratellanza. Non vedete che questo altro non è che un viaggio?".


Quando le due donne avevano chiesto spiegazioni, la tavoletta aveva risposto: "Al di là del velo tutto si fa chiaro" ed alla richiesta del nome: "Può uno spirito essere confinato e costretti in un nome? Il sole brilla sempre eguale sulla rosa e sul roseto".


Una settimana dopo, in una nuova seduta, finalmente l'entità rispose alle due donne: "Ho vissuto molte lune fa. Ed ora torno. Patience Worth è il mio nome. Su di me potrete conoscere molte cose. Ieri è finito, morto".


L'entità rispondeva per aforismi, "Battete il cane e lasciate la lepre", diceva alle due donne e, la madre della Curran, la signora Pollard, non era gradita dallo spirito, come quando la Hutchings aveva chiesto cosa ne pensasse della stessa, rispose: "Gli uomini dovrebbero metterla alla berlina".


Poco prima di Natale, lo spirito di Patience Worth diede segni di grandi capacità profetiche, come quando la Hutchings, scherzando, aveva chiesto cosa intendesse regalarle la sua amica Pearl, rispose: "Quindici pezzi, perchè uno si è rotto", infatti aveva ordinato per l'amica un servizio di sedici tazzine, ma nell'aprire il pacco si era accorta che una era incrinata".


Mentre quando la Hutchings chiese a Worth cosa volesse regalare all'amica: "Copri tavola, lavorati a punto", ed era vero.


La signora Pollard chiese consiglio sul biglietto di accompagnamento, che avrebbe dovuto scrivere per il regalo della figlia, e lo spirito rispose: "Un desiderio ardente da non odorare, una fede di cera che arda per sempre", risposta azzeccata, poichè aveva comprato uno spegnitoio ed una candela profumata in cera.




CHI ERA PATIENCE WORTH?



Walter Franklin Prince.


Il tempo passava e Patience Worth aveva iniziato a raccontare qualcosa in più, a proposito della sua vita, ovvero che era una ragazza di religione quacchera, nata nel 1649 nel Dorset.


Aveva lavorato duramente in una fattoria, dopo che la sua famiglia si era trasferita in America, dove era stata massacrata dai pellerossa e doveva essere una donna molto ciarliera, se perfino l'opera non completa delle sue rivelazioni, riferita in "The Case of Patience Worth" di Walter Franklin Prince, rappresenta una lettura quasi sfibrante.


Era incline a dettare interi poemi senza rima e tra i versi più celebri: "Oh Dio, ho bevuto fino in fondo ed ho scagliato la coppa contro di te! La polvere di una giustizia infranta si è seccata e raggrumata su se stessa anche la sola stilla che ho attinto da Bacco, mentre tu, paziente, ricambi col purpureo vino del nuovo raccolto".


Forse era una "seconda personalità" della signora Pearl Curran oppure uno spirito trapassato.



POEMI DI PATIENCE WORTH

 

Casper Yost.

Nel 1915 divenne un caso letterario, quando Caspar Yost, pubblicò una serie di articoli dedicati al suo caso.


Un altro giornalista, William Marion Reedy, prese parte ad alcune sedute spiritiche delle due donne, rimanendo stupito ed affascinato dallo spirito ed iniziò a diffondere la vicenda.


 

William Marion Reedy.

Lo spirito dettò un poema medievale, chiamato in seguito Ala Rossa, per poi passare all'opera di 60.000 versi, intitolata Telka.


I racconti come Telka e La Storia Triste, ambientata ai tempi di Gesù, erano scritti in stile arcaico: "E la sua fluida barba scendeva fin sul petto ondeggiando mentre si rivolgeva ai romani diceva che la pace di Jehovah scenda su di voi, bada Gerusalemme, perchè in te si espanderà il deserto e diventerai terra di desolazione, infestata dalle locuste", una riedizione della Bibbia fatta dallo spirito, (clicca per leggere tutti i vangeli apocrifi).


Nel 1915 i Curran decisero di trasferirsi sulla costa orientale, dove qui lo spirito fu interrogato dallo psicologo, Morton Prince, al quale rispose: "Sembra che voi stiate cercando per una misura di fumo, ora rivolta la pietra e sotto troverai un rospo, abbagliato dalla luce improvvisa". 


Morton Prince.

Ma Prince, interrogandolo nuovamente ottenne come risposta: "Ecco colui che per due volte ha ricevuto la palla, ma non è ancora contento, ma stia attento a che io non la getti via definitivamente. Ascolta, fratello, solleva la pietra, perchè solo così potrai ritrovarmi e conoscermi".


Prince, allora gli fece altre domande, tra cui svelare la sua età, Patience rispose: "Poco importava, ero una donna piacevole, buona notte signori".


Tempo dopo i Curran si recarono a New York, dall'editore Henry Holt, il quale nel 1916 aveva dato alle stampe il libro di Caspar Yolt, "Patience Worth - A Psychic Mystery".


Nel 1917 pubblicò La Storia Triste, che ebbe critiche positive e negative, rivelando una certa conoscenza dello spirito del mondo e dei tempi della romanità classica, cosa che la signora Curran non possedeva.


Ad agosto del 1916, quando il libro poc'anzi citato, era ancora in fase di dettatura, lo spirito di Patience Worth aveva annunciato che le sue opere avrebbero fruttato molto denaro, dicendo: "Dovrete cercare, una piccola, una che ancora non c'è".


Alla richiesta di un chiarimento da parte dei Curran, lo spirito disse che avrebbero dovuto adottare una bambina, visto che i coniugi non avevano figli, cosa che sarebbe successa poco tempo dopo, quando una loro vicina vedova, che aveva da poco perso il marito in un incidente al mulino, decise di cedere la loro nascitura.


Una sera, mentre la signora Curran, trascriveva i versi dell'opera La Storia Triste, lo spirito le disse: "Ecco, ci siamo", e nemmeno un'ora dopo, la vedova aveva partorito una bambina con i capelli rossi e gli occhi scuri, alla quale fu imposto il nome di Patience Worth Wee Curran. 



Patience Worth Wee Curran.

Tempo dopo fu la volta della storia intitolata "La Speranza del Vero Sangue", in stile vittoriano, senza svelare al pubblico la natura spiritica dell'opera, che ricevette giudizi contrastanti.


Quando nel 1920, morì William Marion Reddy, la fama e l'interesse per Patience Worth, subì un declino inaspettato, dovuto anche alla morte, nel giugno del 1922, di John Curran.


Pearl, incinta di tre mesi di una bambina, era ormai circondata da sua madre, la figlia adottiva Wee e la nuova nascitura, si trovò costretta ad accettare di tenere alcune conferenze a pagamento a Chicago, per poter mantenere la famiglia, viste le scarse vendite dei poemi.


Alla morte della madre, un certo Herman Behr di New York, un ammiratore degli scritti di Patience Worth, le offrì un mensile di 400 dollari e pubblicò, a sue spese, tutti gli scritti medianici, in un volume chiamato "Light from Beyond", che però non ebbe il successo sperato.


Nel 1923 Wee andò a vivere in California e si sposò con Henry Rogers, e nel 1930 la Pearl la raggiunse, perchè la differenza di età tra i due sposi aveva portato alla loro separazione.


Qui, l'anno dopo, la Pearl si sposò con Robert Wyman, riprendendo le sue sedute spiritiche e Patience Worth ricomparve ed iniziò, nuovamente, a dettare poemi.


A novembre del 1937, la signora annunciò al suo amico, Dotsie Smith, il messaggio dello spirito: "Patience mi ha rivelato di vedermi ormai al termine della mia strada, mi ha pregato di dirtelo e di incoraggiarti ad andare avanti nel miglior modo possibile".


Il 3 dicembre dello stesso anno, morì di polmonite all'ospedale di Los Angeles e nel 1943, morì anche la figlia Wee.


In conclusione, se veramente lo spirito apparteneva ad una giovane vissuta nel XVII secolo, uccisa dai pellerossa, non si comprende il motivo dei suoi rifiuti a rispondere a semplici domande, cosa che avrebbe potuto dimostrare la vera esistenza dello spirito.







LA TRAGICA FINE DEL DIRIGIBILE R101

I MESSAGGI PREMONITORI DELLA MEDIUM EILEEN GARRETT


Foto del dirigibile britannico R101

I saloni e le sale di rappresentanza non avevano niente da invidiare ai grandi transatlantici: dalle loro sedie a sdraio sul ponte, i passeggeri potevano ammirare la terra che passava sotto di loro.


L'R101 era il più grande dirigibile che fosse mai stato costruito ed il suo viaggio inaugurale, iniziato la sera del 4 ottobre 1930, avrebbe dovuto portarlo fino in India.



Però, prima dell'alba del giorno successivo, alle 2,08 del mattino del 5 ottobre 1930, l'R101 fu sorpreso da un violento temporale e precipitò in fiamme sul fianco di una collina a nord di Parigi.



Durante il viaggio inaugurale del dirigibile britannico R101, morirono 46 persone, (qui la foto dell'incidente). Secondo la medium Eileen Garrett, (a destra), lo spirito del comandante del veivolo si manifestò alle sue sedute per comunicare importanti informazioni riguardo al disastro.


Sei membri dell'equipaggio sopravvissero mentre quarantasei, tra passeggeri e membri dell'equipaggio, morirono.



In Inghilterra, però, due donne avevano cercato di impedire la tragedia, pur trovandosi molto lontane dal luogo del disastro.



Una era Emilie Hinchliffe, vedova di un pilota disperso nell'Atlantico anni prima, l'altra era la medium Eileen Garrett, il cui spirito guida aveva ricevuto ripetuti avvertimenti del disastro da parte del defunto marito della signora Hinchfille ed aveva trasmesso visioni premonitorie di un dirigibile che precipitava in fiamme dal cielo.


La medium Emilie Hinchliffe aveva ricevuto messaggi premonitori sull'incidente del dirigibile R101.


Dopo numerose sedute, durante le quali vari aviatori morti avevano comunicato le loro preoccupazioni nei riguardi dell'R101, la signora Hinchliffe decise di confidare i suoi timori ad un amico del marito, il tenente Johnston, che partecipava al progetto dell'R101.


Johnston si dimostrò cortese, ma inflessibile, ed alcuni mesi dopo, quando l'aerostato incominciò a rivelare gravi difetti di progettazione, la Garrett trasmise l'avvertimento del capitano Hinchliffe a Sir William Sefton Brancker, direttore dell'Aviazione Civile in Gran Bretagna, ma questi disse che il velivolo sarebbe stato varato ugualmente e che egli stesso avrebbe partecipato al viaggio inaugurale.


Il Direttore dell'Aviazione Civile Britannica Sir William Sefton Brancker.


Se tutto fosse finito qui, il caso dell'R101 non sarebbe senz'altro diventato un classico dello spiritismo, ma due giorni dopo il terribile incidente, una presenza assolutamente inattesa si fece riconoscere durante una seduta della Garrett.



Dichiarando di essere il tenente Herbert Carmichael Irwin, comandante dello sventurato dirigibile R101, lo spirito fece un resoconto completo dell'incidente, fornendo particolari di navigazione, di struttura dell'apparecchio e la topografia dei luoghi della catastrofe che sbalordirono i partecipanti.


Le trascrizioni delle sedute della Garrett furono mostrate ad un certo Charlton, uno spiritista, che aveva lavorato al progetto di costruzione del dirigibile e che, cortesemente, si offrì di controllare le informazioni tecniche date dallo spirito di Irwin.



Parallelamente, un maggiore dell'areonautica, che aveva conosciuto i membri dell'equipaggio dell'R101, partecipò anch'egli ad una serie di sedute con un medium, diverso dalla Garrett, ed anche lui conferì con lo spirito di Irwin e dichiarò plausibile il suo racconto.



Nel suo libro sull'R101, pubblicato nel 1979, John G. Fuller si basò principalmente su queste due testimonianze, ma riconobbe anche che un certo Archie Jarman, intimo amico della Garrett, sapeva di più su tutto l'episodio di qualsiasi altra persona vivente.



E' quindi interessante rilevare che nel 1980 Jarman, che aveva fatto uno studio approfondito del caso, ne fece una particolareggiata della situazione a tal punto che, oggi, risulta chiara la fine disastrosa del romantico viaggio dell'R101.






MANOSCRITTO VOYNICH


STORIA DEL MANOSCRITTO VOYNICH


Pagina del manoscritto di Voynich.


Era il 1912 quando un collezionista di libri rari, Wilfred Voynich, era riuscito ad acquistare il manoscritto, ritrovato in un antico baule conservato nella scuola gesuitica di Mondragone a Frascati, datato tra il 1404 ed il 1438.


Il volume, di circa 16 per 22 cm, composto da 204 pagine, di cui 28 andate perdute, era scritto in cifrato con calligrafia medievale su pergamena di vitello.


Le pagine erano ricamate con lievi disegni di corpi nudi femminili, diagrammi astronomici ed ogni genere di pianta a più colori.


Wilfrid Voynich.


Il manoscritto era accompagnato da una lettera, datata 19 agosto 1666, scritta da Joannes Marco Marci, rettore dell'Università di Praga, ed indirizzata al gesuita Athanasius Kircher, dove si descriveva l'acquisto del libro per 600 ducati dall'imperatore del Sacro Romano Impero, Rodolfo II di Praga.


Secondo alcuni studi il libro arrivò a Praga portato dall'Inghilterra, nel 1584 da John Dee, mago di corte della regina Elisabetta.

Il rettore dell'Università di Praga, Joannes Marco Marci.

Dee avrebbe ottenuto il manoscritto dal duca di Northumberland, che aveva saccheggiato i monasteri inglesi su ordine di Enrico VIII.


John Dee, mago alla corte della regina Elisabetta, portò il manoscritto di Voynich a Praga.




DESCRIZIONE DEL MANOSCRITTO VOYNICH


 

A prima vista il libro potrebbe essere definito un erbario, viste le tavole riportanti svariati tipi di fiori e piante, alcune delle quali non più esistenti.



Anche la presenza di diagrammi e tavole astronomiche e  zodiacali è giustificata dal fatto che, le piante venivano raccolte con la luna piena o quando stelle e pianeti si trovavano in una certa data e collocazione celeste.



Presenta, inoltre, varie lingue tra cui latino, inglese medievale e lingua d'Oc assieme a molti nomi immaginari, come per le costellazioni.



L'alfabeto in cui è scritto il codice, è un insieme di simboli e ignoti, senza punteggiatura autonoma, sostituita da alcuni simboli sulle lettere, per indicare accenti ed organizzazioni delle frasi.



Tutte le lettere sono minuscole e non ci sono casi di consonanti doppie nelle parole e si trovano abbreviazioni in latino.



Il libro è suddiviso in sezioni, a seconda del tema delle illustrazioni:


  • Sezione I (fogli 1-66): chiamata botanica, contiene 113 disegni di piante sconosciute.

  • Sezione II (fogli 67-73): chiamata astronomica o astrologica, presenta 25 diagrammi che sembrano richiamare delle stelle. Vi si riconoscono anche alcuni segni zodiacali. Anche in questo caso risulta alquanto arduo stabilire di cosa effettivamente tratti questa sezione.

  • Sezione III (fogli 75-86): chiamata biologica, nomenclatura dovuta esclusivamente alla presenza di numerose figure femminili nude, sovente immerse fino al ginocchio in strane vasche intercomunicanti contenenti un liquido scuro.

  • Subito dopo questa sezione vi è un foglio ripiegato sei volte, raffigurante nove medaglioni con immagini di stelle o figure vagamente simili a cellule, raggiere di petali e fasci di tubi.

  • Sezione IV (fogli 87-102): detta farmacologica, per via delle immagini di ampolle e fiale dalla forma analoga a quella dei contenitori presenti nelle antiche farmacie. In questa sezione vi sono anche disegni di piccole piante e radici, presumibilmente erbe medicinali.

  • L'ultima sezione del manoscritto Voynich comincia dal foglio 103 e prosegue sino alla fine. Vi figurano solo stelline a sinistra delle righe, e si crede si tratti di una sorta di indice.




DECIFRAZIONE DEL MANOSCRITTO VOYNICH

 

Il gesuita Athanasius Kircher, il primo che cercò di decifrare il codice Voynich.

Uno dei primi fu senza dubbio Athanasius Kircher, che cercò di decifrare il testo ma senza successo.


Successivamente molti analisti, filologi, studiosi, linguisti, astronomi e persino la Biblioteca Vaticana, cercarono invano di scoprire il segreto o codice, che avrebbe permesso la sua decifrazione.


Nel 1921 il professor William Romaine Newbold, annunciò di essere riuscito a decifrare il codice Voynich.


Il filologo William Romaine Newbold.


Secondo lui, la chiave era far corrispondere a ciascun simbolo una lettera dell'alfabeto romano, riducendo il gruppo da 29 a 17 unità.


Utilizzando il vocabolo latino "Conmuto" o "Commuto", che significa permuto, come parola chiave, era riuscito a ricavare più di quattro versioni del testo, di cui l'ultima derivata da vocaboli latini e da loro anagrammi.


Rimettendo assieme il tutto, aveva ottenuto una copia leggibile del manoscritto, ma il crittografo David Kahn, poneva in risalto alcuni punti deboli del metodo proposto.


Il metodo, che consiste nel raddoppio delle lettere che compongono una parola, da la soluzione al testo con l'ausilio della parola chiave conmuto e con l'aggiunta della lettera "q", dunque è certamente possibile decifrare i messaggi ma è impossibile decrittarli.


Il crittologo David Kahn.

Provò ad immaginare perchè l'ipotetico redattore del manoscritto, ci tenesse tanto a nascondere il suo lavoro, ricordando un caso più antico di occultamento, ovvero quello rinvenuto su una tavoletta di argilla, impressa con caratteri cuniformi e databile attorno al 1.500 a.C..


Alla morte di Newbold, nel 1926, il suo amico Roland G. Kent, diede alla stampa il risultato delle sue ricerche, accettato dalla maggior parte degli studiosi.



Il Dottor John Matthews Manly, allievo di Newbold, massimo esperto di decodifica di testi e membro dei servizi segreti degli Stati Uniti, non era soddisfatto delle ricerche.
 


 

John Matthews Manly.

Famoso per aver decifrato una lettera in codice, ritrovata nel bagaglio di una spia tedesca, che si faceva chiamare Lothar Witzke, catturata nel 1918 a Nogales, in Messico, riuscì a svelare il testo davanti la Corte Marziale e far incriminare Witzke.


Manly si dedicò all'analisi del libro di Newbold e del suo metodo, giungendo alla conclusione che l'autore si sia autoingannato.


Ovvero, molte frasi potevano essere anagrammate in dozzine di frasi tutte diverse tra loro e si era reso conto che, alcuni tratti calligrafici abbreviati, osservati con la lente di ingrandimento, erano semplici impuntature della penna, che forse si era incastrata nella pergamena, lasciando segni e lettere incompleti.



Questo suo studio dimostrò che Newbold non aveva trovato la chiave di decodifica del testo.



Nel 1933 il medico, Leonell C. Strong, pubblicò alcuni frammenti di traduzione, rivelando che il testo altro non era che un erbario, scritto da un certo Anthony Ascham.


Nel 1947 Leonell C. Strong pubblicò una traduzione di due pagine del manoscritto Voynich in cui affermava che l'autore era Anthony Askham.


Ma Strong non riuscì mai a chiarire il sistema con il quale era giunto alla comprensione del testo e quindi gli studiosi non gli diedero credito.


William F. Friedman, durante gli ultimi anni della Seconda Guerra Mondiale, aveva fondato un gruppo di studiosi per studiare il manoscritto Voynich, anche lui senza risultati.


William Friedman.


Nel 1960, alla morte di Ethel Voynich, moglie di Wilfrid Voynich, l'antiquario Hans Kraus entrò in possesso del libro e lo mise all'asta per la cifra di 160.000 sterline.


Ma non lo acquistò nessuno e nel 1969 lo donò all'Universita di Yale, dove si trova tutt'ora, in attesa di qualche studioso capace di decifrarlo.


Negli ultimi anni decine di moderni ricercatori hanno annunciato di aver decifrato il libro, come fece Nicholas Gibbs nel 2017, quando dichiarò che il codice altro non era che un manuale per la salute delle donne, con ricette per preparare medicamenti.


Nicholas Gibbs.


Nel 2018, l'ingegnere turco Ahmet Ardiç, sostenne che il testo era una versione fonetica del turco antico.


L'ingegnere turco Ahmet Ardiç.


Gerard Cheshire, ricercatore dell'Università di Bristol, nel 2019 dichiarò di aver decifrato l'incomprensibile testo e che fosse stato redatto da una suora domenicana del convento del Castello Aragonese di Ischia e dedicato alla regina d'Aragona Maria di Castiglia, contenente una specie di manuale medico.


Gerard Cheshire.

Purtroppo ad oggi il manoscritto rimane indecifrato in attesa di svelarne i suoi segreti.







I MIRACOLI DI SAINT-MEDARD


MIRACOLI DIACONO FRANÇOIS SAINT-MÉDARD


François de Pâris.


I fenomeni ebbero inizio, nel piccolo cimitero annesso alla chiesa di Saint-Médard a Parigi, nel maggio del 1727, con la sepoltura del diacono François de Pâris.


Questi, morto all'età di 36 anni, in odor di santità e seguace del vescovo Cornelius Otto Jansen, era stato autore di molte guarigioni inspiegabili. 


Il vescovo Cornelius Otto Jansen, conosciuto come Giansenio.

Al funerale avevano partecipato in tanti e dopo la cerimonia, il feretro era stato collocato in un loculo dietro l'altare della chiesa.


Un padre accompagnò il figlio storpio sul feretro, che dopo averlo toccato cadde a terra in preda a convulsioni e fu adagiato dai presenti in un angolo.


Il giovane di destò e guardandosi attorno con sorpresa, si alzò in piedi iniziando a ballare e saltare, non trattendo le lacrime di gioia, in quanto gli era appena stato fatto un miracolo.
La notizia di diffuse rapidamente e nel giro di pochi giorni, lebbrosi, storpi, gobbi e ciechi si recarono alla chiesa e qui tutti i presenti assistettero ai miracoli.


Membra ed arti deformi si raddrizzavano da soli, piaghe e ferite si risanavano all'istante, tanto che gli esperti Gesuiti, ai quali i benestanti affidavano la loro anima in quanto colti, affermarono si trattasse di frodi oppure dell'opera del diavolo.


La testimonianza di questi eventi fu scritta e tramandata a noi, da un avvocato di nome Louis Adrien de Paige, il quale assieme al suo amico magistrato, Luois Basile Carré de Montgéron, si erano recati alla chiesa di Saint-Médard, il 7 settembre del 1731. 

 

L'avvocato Louis-Adrien Le Paige.

La prima cosa in cui si era imbattuto il giudice, al suo arrivo al piccolo cimitero accanto alla chiesa, era stato un numero imprecisato di donne che si agitavano a terra, aggrovigliate in strane posizioni.


Queste venivano percosse e flagellate da addetti della chiesa, con verghe di metallo o di legno, mentre altre stavano coricate portando addosso grandi pesi od addirittura venivano pizzicati i capezzoli con un paio di pinze metalliche.


Ma tutte queste torture portarono alla guarigione di malattie e deformità ed in un altro settore del cimitero, invece, i due videro una ragazza dicottenne seduta ad un tavolo.


Quando si avvicinarono notarono che la ragazza stava banchettando con escrementi umani, bevendo urina, poichè la ragazza era guarita dal suo rifiuto del cibo, a dimostrazione del fatto che nulla a tavola le avrebbe fatto più ribrezzo.


Ma notarono anche che la ragazza, dopo aver ingerito gli escrementi e le urine, zampillava dalla bocca quello che sembrava essere latte di mucca.


In un'altra parte del cimitero furono testimoni di un gruppo di donne, che si era offerto volontariamente per ripulire ferite ulcerose con la lingua, chiamate Convulsionarie.


Immagine di una convulsionaria in un momento di isteria collettiva religiosa.

Trattenendosi dal vomitare, Mongéron si avvicinò ad una di esse, la quale stava aspettando che un'altra donna togliesse le bende, mostrando la sua gamba putrefatta al punto da scorgere l'osso.


La ragazza rivolse gli occhi al cielo pregando e poi chinandosi aveva iniziato a leccare la ferita, emettendo dalla bocca una sostanza medicamentosa che avrebbe risanato le ferite.
Il giorno dopo arrivò alla chiesa, una ragazza di sedici anni, Gabrielle Moler, che toltasi il mantello, lo aveva disteso a terra e ci si era coricata sopra.
 


 

La sedicenne Gabrielle Moler mentre viene martoriata senza subire ferite.

Con lei vi erano anche quattro uomini, che le piantarono nello stomaco delle barre di ferro appuntite, ma dal suo corpo non uscì una goccia di sangue e la ragazza rimase distesa a terra, calma e serena.


Gli stessi uomini premettero delle pale metalliche affilate sul petto della donna, la quale sorrise e non riportò alcuna ferita nè alcuna rottura ossea.


Montgéron vide inoltre, Gabrielle mettere la testa dentro il fuoco senza bruciarsi i capelli o le ciglia, mentre lui avvertiva il forte calore, essendole vicino.


Decise in seguito di redarre un volume, in cui erano descritti i miracolosi fatti di Saint-Médard, di cui era stato testimone diretto, regalando una copia al re Luigi XV, il quale indignato fece imprigionare Montgéron.


Nel 1732, l'anno dopo l'imprigionamento, le autorità parigine decisero di chiudere il cimitero ma le donne, avevano scoperto che le loro attività avrebbero continuato in altri luoghi, con le stesse modalità.


Lo scienziato La Condamine, scettico a questi eventi, nel 1759 fu testimone dell'evento di una ragazza, che si era fatta crocifiggere su una croce di legno. 


Charles Marie de La Condamine.

Era stata inchiodata con lunghi chiodi di ferro e trafitto il costato con una punta metallica e rimasta appesa alcune ora alla croce di legno e quando fu fatta scendere, La Condamine la esaminò e nonostante le ferite riportate, la donna era in ottime condizioni.








DIAGNOSI MEDICHE IN BASE AI SOGNI

LA CORTECCIA DEI SOGNI DEL COLLEZIONISTA DI SOGNI VASILI KASATSKIN


Vasili Kasaktin, soprannominato il collezionista di sogni, riteneva che i sogni possano rivelare una malattia.


Un giovane studente sognava spesso di avere il corpo immobilizzato da un grosso pitone che lo avvolgeva nelle sue spire.


Finì per ammalarsi e si fece visitare da un medico, ma questi non scoprì nulla di anormale, tuttavia, circa un anno dopo, si sviluppò un grave tumore spinale, che rischiò di lasciarlo completamente paralizzato.


In un altro caso, una donna sognò, a varie riprese, di essere investita da una massa di terra che le lasciava appena la possibilità di respirare e due mesi dopo le fu diagnosticata una tubercolosi.


Per il medico e scienziato sovietico Vasili Kasatkin, questi sogni non erano coincidenze casuali o sogni premonitori, ma che facessero parte di una funzione cerebrale molto importante, che avrebbe dimostrato, qualora fosse accertata, la capacità del cervello di prendere atto della malattia e di mandare degli avvertimenti nel codice dei sogni, molto tempo prima che apparissero i sintomi riconoscibili.


Secondo Kasatkin, quella che lui chiamava la "corteccia dei sogni", cioè lo strato esterno di cellule attive nel cervello, registrava le più piccole deviazioni del corpo dalla norma.


Riteneva che queste cellule fossero estremamente sensibili e che, specialmente durante la notte, quando le fonti di distrazioni erano ridotte al minimo, potessero captare i più piccoli cambiamenti fisiologici, che altimenti sarebbero passati inosservati.


La tecnica diagnostica di Kasatkin comprende anche lo schizzo dei sogni dei suoi pazienti. Egli ritiene, per esempio, che sognare di essere intrappolati dalla lava di un vulcano in eruzione, potrebbe riflettere l'inizio di un disturbo gastrico.

Sostiene che se potessimo capire i meccanismi e le modalità di tali sogni, essi potrebbero costituire uno strumento diagnostico molto valido.


Kasatkin ha insegnato medicina per molti anni ed è anche stato autore di un'opera sui sogni, adottata come libro di testo nelle facoltà di medicina sovietiche dagli anni '60.


Quando i giornalisti americani Henry Gris e William Dick, buoni conoscitori dell'Ex Unione Sovietica, iniziarono a scivere una serie di articoli sulla ricerca parapsicologa in quel paese, sentirono parlare di un "collezionista di sogni", soprannome che era stato dato a Kasatkin per via della sua attività.


Pensarono allora che quella persona fosse in grado di fornire informazioni interessanti per la loro ricerca e chiesero all'agenzia di stampa sovietica di fissare loro un appuntamento per un'intervista, che si tenne all'inizio del 1975.


Lo intervistarono per ore e furono colpiti dalla personalità dello scienziato che scrissero: "Appare evidente che il dottor Kasatkin credeva in ciò che diceva con tutto il cuore e la mente. Era dedito alla sua ricerca e convinto di poter fare del bene".


Lo stesso scienziato rivelò, ai due giornalisti, di aver cominciato ad interessarsi veramente ai sogni quando, ancora giovane medico, si trovava a Leningrado durante l'assedio tedesco del 1943.


Centinaia di persone morivano di fame ogni giorno, ma lui poteva fare ben poco per loro, salvo ascoltare i loro lamenti angosciati e poco per volta notò che poteva determinare quali dei suoi pazienti erano vicini alla morte dalla natura dei sogni che essi gli riferivano ed aggiunse: "Anche se a Leningrado tutti sognano il cibo, alcuni dei miei pazienti hanno anche sogni di natura diversa e li incito a raccontarmeli. E questi sogni indicano sintomi di una malattia che non si manifesta sino a qualche giorno dopo".


Di conseguenza si ripromise che, se fosse sopravvissuto al terribile assedio tedesco, avrebbe continuato la ricerca su quello strano fenomeno.

 

 

Il sogno dell'eunuco da Jean Lecomte du Nouÿ

Sopravvisse e nel 1975 possedeva, ormai, una raccolta di migliaia di casi nei quali, secondo lui, si potevano ravvisare alcuni schemi premonitori e scoprì che i sogni che indicavano difficoltà respiratorie, come quello della donna che sognava di essere schiacciata sotto la terra, erano avvertimenti di mali ai polmoni come il cancro o la tubercolosi.


L'ipertensione, invece, poteva essere preannunciata da sogni di ansietà, come quello di un ingegnere che sognò a varie riprese di essere seppellito dal crollo di un fabbricato progettato da lui.


Sogni di ferite corporali, come quello di ricevere numerosi colpi di pugnale, possono indicare lesioni gravi agli organi interni.


Scoprì, inoltre, che talvolta i sogni possono essere smascherati: nel sogno, è un amico o un conoscente e non il sognatore ad essere colpito e possono riflettere il contesto della vita quotidiana di ciascun individuo, come ad esempio, una massaia può sognare di essere ferita da un coltello mentre un soldato da una baionetta.


Secondo Kasatkin, l'incubo occasionale va ignorato, ma quando diventa ricorrente, allora bisogna considerarlo come un avvertimento e se i medici avessero la capacità di riconoscere ed interpretare questi sogni, potrebbero individuare malattie gravi ad uno stadio precoce e quindi più facilmente curabile.




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