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mercoledì 9 agosto 2023

IL FANTASMA DI BEATRICE CENCI


IL FANTASMA DI CASTEL SANT'ANGELO 




FANTASMI ANTICA ROMA

Ritratto di Beatrice Cenci del pittore Guido Reni presso Palazzo Barberini.


Beatrice Cenci, nacque a Roma il 6 febbraio del 1577, dal conte Francesco Cenci e la moglie Ersilia Santacroce.



Il padre era un uomo violento e ed aveva una condotta immorale e, nel 1584 alla morte della Santacroce, Beatrice assieme alla sorella Antonina, furono mandate nel Monastero di Santa Croce a Montecitorio, fino all'età di 15 anni.

 

FANTASMI DI ROMA

Monastero di Santa Croce a Montecitorio.


Nel 1592 fece ritorno a casa, dove trovò un ambiente ostile a causa della violenza del padre che riversava sulla giovane.



ESILIO DI BEATRICE CENCI A PETRELLA SALTO



FANTASMA BEATRICE CENCI

Rocca di Petrella Salto.


 

Nel 1593 Francesco sposò Lucrezia Petroni, ma oberato dai debiti fu incarcerato e processato al versamento di ingenti somme, mentre Beatrice fu segregata nella Rocca di Petrella Salto.

 

 
FANTASMA DI BEATRICE CENCI

Lucrezia Petrella seconda moglie di Francesco Cenci.


La ragazza inizialmente chiese aiuto ai fratelli e familiari, mandando loro delle lettere da cui non ebbe risposta, ed una volta una di queste arrivò per sbaglio al padre Francesco, il quale la percosse brutalmente.


Nel 1597 anche il padre si ritirò alla Rocca, per sfuggire ai creditori e perchè malato di rogna e gotta, portando con se gli altri due figli Bernardo e Paolo.



OMICIDIO DI FRANCESCO CENCI


FANTASMA BEATRICE CENCI

Il conte Francesco Cenci, drogato nella sua camera da letto, viene assassinato da Olimpio Calvetti e Marzio da Fiorani; Beatrice sta guardando la scena mentre la sua matrigna sorveglia la porta.


Beatrice subì violenze sessuali da parte del padre ed, in questo contesto, maturò la sua idea di uccidere il padre, in quanto esasperata e stanca di ciò che gli accadeva giornalmente.


Assieme alla madre Lucrezia, i fratelli Bernardo e Paolo, il maniscalco Marzio da Fiorani ed il castellano Olimpio Calvetti, cercò di avvelenarlo senza riuscirci.


Riprovarono una seconda volta, ingaggiando dei briganti, i quali gli tesero senza successo un'imboscata.


Si tentò allora per un'ultima volta di portare a termine il progetto dell'uccisione, quando gli fu somministrato tramite bevanda, l'oppio che lo stordì e lo fece addormentare.


E proprio durante il sonno Marzio gli spezzò le gambe con un mattarello, mentre Olimpio conficcò dei chiodi con un martello nel cranio e nella gola.


Per depistare eventuali indagini, il corpo fu inizialmente posto su delle assi decomposte, al fine di simulare un incidente, ma il corpo era troppo grande per entrarci e fu deciso quindi di gettarlo dal parapetto della Rocca.

 

FANTASMA BEATRICE CENCI

Palazzo Cenci a Roma.


Infatti, il 9 settembre del 1598 il corpo di Francesco fu trovato nell'orto sottostante e nel frattempo i familiari si erano trasferiti a Roma, presso Palazzo Cenci.



PROCESSO DI BEATRICE CENCI



FANTASMA BEATRICE CENCI

Beatrice Cenci in prigione. Quadro di Achille Leonardi, secolo XIX.


Su richiesta del duca Marzio Colonna e del viceré Don Enrico di Gusman, il corpo fu esaminato da un medico ed alcuni chirurghi, i quali esclusero la caduta poichè era palese che le ferite riportate fossero da condurre ad un omicidio.


FANTASMA BEATRICE CENCI

Duca Marzio Colonna.


A quel punto i sospetti ricaddero sugli autori i quali vennero imprigionati e della vicenda fu informato anche il Pontefice Clemente VIII, il quale si interessò personalmente alla vicenda.


FANTASMA BEATRICE CENCI

Don Enrico di Gusman.


Olimpio Calvetti fu torturato fino alla sua completa ammissione del complotto, riuscì a fuggire ma fu ucciso in seguito da monsignor Mario Guerra, mentre Fiorani, anche lui torturato, confessò ma, nel confronto diretto con Beatrice, ritrattò ed in seguito morì per le ferite subite durante la sua confessione.


FANTASMA BEATRICE CENCI

Papa Clemente VIII.



Giacomo e Bernardo confessarono subito, mentre Beatrice continuò ad indicare in Olimpio, l'unico esecutore materiale del delitto.


Il giudice Ulisse Moscato, acquisite le prove, avviò il processo, per il quale l'avvocato Prospero Farinacci, prese la difesa di Beatrice, durante il dibattimento.



FANTASMA BEATRICE CENCI

L'avvocato Prospero Farinacci, difensore di Beatrice.


Quest'ultimo cercò di alleggerire i capi di accusa, che pendevano sulla testa degli accusati, sostenendo che la giovane era stata ripetutamente violentata dal padre, ma il giudice decise di condannare gli imputati.



ESECUZIONE DI BEATRICE CENCI A CASTEL SANT'ANGELO

 

FANTASMA BEATRICE CENCI

Il corpo morto di Beatrice Cenci dopo l'esecuzione.

 

L'11 settembre del 1599, Giacomo fu condannato allo squartamento e fu colpito alla testa e le sue membra furono esposte al pubblico per un giorno appese ai quattro angoli del patibolo, Bernardo invece fu condannato alla pena del Remi Perpetui, ovvero avrebbe dovuto remare sulle navi pontificie a vita, e legato ad una sedia ad assistere all'esecuzione dei suoi familiari.


Lucrezia, che assistette ai precedenti drammi, svenne e fu decapitata da una spada, mentre Beatrice fu condannata alla decapitazione a Castel Sant'Angelo, eseguita dal famoso boia del tempo, Mastro Titta detto Er Boja, su un patibolo allestito al momento in quel luogo.


FANTASMA BEATRICE CENCI

Mastro Titta regge la testa decapitata di Beatrice Cenci.


Tra il pubblico erano presenti il Caravaggio, il pittore Orazio Gentileschi assieme alla figlia Artemisia, e durante l'esecuzione a causa dell'afosa giornata e della calca generatasi, molta gente morì asfissiata o annegata nel Tevere e tra questi, anche Ubaldo Ubaldini, che fu in seguito celebrato da Stendhal nelle sue Cronache Italiane.

 

FANTASMA BEATRICE CENCI

Il celebre pittore Caravaggio era tra il pubblico presente all'esecuzione di Beatrice Cenci.

FANTASMA BEATRICE CENCI

Orazio Gentileschi.


FANTASMA BEATRICE CENCI

Artemisia Gentileschi.


Dell'esecuzione esistono alcuni testi pervenuti a noi, tra cui:"Vennero frattanto altre soldatesche dal lato di Castel S. Angiolo, ed aumentata la forza armata intorno al patibolo, si proseguì il corso della giustizia, quando si vide un poco calmato il tumulto della folla. Beatrice genuflessa nella cappella era talmente assorta nella sua preghiera che non fece attenzione al rumore ed alle grida; soltanto si riscosse quando lo stendardo entrò nella cappella per precederla al supplizio. Si alzò, e con la vivacità di una sorpresa domandò: — La mia signora madre è veramente morta? — Le fu risposto affermativamente, ed ella gettatasi ai piedi del Crocifisso pregò con fervore per l'anima di lei. Poi parlò ad alta voce e lunga pezza col Crocifisso dicendo cose troppo non connesse, e finì con esclamare: — Signore tu mi chiami ed io di buona voglia ti seguo, perché so di meritare la tua misericordia. Si accostò al fratello, lo baciò in fronte, e con un sorriso d'amore gli disse: — Non ti accorare per me, saremo felici in cielo, poiché ti ho perdonato. Giacomo svenne. La sorella, volgendosi agli sgherri: - andiamo - disse, e franca si avanzava alla porta, ma il carnefice le si fece avanti con una corda, e pareva che temesse di avvolgere con essa quel corpo. Appena Lo stendardo uscì dalla cappella, e che la meschina accompagnata da due cappuccini arrivò al pié del palco, un subito silenzio fece credere deserto quel luogo per lo avanti sì rumoroso. Tutti volevano sentire se articolava qualche parola, e con gli occhi a lei rivolti, e con bocche aperte pareva che pendesse dalle di lei labbra la loro esistenza. Beatrice al pie' del palco, baciò il Crocifisso, fu benedetta dal frate; e lasciate le pianelle, salita destramente la scala, lentissima arrivò al fatale ceppo, niuno si avvide della pronta mossa che gli fece scavalcare la panca che aveva cagionato tanto ribrezzo alla Petroni; si collocò perfettamente da se inibendo con uno sguardo fiero al carnefice di toccarla per levarle il velo dal collo, che da se stessa gettò sul tavolato. Ad alta voce invocava Gesù e Maria attendendo il colpo fatale, passò però in questa orribile situazione alcuni istanti, perché il carnefice intimorito si trovò impacciato a vibrarle la mannaia. Un grido universale lo imprecava, ma frattanto il capo della vergine fu mostrato staccato dal busto, ed il corpo s'agitò con violenza. Il misero Bernardo Cenci costretto ad esser testimone del supplizio di sua sorella cadde svenuto, e per lunga mezz'ora non poté essere richiamato ai sensi. La testa di Beatrice fu involta in un velo come quella della matrigna, e posta in lato del palco; il corpo nel calarlo cadde in terra con gran colpo, perché si sciolse dalla corda". 



APPARIZIONE DELLO SPETTRO DI BEATRICE CENCI

 

FANTASMA BEATRICE CENCI

Lapide Beatrice Cenci a Castel Sant'Angelo.

 

Tra la notte del 10 e l'11 settembre di ogni anno, sul ponte che conduce a Castel San'Angelo, si dice appaia lo spettro di Beatrice, proprio nello stesso punto in cui fu decapitata.

 

 
FANTASMA BEATRICE CENCI

Castel San'Angelo luogo dell'esecuzione di Beatrice Cenci e dove ancora oggi appare il suo spettro.


Molti testimoni dell'evento affermano di aver visto il fantasma di Beatrice che reggeva in mano la sua testa mozzata.









martedì 25 luglio 2023

BIAGIO CARGNIO

 

 STORIA DI BIAGIO EL LUGANEGHER


biasio cargnio

Biagio Cargnio


SGUAZETO ALLA BIASIO


Sguazeto alla Biasio

Nel 1520 a Venezia vi era la Taverna di Biagio Cargnio, detto "Biasio", situata nel Campo San Zan Degolà sul Canal Grande, che fungeva anche da macelleria.


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Il locale diventò famoso grazie allo "Sguazeto", un piatto tipico preparato con carne di maiale, con cui venivano deliziati i veneziani, che accorrevano in massa alla taverna, arricchendo il proprietario.


Questi non divulgò mai la ricetta segreta, che era diversa dalla solita e, proprio questa eccellenza culinaria, spinse gli avventori a capirne di più.


Tra questi un certo Antonio, detto "Tony", che era un assiduo frequentatore della Taverna, ansioso di carpirne i segreti, andò a pranzo come era solito fare, ed ordinò lo sguazeto di Biasio.


Mentre lo stava assaporando, notò tra i denti qualcosa di duro come un osso e, togliendolo di bocca, si accorse che in realtà era un dito umano con tanto di unghia.


 
testa mozzata di biagio cargnio

Testa mozzata di Biagio Cargnio


Preso dal panico e dall'ansia della scoperta, nonchè disgustato da ciò che aveva trovato nel cibo, uscì dal locale per andare a denunciare Biasio alle guardie, portando con sè il dito, come prova dei fatti.


In serata i gendarmi entrarono nel locale e si diressero verso la cucina e qui, tra pentole e tegami in ebolizzione, scoprirono resti umani di bambini, tra cui viscere, arti ed organi umani, con i quali Biasio preparava il famoso sguazeto, che lo aveva fatto diventare ricco e famoso a Venezia, lasciati a macerare nel vino con aggiunta di spezie.


Portato in tribunale il macellaio confessò di aver ucciso parecchi bambini, di cui non si conosce il numero, giustificandosi che lo aveva fatto per soldi: "Son sghei", disse al giudice Biasio.



Condannato a morte, fù portato dal carcere alla sua taverna, legato ad un cavallo e trascinato fino all'uscio, dove gli furono amputate entrambe le mani.



Successivamente fù condotto in Piazza San Marco dove venne decapitato in pubblico ed il suo corpo fù tagliato in 4 pezzi, i quali furono esposti ai 4 angoli della città, a memoria delle nefandezze commesse dall'uomo e come monito per chi avrebbe commesso le stesse barbarie.



Ad oggi rimane soltanto la Riva di Biasio, sul Canal Grande, mentre la locanda fù data alle fiamme dai gendarmi.

 
riva del biasio

Veduta di Riva del Biasio a Venezia.




lunedì 24 luglio 2023

PASSO DELLA ZITA BOVA SUPERIORE

 

 LA LEGGENDA DI CATERINA LA ZITA DI BOVA SUPERIORE


U PASSU DA ZITA BOVA SUPERIORE

Il passo della zita da dove si lanciò Caterina.

 

L'AMORE IMPOSSIBILE DI CATERINA E GIOVANNI DI BOVA SUPERIORE

 

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In Calabria, precisamente a Bova Superiore, esiste un luogo chiamato il "Passo della Zita", ovvero tradotto, il Passo della Fidanzata, che collegava Reggio Calabria a Bruzzano, attraversando i comuni di Africo, Roghudi e Casalinuovo.


U PASSU DA ZITA BOVA SUPERIORE

Il passo della zita con il ponte visto da lontano.

Durante il periodo medievale, una mattina una ragazza di nome Caterina, (per gli abitanti del luogo denominata Caterina la Zita), si stava recando presso la Chiesa del paese, per sposarsi con un uomo scelto dal padre, come era tradizione a quei tempi per rafforzare i legami familiari ed economici.


Nel percorrere il tratto di strada, Caterina si fermò sul ponte citato, per lanciarsi nel vuoto e morire sui costoni sottostanti. 


ponte u passu da zita bova superiore

Ponte del passo della zita a Bova Superiore.


Caterina in realtà, era innamorata di un altro uomo, Giovanni, che non era un ricco possidente e per questo non era visto di buon grado dal padre, perchè per lui era più proficuo un matrimonio di convenienza con un uomo che non amava.


Tutto il paese accorse sul ponte per vedere il mio corpo che giaceva sulle rocce sottostanti e la disperazione di mio padre e di Giovanni, che tempo dopo mi raggiunse per coronare finalmente il nostro sogno d'amore eterno.


Oggi la leggenda della donna è molto conosciuta a Bova Superiore e, quando ci si affaccia dal ponte, vengono alla mente gli ultimi istanti di vita della povera Caterina che, per amore, decise di porre fine alla propria vita. 


Inoltre, ogni anno il fantasma di Caterina viene visto sul ponte, dove la si vede salire sul parapetto e lanciarsi giù sulle rocce, ripercorrendo l'ultimo momento della sua vita e liberandosi dell'amore non corrisposto ed attendendo il suo amato Giovanni.


 



venerdì 21 luglio 2023

SEDUTA SPIRITICA BAR REGGIO CALABRIA

SEDUTA SPIRITICA IN UN NOTO BAR DI REGGIO CALABRIA


Seduta spiritica.


In un noto bar di Reggio Calabria, di cui per ovvi motivi non posso svelare il nome, ogni sera all'orario di chiusura del locale, parecchie persone si recavano per chiudersi all'interno.


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In una saletta attigua al locale, si svolgevano sedute spiritiche da parte del proprietario e di molta gente conosciuta nella città reggina.

Forse il fascino del mistero o forse la curiosità di alcuni, li spinse in questa pratica che durò molto tempo, finchè non avvennero degli spiacevoli episodi.

Tra questi una sera, mentre era in corso una seduta spiritica, uno dei partecipanti ruppe la catena medianica ed all'istante nella sala bar attigua, si udirono rumori di bottiglie.

I partecipanti ed il proprietario videro tutte le bottiglie, che erano precedentemente riposte sulla vetrina, svuotate per intero nel lavandino da qualcosa o da qualcuno e lasciate li a testa in giù.

Non trovando una spiegazione plausibile al momento tutti se ne tornarono alle loro dimore.

Tra questi una coppia che, mentre stava percorrendo l'autostrada per tornare a casa, improvvisamente vide esplodere il parabrezza senza che ci fosse stato un urto con qualche oggetto.


Un altro signore, presente alla seduta, tornando a casa, vide delle luci vicino il portone della sua casa.


Avvicinandosi vide che in realtà vi era una figura bianca, (leggi il mio articolo in proposito), una donna con un vestito luccicante che, aprendo le braccia, lo voleva avvolgere e l'uomo sali' sull'auto, fuggendo e ritornando la mattina tardi e non trovando più nessuna presenza.


Un'altra donna, invece, durante la notte, senti' delle voci invisibili, che l'avvertivano che dopo quella sera era stato aperto un portale medianico, che si sarebbe chiuso soltanto smettendo di fare sedute spiritiche.

Terrorizzata da questo evento, la coppia il giorno dopo raccontò tutto ai presenti, a cui si unirono le testimonianze dell'uomo e della donna, e da quel giorno, si dice, non si siano più svolte sedute spiritiche all'interno del locale, cosa non verificata ad oggi.

Vi invito a commentare il post se avete avuto esperienze dirette o per sentito dire.





NANE CHE ACCUDIVANO MARITO MORTO


LE NANE DI PEZZO CHE ACCUDIVANO IL MARITO MORTO IN CASA


Due signore affette da nanismo, tenevano ed accudivano in casa il marito morto da tempo.


Nei primi anni 90' a Pezzo, abitavano due simpatiche sorelle che erano affette da nanismo.



Abitavano in una stradina del rione ed una di loro era sposata e tutti e tre condividevano la stessa casa.


I giovani del posto avevano un pò paura di queste signore, poichè passando davanti casa loro, erano solite affacciarsi dalla porta-finestra, spostando la tenda e guardando i passanti.


Vista la loro statura e la loro conformazione fisica, mettevano i brividi, allorchè le si vedeva scostare le tende ed affacciarsi con il loro sguardo misterioso.


A volte uscivano di casa, inveendo contro i passanti e brandendo in mano una scopa, ricordando vecchie streghe.


A volte si poteva vedere il marito, seduto su una sedia, sostare davanti la finestra, come se ammirasse il panorama esterno.


Per anni la storia andò avanti, tra giovani che sfidavano le loro paure, affrontando le signore alla loro porta, per poi scappare nel momento in cui, esse uscivano fuori per scacciarli.


Forse questi avvenimenti e queste circostanze, fecero crescere attorno a loro vecchie dicerie che però, erano insite nell'immaginario collettivo degli abitanti del rione.


Ma un giorno un fatto di cronoca le fece conoscere all'intera penisola.


I vicini da tempo lamentavano una forte puzza, provenire dalla casa delle due donne e denunciarono il tutto alle autorità pubbliche.


 

Immagine raffigurante persone affette da nanismo.


Era da tempo che molti passanti, vedevano il marito fermo sulla sedia a guardare fuori immobile, ma senza farci caso, visto che quest'ultimo era sempre stata una persona taciturna e riservata.


All'arrivo delle forze dell'ordine, le donne inizialmente erano restie nell'aprire, visto che non erano solite ospitare o ricevere visite.


Appena aperto l'uscio i militari vennero investiti da una puzza di marcio ed entrando, con le dovute cautele, videro il marito della donna seduto su una sedia a guardare la tv.


Fin qui nulla di strano, se nonchè si accorsero che la puzza proveniva dall'uomo immobile, ma ben vestito ed apparentemente curato.


L'uomo, come si scoprì in seguito, era morto da quasi un mese, ma le due donne avevano continuato ad accudirlo, tanto che la moglie disse: "guardate come è bello, sembra vivo!".


Lo lavavano, lo sedevano, gli parlavano ed anche di fronte i militari le donne continuavano ad interagire con l'uomo, come se lo stesso fosse ancora vivo e come se le stesse non si rendessero conto dell'accaduto.


L'uomo fu trasportato fuori dalla casa per poi essere degnamente sepolto, visto che sicuramente era morto per cause naturali.


Inizialmente le donne si opposero, poichè ai loro occhi era ancora vivo, ma dovettero desistere per l'intervento della forza pubblica.


Per anni poi le donne continuarono a vivere in quella casa, nelle loro quotidiane battaglie con i giovani, che continuavano a stuzzicarle nella loro abitazione.


Poi le due donne morirono e con loro i ricordi dell'infanzia dei giovani di Pezzo, che per anni erano passati davanti al loro uscio, aspettando che le tende di casa si aprissero per vedere le due nane affacciarsi e generare terrore nei passanti.






giovedì 20 luglio 2023

AMITYVILLE

 

AMITYVILLE - 112 OCEAN AVENUE
 
LA VERA STORIA DI AMITYVILLE 
OMICIDIO FAMIGLIA DEFEO


 

Casa di Amityville dove furono uccisi i membri della famiglia DeFeo.

 

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Il 13 novembre 1974, nella piccola città di Amityville, New York, Ronald Defeo Jr., irruppe nell'Harry's Bar e urlò che i suoi genitori erano stati uccisi.


Successivamente, la polizia scoprì i corpi di 6 membri della famiglia DeFeo: il padre Ronald DeFeo Sr., la madre Louise DeFeo e 4 bambini dei Defeo, di cui Dawn di 18 anni, Allison di 13, Marc di 12 e John Matthew di 9, furono trovati a faccia in giù, sparati nella parte posteriore della testa.

Ronald,  affermò di non essere stato in casa durante gli omicidi ed aveva scoperto i corpi dei suoi genitori, solo prima di arrivare all'Harry's Bar.

Dopo che, gli agenti di polizia, trovarono una custodia per un fucile Marlin calibro 35 nella stanza di Ronald, quest'ultimo alla fine confessò l'omicidio.

Dopo un lungo processo, Ronald DeFeo fu dichiarato colpevole degli atroci omicidi della sua famiglia e fu condannato a sei ergastoli consecutivi.

 

amityville

Foto dei membri della famiglia DeFeo.

 

Il 18 dicembre 1975, la famiglia Lutz, composta da George, Kathy ed i 3 figli, si trasferì nella casa dei DeFeo.


Anche se erano passati solo 13 mesi, da quando erano avvenuti gli omicidi in quella casa, George e Kathleen Lutz, pensarono che fosse una deliziosa dimora e la acquistarono per $ 80.000, senza pensare che l'avrebbero lasciata 28 giorni dopo.


Un prete cattolico arrivò, mentre la famiglia Lutz stava disimballando gli scatoli con le loro cose e si mise a benedire la casa, con i paramenti religiosi.


Salì le scale, fino ad arrivare al secondo piano, ed entrò nella camera da letto, che in precedenza era appartenuta a Marc e John DeFeo, e qui iniziò a spruzzare acqua santa, quando una voce invisibile disse al prete "Vattene!".


Il prete, non disse nulla alla famiglia Lutz di quello che era successo, ma li avvertì di non usare la stanza al piano superiore, come camera da letto e di non lasciare che nessuno dormisse lì.


Sebbene minacciosa e priva di senso in quel momento, la famiglia Lutz si attenne alle parole del prete e la trasformò in una stanza per cucire.


Sin dalla prima notte, in cui i due coniugi si trasferirono, avvertirono strane sensazioni nell'abitazione, tanto che, in pochi giorni, la personalità della famiglia cambiò drasticamente e George fu afflitto da una costante sensazione di freddo che, passò tutto il suo tempo ad alimentare il camino con le legna, mentre la sua salute e quella di Kathy, iniziarono a peggiorare giorno dopo giorno.


Una delle figlie dei Lutz ,trascorreva il suo tempo, rinchiusa nella sua stanza, a giocare con un amico immaginario, che descrisse come un maiale dagli occhi rossi, chiamato Jodie, che poteva trasformarsi, non solo nella forma ma anche nelle dimensioni, riuscendo ad essere, addirittura, più grande della casa stessa ed affermò che non poteva essere visto da nessuno, tranne che lei.


Si iniziarono a sentire anche strani odori, come se qualcosa marcisse in casa e macchie nere, apparvero sui servizi igienici e sugli infissi di casa ed una sostanza verde gelatinosa invase tutta la casa.


Un giorno, Kathy si sentì toccare da una forza invisibile e centinaia di mosche apparvero nella stanza da letto, che i Lutz avevano adibito a stanza del cucito,  nonostante si fosse verso la fine dell'inverno.


George, ogni  notte si svegliava alle 3:15 del mattino, ora in cui fu commesso l'omicidio dei DeFeo e, durante una di queste sveglie, vide sua moglie trasformarsi in una strega di 90 anni, mentre la notte successiva il suo letto iniziò a levitare in aria.


A quel punto, la famiglia Lutz, cercò di contattare il prete, che aveva benedetto la casa in precedenza, ma senza riuscirci, in quanto i telefoni non funzionavano ogni volta che cercavano di chiamarlo.


 

amityville

Foto dell'arresto di Ronald DeFeo Jr..



Resisi conto che, non potevano mettersi in contatto con il prete, si armarono di crocifisso e camminarono per tutta la casa recitando preghiere, quando un coro di voci rispose chiedendo loro: "Vi fermerete?"


L'ultima notte che i Lutz trascorsero in quella casa, fù la peggiore, in quanto si udirono rumori e suoni incessanti e fragorosi, i mobili iniziarono a spostarsi da soli e dopo 28 giorni trascorsi lì, gli occupanti scapparono via terrorizzati e si rifugiarono in casa della madre di Kathy Lutz.


20 giorni dopo, Ed e Lorraine Warren, furono chiamati da Marvin Scott, un giornalista del canale 5 di New York,  che aveva sentito la storia di Amityville ed aveva già lavorato con i Warren, in un'altra indagine paranormale.


Un team di giornalisti, investigatori e parapsicologi, furono riuniti da Ed Warren e si incontrarono al 112 Ocean Avenue, mentre la famiglia Lutz, invitata dai coniugi Warren, si rifiutò di rientrare in casa durante le indagini.


Successivamente, mentre stavano eseguendo un esorcismo nel seminterrato della casa, Ed fù spinto a terra e Lorraine, avvertì una presenza demoniaca ed ebbe la visione dei corpi delle vittime della famiglie Defeo, stesi a terra con un lenzuolo bianco che copriva i loro corpi.


Il team riuscì a fotografare un'immagine di uno spirito, sottoforma di un ragazzino, che li scrutava dal secondo piano, identificato poi in John Mathew De Feo, (vedi foto sotto).

 

AMITYVILLE

Il fantasma di John Mathew DeFeo fotografato nella casa di Amityville.


 

Dalle loro indagini, si scoprì che su quel terreno vivevano gli indiani Shinicock, che si erano presi cura di pazzi e malati e che poi questi furono seppelliti lì, mentre nel 1924, era stato costruito un cottage, appartenuto ad un tale John Ketchum, un praticante di magia nera, i cui resti sono tutt'ora lì, che si dice avesse evocato un demone intrappolato sotto la casa.


Questi eventi passati, avvenuti sulla proprietà, convinsero i Warrens che la casa avesse assorbito un'energia negativa, tale da sprigionare forze demoniache ed occulte, che avrebbero dato luogo agli efferati omicidi dei DeFeo.


Dopo le indagini i coniugi Lutz si trasferirono in California e la casa di Ocean Avenue, che fu acquistata per $ 80.000 nel 1975, fu venduta ai coniugi D'Antonio e, nel 2016, è stata messa in vendita per 850.000 dollari.

 

 







BAMBOLA ANNABELLE


LA VERA STORIA DELLA BAMBOLA ANNABELLE

  LA VERA STORIA DI ANNABELLE HIGGINS


La vera bambola Annabelle, sotto teca nel Museo dei Warrens.


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Nel 1970, una madre acquistò un'antica bambola Ann Raggedy, (una bambola di pezza con filo rosso per capelli e un naso a triangolo) in un negozio di giocattoli, come regalo di compleanno per la figlia Donna.


Questa stava per laurearsi al college come infermiera professionale e viveva in un piccolo appartamento, assieme alla sua compagna di stanza, Angie.


Ricevuto il regalo lo mise sul suo letto come decorazione e pochi giorni dopo, sia Donna che Angie, notarono che la bambola sembrasse misteriosamente muoversi per la casa, inizialmente con piccoli movimenti, come un cambio di posizione, ma col passare del tempo il movimento divenne sempre più evidente.


Tempo dopo le ragazze tornarono a casa, dopo una serata trascorsa fuori, e la videro con le gambe incrociate e le braccia conserte, altre volte la trovarono in piedi nella stanza.


Una volta, Donna, lasciò la bambola sul divano, prima di uscire per andare a lavoro, ed al suo rientrò la trovò sul letto della stanza con la porta chiusa.

La bambola Annabelle non solo si muoveva, ma sapeva anche scrivere, infatti circa un mese dopo questi strani movimenti, le ragazze iniziarono a trovare messaggi scritti su una pergamena che dicevano: "Aiutaci" e "Aiuta Lou", con una calligrafia tipica di un bambino.


La parte inquietante dei messaggi non era la formulazione degli stessi ma il fatto che, nè Donna nè Angie, avevano in casa quel tipo di carta su cui venivano scritti i messaggi.


Una notte Donna tornò a casa e scoprì che la bambola si era spostata di nuovo ed anche questa volta era sul suo letto ma notò qualcosa di diverso: ispezionò la bambola e vide del sangue sia sulle mani che sul petto.


Le ragazze, spaventate,  contattarono una medium e si tenne una seduta spiritica, durante la quale si scoprì che la bambola era posseduta dallo spirito di una ragazza, che si chiamava Annabelle Higgins, che aveva vissuto lì, all'età di 7 anni e che fù trovata morta nella casa che sorgeva, prima che fossero stati costruiti gli appartamenti, adesso occupati dalle due ragazze.


 

Rappresentazione cinematografica di Annabelle Higgins nell'omonimo film di Annabelle.

 

Lo spirito disse che provava conforto dalle due ragazze e chiedeva il permesso di rimanere con loro, per essere amata.


Donna ebbe compassione per Annabelle ed accettò che rimanesse con loro, ma successivamente, avrebbero scoperto che la bambola non era quella che voleva far credere.


Un giorno Lou, un amico delle ragazze, che non aveva mai amato quella bambola, le avvertì che era malvagia e che dovevano liberarsene al più presto, ma Donna, che ormai aveva un legame stretto con lei, non diede ascolto al suo amico e la tenne con sè.


Una notte Lou si svegliò di colpo, dopo aver fatto un sogno ricorrente, ma notò che, nonostante fosse sveglio, non riusciva a muoversi.


Si guardò intorno e vide, ai piedi del letto, la bambola che iniziò ad arrampicarsi sulla sua gamba per poi poggiarsi sul petto di Lou, iniziando a strangolarlo finchè non perse i sensi e svenne.


Al suo risveglio, certo che non si era trattato di un sogno, cercò in tutti i modi di liberarsi della bambola e del suo malefico ospite.


Tuttavia, Lou ebbe un'altra esperienza, quando, il giorno successivo, in compagnia di Angie, stavano studiando in casa delle mappe, per un viaggio che avrebbero intrapreso in seguito.


Sentirono dei rumori strani provenire dalla stanza di Donna e Lou andò a controllare, trovando la bambola a terra in un angolo, ma nient'altro era fuori posto.


Mentre era di fronte la bambola, ebbe la sensazione che qualcuno fosse dietro di lui e, girandosi, non vide nessuno quando, in un istante,  si sentì ferire al petto.


Si guardò e vide la camicia strappata e macchiata di sangue e sul petto eranno apparsi 7 segni di artigli, tre in verticale e quattro in orizzontale, che erano caldi come un'ustione, che in un paio di giorni sparirono.


Dopo questi avvenimenti, Donna si rese conto che lo spirito, forse, non era quello di una ragazza, ma di un essere demoniaco e si rivolse ad un sacerdote di nome Hegan, il quale, non potendo aiutare le ragazze si mise in contatto con Padre Cook, che contattò i coniugi Warrens.


Ed e Lorraine Warren si interessarono immediatamente al caso e contattarono Donna riguardo alla bambola.


I Warrens, dopo aver parlato con Donna, Angie e Lou, arrivarono alla conclusione immediata che la bambola stessa non era in realtà posseduta, ma manipolata da una presenza disumana. 

 

Bambola Raggedy Ann.

 

Gli spiriti non possiedono oggetti inanimati come case o giocattoli, possiedono persone ed uno spirito disumano può attaccarsi ad un luogo o ad un oggetto e, questo, è ciò che accadde nel caso Annabelle.


Questo spirito aveva manipolato la bambola e creato l'illusione che fosse viva e stava cercando di possedere un ospite umano.


Inizialmente, aveva iniziato a spostare la bambola nell'appartamento, per mezzo del teletrasporto per suscitare la curiosità degli occupanti, nella speranza che lo accettassero e per comunicare con esso.


Lo spirito disumano, ora era in grado di comunicare attraverso il mezzo, ovvero la bambola Annabelle, e fece leva sulla vulnerabilità emotiva delle ragazze, fingendo di essere una ragazza piuttosto innocua, con la quale durante la seduta sopraccitata, gli fu concesso il permesso, da parte Donna, di infestare l'appartamento.


Suscitò dunque paura attraverso gli strani movimenti della bambola, provocò la materializzazione di inquietanti note scritte a mano, l'apparizione simbolica di gocce di sangue sulla bambola ed alla fine attaccò persino Lou, lasciando dietro di sé il segno simbolico della bestia, sul petto di quest'ultimo.


Il prossimo stadio del fenomeno dell'infestazione, sarebbe stato il possesso umano completo se, queste esperienze fossero durate altre 2 o 3 settimane e lo spirito avrebbe potuto danneggiare od uccidere uno o tutti gli occupanti della casa.


A conclusione dell'indagine, i Warrens ritennero opportuno effettuare un esorcismo, con l'aiuto di padre Cooke,  per ripulire l'appartamento e come disse poi Ed:  "La benedizione episcopale della casa è un documento voluminoso di sette pagine di natura distintamente positiva. Invece di espellere specificamente le entità malvagie dall'abitazione, l'enfasi è invece diretta a riempire la casa con il potere del positivo e di Dio".


Dopo aver eseguito questo rito, i Warrens, sicuri di aver scacciato il maligno dalla casa, portarono con sè la bambola e la adagiarono sul sedile posteriore della loro auto.


Durante il tragitto verso casa, l'auto sterzava e si bloccava ad ogni curva, causando il blocco del servosterzo e dei freni.


Allora Ed prese dalla sua borsa nera, adagiata accanto alla bambola, una fiala di acqua santa e la cosparse su Annabelle, facendo il segno della croce su di essa ed i fenomeni sparirono, facendo arrivare i due coniugi sani e salvi a casa.


Tornati a casa, la fecero sedere su una sedia accanto alla scrivania, quando iniziò a levitare per poi cadere a terra inerte.


Durante le settimane seguenti, la bambola continuava a spostarsi in varie stanze, proprio come accadeva a casa di Donna, anche quando la chiusero a chiave in una stanza e la ritrovarono seduta sulla poltrona al piano di sopra.


La bambola mostrava anche un odio per i sacerdoti che venivano a casa, come nel caso di Padre Jason Bradford, un esorcista cattolico, che si recò dai Warrens.


Questi, vedendo la bambola seduta sulla sedia, la raccolse e le disse: "Sei solo una bambola, non puoi far del male a nessuno", e la gettò sulla sedia, ed a quel punto Ed esclamò: "È una cosa che è meglio non dire".


Un'ora dopo il prete lasciò la casa e Lorraine, gli chiese di fare attenzione durante il tragitto e di chiamarla quando sarebbe arrivato a casa, cosa che poche ora fece, spiegando che i freni dell'auto, erano andati fuori uso, mentre attraversava un incrocio, ed aveva causato un incidente quasi mortale, distruggendo la sua auto.


A quel punto i due coniugi, nel loro Museo dell'Occulto, (The Warren's Occult Museum), costruirono una teca di vetro, dove ancora oggi è rinchiusa la bambola Annabelle.


Anche se questa sembra non muoversi più, si dice, però, abbia causato la morte di un giovane motociclista, che insieme alla sua ragazza, erano andati a far visita al museo.


Dopo aver ascoltato la storia di Annabelle, narrata da Ed in persona, il giovane iniziò a prendere in giro la bambola e, con aria di sfida, iniziò a battere i pugni sulla teca e chiese alla bambola di essere graffiato da lei, visto che in passato era stata capace di ciò.


A quel punto Ed lo accompagnò fuori dal museo, dicendogli: "Figlio, devi lasciarla in pace".


Il giovane si allontanò in moto assieme alla sua ragazza e, durante il tragitto, derisero e presero in giro Annabelle, finchè non perse il controllo del mezzo e finì a testa in giù su un albero, mentre la sua ragazza fu ricoverata per un anno in ospedale, per poi salvarsi.









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