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mercoledì 14 giugno 2023

QUANDO IL PASSATO INCONTRO' IL PRESENTE

 

UN MEDICO SCRUTA NEL PASSATO


Edward Gibson Moon ha una visione dal passato


Il medico inglese, Edward Gibson Moon, era un uomo di scienza rigorosissimo, che quotidianamente visitava il suo paziente Lord Edward Carson, a Cleve Court sull'Isola di Thanet.


Una mattina, dopo la visita, il medico si fermò sui gradini, pensando al paziente quando, alzando lo sguardo, non vide la solita siepe di fronte a lui.


Il dottore che, per arrivare a casa di Carson doveva percorrere un viottolo di campagna e poi oltrepassare una siepe, dietro cui era nascosta la casa, notò che anche la strada era cambiata.


Era tutta infangata e su di essa camminava un uomo con un fucile, calzoni da cowboy, stivali, mantello e tuba, un abbigliamento decisamente fuori moda al tempo, che a Moon parve di un'altra epoca.


L'uomo guardò il medico stupito e, questi, si girò un attimo in direzione di Cleve Court e quandò si rigirò, l'uomo era scomparso, così come la strada e la siepe erano tornati al loro posto.


La visione di Moon è un esempio di retrocognizione e insieme di precognizione, poichè egli aveva guardato nel passato, mentre lo straniero aveva guardato nel futuro Moon.








UNA PERCEZIONE DI UN PERICOLO

 

UNA MADRE SENTE IL PIANTO DELLA FIGLIA


premonizione incidente auto

Joicey Hurt viene investita da un'auto, mentre la madre stava avvertendo il pericolo telepaticamente


Nel 1955 la piccola Joicey Hurt di cinque anni, era appena tornata a casa da una festa di compleanno, quandò non trovò ne il padre ne i fratelli, perchè erano andati al cinema, che si trovava poco distante da casa sua.


Così la bambina uscì di casa per raggiungerli, quando la madre, che stava lavando i piatti in quel momento, ebbe la sensazione che alla figlia fosse capitato un incidente.


Allora telefonò al cinema e disse alla donna che rispose al telefono: "Mia figlia stava venendo al cinema, ma ha avuto un incidente", e l'altra sbalordita disse: "Come fa a saperlo? L'incidente è appena accaduto".


Risultò poi che la bambina, mentre correva verso il cinema, era stata investita da una macchina proprio lì davanti, urtando contro il parafango e cadendo a terra.


"Non ho avuto la visione di una macchina che investisse Joicey, ma ho provato una sensazione così forte che non ho esitato, neanche un momento, a chiamare immediatamente il cinema", ricordò in seguito la madre, mentre la figlia, rievocando l'accaduto, raccontò di aver invocato dentro di sè, convinta di gridare senza essere udita, il nome della mamma.


Dato che la signora Hurt non aveva né visto né sentito niente che potesse avvertirla dell'incidente della figlia, i parapsicologi che studiarono il caso, attribuirono la sua sensazione alla telepatia.








UN INCENDIO DIVAMPATO NELL'OCCHIO DELLA MENTE

 

UNO SCIENZIATO VEDE UN INCENDIO A DISTANZA


Emanuel Swedenborg ha la premonizione di un incendio a 60 km di distanza


La sera del 19 luglio 1759 a Goteborg, durante una festa a casa di un illustre cittadino, uno degli invitati, il settantunenne scienziato, Emanuel Swedenborg, si alzò di scatto ed uscì fuori, (leggi il mio articolo in proposito).


Tornato poco dopo, pallido e scosso, disse ai presenti che stava divampando un grande incendio, che aveva distrutto casa del suo vicino e stava per abbattersi sulla sua.


Visto che la casa era a Stoccolma, a quasi 500 km di distanza, gli ospiti sorrisero e non diedero peso alle parole dell'uomo, ma Swedenborg continuò ad alzarsi ed uscire parecchie volte, raccontando che l'incendio si stava estendendo e finalmente, alle 8 di sera, era stato spento tre case prima della sua.


La mattina dopo, i presenti vollero verificare la visione dell'uomo, scoprendo, soltanto la sera dopo tramite un messo proveniente da Stoccolma, che era scoppiato un grande incendio e che tutto corrispondeva con il racconto di Swedenborg.


Infatti, l'incendio era stato spento alle otto di sera e proprio tre case prima della sua, confermando le capacità di Swedenborg di avere, come la definiva lui, "La vista di Dio".








lunedì 12 giugno 2023

STORICITA' DI RE ARTU'


LA VERA STORIA DI RE ARTU' E DEL MAGO MERLINO


Il mitico re Artù.


STORICITA' DI RE ARTU': E' DAVVERO ESISTITO?



Re Artù, Mago Merlino, Ginevra ed i Cavalieri della Tavola Rotonda, figure ormai mitologiche, sono davvero esistiti o sono frutto della fantasia?.(leggi il mio articolo sul Mito di Atlantide).


Ginevra.


Di Merlino ed Artù, si hanno notizie nel 1135, quando il vescovo gallese, Goffredo di Monmouth, nel suo libro "Storia dei re di Britannia", racconta che il guerriero Bruto, avesse raggiunto dalla città di Troia in fiamme la Britannia, (IN PROPOSITO LEGGI QUI IL MIO POST SULLE PROFEZIE DI MERLINO).



Goffredo di Monmouth.


Goffredo cita che un re di nome Vortigern, un personaggio storico davvero esistito, che era intenzionato ad innalzare una grande torre sul monte Snowdon, in Galles, ma ogni volta che un pezzo veniva costruito, questo crollava immediatamente.


Dopo vari tentativi, i suoi consiglieri gli dissero di spruzzare, alla base della torre, del sangue di un bambino orfano di padre. 


Il re Vortigern.

All'istante i suoi uomini andarono alla ricerca di un ragazzo, che era intento a giocare con dei suoi amici, che si chiamava Merlino.


Vortigern chiamò i suoi genitori, lei era la figlia del re del Galles del Sud, che confessò che una notte era stata sedotta da un giovane misterioso che l'aveva messa incinta e, dunque, siccome Merlino era senza padre, il suo sangue avrebbe bagnato le fondamenta della torre.


 

Il mago Merlino.


Questi si ribellò chiedendo di poter dimostrare perchè la torre crollasse, dicendo: "Volete sapere perchè la torre crolla continuamente? Perchè sotto terra esiste una caverna colma d'acqua che mina le fondamenta".


Sentito questo, Vortigern ordinò di scavare trovando un lago e Merlino ordinò di prosciugarlo, al fine di tovare due grandi Draghi o Serpenti.


Quando ciò accadde, Merlino fú rilasciato non prima di aver predetto la morte di Vortigern, bruciato all'interno di una torre, cosa che avvenne tempo dopo, quando la Britannia fu invasa dal re Aurelio Ambrogio, il quale incendiò la torre di Vortigern.


Ambrogio fu poi avvelenato dal fratello ed il tronò passò a Uther Pendragone, il quale conquistata la Scozia, invitò tutti i nobili del regno alla sua incoronazione.


Uther Pendragone detto anche Uther Pendragon.


Tra questi vi era il duca di Gorlois di Cornovaglia assieme alla sua bellissima moglie, Igerna, di cui Uther si innamorò all'istante, costringendo Gorlois a lasciare nottetempo il castello.


  

Uther Pendragon e Igerna.


Offeso da questi, Uther mosse guerra a Gorlois, il quale aveva rinchiuso la moglie nel castello di Tintagel, costruito su un isolotto e collegato alla terra ferma da un piccolo braccio di terra.


Uther non pensava ad altro che Igerna e Merlino gli cambiò le sembianze, tramite magia, in Gorlois. 



Castello di Tintagel.


Sotto queste mentite spoglie era riuscito a penetrare nel castello ed unirsi all'ignara regina, concependo un figlio che sarebbe diventato re Artù.


Nel frattempo il suo esercito stava attaccando il castello, uccidendo il vero Gorlois e lasciando che Uther potesse sposare Igerna, facendone diventare la sua regina.


Quindici anni dopo Uther fu assassinato ed al suo posto divenne re Artù, anche se in questo racconto non vengono menzionati la spada nella roccia, la Tavola Rotonda e tanti episodi che oggi conosciamo.


Tavola Rotonda dei cavalieri di re Artù.

Queste vennero aggiunte in seguito nel racconto di Thomas Malory, dal titolo "La morte di Artù", pubblicata da William Caxton nel 1485, il quale era un lestofante che saccheggiava monasteri e rubava bestiame e che, in almeno due occasioni aveva stuprato una donna di nome Joan Smyth, moglie di un certo Hugh Smyth.


Malory scrisse, dunque, il suo libro nella prigione di Negate, dove venne sepolto in seguito, dove narra che Artù era stato adottato da Merlino, il quale lo aveva dato in affidamento a Sir Ector, la cui moglie lo aveva cresciuto forte e sano.


Thomas Malory.


Un monaco di nome san Gilda, nella sua opera "De Excidio et conquestu Britanniae", menziona storicamente la battaglia del monte Badon, senza citare Artù, anche se un altro cronista del tempo, Caradoc di Llancarfan, autore di una biografia su san Gilda, ricorda che Artù uccise proprio uno dei fratelli del santo e, forse a tal proposito, non fu menzionato dall'autore.


Sir Ector tutore del giovanissimo re Artù.


Di Artù sappiamo che non fú un re ma un condottiero generale, inoltre, non andava in giro su un cavallo bianco con indosso una pesante armatura medievale, poichè nacque in un periodo storico precedente, ovvero intorno al 470 d.C., quando i romani stavano abbandonando la Britannia.


Infatti, nel 410 d.C. i Romani lasciarono definitivamente la Britannia e Vortigern si autoproclamò re, muovendo guerra contro il popolo dei selvaggi Pitti, che vivevano a nord, al confine con la Scozia.


Il monaco san Gilda o Gildas.


Il re richiamò sull'isola orde di mercenari sassoni, affinchè combattessero assieme al suo esercito, cosa che avvenne ma, nel momento del loro pagamento, Vortigern non fu in grado di soddisfare le loro richieste e quindi, i mercenari conquistarono da soli le terre della Britannia.


Gli abitanti, che a quei tempi erano i Celti, dovettero abbandonare le loro terre, finchè tempo dopo alla guida di Ambrogio Aureliano, i Celti riconquistarono le terre perdute, ricacciando gli invasori oltre mare.


Alla sua morte salì al trono il fratello, Uther Pendragone, il quale grazie al suo comandante, di nome Artorius, ovvero il leggendario re Artù, sconfisse i Sassoni proprio nella battaglia del Monte Badon, nel 518 d.C..


Le sue gesta furono epiche fino alla battaglia di Camlann, nei pressi del fiume Camel in Cornovaglia, quando Artù fu ucciso dal nipote Mordred ed il suo corpo venne portato sull'isola di Avalon.


Mordred.


Nell'estate del 1113 un gruppo di preti francesi si presentò a Bodmin, in Cornovaglia, portandosi dietro alcune sacre reliquie, i quali sentirono la storia che Artù non fosse morto, ma stesse vegliando in un posto sicuro, pronto ad intervenire in soccorso della sua gente.


Uno dei preti, nell'ascoltare questa storia derise i presenti, scatenando l'irruzione di uomini armati, all'interno della Chiesa per dar loro una lezione, cosa che non avvenna grazie all'intervento di alcuni pacieri.


L'episodio ci dimostra come quella di Artù fosse già una figura leggendaria, prima dei racconti di Goffredo, e citato numerose volte nei poemi gallesi, scritti un secolo dopo la sua scomparsa.


Il monaco Nennio, tra l'800 e l'820 d.C., nei suoi "Annali Pasquali", in cui cita che nella battaglia di Badon, Artù portò sulle spalle, per tre giorni e tre notti, la croce di Gesù Cristo, grazie alla quale i Britanni ne uscirono vincitori.


 

Il monaco Nennio.

Un'altra citazione è relativa all'anno 539, nel quale racconta dell'eccidio di Camlann in cui morirono Artù e Modred.


Scontro tra re Artù e Mordred nella battaglia di Camlann.


Nel 1184, il re Enrico II, durante una spedizione in Galles, si era imbattuto in un cantore, che gli aveva rivelato che Artù era sepolto nelle cripte dell'Abbazia di Glastonbury, esattamente tra due piramidi e che, per proteggere il corpo dalle vendette dei Sassoni, era stata scavata una fossa profonda cinque metri.


Enrico II di Francia.


Recatosi all'abbazia, Enrico confidò la cosa all'abate, il quale non fu per nulla turbato ed interessato alla storia, in quanto l'abbazzia era già una delle più ricche del paese e non intendeva attirare nuovi pellegrini.


Abbazia di Glastonbury.


Il 25 maggio del 1184 l'abbazia fu distrutta da un incendio, dal quale si salvò soltanto l'immagine di Nostra Signora di Glastonbury, che fu ritenuta un segno divino, dopo la devastazione.


Enrico propose una colletta per la ricostruzione ed un monaco, morto nel 1191, chiese di essere sepolto sotto l'edificio, in mezzo alle due croci.


Nel soddisfare la richiesta, vennero scoperte due colonne marmoree, che potevano essere le due piccole piramidi.


Scavando per altri cinque metri, scoprirono una lastra di pietra che, sollevandola riportava un'iscrizione latina su una croce di piombo: "Hic jacet sepultus inclytus rex Artorius in insula Avalonia", (tradotto: "Qui giace sepolto il celebre re Artù, nell'isola di Avalon").


Eccitati dal ritrovamento, i monaci continuarono a scavare, finchè non fu trovato un enorme sarcofago, ricavato da un tronco di quercia, dentro il quale giaceva uno scheletro umano, il cui cranio presentava profonde ferite, assieme ad un altro scheletro più piccolo, attribuito a Ginevra, visto che nell'iscrizione si citava anche la "Regina Wenneverla".


La croce di piombo venne conservata per secoli, finchè nel 1607, un antiquario di nome William Camden, la studiò a fondo, rinvenendo nel testo la parola "Arturius" ed avvalorando la tesi della tomba di quest'ultimo.


William Camden.


Nel 1963, C.A. Radford, eseguì degli scavi, dimostrando la fondatezza dei monaci nell'essersi spinti a scavare fino a cinque metri, alla ricerca della tomba di Artù, fino ad allora anche sede della tomba di Giuseppe di Arimatea, che aveva sepolto Gesù nei giorni della sua resurrezione e di cui erano sorte leggende legate alla Britannia ed al mito del Santo Graal, anche se pare ovvio come mai i monaci non pensarono di riportare alla luce anche la sua tomba, (leggi qui il mio articolo su Rennes Le Chateau).


Giuseppe d'Arimatea.


Da tutto ciò sembra dedursi che, il re Artù o il generale Arturius, sia relamente esistito, distinguendosi per la sua straordinaria bravura nel combattere e comandare.


Altri studiosi sono convinti di aver identificato la vera collocazione geografica, del mitico regno di Camelot.


Nel 1542, lo scrittore John Legand, sosteneva che una collina fortificata di South Cadbury, nel Somerset, fosse in realtà Camelot, tanto che nel 1966 si iniziò a scavare proprio nel castello di Cadbury, dal quale emersero rovine romane e resti di edifici, collocabili ai tempi del re Artù.


Cristo con il Sacro Graal.


Nel 1924, durante una visita a Tintagel, Rudolf Steiner, fece una seduta spiritica, identificando la Tavola Rotonda ed il dormitoio dei cavalieri, in questo castello costruito nel 1140.


Rudolf Steiner.


Nell'estate del 1983, esplose un incendio che bruciò la vegetazione della piccola isola, che portò alla luce le fondamenta di un centinaio di costruzioni rettangolari e di un edificio, composto da una singola stanza grande circa venticinque metri.


Sotto la collina emerse un piccolo porticciolo naturale, in cui furono scoperte anfore e giare, che avrebbero dovuto contenere vino ed olio, assieme a tumuli sepolcrali celtico-cristiani, vicino ai quali fu rinvenuta una roccia con un'impronta ben modellata sopra, cosa in uso al tempo quando i potenti lasciavano il segno del loro potere, ad indicare il loro predominio sul territorio conquistato.


Riguardo la famosa spada di Artù, chiamata Excalibur, Goffredo di Monmouth, afferma che si chiamasse "Caliburn", che è la combinazione di due parole che significano "Fiume".


Visto che la spada, per essere temprata ha bisogno dell'acqua fredda, visto che "Cale" significa freddo e quindi, caliburn potrebbe essere tradotto come "corrente gelida".


Quindi la spada potrebbe aver ricevuto il suo nome dal fiume Cale, che scorre nei pressi di Sturminster, nel Dorset, dove venne creata.


Per quanto riguarda invece il "Santo Graal", la sacra coppa usata da Gesù nell'ultima cena e da Giuseppe d'Arimatea per raccogliere le gocce del sangue di Cristo sulla croce, si pensa fosse stata portata a Glastonbury da Giuseppe.


Nel 1959, durante gli scavi in una villa romana nel nord Africa, venne alla luce una grande urna marmorea, databile al periodo in cui visse Artù, su cui era scolpita una croce e sul coperchio erano presenti dei fori che formavano una sagoma di una croce, che era andata perduta e l'urna conteneva le spoglie mortali di un santo e veniva usata in qualche rito religioso.


Su Merlino, invece, bisogna considerare che avesse molti più anni di Artù, a quei tempi un ragazzino, quando era ancora in vita il re Vortigern, secondo i racconti di Goffredo.


Myrddin.


Nella sua opera, però, Merlino è al servizio del re Rodarco, impegnato a combattere il re degli Scoti chiamato Guennolous, due personaggi storici realmente esistiti cento anni dopo la presunta morte di Artù.


Nikolai Tolstoy.


Per ovviare a questo anacronismo, Goffredo lo giustifica asserendo che Merlino, visse cento anni dopo la morte di Artù, quindi da ultracentenario e potrebbe essere veritiera, se si accetta che Merlino corrisponda al poeta gallese di nome Myrddin, in vita nel 573 d.C., ipotesi avvallate da Robert Graves, nel suo libro "La dea Bianca" del 1948 e Nikolai Tolstoy, nel suo "The Quest for Merlin" del 1985, (leggi la storia del fantasma di Robert Grave).


Robert Graves.


Ma nel 1988, nel suo libro "Merlino", la professoressa Norma Lorre Goodrich, sostenne l'esistenza di Merlino, che aveva trent'anni più di Artù, nato in Galles e morto in Scozia, e che il nome "merlino" era un uccello rapace e che il vero Merlino, altri non era che un vescovo di nome Dubricio, che aveva incoronato Artù re dei Britanni, mentre Myrddin era un uomo selvatico dei boschi, dotato di poteri magici.


Norma Lorre Goodrich.


Quindi si deduce esistano due teorie contrastanti tra loro: una che ci parla dei due Merlino e quella di un solo Merlino, il cui vero nome era Myrddin.


Forse Merlino era l'ultimo dei "Druidi", una forma di religione dei Celti, approdati in Britannia attorno al 600 a.C., dei quali riprende il ruolo di intermediario tra l'essere umano ed il mondo spirituale.


Merlino ultimo dei Druidi.


Ad oggi il mito si mescola con la realtà e non è dato sapere se effettivamente sia o meno esistito Artù e tutto il suo reame di Camelot, anche se gli indizi e la mancanza di prove storiche porta alla conclusione che sia tutta una favola.










RENNES-LE-CHÂTEAU


I TESORI DI BÉRENGER SAUNIÈRE



François Bérenger Saunière.


Il mistero di Rennes le Château è la storia fantastica di un povero prete, che aveva scoperto un segreto che lo aveva fatto diventare milionario, quando nel giugno del 1885, sul fronte francese dei Pirenei, si era presentato un nuovo curato, (clicca qui per l'elenco delle fatture di Bérenger).


Si chiamava François Bérenger Saunière, aveva trentatre anni come Cristo e faceva ritorno alla terra che lo aveva visto nascere.


Dai diari dei suoi primi anni, sappiamo che era poverissimo: per mantenere se stesso e la sua perpetua, doveva farsi bastare l'equivalente di sei sterline d'oro l'anno.


Sei anni dopo il suo arrivo, Saunière riuscì a restaurare l'altare della chiesa e durante i lavori, trovò una grossa lastra di pietra cementata da una parte direttamente nel muro e sostenuta dall'altra da due basse colonnine quadrate in stile visigoto.


Una delle colonne era risultata cava e dentro aveva trovato quattro rotoli di pergamena, infilati in custodie tubolari di legno.


In due di esse erano riportate genealogie di casati e famiglie locali, negli altri due erano riportati brani tratti dal Nuovo Testamento, scritti però in modo strano, senza gli spazi di divisione che separano una parola dall'altra, sembravano testi scritti in codice ed infatti il codice del testo era più corto, ed era stato interpretato con una certa rapidità.


Il prete lo aveva intuito ed era stato sufficiente riportare di seguito tutte quelle lettere che si stagliavano più alte delle altre e ne era venuto fuori il seguente messaggio: "A Dagobert II et à Sion est ce trésor et il est la mort", ovvero A Dagoberto II, re e a Sion appartiene questo tesoro, ed egli qui giace.


 

Dagoberto II.

 

Si trattava dunque di documenti segreti da collegare ad un tesoro e Dagoberto era stato un sovrano, della dinastia merovingia francese del VII secolo.


Chi aveva scritto le pergamene doveva essere stato un predecessore di Saunière, forse un prete di nome Antoine Bigou, curato del villaggio al tempo della Rivoluzione Francese.


Antoine Bigou.


Il prete dopo la scoperta, pensò sarebbe stato meglio consegnare i misteriosi rotoli al vescovo di Carcassone, monsignor Félix Arsène Billard, il quale era rimasto così incuriosito da quella ricerca, da inviare lo scopritore a Parigi allo scopo di consultare alcuni esperti crittografi.


Félix Arsène Billard.


Fra questi vi era l'abate Bieil, direttore di Saint Sulpice, il cui nipote Émile Hoffet, era un giovane studente di linguistica, frequentatore di circoli occultistici a Parigi.


Émile Hoffet.


Hoffet introdusse Saunière in una congrega di illustri artisti, tra cui il poeta Stéphane Mallarmé, lo scrittore Maurice Maeterlinck ed il musicista Claude Debussy.


Stéphane Mallarmé.

Maurice Maeterlinck.

Claude Debussy.

Quest'ultimo aveva presentato a Saunière, la celebre soprano Emma Calvé, e tra i due era nato subito un profondo affiatamento e la relazione conseguente difficilmente avrebbe potuto etichettarsi come una semplice amicizia.

Emma Calvè.

Prima di lasciare Parigi, Saunière aveva visitato il Louvre ed acquistò le riproduzioni di tre quadri, tra cui i "Pastori di Arcadia" di Nicolas Poussin, dove si vedono tre pastori adagiati nei pressi di un'antica tomba, sulla quale è incisa la scritta "Et in Arcadia Ego", che la tradizione traduce in "Io (la morte) sono anche in Arcadia".

Quadro i Pastori di Arcadia di Nicolas Poussin.

Tre settimane dopo tornò a Rennes-le-Château e con l'aiuto di tre braccianti, aveva rimosso la lastra davanti all'altare e nella sua parte interna, la pietra riportava la raffigurazione di un cavaliere medievale a cavallo.


La data corrispondeva al tempo del regno di Dagoberto e, scavando ancora, portarono alla luce due scheletri ed una pentola piena di medaglioni senza alcun valore.


A quel punto il prete aveva mandato via tutti e sprangato le porte della chiesa e trascorso da solo tutta la nottata.


Da quel giorno, in compagnia della sua perpetua, aveva incominciato ad andare in giro, con una grossa gerla sulle spalle, riportando indietro pietre per costruire una piccola grotta artificiale, nel giardino della canonica.



LA TOMBA DI MARIE D'HAUTPOUL-BLANCHEFORT


Tomba Marie d'Hautpoul-Blanchefort.

Nel cimitero annesso alla chiesa, Saunière si era recato sulla tomba della marchesa, Marie d'Hautpoul-Blanchefort, la cui pietra tombale era stata disegnata dallo stesso abate Bigou, che aveva celato le pergamene.


Il prete cancellò l'iscrizione sulla lapide facendola scomparire completamente e rimuovendo la stele.


Il testo raffigurato era così composto: le due scritte verticali sui lati della lapide sono un insieme di lettere greche e latine, che compongono la parola "Et in Arcadia Ego", come il quadro di Poussin, mentre l'iscrizione centrale, riporta "Reddis Regis Cellis Arcis", ovvero "Alla regale Reddis, nella grotta della fortezza", dove Reddis era uno degli antichi nomi di Rennes-le-Château, conosciuta dai romani anche con il nome di Aereda, (vedi foto sotto).


Iscrizioni stele tomba Marie d'Hautpoul-Blanchefort.


La scritta sulla stele, (vedi foto sotto), ha nella prima linea la "i" di "ci", (ci gît significa qui giace), è stata impressa come una T maiuscola.


Iscrizioni lapide tomba Marie d'Hautpoul-Blanchefort.


La M di Marie è stata volutamente lasciata alla fine della prima linea e la "e" della parola nobile, è scritta in carattere minore.


La parola che segue "negre" dovrebbe leggersi "Dables" e non "Darles" e quindi non dovrebbe esserci una "R" ma una "B".


In tutta l'iscrizione ci sono otto anomalie, divise in gruppi di quattro lettere, il primo di maiuscole ed il secondo di minuscole.


Dal primo si ricavano "TMRO" e dal secondo tre "e" ed una "p".


Utlizzando in anagramma le lettere maiuscole si ottiene la parola "MORT", ovvero morte, mentre con le minuscole si ricava "Epée", ovvero spada.


Queste due parole erano le chiavi per liberare i messaggi segreti, celati nelle pergamene trovate nella colonna.



LE RICCHEZZE DI SAUNIERE


Torre di Magdala costruita da Saunièere come biblioteca a Rennes-le-Château.


Pochi giorni dopo la scoperta, Saunière aveva iniziato a spendere una montagna di quattrini e fu mandato, da una banca parigina, un funzionario con il compito di amministrare i suoi beni ed affari.


Fece costruire una nuova strada asfaltata, al posto della polverosa via che conduceva al villaggio e fatto arrivare l'acqua potabile nelle condutture di tutto il paese.


Come dimora si era fatto realizzare una splendida villa, circondata da un grande parco ed una torre gotica sulla collina, da utilizzare come biblioteca, chiamata Torre di Magdala, (vedi foto sopra).


Iniziò a collezionare mobili ed oggetti d'arte antica ed aveva iniziato ad invitare e ricevere ospiti, come Emma Calvé e l'arciduca Francesco Giuseppe, imperatore d'Austria.


L'arciduca Francesco Giuseppe imperatore d'Austria.

I superiori di Saunière iniziarono ad interessarsi delle ricchezze del prete, ma quest'ultimo riusciva a tenerli a bada, giusticando i proventi dalle offerte cospicue dei parrocchiani.


Con la nomina del nuovo vescovo, le cose cambiarono, in quanto questi aveva subito chiesto giustificazioni delle sue ricchezze, ma Sauniére si era rifiutato di darne.


Fu così trasferito in un'altra diocesi, ma il prete rimase li, nonostante l'arrivo del nuovo sostituto, e fu sostenuto dalla gente del paese, in qualità di unico e solo pastore spirituale del villaggio.


Nel 1917, all'età di sessantaquattro anni, Saunière fu colto da infarto e volle parlare con il suo sostituto, il quale secondo la leggenda era uscito dalla stanza pallido e scosso e da quel giorno non aveva mai più riso.


Marie Denarnaud, la perpetua di Saunière, visse fino al 1953 in condizioni agiate e, quando al termine della Seconda Guerra Mondiale, il governo francese aveva deciso di immettere nel paese la nuova valuta, chiedendo la provenienza delle fonti di denaro per combattere gli evasori, la donna era stata vista dare fuoco nel giardino, ad una montagna di biglietti da dieci di vecchi franchi.


Marie Denarnaud la perpetua di Saunière.


Nonostante ciò visse in una bella villa affittata, mantenendo il suo alto tenore di vita e non riuscì, prima di morire, a mantenere la promessa al suo affittuario di rivelargli il suo segreto, in quanto stroncata da un ictus.


TRADUZIONE DELLE ISCRIZIONI DELLA TOMBA DI MARIE D'HAUTPOUL-BLANCHEFORT


Henry Lincoln.

Nel 1969, Henry Lincoln, scrittore ed appassionato di occultismo, lesse il libro "Le Trésor Maudit" di Gérard de Sède, e decise di incontrare quest'ultimo a Parigi, che mostrò a Lincoln la soluzione dell'enigma del codice del cifrario lungo, desunto dalla colonna visigota dell'altare.

Disse di essersi riuscito grazie all'aiuto dei funzionari dei servizi segreti francesi, che si erano avvalsi di un computer per riuscirci, ma Lincoln non credette a questa affermazione, in quanto i servizi segreti britannici gli dissero che nessuno avrebbe potuto decifrare il testo con l'aiuto di un computer.


Gérard de Sède.


Per poterlo decifrare bisognava applicare il metodo di Vigenère, ovvero scrivere l'alfabeto per ventisei volte all'interno di uno schema quadrato, con la prima linea che inizia con lettera A, la seconda con la B, ecc.....


Poi la chiave di lettura del codice, in questo caso Mort Epée, veniva sovrapposta su tutto il messaggio, ma la cosa non aveva funzionato, perchè il testo risultava incomprensibile.


Anche il metodo di far scorrere ciascuna lettera di una posizione lungo l'alfabeto, non aveva dato i suoi frutti e si cercò quindi una nuova chiave per decifrare il testo.


Si provò ad utilizzare come chiave l'intero testo sulla lastra tombale, ovvero "Ci gît noble Maria", utlizzando i due gruppi di lettere finali delle parole "P.S." e "Prae Cum", spostando le lettere alfabetiche di due spazi.


Infine, il testo veniva suddiviso in due gruppi di sessantaquattro lettere, disposte su due scacchiere e, dalla postazione del cavallo, venivano compiute alcune mosse ad elle, tipiche del cavallo nel gioco degli scacchi, appunto.


Dove cadeva la mossa, si prendeva atto della lettera che vi stava scritta e la serie di queste lettere, venivano riportate a parte per ottenere un messaggio, riportato qui di seguito: "BERGERE PAS DE TENTATION QUE POUSSIN TENIERS GARDENT LE CLEF PAX DCLXXXI PAR LA CROIX ET CE CHEVAL DE DEIEU J' ACHEVE CA DAEMON DE GARDIEN A MIDI POMMES BLEUES".


Tradotto il testo recita quanto segue: "Pastorella nessuna tentazione che Poussin e Teniers tengono la chiave della pace 681 sulla croce e questo cavallo di Dio io raggiungo o distruggo, questo demone guardiano a mezzogiorno le mele blu".


Forse era questo il messaggio che condusse Saunière al tesoro, ma viste le conoscenze per arrivare a risolvere il mistero, Lincoln pensò che ci fosse un gruppo od una setta che aveva conoscenze crittografiche per aiutare il prete.


Arrivò a questa conclusione, non solo perchè un modesto prete come Saunière non aveva le conoscenze crittografiche, del metodo della tavola di Vigenère e del salto della mossa del cavallo, ma soprattutto perchè Lincoln aveva fatto delle ricerche bibliografiche sui testi riguardanti Rennes-le-Château.



PRIORATO DI SION E CAVALIERI TEMPLARI


Emblema del Priorato di Sion.

Lincoln riuscì a mettere le mani su un libro dal titolo "Dossier Segreti", in cui si parlava di un ordine segreto, chiamato il "Priorato di Sion", che coincideva con le lettere "P.S.", trovate sulla lapide, mentre il messaggio della "Pastorella", si chiudeva con le lettere "NO-IS", che lette al contrario danno Sion, (LEGGI QUI IL MIO ARTICOLO IN PROPOSITO).


Del Priorato di Sion facevano parte Leonardo da Vinci, Isaac Newton, Victor Hugo, Claude Debussy e l'alchimista Nicolas Flamel, l'unico che secondo la tradizione sia riuscito nella trasformazione del metallo in oro, (leggi qui il mio articolo sul Codice Da Vinci).


Secondo il libro trovato da Lincoln, il Priorato era la gerarchia occulta dell'ordine dei "Monaci Guerrieri", ovvero dei "Cavalieri Templari".


Nel 1118, dopo che la prima crociata aveva aperto la strada in Terra Santa ai pellegrini cristiani, un cavaliere di nome Hugues de Payns, o conosciuto anche con i nomi di Hugo de Paganis o Ugo de' Pagani, aveva concepito l'idea di custodire e proteggere i pericolosi itinerari che conducevano nei luoghi santi, con un ristretto manipolo di cavalieri.


Hugues de Payns.

L'iniziativa ebbe un successo strepitoso, al punto che all'ordine fu assegnata un'ala del tempio di Salomone, sul monte Sion a Gerusalemme, da utilizzare come quartier generale.

 

Tempio di Salomone.

Col tempo, grazie ai pellegrini che lasciavano in eredità beni e ricchezze, l'ordine era diventato florido tanto da renderli banchieri in Terra Santa.


Come l'ascesa era stata repentina, così fu il tracollo, avvenuto due secoli dopo, quando il re di Francia Filippo IV di Francia, detto Filippo il Bello, il 13 ottobre del 1307 fece arrestare tutti i cavalieri, con l'accusa di blasfemia ed adorazione del demonio.


Filippo IV di Francia.

Lo scopo di Filippo era impossessarsi di tutte le ricchezze accumulate dai cavalieri, cosa che riuscì a fare tranne per il grosso tesoro che si trovava a Bezu, vicino Rennes-le-Château.


La finalità del priorato era restaurare la dinastia dei Merovingi, quella fondata da re Clodoveo I all'inizio del VI secolo d.C., sul trono di Francia.


Clodoveo I.

Infatti, col tempo la dinastia si era indebolita, tanto da lasciare al potere i loro maggiordomi, chiamati Maggiori di Palazzo, fino a che nel 679 uno di questi, aveva organizzato l'uccisione del re Dagoberto II, per spalancare l'ascesa al trono del suo casato.


Sigisberto, il figlio di Dagoberto, all'uccisione del padre era scappato verso sud, raggiungendo il territorio della Linguadoca, ereditando il titolo di duca di Razés e di conte di Reda dallo zio.


Reda è un altro nome di Rennes-le-Château, mentre Razés era il nome del territorio dove stava la città di Rennes.


Tre secoli dopo questi fatti, un altro discendente di Dagoberto, chiamato Goffredo di Buglione, sarà il condottiero principe della prima crociata, quella che condusse alla liberazione di Gerusalemme dai musulmani.


Goffredo di Buglione.

Gérard de Sède aveva rivelato a Lincoln, che la tomba raffigurata nel quadro di Poussin, era stata ritrovata nella località di Arques, a pochi chilometri da Rennes-le-Château.


La tomba apparteneva al castello di Arques ed era la copia perfetta del quadro di Poussin.


La prima linea verticale dell'iscrizione tombale di Marie d'Hautpoul-Blanchefort, dice "E in Arc", quella centrale recita "Nella reale Reddis nelle segrete della fortezza".


Uno strano cerchietto circonda le lettere P.S., partendo prima della P compie un ghirigoro fino a fermarsi prima della S.


La lettera davanti alla P è una O, quella davanti alla S è una R, O ed R insieme fanno "Or", vale a dire "oro" in francese.


Il messaggio sembra quindi suggerire che l'oro si trovi nelle segrete della fortezza di Reddis, associata alla linea dinastica dei sovrani merovingi, svelando che Poussin conservava la chiave del mistero nel messaggio in codice siglato sulla pergamena.


Nel 1656 Nicolas Fouquet, ministro delle finanze del re di Francia, Luigi XIV, inviò suo fratello più giovane, Louis, a Roma per una missione segreta, tra cui incontrare il pittore Poussin.


Nicolas Fouquet.

Il 17 aprile, Louis scrive al fratello per comunicargli la grande gioia, manifestata dal pittore, per la missiva che gli aveva consegnato a suo nome, scrivendo: "Egli ed io abbiamo programmato alcune cose di cui sarò in grado di informarvi completamente tra breve. Cose che vi consentiranno, per il tramite del signor Poussin, di guadagnare grandi vantaggi, che persino i re avrebbero grosse difficoltà ad ottenere da lui e che, stando alla sua parola, nessuno al mondo per i secoli a venire, avrebbe mai potuto scoprire. Ed invece sarebbero stati conquistati senza alcuna fatica e con grande profitto e si tratta di questioni così intricate e difficili da investigare, che nessun'altro al mondo in questo tempo, potrebbe meritarsi una maggiore fortuna ma neppure una eguale".


Il riferimento ai grandi vantaggi che perfino i re avrebbero grosse difficoltà ad ottenere da lui, è un chiaro riferimento a Luigi XIV e sembra che Fouquet fosse coinvolto in qualche misterioso complotto alle spalle del suo sovrano, ed infatti, cinque anni dopo Fouquet viene arrestato e condannato al carcere a vita, con vaghe incriminazioni.


Il re riuscì poi ad ottenere il quadro I Pastori di Arcadia, scolpito sulla tomba di Poussin, ma che tenne nascosto nei suoi appartamenti privati e mai esibito a nessuno.


Ma nel messaggio era citato anche un altro pittore, David Teniers il Giovane e Lincoln scoprì che esiste una copia del quadro citato di Poussin, conservata a Shugborough Hall nello Staffordshire, un bassorilievo che ne è l'esatta immagine allo specchio.


Bassorilievo Shugborough Hall copia quadro di Poussin i pastori di arcadia.


Ma nella stessa galleria si trova anche il quadro di Teniers, intitolato "Tentazione di sant'Antonio", in cui il Santo è raffigurato in meditazione e non sottoposto a tentazione.


La Tentazione di sant'Antonio David Teniers il Giovane.


Sullo sfondo si scorge una pastorella, "Pastorella, non tentazione, che Poussin e Teniers tengono la chiave".


Statua di David Teniers il Giovane.


Shugborough Hall è la sede dei conti di Lichfield, teatro di un'intensa attività massonica nel XVII secolo e nel 1715, uno dei conti aveva aiutato un cugino a fuggire dalla prigione di Newgate, dal nome Charles Radclyffe, che compare nella lista dei grandi maestri del Priorato di Sion ed incarcerato per aver sostenuto il vecchio pretendente al trono d'Inghilterra.


Charles Radclyffe.


Fu giustiziato nel 1746, dopo essere diventato gran maestro del Priorato di Sion e segretario del nuovo pretendente al trono d'Inghilterra.



GESU' SPOSATO CON MARIA MADDALENA



Maria Maddalena con Gesù.

In cosa consiste questo famoso tesoro scoperto da François Bérenger Saunière?


Sicuramente si tratta del tesoro di Bezu, quello che il re Filippo il Bello non era riuscito a scovare, visto che nella pergamena in codice sono contenute le indicazioni che portano a questa affermazione.


Nel mezzo del messaggio si notano otto lettere, dalle quali si ricava la parola "Rex Mundi", ovvero Re del Mondo, cosa che mette in collegamento il messaggio segreto con la setta religiosa dei Catari, una forma primitiva di protestantesimo.


I catari erano tenutari di un credo, che risaliva alla setta dei manichei, che sostenevano che tutto ciò che nel mondo è materiale è negativo e demoniaco, mentre tutto ciò che ha a che fare con lo spirito è buono e positivo.


Credevano che il mondo non fosse stato creato da Dio, ma da un demone, vero re del mondo, accettando l'idea della salvezza per il tramite di Cristo, anche se non credevano fosse morto in croce.


Nel 1209, un'armata sostenuta dal Papa aveva invaso la Linguadoca e massacrato migliaia di catari e nel 1244, quando la setta si era ritirata sulla roccaforte di Montségur, furono costretti ad arrendersi, con la promessa che chi avesse rinnegato il proprio credo sarebbe stato libero, mentre quelli che si fossero opposti sarebbero stati arsi vivi sul rogo.


Due settimane per decidere e scaduto l'ultimatum, circa duecento catari furono bruciati vivi, mentre quattro di essi riuscirono a scappare, portandosi dietro il tesoro della setta.


Il tesoro di Saunière avrebbe potuto essere quello trafugato dai catari a Montségur, anche se c'e da dire che se fosse stato sostanzioso, sarebbe stato difficile per sei uomini, costretti a fuggire scendendo da una montagna, trasportare un carico così pesante, quindi di potrebbe ipotizzare contenesse oggetti sacri del catarismo.


Bisogna anche menzionare che, nella zona si diceva ci fosse un altro tesoro appartenuto ai Visigoti, visto che ai tempi di Dagoberto la città di Rennes-le-Château era un bastione visigoto.


I visigoti riuscirono, durante le loro invasioni in tutta Europa, ad accumulare una grande quantità di tesori, fra cui pezzi provenienti dal Tempio di Gerusalemme, sottratti dopo che l'imperatore romano Tito, aveva fatto cadere Gerusalemme nel 69 d.C..


 

Tempio di Gerusalmemme.


Henry Lincoln ricevette una lettera da parte di un prete anglicano, il quale precisava che il tesoro non consisteva in oro e pietre preziose, ma in una "prova inconfutabile ed incontrovertibile", attestante che la crocifissione fosse una frode e che Gesù nel 45 d.C. fosse ancora vivo.


 

Il generale romano Tito.

Lincoln si incontrò con il prelato, il quale non entrando nei dettagli, gli spiegò di aver ricevuto le informazioni da uno studioso anglicano, chiamato Canon Alfred Leslie Lilley, il quale conosceva molto bene Emilie Hoffet, il sacerdote che aveva introdotto Saunière a Debussy e tutti gli altri esoteristi.


Meroveo.

Dalle informazioni ricevute, Lincoln scoprì che il vero fondatore della dinastia dei Merovingi, non era stato il re Meroveo ma Gesù in persona, ecco perchè i discendenti accampavano il loro diritto alla regalità della Francia. 


Canon Alfred Leslie Lilley.

 Secondo un'antica leggenda il Santo Graal o "Sangreal" apparteneva ai Templari e poi era stato trafugato e trasportato dai catari fuggiti dalla rocca di Montségur.


Sang Real significa "Sangue Reale" e, stando alla tradizione, il Graal era la coppa dove Gesù aveva bevuto durante l'Ultima Cena e custodito da Giuseppe d'Arimatea.


 

Il sacro Graal.

 

Gesù nei Vangeli viene presentato come un discendente di re Davide, quindi erede di sangue reale, come riportato sarcasticamente sulla croce di Cristo, dove apparivano le parole "Re dei Giudei".


Secondo questa teoria, Gesù non è morto in croce, poichè la spugna che gli fu accostata alle labbra per dissetarlo, in realtà conteneva una potente droga.


 

Giuseppe di Arimatea.

Cristo era morto nel giro di poche ore, mentre le persone crocefisse solitamente resistevano per giorni od addirittura settimane.


Questo porta a pensare che la sua morte fosse stata accelerata dalla rottura delle gambe che portarono al soffocamento, non appena le braccia avrebbero dovuto sostenere l'intero peso del corpo ed al momento opportuno era stata offerta la spugna drogata.


Gesù, secondo Lincoln ed altri studiosi, era sposato con Maria Maddalena, la stessa Maria sorella di Lazzaro, resuscitato dalla morte.


Aveva poi lasciato la Palestina per approdare in Linguadoca e quindi la tomba sul colle, dipinta da Poussin, poteva essere la vera tomba di Cristo.


Come già citato in precedenza, Saunière fece costruire una torre, per conservare tutti i suoi libri, chiamandola torre di Magdala, dal nome del villaggio della Maddalena, ed aveva chiamato la sua villa Betania, dal paese natio dell'altra Maria, da cui i due discepoli avevano procurato l'asino, sulla cui groppa Gesù aveva fatto ingresso a Gerusalemme, ed uno di essi era Lazzaro.


Quindi la crocifissione simulata e la conseguente resurrezione di Cristo, servirono a dare origine ad una fede ed al consolidamento del verbo cristiano e che quindi la dinastia dei Merovingi, discenda per linea diretta da Gesù.


Quando Dagoberto fu assassinato, la Chiesa aveva benedetto l'operazione e Pipino il Breve, primo dei Carolingi, aveva abbondantemente ripagato la compiacenza papale, scendendo in Italia con un esercito per sconfiggere i Longobardi,confiscandone beni e territori e donandoli al papato.


Pipino il Breve.

 

Da quel momento i Merovingi divennero il nemico numero uno della Chiesa romana e contemporaneamente si era configurato il Priorato di Sion.


Questo possedeva nel suo tesoro alcuni oggetti di grande valore, tra cui il Graal, ma anche la prova inconfutabile dell'autentica discendenza dei Merovingi da Cristo.


Nel XII secolo i Templari erano diventati l'ordine cavalleresco del Priorato e custodivano il segreto della finta crocifissione, cosa che avrebbe provocato la disintegrazione delle fondamenta del cristianesimo e la conseguente caduta della Chiesa cattolica se fosse stata divulgata.


I catari ed i templari fecero un'alleanza, dove i primi donarono molti territori ai secondi e Bertrand de Blanchefort, quarto Grande Maestro dell'Ordine, proveniva da una famiglia catara ed i due popoli lottarono assieme contro l'esercito papale, inviato per distruggere l'idea catara.


Bertrand de Blanchefort.

Forse Fouquet voleva approfittare del segreto del Priorato per eliminare il re e Poussin era un membro del Priorato e che era stato chiesto di immortalare il segreto, nel suo quadro I pastori di Arcadia.


Infatti il dipinto racchiude alcuni principi di goemtria sacra, come il "Pentagramma" che avrebbe potuto dare informazioni per scovare il tesoro, cosa che sicuramente fece re Luigi, visto il suo interesse morboso nei confronti dell'opera, per riuscire a trovare la chiave interpretativa che lo avrebbe portato al tesoro.


Durante il suo regno, il Grande Maestro del Priorato era un ministro tedesco che si chiamava Johannes Valentinus Andreae, autore del libro intitolato "La fama fraternitas del meritevole Ordine della Rosa Croce", pubblicato nel 1614.


Johannes Valentinus Andreae.

Nel libro viene narrata la storia di un asceta, dal nome Christian Rosenkreuz, vissuto fino a centosei anni, che aveva dedicato tutta la sua vita allo studio dell'occultismo ed aveva fondato l'ordine segreto della Fratellanza della Rosacroce.


Per circa centoventi anni il suo corpo era rimasto sepolto in una tomba segreta, finchè non era stato riportato alla luce da un confratello.


 

Christian Rosenkreuz fondatore dell'ordine dei Rosacroce.

Lincoln, a proposito, sostiene che Andreae sia stato il Gran Maestro del Priorato di Sion,  e che quindi il Priorato sia da identificare, prima con la stessa confraternita dei Rosacroce e poi con le diverse logge massoniche, scrivendo: "Fu solo nel XVIII secolo che la linea di sangue dei Merovingi arrivò al punto più vicino per il compimento e raggiungimento dei suoi obiettivi. In virtù degli intrecci matrimoniali con gli Asburgo, la casa di Lorena aveva messo le mani sul trono d'Austria, il Sacro Romano Impero. Quando Maria Antonietta, figlie di Francesco di Lorena, era diventata regina di Francia, anche il trono francese sarebbe passato da li ad una o due generazioni al massimo, sotto il potere dinastico merovingio. Non fosse intervenuta la Rivoluzione Francese, la casa Asburgo-Lorena all'inizio dell'800 si sarebbe trovata fra le mani le redini dell'intera Europa".


Con l'avvento della Rivoluzione questi sogni svanirono e l'abate Antonie Bigou, avvertì che sia la sua persona che il mistero di Rennes-le-Château, erano fortemente minacciati, temendo di essere tradito o rischiare di esserlo.


Quindi aveva pensato bene di compilare un messaggio segreto in codice, su due pergamene da nascondere, assieme con due alberi genealogici nobiliari, forse proprio quello che da Cristo giungeva fino ai membri del Priorato, in una colonna visigota.


Ricostruendo la vicenda, Saunière era andato a Parigi ed aveva incontrato Emilie Hoffet, l'unica persona che lo avrebbe potuto introdurre al mistero del Priorato di Sion.


I membri avevano forse perduto il contatto con il mistero di Rennes-le-Château, da quando Bigou aveva occultato ogni cosa, e quindi furono felici di accogliere il nuovo prelato in città.


Saunière era venuto a conoscenza della morte simulata di Cristo sulla croce e della nascita della dinastia da lui fondata, diventando un membro della congregazione occulta.


Si recò poi, assieme a Gérard de Sède, alla Biblioteca Nazionale chiedendo di consultare il testo intitolato "Le vraie langue celtique" dell'abate Henri Boudet.


 

L'abate Henry Boudet.

Consultando il libro scoprì che Boudet ipotizzava che, l'antica e primitiva lingua dell'uomo, dopo l'episodio della Torre di Babele, fosse stato l'inglese o, per meglio dire, il celtico, cosa che Lincoln bollò come scherzo, vista la vena ironica dell'abate.


Boudet affronta poi il tema dei "Cromlech", ovvero un tipo di tomba megalitica preistorica, che sono presenti nella zona di Rennes-le-Château, dando l'impressione di voler ammantare di mistero l'area, richiamadone un'antichità perduta nel tempo.


Un cromlech, detto anche menhir o dolmen.

Consapevole di queste nuove rivelazioni fece ritorno a casa e le escursioni, che aveva compiuto nei dintorni con la scusa di raccogliere del pietrame per erigere la grotta di venerazione, lo avevano premiato quando, rintracciato il tesoro, era diventato un uomo ricco.


Dopo essersi goduto il suo tesoro, in punto di morte aveva dichiarato al suo confessore, di non essere cristiano, cosa già intuita nelle sue opere di ristrutturazione della chiesa, dove di vedeva il diavolo raffigurato nella porta, il Rex Mundi, ovvero Asmodeo, il leggendario custode del tesoro di Salomone, (leggi qui il mio articolo in proposito).


Il demone Asmodeo.

 

Sull'architrave della porta di Saunière aveva fatto scolpire le parole "TERRIBILIS EST LOCUS ISTE", ovvero questo luogo è terribile, forse a significare che ispira meraviglia.


Lincoln credeva che le ricchezze di Saunière, derivassero dal suo collegamento con il Priorato, mentre Brian Innes, autore di quattro articoli su Rennes-le-Château, evidenzia come la zona fosse ricca di oro.


Brian Innes.

 

Infatti, nel 1645 un giovane pastore di nome Ignace Paris, era stato arrestato per furto, per essere stato trovato in possesso di monete d'oro, che disse di aver trovato dopo essere caduto in una gola, che nascondeva l'accesso ad una grotta piena zeppa di tesori.


Le ricchezze derivavano da giacimenti auriferi, dai tesori nascosti del Priorato di Sion o, molto probabilmente, l'abate Henri Boudet era il vero finanziatore di Saunière, che dopo la sua morte aveva consegnato alla sua perpetua, Marie Denardaud, la cifra di tre milioni di franchi francesi e mezzo milione di franchi al vescovo Bellard, che aveva nominato Saunière parroco di Rennes-le-Château.


Esaminando il codice emerso dalla pergamena, Lincoln annotò una frase: "Poussin tiene la chiave", e come si è visto la vera tomba, che il pittore aveva raffigurato nella sua tela, era stata rintracciata proprio nelle vicinanze di Arques.


Aveva non solo osservato la presenza del pentagramma, come già detto, ma aveva notato che, la geografia con cui Poussin aveva impostato il quadro, presentava alcune stranezze.


Lo rivelò al professor Christopher Cornford, il quale dopo aver constatato la presenza del pentagramma, notò che la struttura del dipinto si fondasse sulla sezione aurea, (leggi qui il mio articolo in proposito), una misura geometrica molto in uso nell'antichità.


Si tratta del metodo di suddivisione di una linea in due segmenti, secondo il criterio per cui la parte più corta sta alla più grande, come questa sta alla linea nella sua interezza.


Il pentagramma, invece, è uno dei simboli magici più antichi associato al pianeta Venere, e fu trovato nella geometria dei luoghi di Rennes-le-Château.


Osservando una cartina della regione, si distinguono tre punti chiave: Rennes, il castello di Bezu ed il castello di Blanchefort, e tutti e tre i siti stavano su una collina.


Lincoln, tracciando il disegno di un triangolo e misurate le distanze, si accorse che era un triangolo isoscele perfetto, (vedi foto sotto), con Bezu come vertice e gli altri due siti come cateti.


Triangolo isoscele ottenuto da Lincoln unendo i punti sulla mappa con Bezu, Blanchefort e Rennes-le-Château.

 


Riguardando la cartina, notò altre due colline dove c'erano La Soulane e Serre de Lauzet, che unì al triangolo isoscele tracciato precedentemente, facendo emergere un pentacolo perfetto, con al centro La Pique, spostata a sud di almeno duecento metri. (vedi foto sotto).


Pentacolo Rennes-le-Château di Henry Lincoln.

 


Lincoln pensò si trattasse, dunque, di un paesaggio sacro, ecco perchè era stato scelto da Dagoberto come sua dimora, da suo figlio Sigisberto per rifugiarsi dopo l'assassinio del padre ed il sangue reale dei Merovingi era intimamente associato a questo paesaggio magico.


Ne conseguiva che, la divinità alla quale in origine il tempio di Rennes-le-Château era consacrata, era Venere e si spiegava anche come mai Maria Maddalena, considerata nel Medioevo come dea della bellezza, era così venerata in quei luoghi.


In tempi recenti, un certo David Wood, autore del libro "Genesis", studiando le scoperte di Lincoln, scoprì che tracciando un cerchio perfetto, nella mappa dei luoghi, questo andava a toccare le cinque chiese, compresa quella di Rennes-le-Château, collegate tra loro dalla figura del pentacolo.


David Wood.

 


Lo stesso Wood, ipotizzò come soluzione dell'enigma la venuta di una razza aliena, approdata sul nostro pianeta circa 200.000 anni fa dal sistema della stella Sirio, (leggi qui il mio articolo in proposito).


Nel 1966 fu pubblicato il libro intitolato "Alla ricerca del Sepolcro", degli autori Richard Andrews e Paul Schellenberger, i quali ipotizzarono che la tomba di Gesù si troverebbe ai piedi del monte che sovrasta Rennes-le-Château, dove il povero Saunière sarebbe stato assassinato.


I due autori, aggiungendo la parola "sum" alla frase "Et in Arcadia ego", ottennero l'anagramma. "Io tocco la tomba di Dio, Gesù".


Le incomprensibili "mele blu" del testo del messaggio, indicherebbero i grappoli d'uva, simbolo del corpo di Cristo.


Ad oggi il mistero rimane e, forse, la soluzione potrebbe ancora trovarsi nel messaggio conservato nella seconda pergamena, risolvendo il puzzle di Poussin e Teniers e lavorando sulla decifrazione delle parole "pace 681", del demone guardiano, sul significato del cavallo di Dio e delle mele blu.







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