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venerdì 10 febbraio 2023

LA CRIPTA DELLE BARBADOS

IL MISTERO DELLE BARE RIMOSSE



La cripta delle Barbados della famiglia Chase.

Il 9 agosto 1812, la bara dell'onorevole Thomas Chase, uno schiavista delle isole caraibiche Barbados, veniva fatta scendere nella cripta di famiglia.


Appena scostata la grande lastra marmorea che chiudeva la tomba, videro che una delle tra bare, già contenute nella camera sepolcrale, era rovesciata, mentre quella di un bambino giaceva sottosopra in un angolo.


La cripta non era stata profanata, in quanto non appariva alcun segno di manomissione e rimessa a posto la tomba, venne richiusa.


La gente del posto, appena diffusa la notizia, pensò fossero stati gli schiavi neri a vendicarsi di Chase.


Il 25 settembre del 1816, la salma di Samuel Brewster Ames, un bambino di 11 mesi, fu condotta nella tomba di famiglia, ed ancora una volta furono trovate a terra le quattro bare, compresa quella di Thomas Chase, che a stento otto uomini erano riusciti a sistemare il giorno del funerale.


Anche stavolta fu rimesso tutto a posto e sigillata la tomba con cura ed attenzione.


Due mesi dopo fu riaperta, per accogliere la salma di Samuel Brewster, ucciso nel corso della rivolta degli schiavi sull'isola ed anche stavolta era tutto in disordine, nonostante le lastre di marmo erano integre e non vi erano segni di effrazione.


La bara della signora Thomazina Goddard, la prima ad essere sepolta nella cripta, era stata violentemente danneggiata e le assi di legno erano state messe assieme con delle corde e le bare più piccole erano state sistemate su quelle più grandi ed alla fine la cripta fu sigillata.


Il 7 luglio del 1819, morì Thomazina Clarke e fu sepolta in quella cripta.


Ci volle un pò di tempo per aprire la tomba ed anche stavolta, nonostante fosse sigillata, le bare erano state violate, tranne quella della signora Goddard, quella tenuta dalle funi.


Quel giorno era presente anche il governatore, Lord Combermere, il quale dopo aver appurato che non esisteva alcun passaggio per penetrare nella cripta, chiese di richiudere la tomba lasciando uno spesso strato di sabbia sul pavimento, affinchè avesse registrato le impronte di chi si fosse furtivamente introdotto.

 

Le bare prima e dopo l'apertura della cripta.

Il 18 aprile del 1820, il governatore assieme ad altre nove persone, si recò alla cripta e notò che i sigilli ed il cemento che fermava la porta, erano intatti.


Dopo aver aperto la porta videro che tutto era di nuovo sottosopra, con la bara di Chase rovesciata e quella del bimbo ad ostruire il passaggio, mentre quella della signora Goddard, rimaneva l'unica intatta.


La sabbia sul pavimento non mostrò alcuna impronta ed i presenti iniziarono a battere alla ricerca di qualche passaggio segreto.


Appurata la mancanza di quest'ultimo, il governatore fece spostare tutte le bare in un altro luogo.


Tra le tante spiegazioni vi furono quelle delle inondazioni, scosse telluriche o addirittura, come sostenne Conan Doyle, (leggi qui il mio articolo in proposito), esplosioni all'interno della cripta provocate dagli influssi negativi degli schiavi neri.


Lo strano fenomeno, però, era iniziato solo dopo che nella cripta, era stata riposta la bara di una donna morta suicida e quindi le anime delle altre persone sepolte, non l'avrebbero accettata, oppure, secondo i negri locali, si era trattato di voodoo, (leggi qui il mio articolo in proposito), come vendetta degli schiavi soggiogati da Chase e dalla sua famiglia.









LA MALEDIZIONE DEL DIAMANTE HOPE


LA MALEDIZIONE DEL DIAMANTE BLU DI FRANCIA


Il diamante Hope.

Il diamante in questione venne acquistato da Luigi XIV, nel 1688 da un commerciante di nome Jean-Baptiste Tavernier, che lo aveva sottratto dall'incavo dell'occhio di un idolo in un tempio indiano. 

Luigi XIV di Francia acquistò il diamante Hope da Jean-Baptiste Tavernier.

  

Jean-Baptiste Tavernier che trovò il diamante Hope.

Luigi fece tagliare il diamante a forma di cuore, per donarlo a Madame de Montespan, (leggi qui il mio articolo in proposito), una delle sue amanti preferite, praticante di magia nera. 

Madame de Montespan, amante ufficiale di Luigi XIV.

Come descritto nel mio articolo, che ti invito a leggere, la Montespan era solita far sacrificare neonati sull'altare, con l'aiuto dell'abate Guiborg.

Quando questa storia venne a galla, lo scandalo fu soffocato e la Madame perse i favori regali, cosa che scaturì dall'influsso negativo del diamante.

Un secolo dopo venne donato da Luigi XVI alla sua sposa Maria Antonietta, la quale fu decapitata durante la Rivoluzione Francese. 

 

Luigi XVI e Maria Antonietta.

Stessa sorte toccò alla principessa di Lamballe, la quale morì incitata dalla folla, dopo aver ricevuto in affidamento il diamante da Maria Antonietta.

 

Maria Teresa Luisa di Savoia-Carignano, vero nome della principessa di Lamballe.

Tempo dopo il diamante riapparve a Londra in forma ridotta, ovvero era passato da 112,5 a 44,5 carati e nel 1830 venne acquistato dal banchiere, Henry Thomas Hope, da cui prese il nome.

 

Henry Thomas Hope, da cui prese il nome il famoso diamante.

Finchè fu nelle mani di Hope, ad egli ed i suoi familiari non accadde nulla, ma quando arrivò nelle mani della cantante, May Yohè, la stessa riconobbe i poteri negativi della pietra, tanto da farle rompere il matrimonio con Lord Francis Hope e morendo in povertà, maledicendo la pietra.

 

La cantante May Yohé.

All'inizio del novecento, Lord Hope, decise di vendere il diamante a Jacques Colot, il quale si suicidò, non prima di aver venduto la pietra al principe russo, Kanitovski.

Questi, dopo averla donata ad una giovane ballerina, la uccise proprio quando la stessa indossò la pietra.

La pietra passò nelle mani del greco Simon Matharidies, che morì precipitando da una rupe e nel 1908 fu acquistata dal sultano turco, Abdul Hamid. 

 

Il sultano turco Abdul Hamid ed il diamante Hope.

L'anno dopo il sultano fu deposto e diventò pazzo e la pietra fu acquistata da Habib Bey, che morì annegato.

Giunto nelle mani di Pierre Cartier, lo stesso lo aveva venduto ad Edward Beale Maclean, proprietario del giornale "Washington Post", al quale morirono la madre e le due cameriere di casa. 

Edward Beale McLean, proprietario del giornale Washington Post.

Il figlio Vinson, controllato a vista da guardie del corpo, l'unico giorno in cui sfuggì al controllo, morì investito da un'auto di fronte casa.

Maclean, dopo essersi separato dalla moglie, morì in preda all'alcolismo, mentre lei aveva donato alla figlia, il giorno del suo matrimonio, il diamante e la stessa morì avvelenandosi.

Nel 1947, alla morte di Evalyn Maclean, il diamante fu acquistato da Harry Winston, che dopo averlo messo in mostra a New York, lo spedì allo Smithsonian Institute. 

 

Il gioielliere Harry Winston che donò il diamante Hope allo Smithsonian Institute.

Nel valutare il caso del diamante Hope, gli scettici usano lo stesso metro di misura adottato per la cosiddetta maledizione del faraone Tutankhamon, ovvero che i proprietari non subirono alcun danno dal possesso dell'oggetto.

Altri tendono a spiegare che gli oggetti, come il diamante, sono sensibili alle vibrazioni della mente umana, e ne potrebbe conseguire che in certe circostanze, la maledizione possa essere impressa, in modo voluto e deliberato, cosa che accadeva agli antichi egizi, i quali maledivano le tombe, in caso di loro profanazione. 








SPIRALE AUREA


SEZIONE AUREA

Immagine di Spirale Aurea.


SPIRALE AUREA

Vi era alla base dell'antica cultura greca, un profondo rispetto per l'armonia dell'universo e l'arte, la scienza e la filosofia riflettevano tutte il tentativo di riprodurre, in termini umani, la simmetria e l'equilibrio della natura.
 
Uno dei principi estetici guida di tale tendenza fu una proporzione matematica chiamata "Sezione Aurea", che per i greci rappresentava la perfezione e quindi la ricercavano in tutto, dalla figura umana alle relazioni fra individui e società.
 
 La sezione aurea è un modo per dividere una linea, o qualsiasi altra cosa, in due parti in modo che la più piccola abbia lo stesso rapporto con quella più grande con il tutto.
Presente nell'architettura degli antichi Egizi ed affascinante per i matematici di ogni tempo, questa proporzione si ritrova in uno straordinario assortimento di forme viventi ed è stata perfino adattata alla composizione musicale nella suddivisione del tempo anzichè dello spazio.
 

La spirale aurea, antichissimo segno magico che risale alla preistoria, spesso presente in natura, come nella conchiglia di un nautilo, deriva dalle suddvisioni successive di un rettangolo aureo.

La sezione aurea determinava le proporzioni della figura umana nella scultura greca classica, come ad esempio l'ombelico divide la parte superiore da quella inferiore del corpo in due segmenti aurei.

Nella forma del Rettangolo Aureo, un rettangolo in cui il lato corto sta a quello lungo, come il lato lungo sta alla somma dei due lati, la magica proporzione dettava le dimensioni dell'architettura greca e rimane una costante nell'arte occidentale e per molti è una delle forme più piacevoli del mondo moderno.

Una caratteristica unica del rettangolo aureo, è che può essere suddiviso in due parti da una semplice linea, lasciando da una parte un quadrato e dall'altra un rettangolo aureo di più piccole dimensioni. 

Divisione in due parti di un rettangolo aureo.

Se in seguito vengono ricavati via via rettangoli più piccoli da quello maggiore e se si traccia una curva, partendo dall'estremità di una linea di divisione verso quella successiva, viene a formarsi una Spirale Aurea.

E' un motivo che si ripete in natura, nelle foglie intorno allo stelo, nei semi, all'interno di un fiore, nelle conchiglie e perfino nei bracci a spirale della Via Lattea.

La Successione di Fibonacci detta anche Successione Aurea, del matematico italiano Leonardo Pisano, fu usata dallo stesso per descrivere la crescita di una popolazione di conigli. 

Leonardo Pisano detto il Fibonacci.









ENIGMA DI ARISTARCO

BAGLIORI NEL CRATERE ARISTARCO

Il cratere lunare Aristarco.


CLICCA QUI PER LA LISTA DI TUTTI GLI AVVISTAMENTI UFO NELLA STORIA


ENIGMA DI ARISTARCO


  

La missione della Nasa è esplorare l'ignoto ed in cerca di risposte, ha lanciato scienziati nello spazio e veicoli oltre i limiti del Sistema Solare.


Il 19 luglio 1969, mentre l'Apollo 11 si avvicina alla Luna, luci misteriose abbagliano gli astronauti. 


 

Lo Shuttle Apollo 11 sulla rampa di lancio.

La Nasa pensa a detriti lunari ma, poche ore prima che gli astronauti compiano il primo passo sulla Luna, alcuni astronomi in Germania notano una luce strana provenire dal cratere Aristarco sulla Luna.


Il Centro di Controllo Missione chiede agli astronauti di investigare e ciò che vedono non ha alcuna spiegazione, in uno scambio di comunicazioni:


CCM: "Apollo 11 qui Houston, procedete. Ci sono stati dei fenomeni lunari transienti, registrati vicino Aristarco, passo".


Apollo 11: "Ok Houston, ci stiamo dirigendo a Nord, verso Aristarco".


CCM: "Date un'occhiata, diteci se notate qualcosa di strano, passo".


Apollo 11: "C'è una zona decisamente più luminosa, rispetto a quelle circostanti".


CCM: "Apollo, qui Houston: riuscite a distinguere delle variazioni di colore all'interno della luce?".


Apollo 11: "No, non sembra abbia alcun colore, Houston".


Ad un certo punto la comunicazione si interrompe per 8,9 secondi e molti ipotizzano che la Nasa lo abbia fatto di proposito, per non far sapere cosa stessero vedendo, in quel momento, gli astronauti dell'Apollo 11.


Lo scienziato lunare, Peter Schultz, affermò di aver visto qualcosa di strano, decenni prima, ma di non aver divulgato la cosa perchè temeva potesse ritorcersi contro di lui. 


Lo scienziato Peter Schultz.


Quello che vide furono i Fenomeni Lunari Transienti, causati da polvere riflettente secondo la Nasa, invece Schultz sosteneva che il Sole non si trovava nella posizione giusta per illuminare il cratere al passaggio dell'Apollo 11, che invece si trovava al buio.


Il bagliore solare rimane la spiegazione ufficiale della Nasa, ma non tutti sono d'accordo su questa spiegazione.


Quello di Aristarco è stato il primo di una serie di avvistamenti che ha convinto alcuni osservatori, che il nostro satellite non è ciò che sembra ed ancora oggi c'è chi crede che vi siano sulla Luna artefatti lasciati da altre civiltà, come il famoso Monolite Lunare. 


Monolite Lunare.


I MISTERI DI FOBOS

  

Il maggior satellite di Marte, chiamato Fobos, si ritiene sia un pianeta vuoto, ma molti ipotizzano che sia il resto di un enorme stazione spaziale.


Fobos, piccolo e velocissimo, si trova a soli 9.300 km. dalla superficie di Marte, e la sua orbita si sta restringendo al punto che, tra 10 milioni di anni, colliderà con il pianeta rosso. 


 

Il satellite di Marte Fobos.


Nel 1958 l'astrofisico russo, Iosif Samuilovič Šklovskij, misurò la velocità orbitale di Fobos, scoprendo che, non solo il satellite cambiava velocità ma che era anche vuoto.


Se davvero fosse vuoto vorrebbe dire che qualcuno lo abbia messo lì, forse utilizzato come rampa di lancio oppure come stazione di rifornimento aliena. 


L'astrofisico russo Iosif Samuilovič Šklovskij.


La spettroscopia su Fobos ha rivelato che ha la stessa composizione degli asteroidi, un ammasso di rocce e da polvere poco compatta, con sezioni e spazi vuoti tra le pietre.


La Nasa è convinta che, in un periodi di miliardi di anni, l'attrazione gravitazionale abbia unito tra loro pezzi di detriti orbitali dando vita al satellite. 


 

UFO SU MARTE RIPRESI DA CURIOSITY

 

Il rover della Nasa Curiosity su Marte.


Il 6 agosto 2012, il rover Curiosity atterra sul pianeta rosso ed inizia ad inviare sulla Terra, le immagini ad alta risoluzione del suolo marziano.


Tra le immagini inviate, destano curiosità quelle che ritraggono 2 oggetti volanti, di cui uno ha una forme di una nube che si erge all'orizzonte, l'altro la attraversa ad alta velocità. 


Ufo fotografato dalla sonda Curiosity.


Un doppio avvistamento di Ufo, che inizialmente fa pensare ai due satelliti Fobos e Deimos, ma velocità e brillantezza non corrispondono ai due satelliti.


 

Il satellite di Marte Deimos.


Inoltre, le immagini del rover sono foto statiche mentre le foto del puntino luminoso appaiono in movimento.


Questo suggerisce all'astronomo Marc D'Antonio che il filmato sia un falso, in quanto ha ricostruito, in un filmato da lui realizzato, la luce misteriosa che si muove nelle foto del rover e la staticità della nube, che conferma i dubbi in proposito. 



L'astronomo Marc D'Antonio.

 

L'esplosione del sistema di atterraggio del rover potrebbe aver sollevato la nube polverosa ripresa dalle telecamere di Curiosity, formando il pennacchio che si vede nelle foto.

 

SEGNALE ALIENO A RAGGI X PROVENIENTE DALLA NUBE DI MAGELLANO  


Nube di Magellano.

Nel 2010 il telescopio della Nasa, Chandra, rileva un segnale a Raggi X, nell'ammasso stellare di una Galassia vicina, la piccola Nube di Magellano.   



Il telescopio della Nasa Chandra.


Inizialmente gli astronomi pensano si tratti di una Pulsar, una stella di neutroni rotanti che ha origine dal collasso di stelle più grandi, ma notano che impiega circa 18 minuti per ruotare su se stessa, cosa impossibile per una Pulsar.


Esclusa questa ipotesi, gli scienziati immaginano che il segnale captato, derivi da un "Razzo Nucleare di una Civiltà Aliena", poichè bruciando carburante chimico, come facciamo noi stessi oggi con i razzi spaziali, o sganciando bombe atomiche dietro di sè, si creano delle radiazioni così intense da spingere il razzo in avanti nello spazio. 



Immagine di una stella Pulsar.


Un progetto Top Secret della Nasa degli anni '50, chiamato "Progetto Orion", ipotizza la propulsione di razzi spaziali terrestri con l'uso di bombe atomiche, per mandare una colonia di esseri umani su Marte. 



Immagine del Progetto Orion degli anni '50 della Nasa.


Ma il progetto venne accantonato nel 1964, perchè avrebbe dovuto impegnare le bombe nucleari fin dal lancio del razzo, cosa che avrebbe causato grossi danni nell'atmosfera terrestre oltrechè per i Trattati sui Test Nucleari.


Escluse le ipotesi della Pulsar e di un sistema di propulsione alieno, gli scienziati pensano ad un nuovo tipo di corpo celeste, del quale ad oggi non abbiamo studi in proposito. 


 

COMUNICAZIONI ALIENE NEI FULMINI


Partenza dello shuttle Columbia.

 


L'1 febbraio 2003 dopo l'esplosione al rientro dello Shuttle "Columbia", gli scienziati analizzano i filmati della sua ultima missione.
Le immagini sembrano confermare un fenomeno, che gli astronauti hanno riportato fin dai primi anni dell'era spaziale, ovvero lampi di luce,  distanti centinaia di chilometri, illuminarsi in sequenze perfettamente orchestrate.


Dopo aver osservato 2 grandi tempeste elettriche a circa 2.500 km. di distanza, furono definiti "Fulmini Simpatetici", poichè vi era un lampo in un temporale e pochi secondi dopo se ne verificava uno simile in un altro temporale, come se comunicassero tra loro.


Se si studiano attentamente alcuni rapporti sui dischi volanti, si trovano elementi elettrici, come il colore dell'aria intorno al veivolo cambia a seconda della direzione ed alla velocità.


Il controllo dell'elettricità, per migliorare le condizioni di volo, si chiama "MagnetoAerodinamica", da cui è emerso che ci sono 900 riferimenti nei rapporti del Governo, che usano questo termine, di cui il 90% è Top Secret.


 

AVVISTAMENTI UFO SULLA MIR 


 

La Stazione Spaziale Russa MIR.


Sulla scia della Guerra Fredda, lo Shuttle della Nasa, Atlantis, tenta una delle manovre spaziali più pericolose mai messe in atto.


Deve, infatti, attraccare alla Stazione Spaziale Russa MIR e le vite dell'equipaggio a bordo dipendono da questo, poichè la stazione non era progettata per l'attracco di grandi veivoli, come gli Space Shuttle.


La stazione spaziale MIR pesava quasi 300.000 kg. mentre lo Shuttle circa 115.000, ed entrambi volavano alla velocità di 8 km/s. a 300 Km. dalla Terra.


Durante la fase di attracco qualcosa distrae gli astronauti dal loro compito, poichè gli astronauti notarono degli oggetti volanti intorno alla stazione spaziale.


Secondo la Nasa erano particelle di ghiaccio disperse dalla vibrazione del motore a razzo, ma secondo gli scettici le particelle avevano un'altra spiegazione, perchè andavano in tutte le direzioni e non potevano essere generate dal motore. 



Ufo fotografato dalla Stazione Spaziale Russa MIR.


Non si comportavano come particelle di ghiaccio, perchè avrebbero dovuto allontanarsi e rimanere distanti, mentre le stesse andavano tutte intorno spinte da qualcosa.


La Mir ha avuto molti problemi e molti astronauti si sono chiesti se c'era qualcosa lassù, che stesse sabotando la stazione spaziale. 

 

STRANI AVVISTAMENTI SULLA LUNA



Apollo 17 su rampa di lancio.


Un'ombra si allunga sugli astronauti della missione Apollo 17, un oggetto rettangolare estremamenta sottile che sembra fluttuare quasi volare, qualcosa osservava gli astronauti.


Il 14 dicembre 1972, gli astronauti dell'Apollo 17, Eugene Cernan e Harrison Schmitt detto Jack, stanno installando esplosivi sulla Luna, disponendo una serie di sismometri sulla superficie del satellite per fornire degli indizi sulla sua composizione interna. 




L'astronauta Eugene Cernan della Missione Apollo 17.


Prima di ripartire Cernan scatta le ultime fotografie ed anni dopo una di quelle immagini cattura l'attenzione dell'astronomo Jim Scotti, il quale dopo averla analizzata conclude: "Stavo osservando quelle immagini, quando nel cielo più nero ho visto una striscia proprio nella parte superiore. Ho iniziato a chiedermi di quale fenomeno naturale od umano potesse trattarsi, cos'era quella piccola forma rettangolare che sorvolava la superficie lunare?". 



L'astronauta Harrison Schmitt della Missione Apollo 17.


Lo stesso aggiunge: "Quando si trova qualcosa per cui non si ha una spiegazione immediata, si può seguire l'approccio scientifico oppure si può saltare subito alle conclusioni ed io preferisco la seconda. Ho guardato con attenzione la stampa della fotografia ad alta risoluzione, ho osservato la forma e mi ha dato l'idea che la risposta vada cercata in Jack Schmitt, scelto dalla Nasa come membro della missione per le sue conoscenze geologiche. E' stato il primo astronauta scienziato a camminare sulla Luna, l'unico geologo ancora oggi che abbia mai raggiunto il satellite".


Gli astronauti trovano segni inconfutabili di titanio ed altri minerali insoliti e dato che l'ossigeno sta per finire, la camminata nello spazio viene conclusa. 



L'astronomo Jim Scotti.

Prima che tornino al modulo Cernan fa una strana domanda a Schmitt, "Posso lanciare il martello che non serve più", e Jack risponde: "Fallo lanciare a me" e Cernan: "Sei tu il geologo è giusto che lo lanci tu".


Scotti crede che, questa conversazione, nasconda l'anomalia nelle fotografie di Cernan, poichè probabilmente in queste 3 immagini, scattate con una macchina fotografica in bianco e nero,  si vede il martello in volo.


 

COPPIA BINARIA NELLA FASCIA DI KUIPER



Coppia Binaria 2001 QW322 Fascia di Kuiper.


Nell'agosto del 2001 alle Hawaii, John J. Kavelaars, scruta la Fascia di Kuiper, una vasta aerea dello spazio al limite del sistema solare.


Servendosi di un telescopio sofisticato, cerca i detriti derivati dalla formazione dei pianeti, al fine di ricostruire l'evoluzione del nostro sistema planetario. 




L'astronomo John J. Kavelaars.


Kavelaars segue un piccolo oggetto, denominato 2001 QW322, ed inserendo le sue coordinate nel sistema di controllo del telescopio, questo si sposta in quella parte di cielo e cattura un'immagine. 



Fascia di Kuiper.


L'oggetto che appare nell'immagine è una Coppia Binaria, due piccoli asteroidi uniti dalla trazione delle rispettive gravità, ma dovrebbe essere impossibile perchè ci sono quasi 130.000 Km. tra gli oggetti, 10 volte il diametro della Terra, uniti e separati allo stesso tempo da tale distanza.


La scoperta porta gli scienziati ad una conclusione sconvolgente, perchè l'esistenza della coppia binaria sia possibile, ben il 90% del materiale che, dovrebbe costituire la fascia di Kuiper, dovrebbe essere scomparso.


Una delle teorie più diffuse è che i giganti di gas, Giove ed Urano, non si siano formati nel posto in cui si trovano ora, perchè la loro influenza gravitazionale ha eliminato molti oggetti che si trovavano in quella fascia.


Secondo l'astronomo Marc D'antonio, invece, un oggetto sconosciuto ha portato con sè la maggior parte del materiale, allontatosi dal sistema solare.


Per dimostrare la sua teoria, D'Antonio esegue in laboratorio un esperimento, un vetro su cui sono poggiati dei materiali ferrosi: "Questa è una simulazione della fascia di Kuiper. Userò questa calamita, sotto questo vetro, per mostrare come le forze attrattive spostino ed allontanino le particelle sul loro percorso. Nella vera fascia questa è l'attrazione di pianeti ed asteroidi ed una delle domande che possiamo porci, è se il nostro sistema solare contenesse altri pianeti. Se la risposta è positiva ed un oggetto è stato espulso, a causa dell'interazione gravitazionale con Giove od un altro pianeta, allora uscendo dal sistema solare può aver portato con se molto materiale della fascia". 

 

OGGETTO NON IDENTIFICATO SUL SOLE


Oggetto non identificato vicino al sole ripreso dalla sonda Soho.


Ad oltre 1 milione e mezzo dalla Terra, l'osservatorio solare Soho della Nasa, tiene sotto controllo il Sole.


Analizzando le immagini di Soho, gli scienziati individuano una strana forma a contatto con la stella, un'enorme oggetto di fianco al Sole, cosa impossibile poichè qualsiasi oggetto fonderebbe per il calore e le radiazioni.


La temperatura sulla superficie supera il milione e mezzo di gradi, quindi è da escludere qualsiasi oggetto umano e non, ma la spiegazione potrebbe essere che il rivelatore sia stato colpito da un "Raggio Cosmico". 



La sonda solare Soho.


Ogni volta che si scatta una foto dello spazio si immortalano i raggi cosmici, molto grandi e potenti da essere distinti nelle immagini, quindi il 90% dei fenomeni rilevati da Soho, possono essere spiegati razionalmente, ma quando per il restante 10% si ricorre alla spiegazione dei raggi cosmici, c'è scetticismo tra gli scienziati.


Se fosse una navicella aliena la sua tecnologia supererebbe di gran lunga quella umana, per permetterle di avvicinarsi così tanto al Sole.
Ad oggi nessuna spiegazione logica è stata fornita per dipanare i dubbi.
 









ALCHIMIA

LA RICERCA OSCURA DELLA PERFEZIONE



Gli alchimisti perseguivano due mete: una materiale e l'altra spirituale, dualismo che si riflette nei loro procedimenti. La padronanza delle forze spirituali era perseguita con tecniche scientifiche: in questa miniatura del 1589, il maestro studia i testi di alchimia mentre si occupa del suo crogiolo.


Tra i personaggi che popolano la storia della magia, spicca la figura, cara all'iconografia popolare, del vegliardo canuto dalla lunga barba bianca e la veste cenciosa che, borbottando tra sé oscuri incantesimi, rimescola una strana mistura gorgogliante, nella speranza che diventi oro, ovvero l'Alchimista, (leggi qui il mio articolo su Kremmerz). 
 
Essi inventarono un linguaggio estremamente oscuro e complesso, per descrivere le loro attività, in quanto le autorità pubbliche li guardavano con sospetto.
 
Era l'antica scienza sacra, coacervo di nozioni che poi sfociarono nelle moderne tecniche chimiche e farmaceutiche, filosofia pratica della natura, che da sempre si contrappone alle metodologie scientifiche e processo spirituale e psichico votato alla sola trasmutazione interiore dell'uomo.
 
Uno dei più grandi filosofi, Aristotele, (leggi qui il mio articolo), aveva insegnato che tutta la materia è composta di 4 elementi: aria, terra, acqua e fuoco, i quali possiedono insieme le 4 proprietà fondamentali: caldo, freddo, umidità e secchezza.
 
Si riteneva che le varie combinazioni di questi elementi, potessero spiegare tutte le forme note di materia ed inoltre, la proporzione di ogni elemento, poteva essere mutata per trasformare un tipo di materia in un altro.
 
La trasmutazione dei metalli comuni in oro, era naturalmente la meta di molti alchimisti anche se, per la maggior parte di essi, il lucro era un fine secondario.
 
L'eventuale produzione di oro era il corrispettivo tangibile di un'ambizione più elevata: l'Immortalità spirituale e fisica, procurando all'uomo la perfezione.
 
Era questa la meta inafferrabile, talvolta chiamata "Pietra Filosofale", talvolta "Elisir di Lunga Vita".
 

 

Alchimista nel suo laboratorio.

L'alchimia era quindi un sistema filosofico che si proponeva di penetrare i misteri della vita, oltre quelli della formazione delle sostanze inanimate.
 
Le più antiche forme di sapienza alchemica, sono fiorite in Cina, nel IV secolo a.C., ed in Egitto, nel II secolo a.C., nelle quali comportava l'esercizio delle pratiche, sia psichiche che di laboratorio, mentre in India, fu l'aspetto farmaceutico a prevalere con il trascorrere del tempo.
 
Alberto Magno, Ruggero Bacone ed Isaac Newton si annoverano tra i più grandi uomini di cultura che studiarono l'alchimia.
 
Nei primi anni della sua carriera Newton fu influenzato dalla tradizione ermetica e si dedicò all'alchimia, per le sue ricerche sulla struttura e sulla filosofia della natura.
 
Nella sua opera Scritti di Ottica, osserva che la natura sembra gradire molto le trasmutazioni e che poteva essere trasmessa a tutti gli elementi in natura.
 
Ma la ricerca alchimistica attrasse anche un buon numero di truffatori ed illusi, e tra essi il chimico tedesco, Johann Rudolf Glauber.
 
Riuscì a convincere non pochi suoi contemporanei di aver scoperto il componente vitale dell'elisir di lunga vita, nelle acque di una certa fonte minerale, ma il minerale contenuto nell'acqua era il solfato di sodio, noto ancora oggi con il nome di "Sale di Glauber" ed usato come lassativo.
 
In alcuni casi, l'alchimia diede luogo a tragiche conseguenze, come nella vicenda del chimico inglese, James Price.
 
Questi nel 1782, affermò di aver trasformato il mercurio in oro, convincendo perfino lo stesso re Giorgio III, che volle esaminare i campioni del nuovo metallo e, trovandolo autentico, chiese di produrne dell'altro.
 
Ma Price disse di aver esaurito la provvista di polveri necessarie alla trasmutazione, ma la Royal Society, fece pressione per indurlo a ripetere l'esperimento.
 
Nel giorno stabilito, Price fece visitare ai dotti signori il suo laboratorio, chiese il permesso di allontanarsi per un momento, ingiottì un bicchiere di veleno e morì.
 
Il più famoso ed esperto alchimista fu senza dubbio Teofrasto Bombaso von Hohenheim, più conosciuto come Paracelso.
 

Paracelso, mentre tiene una lezione sull'elisir di lunga vita. Egli contribuì ad avviare l'alchimia medievale verso la chimica moderna. Mise a punto nuovi procedimenti e li usò per preparare farmaci anziché per tentare di fabbricare l'oro.

Nato in Svizzera nel 1493, imparò da solo tutto lo scibile sulla medicina, astrologia e scienze affine e poi si mise a praticare la professione medica ed insegnare in tutta Europa e Medi Oriente.
 
La modestia non era certo la sua più grande virtù, come quella volta quando disse, di fronte ad un uditorio di eminenti dottori: "Lasciatemi dire questo, il più sottile capello della mia nuca ne sa più di voi e di tutti i vostri scribi, le fibbie delle mie scarpe sono più sapienti del vostro Galeno o di un vostro Avicenna e la mia barba ha più esperienza di tutte le vostre università".
 
Indisponeva i suoi colleghi facendo lezione nel suo dialetto svizzero-tedesco anzichè in latino, che era la lingua colta.
 
Paracelso scrisse parecchio e fra i suoi contributi vi è la proposta di curare le malattie veneree, con una blanda soluzione di mercurio, che fu usata fino all'avvento degli antibiotici.
 
Nel XIX secolo gli assiomi sui quali si basava l'alchimia, furono scalzati dalla prova che gli elementi erano molto più di 4.
 







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